giovedì 20 dicembre 2007

Dalla riforma della Costituzione alla promozione del sistema Italia

Di seguito l'intervista rilasciata a "Il Globo" di Melbourne.

Il punto per quanto concerne le riforme: dalla riforma della Costituzione, alla cittadinanza, alla promozione del sistema Italia. Quali sono gli aspetti significativi emersi in questo secondo anno di legislatura?

Partiamo da un dato: le riforme sono una necessità. Quella istituzionale e quella elettorale, in questo momento, costituiscono una risposta al bisogno di una semplificazione del sistema politico e di una migliore efficienza nel rapporto tra Esecutivo e Parlamento, in particolare per quanto riguarda l’iter di approvazione delle leggi. Ma soprattutto queste due riforme rappresentano una possibile uscita dalla condizione di stallo in cui versa la politica italiana.
Non c’è altra strada, io credo, per rimetterla in grado di proporre soluzioni legislative ai bisogni del Paese. L’impianto della riforma costituzionale è condivisibile: fine del sistema bicamerale “perfetto”, Senato Federale in rappresentanza dei territori e riduzione del numero complessivo dei parlamentari. In tal senso, è significativo lo sforzo compiuto dalla I Commissione Affari Costituzionali. Essa ha varato un testo unificato, di cui sono stati votati tre articoli, che conferisce maggiori poteri al Presidente del Consiglio e instaura un rinnovato rapporto tra Governo e Parlamento.

A questo proposito, va ricordato che nell’ambito del dibattito alla Camera sono emerse alcune questioni di carattere politico riguardo al voto all’estero. Qual è il suo parere?

Gli attacchi della Lega Nord – ma non solo – ai Parlamentari eletti all’estero, sia per quanto concerne la Circoscrizione estero che sul ruolo che svolgiamo in Parlamento, sono la dimostrazione di assoluta mancanza di conoscenza e di scarso senso dello Stato. In quale altro Paese una discussione parlamentare importante, sulla riforma della Costituzione, si trasforma in occasione per denigrare la rappresentanza degli eletti all’estero? Oltre a definire inutile il voto all’estero con argomenti infondati sul mancato pagamento delle tasse dei nostri connazionali fuori dall’Italia, la Lega ha poi toccato il massimo della scorrettezza collegando la questione della circoscrizione estero ai “presunti” brogli elettorali. Una materia, questa, da affrontare con serietà nel contesto della riforma della legge elettorale e quindi delle regole di voto. All’attacco indistinto dei leghisti, si è aggiunto quello di altre forze politiche che hanno mosso questioni di merito, a mio parere tutte inconsistenti.
Ad esempio, Rifondazione comunista ha sollevato in primo luogo la questione dei diritti di partecipazione al voto degli immigrati. Così facendo ha erroneamente contrapposto in una sorta di dimensione antagonistica il mondo degli italiani all’estero e la realtà dei nuovi flussi migratori verso l’Italia e l’Europa. I fatti dimostrano però che il centrosinistra è stato premiato anche all’estero per aver assunto sempre una posizione che tiene conto della storia degli spostamenti dell’umanità nel mondo, delle politiche d’integrazione adottate da alcuni Governi e della necessità che anche in Italia ed in Europa si pensi e si lavori in questa direzione, garantendo contemporaneamente sicurezza, accoglienza, integrazione, contaminazione di lingue, tradizioni e culture.
Del resto, confermo ai colleghi di Rifondazione che tutti nel centrosinistra siamo consapevoli della necessità che il voto amministrativo possa vedere la partecipazione degli immigrati, come riteniamo indispensabile rendere più veloce l’acquisizione della cittadinanza per poter partecipare anche al voto politico. Ma – lo voglio ribadire – tutto ciò non ha nulla a che vedere con l’esistenza di una Circoscrizione estero e di 18 eletti dall’estero. Anzi, semmai il voto degli immigrati in Italia e quello degli emigranti italiani nel mondo si sostengono a vicenda. In secondo luogo, il tentativo di cancellare la Circoscrizione estero è stato argomentato muovendo da una questione di principio. Secondo Rifondazione, i socialisti dello Sdi e del Nuovo Psi, la Dc per l’autonomie, alcuni membri dell’Udc, gli italiani all’estero hanno sì diritto a votare, ma non a eleggere una propria rappresentanza diretta.
E come, io chiedo? Non lo dicono neanche loro. Queste forze politiche non hanno mai depositato proposte di legge in tal senso. Quindi l’idea che probabilmente hanno è che si continui a votare rientrando in Italia. Si avrebbe un ritorno a quella partecipazione a distanza che è fortemente limitante del diritto di cittadinanza e di elettorato previsto dalla Costituzione anche per i cittadini italiani residenti all’estero. Infine è stata sollevata dallo Sdi la questione dei temporaneamente all’estero, sostenendo che essi non votano.
Ma è inesatto. Se i colleghi dello Sdi si fossero informati di più saprebbero che i dipendenti delle pubbliche amministrazioni e i militari italiani hanno votato nella Circoscrizione estero. Nessuno nega infatti che sarebbe auspicabile una proposta per superare questo grande limite alla piena partecipazione politica dei cittadini, anche quando sono lontani dal territorio di riferimento, stabilendo se si esprimono con il suffragio per la Circoscrizione estero o per il collegio di residenza in Italia. Ma, ancora una volta: parlare è bene, proporre e mettere in pratica sarebbe meglio.

Qual è stato l’esito del dibattito?

Alla Camera sono stati approvati solo 3 articoli, ma tra questi c’è la riduzione complessiva del numero dei deputati da 630 a 506, di cui 6 eletti all’estero, e dei senatori da 315 a 192, di cui 12 all’estero. Il totale degli eletti all’estero rimane invariato, ma si invertono i rapporti numerici tra Camera e Senato. Quindi per ora la rappresentanza estera è salva. Ma bisogna continuare a vigilare. Non è escluso che nel passaggio della riforma al Senato, il numero degli eletti nella futura camera dei territori possa essere ritoccato verso il basso.
Del resto, la discussione alla Camera si è arenata proprio sulla tabella di ripartizione su base regionale, chiamando in causa anche la Circoscrizione estero che nel Senato federale sarà assimilata a una Regione. Inoltre, Forza Italia ed AN, con toni diversi, hanno espresso forti perplessità in rapporto alla diversa natura della rappresentanza degli eletti all’estero in un Senato Federale in cui 180 Senatori vengono eletti con un’elezione indiretta mentre 12 Senatori vengono eletti direttamente all’estero. Un problema per me del tutto superabile. Ma anche questo, nel clima attuale, rende davvero possibile che accada di tutto.

Le posizioni ostili alla Circoscrizione estero, internamente alle forze del centrosinistra, appaiono deleterie. Vi è una situazione di difficoltà internamente alle forze de l’Unione all’estero?

Le difficoltà ovviamente esistono e non riguardano solo la Circoscrizione estero. Il tavolo de l’Unione non si riunisce da molto tempo. In queste condizioni è fin troppo evidente che il nostro impegno programmatico e politico generale non può che rimanere ancorato al sostegno pieno alla coalizione e al Presidente Prodi. È altrettanto evidente che – mentre trovo necessario e naturale dialogare sulle riforme, indipendentemente dai vincoli di coalizione – si debba trovare un modo per ristabilire anche rapporti unitari che vadano oltre le riforme, poiché alle prossime elezioni il centrosinistra deve provare a presentarsi agli elettori residenti all’estero con un programma e delle liste unitarie. Prima di decretare la fine de l’Unione dobbiamo fare uno sforzo per cercare di trovare un percorso unitario.
Le posizioni sulla Circoscrizione estero avranno il loro peso e riguardano Rifondazione e lo Sdi. Ma ricordo che il centrodestra ha problemi analoghi e più profondi. Oltre alle posizioni della Lega Nord, infatti, si debbono contare anche le già citate obiezioni, relativamente alla composizione del Senato federale, di Forza Italia e AN e il voto di coscienza espresso da molti parlamentari dell’UDC a favore di emendamenti soppressivi della Circoscrizione estero. È mio auspicio, allora, che i parlamentari eletti all’estero, di entrambi gli schieramenti, lavorino affinché si possa raggiungere un risultato positivo nel contesto della riforma costituzionale.

Il tema della riforma della legge sulla cittadinanza, ed in particolare la proposta di riapertura dei termini per il riacquisto, è molto sentito: continui a ritenere possibile l’approvazione di una riforma?

Il testo unificato predisposto dalla I Commissione affari costituzionali della Camera è una buona proposta. Vi sono delle resistenze da parte di alcune forze politiche, prevalentemente del centrodestra, sui principi guida della riforma. Il centrodestra – devo dire spalleggiato dall’Italia dei Valori – pensa ad una cittadinanza che rappresenti il momento conclusivo dell'integrazione di un soggetto straniero, e pertanto non può essere attribuita solo in presenza di requisiti automatici, ma deve essere invece attribuita a seguito di una valutazione sull'effettiva integrazione del soggetto, in presenza di determinate condizioni, ed introducendo veri e propri test di conoscenza di lingua e cultura e di educazione civica.
Ritengo sia assolutamente urgente, invece, pensare ad un processo d’integrazione in cui l’acquisizione della cittadinanza italiana costituisca un impegno morale, etico, politico di chi vive regolarmente nel territorio della Repubblica e chiede di passare ad una fase più matura del proprio rapporto con lo Stato e con il popolo italiano. La cittadinanza, infatti, non risolve altri aspetti centrali ai processi d’integrazione, dalle questioni socio-economiche alla possibilità di esercitare liberamente la propria fede, cultura e tradizioni in una realtà pronta non solo a consentire questo libero esercizio ma anche ad esserne positivamente contaminata. Da queste considerazioni deriva un mio forte assenso alla proposta di portare da 10 a 5 anni il periodo di regolare soggiorno in Italia per ottenere la cittadinanza italiana.
Credo che la proposta di riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana, questione che riguarda da vicino gli italiani all’estero, abbia invece incontrato, essenzialmente, ostacoli di natura economico-organizzativa. I rilievi fatti riguardano infatti prevalentemente i costi per la rete consolare, impreparata secondo il Governo ad affrontare l’eventuale ondata di richieste. Lavoreremo per ottenere un parere favorevole dal Governo, dalla Commissione bilancio e dalla Commissione affari costituzionali relativamente alle risorse anche in conseguenza dell’aumentata dotazione di personale a contratto per le nostre sedi consolari. E lavoreremo per far arrivare il testo in Parlamento ed approvare le riforme sulla cittadinanza, anche le norme che riguardano gli italiani all’estero.

La Commissione bicamerale proposta dall’On. Mirko Tremaglia potrebbe essere un utile strumento di intervento per gli italiani all’estero. Quali sono le tue valutazioni sull’iter in Commissione affari esteri?

Ritengo vi debba essere un’ulteriore approfondimento poiché si istituisce una Commissione che, avendo forti compiti di indirizzo e controllo, rischia di sovrapporsi sia alle deleghe del Governo che al lavoro, già in corso, dei Comitati insediati alla Camera, in seno alla Commissione affari esteri, ed al Senato. Istituire una Commissione bicamerale, che è uno strumento pesante, non solo sotto il profilo dei costi ma anche nella gestione, potrebbe essere controproducente. Dobbiamo infatti recuperare forti spazi di confronto con tutti i parlamentari, la discussione sulla riforma della costituzione e sulla circoscrizione estero lo ha dimostrato. Dobbiamo far lavorare gli strumenti leggeri di approfondimento, analisi e riflessione che abbiamo insediato. Dobbiamo coordinare, anche con un gruppo interparlamentare, il lavoro dei due Comitati. Il bilancio del lavoro svolto dai Comitati è assolutamente positivo, al punto tale che è stato recuperato in poco tempo il ritardo dovuto al fatto che i due comitati sono stati insediati dopo oltre un anno dall’inizio della legislatura con una serie di importanti riforme già avviate.

L’istituzione di un assegno di solidarietà è una richiesta del CGIE e delle comunità italiane all’estero. A che punto è la discussione?

La Commissione affari sociali ha predisposto un testo, il C.3008, che è arrivato alla Commissione affari esteri per il parere. Anche qui vi è stata la richiesta di un’ulteriore riflessione. Sono convinto che alla fine di questa breve ulteriore riflessione si arriverà ad un parere favorevole fornendo alcuni spunti migliorativi alla Commissione di merito.
Ad esempio il Governo ha posto l’accento sull’assenza di un riferimento all’anagrafe consolare e sulla necessità che anche sui controlli e verifiche si faccia riferimento alla rete consolare. La proposta di parere, formulata proprio dal sottoscritto, è comunque favorevole. Si introduce, infatti, nel panorama delle prestazioni assistenziali un assegno di solidarietà che – per sua natura – ha il carattere della temporaneità.
Un assegno che è legato all’età anagrafica (ultrassessantacinquenni), al possedimento della cittadinanza italiana, alla residenza fuori dai confini nazionali, oltre che alla qualifica di emigrante, quindi nato in Italia, ed al reddito percepito con una valutazione del potere d’acquisto locale. Quindi non ha un carattere universalistico e non è una prestazione assistenziale erogata in Italia la cui esportabilità è vietata dai regolamenti comunitari. Inoltre, risponde ad un’esigenza di contenimento dei costi pur fornendo un primo importante segnale di attenzione ai connazionali all’estero che versano in condizioni di indigenza e venendo incontro ai bisogni di un’area di migrazione storica che oggi versa in particolari condizioni di difficoltà e disagio. È fin troppo evidente, poi, che occorrerà misurare i riferimenti alla rete consolare, sia per quanto concerne l’anagrafe ai fini dell’individuazione dei beneficiari che per i controlli, con la capacità della rete di rispondere a questa ulteriore incombenza. In altre parole non vorremmo che, come per altri provvedimenti, ci si arenasse di fronte alle richieste di ulteriori dotazioni da parte del Ministero degli affari esteri per far fronte a questa partita. Credo che la proposta proveniente dalla Commissione affari sociali tendesse proprio ad evitare questo rischio.

Nicoletta Di Florio
Il Globo – Melbourne

giovedì 13 dicembre 2007

Presentati quattro ordini del giorno sugli italiani all'estero

Sono quattro gli ordini giorni riguardanti gli italiani all’estero presentati alla Camera dei Deputati nel contesto dell’approvazione della Finanziaria 2008. “Questi ordini del giorno – spiega l’On. Marco Fedi (PD), eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Australia – oltre ad impegnare il Governo, rappresentano un ulteriore momento di confronto tra l’Esecutivo stesso e il Parlamento, soprattutto su temi come quelli che riguardano gli italiani all’estero. Sono argomenti scarsamente noti, che richiedono una interlocuzione anche tecnica che talvolta, in Commissione ed in Aula, non si ha il tempo materiale di portare avanti”, chiosa Fedi.
“L’esempio più evidente”, secondo il deputato del PD, è proprio quello rappresentato dall’ulteriore detrazione ICI per la prima casa, prevista dalla Finanziaria 2008. La detrazione non è specificatamente estesa ai residenti all’estero, nonostante già le attuali disposizioni lo prevedano. “Non si comprende – afferma Fedi - per quale ragione l’ulteriore detrazione ICI viene limitata ai soli residenti in Italia quando siamo certi che nella valutazione dei costi di questo provvedimento, sicuramente, i residenti all’estero che regolarmente versano l’ICI sono stati già inclusi. È davvero anomalo rientrare in una valutazione di spesa e poi non poterne utilizzare i vantaggi reali”. Pertanto, aggiunge, “il nostro ordine del giorno sull’ICI chiede al Governo un impegno all’estensione della detrazione ICI anche ai residenti all’estero nella logica della piena parità di trattamento”.
Un secondo ordine del giorno riguarda le detrazioni fiscali per i carichi di famiglia introdotte dalla Finanziaria 2007, che sono estese anche ai residenti all’estero per un periodo di tre anni. “Chiediamo al Governo un impegno teso a superare questa limitazione temporale, rendendo quindi permanente la norma, e, soprattutto, auspicando una semplificazione delle procedure d’attuazione previste dal decreto emanato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze”, sottolinea il deputato eletto all’estero.
Di grande rilievo è anche la questione posta dall’odg sulla rete diplomatico-consolare. Il Ministero degli Affari Esteri, in ottemperanza a quanto previsto dall’art. 1 comma 404 della legge finanziaria per il 2007, ha predisposto un piano di "razionalizzazione" della rete diplomatico-consolare che prevede, tra l’altro, la chiusura di sedi consolari come Edmonton in Canada. L’obiezione mossa da l’On. Fedi è che “si tratta di ‘risparmi’ esigui a fronte di una serio indebolimento della rete di servizio ai cittadini, alle imprese, al sistema Italia nel suo complesso ed a fronte di una rete diplomatico-consolare dotata di organici inferiori al minimo previsto, tali da non consentire un’adeguata azione di rappresentanza, servizio e tutela. Semmai – prosegue – occorre un ulteriore piano di riforme tese a garantire la migliore efficienza gestionale della rete diplomatico-consolare. Si sente la necessità della predisposizione di un piano di assunzione sia di personale di ruolo che di personale a contratto per il rafforzamento della rete diplomatico-consolare, e del mantenimento di un solido e costante rapporto con il Parlamento, attraverso l’invio di una particolareggiata relazione rispetto ai criteri oggettivi, alle risorse impiegate ed ai risparmi ottenuti per quanto concerne tutta la rete diplomatico-consolare, ivi compreso il piano di informatizzazione per le procedure anagrafiche e di certificazione consolare”, illustra il deputato democratico.A tale proposito, il quarto ordine del giorno presentato è dedicato appositamente al tema del personale a contratto assunto localmente dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti di cultura. “Per tutte queste realtà – afferma Fedi – è oggi necessario realizzare un quadro normativo in grado di rispondere alle esigenze di strutturazione delle carriere professionali e di riconoscimento di funzioni, compiti e competenze. Bisogna quindi valutare l’opportunità di varare una riforma che consenta al personale assunto localmente l’applicazione degli accordi collettivi concernenti la costituzione e il funzionamento delle rappresentanze sindacali unitarie e i diritti e le prerogative sindacali sul posto di lavoro”. L’ordine del giorno chiede inoltre al Governo di “valutare la possibilità di modifica dell'art. 157-sexies del DL 103/2000 – assenze dal servizio – per i contratti a tempo indeterminato stipulati ai sensi del decreto legge suddetto, al fine di consentire la corresponsione all’impiegato assente, in caso di malattia, dell'intera retribuzione per i primi 90 giorni”, conclude il deputato del PD.

venerdì 30 novembre 2007

Visita degli on. Fedi e Randazzo in Israele

L’On. Marco Fedi, deputato del PD eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, visiterà per tre giorni Israele, a partire dal 2 dicembre, in compagnia di Nino Randazzo, senatore del PD eletto nella medesima ripartizione. La visita, organizzata dal Com.It.Es. di Israele, avrà lo scopo di rafforzare le relazioni con la comunità italiana in Israele, sia sul piano della sua rappresentanza politica e diplomatica che su quello del mondo imprenditoriale e culturale.
Appena arrivati a Tel Aviv, nel pomeriggio di domenica 2 dicembre, i due parlamentari italiani incontreranno la dr.ssa Tiziana D’Angelo, Primo Segretario dell’Ambasciata e Attaché Commerciale dell’Ambasciata d’Italia nella capitale israeliana. Seguirà un incontro l’avv. Beniamino Lazar, presidente del Com.It.Es. Israele, e quindi con il presidente della Camera di Commercio Israele–Italia Roni Benatoff e la sig.ra Gaia Molco. Successivamente Fedi e Randazzo visiteranno l’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv. Sarà poi la volta dell’incontro con Claudia Amati e Serena Liuzzi del Comitato Direttivo del Beit Wizo Italia a Giaffa, presso la sede della stessa istituzione. A conclusione della prima giornata si terrà l’incontro con il Comitato del Com.It.Es. Israele. La mattinata si lunedì 3 dicembre si aprirà con la visita al Mausoleo della Shoa Yad Vashem di Gerusalemme, per passare poi all’omaggio alla tomba di Izhak Rabin. Nel primo pomeriggio i due parlamentari italiani si recheranno alla Knesseth, il Parlamento israeliano, dove incontreranno esponenti del Comitato Interparlamentare di amicizia Israele–Italia. A seguire, l’incontro con il Console Generale d'Italia a Gerusalemme Nicola Manduzio presso il Consolato. Quindi visita alla società Dante Alighieri di Gerusalemme, dove Fedi e Randazzo troveranno ad accoglierli il presidente Yehuda Pardo e la sig.ra Alisa Vardi Benabu. Successivamente, si terrà una visita al Tempio Italiano di Gerusalemme e Museo d’Arte ebraica Italiana U. Nahon, ospiti del pesidente Vito Anav e del Comitato Direttivo della Hevrat Yehudei Italia. Infine, sarà la volta di un breve incontro con Carla Dell'Ariccia (Fondazione Raffaele Cantoni), Bruno Di Cori (Fondazione Anziani Italiani per Beneficienza – F.A.I.B.), Lello Dell'Ariccia (vice presidente Camera di Commercio Israele – Italia), Miriam Toaff Della Pergola (direttore Notiziario “Kol Haitalkim” – La voce degli Italiani), oltre a un gruppo di giovani e studenti italiani.
La terza e ultima giornata, martedì 4 dicembre, si aprirà con la visita dell’Ospedale italiano di Haifa. Quindi seguirà l’incontro con il Console Onorario d’Italia a Haifa, Carlo Gross e il dr. Crisafulli, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura della stessa città. Nel pomeriggio, tornati nella capitale, i due parlamentari visiteranno il Museo Erez Israel, dove avrà luogo l’apertura ufficiale della mostra"Oltre duemila anni di incontro tra la cultura italiana e l'ebraismo". A conclusione della giornata, Fedi e Randazzo saranno ospiti dell’Ambasciatore d’Italia in Israele, Sandro De Bernardin, a Ramat Gan.

Roma, 30 novembre 2007

giovedì 29 novembre 2007

Le proposte emendative per gli italiani all'estero nella Finanziaria 2008

“Importanti miglioramenti al testo della Finanziaria licenziata dal Senato”. Questo il giudizio dell’On. Marco Fedi (PD) sugli emendamenti presentati alla Camera dei Deputati dagli eletti all’estero dell’Unione.
“In primo luogo – spiega l’On. Fedi – puntiamo a rendere definitiva l’estensione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia agli italiani residenti all’estero, a garantire una interpretazione che estenda la detrazione aggiuntiva ICI, per la prima casa, anche ai residenti all’estero e a riproporre la sanatoria sugli indebiti pensionistici INPS – in assenza di dolo – anziché la non esigibilità dei soli interessi legali”.
Particolarmente importante è l’emendamento concernente i diritti sindacali del personale delle rappresentanze diplomatico-consolari e degli istituti di cultura italiani nel mondo. Infatti – è scritto nell’emendamento – agli assunti “ai sensi del decreto legge 103 del 2000, si applicano gli accordi collettivi concernenti la costituzione e il funzionamento delle rappresentanze sindacali unitarie e i diritti e le prerogative sindacali sul posto di lavoro”. Inoltre, “per i contratti a tempo indeterminato stipulati ai sensi del decreto legge suddetto, in caso di malattia, all'impiegato assente spetta l'intera retribuzione per i primi 90 giorni”.
Il rafforzamento, infine, delle potenzialità del sistema Italia all’estero è al centro di un’altra proposta emendativa: si programma l’istituzione, presso il Ministero del commercio internazionale, di un fondo di 3,5 milioni di euro per favorire e ampliare la promozione e lo sviluppo dell’immagine e dei prodotti del sistema Paese e destinato a sviluppare accordi tra gli enti fieristici dei Paesi emergenti del sud-est asiatico, dell’area del Pacifico, dell’Oceania e quelli italiani.

Roma, 28 novembre 2007

mercoledì 14 novembre 2007

Fedi al workshop della Monash University di Prato sull'integrazione della comunità cinese in Italia

Lo scorso 9 novembre l’On. Marco Fedi è intervenuto al convegno dal titolo “Building Communities: the Chinese in Prato” organizzato dalla Monash University Prato Centre, un campus universitario dell’omonimo ateneo australiano. Durante i due giorni di workshop molteplici interlocutori hanno discusso delle relazioni tra la comunità cinese a Prato e gli abitanti della città toscana. Scopo della Monash University è quello di avviare progetti di ricerca che possano incoraggiare legami positivi tra le comunità, attraverso la disponibilità del suo Centre come luogo di incontro e di collaborazione tra le popolazioni universitarie cinese e italiane. Tra gli intervenuti si sono alternati esponenti delle istituzioni locali e parlamentari italiane, delle diplomazie cinesi e australiane – come l’ambasciatrice australiana in Italia Amanda Vanstone e il console cinese a Firenza Gu Honglin – ma anche numerosi docenti universitari italiani e stranieri, oltre che imprenditori e sindacalisti del settore del tessile che a Prato gode di un forte sviluppo.
Nel suo contributo l’On. Fedi ha ricordato “la positiva esperienza di integrazione civile degli immigrati in Australia, che ha il suo fulcro nel rispetto della diversità culturale delle comunità, nelle scelte politiche nazionali e statali contraddistinte da un solido coordinamento, nell’offerta di servizi sociali ad ampio spettro”. In Italia invece – ha proseguito il deputato del Pd – si assiste a “una situazione di mancanza di omogeneità nelle politiche per l’integrazione promosse dai soggetti pubblici, a livello centrale e periferico”.
Il deputato eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide ha quindi lodato la riforma della legge sull’immigrazione, la cosiddetta Amato-Ferrero, come “un inizio di risposta a tale esigenza di coordinamento”. Tuttavia essa non basta: manca ancora “una struttura in grado di esercitare una reale funzione di monitoraggio e di guida nella governance dell’integrazione”, “un organismo che abbia il compito di porre obbiettivi di breve e medio termine e la capacità di verificarne e promuoverne il conseguimento, anche e soprattutto a livello territoriale”. Per questo, l’On. Fedi ha annunciato il suo impegno parlamentare in tal senso, ipotizzando la strada di una riforma volta a potenziare e razionalizzare l’Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli immigrati costituto presso il Cnel.
Infine, il deputato eletto all’estero ha voluto ricordare l’attività svolta in Parlamento per la riforma della legge sulla cittadinanza. La nuova legge, che approderà in Aula nel prossimo gennaio, consentirà “la riduzione sacrosanta dei tempi di attesa per ottenere la cittadinanza italiana, da dieci a cinque anni, per quelle persone immigrate che vivono regolarmente in Italia, lavorando e contribuendo, non solo sotto il profilo economico ma anche sotto quello sociale e culturale”. Senza costi aggiuntivi, la riforma potrà “favorire l’inserimento degli stranieri anche nell’ambito della partecipazione alla vita politica nazionale”, ha concluso l’On. Fedi.

martedì 13 novembre 2007

Fedi è il nuovo presidente della Sezione bilaterale di amicizia Italia-Australia

L’On. Marco Fedi è stato nominato Presidente della Sezione bilaterale di amicizia Italia-Australia. Nei giorni scorsi l’On. Antonio Martino, Presidente del Gruppo Italiano dell’Unione Interparlamentare, ha provveduto a informare l’On. Fedi del nuovo incarico, attribuito al deputato eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide in seguito alla designazione del suo gruppo parlamentare (Partito Democratico - L’Ulivo).
La Sezione bilaterale di amicizia Italia-Australia è promossa dal Gruppo Italiano e da quello Australiano dell’Unione Interparlamentare. Quest’ultima è un’organizzazione mondiale dei Parlamenti, nata nel 1889, che riunisce attualmente i parlamentari di 147 Stati sovrani. Essa costituisce un foro privilegiato di concertazione parlamentare, con l'obiettivo di sostenere la pace e la cooperazione tra i popoli e rafforzare le istituzioni parlamentari. Il suo Presidente a livello mondiale è l’italiano On. Pier Ferdinando Casini.

Roma, 14 novembre 2007

"Priorità e sfide politiche e il ruolo centrale dell'informazione"

Intervista rilasciata dall'onorevole Marco Fedi, eletto per l'Ulivo nella circoscrizione estero per Africa, Asia, Oceania e Antartide, a Manuela Puntillo per "Italia Vostra".
Quali sono le sue priorità politiche e d’intervento nei territori che è chiamato a rappresentare?
La mia ripartizione è tra tutte la più ampia, sia per area geografica che per tematiche da affrontare, comprendendo Africa, Asia, Oceania, quindi Australia e Nuova Zelanda. Solo ora ci stiamo accingendo a visitare questi paesi: tra gli impegni senatoriali e parlamentari non siamo ancora riusciti a esaminare alcune realtà importanti. Ci sentiamo particolarmente responsabili di questa carenza, abbiamo poche risorse a disposizione, oltretutto da gestire in tempi altrettanto limitati. A dicembre abbiamo in programma una visita alla comunità italiana in Israele, sarà un evento estremamente importante. Siamo però riusciti, attraverso la rete del Consiglio generale degli italiani all’estero e dei Comites, a rapportarci costantemente ai temi che abbiamo in comune e a fare un’azione d’indirizzo e di controllo nei confronti del governo. Nonostante i problemi oggettivi che hanno rallentato la nostra azione politica siamo riusciti a sintetizzare tutti i problemi comuni – la cittadinanza, la previdenza sociale, la rete consolare, la riforma della legge 153 per la diffusione della lingua italiana -.

Pensa che ci sia una grossa differenza tra la vecchia e la nuova immigrazione?
Le esigenze sono diverse. Abbiamo il dovere morale e politico di dare risposta a una serie di questioni importanti che sono indispensabili per entrambe: la rete consolare, per esempio. Ci sono poi alcune questioni specifiche, che riguardano la tutela della terza età, per esempio. Siamo consapevoli che lo stato italiano non può fare tutto per i propri cittadini all’estero, e c’è una responsabilità diretta dei paesi dove i nostri connazionali vivono, risiedono e hanno pagato le tasse. Siamo però altrettanto consapevoli che lo stato italiano ha il dovere di tutelare i suoi connazionali ovunque essi vivano. C’è poi tutta una sfera culturale, di ricerca scientifica e tecnologica, di promozione del made in Italy, sia esso tecnologico, scientifico o commerciale, che va potenziata e che spesso vede come protagonisti i giovani. È per questa ragione che stiamo proponendo, nel 2008 - se riusciremo ad avere un provvedimento del governo o un’iniziativa parlamentare - la prima conferenza dei giovani di origine italiana nel mondo. Potrebbe essere una prima vera opportunità di confronto su questi nuovi e importanti temi. Possiamo e dobbiamo valorizzare la loro esperienza, sia all’estero che in Italia, perché questi giovani sono portatori di una sensibilità nuova e diversa su tanti temi, ma anche di un modello di integrazione tutto nuovo.

Cosa ne pensa della nuova mappatura decisa dal ministero degli Esteri riguardo ai consolati?
Dobbiamo assolutamente lavorare per raggiungere alcuni obiettivi di riforma della rete consolare. Nel frattempo però abbiamo di fronte una situazione difficile: non possiamo tenere una rete consolare siffatta e aprire sedi nuove con risorse che continuano ad essere sostanzialmente limitate, che aumentano marginalmente rispetto alla domanda. Sono necessarie delle scelte, in attesa di una riforma globale molto ambiziosa. La necessità diventa quindi razionalizzare, che in questo momento si traduce nella chiusura di alcune sedi consolari per aprirne di nuove. Credo che rispetto alle ipotesi che sono state avanzate, abbiamo il dovere di esprimere una valutazione oggettiva. Cercheremo di recuperare quelle situazioni in cui si possono la situazione consolare può penalizzare i nostri connazionali all’estero.

Qual è la sua opinione sui mezzi di comunicazione che si occupano di italiani all’estero?
Per le agenzie stampa c’è un problema di mezzi. I giornali gestiscono i fondi con grandi difficoltà. Ci vorrebbero maggiori risorse per l’editoria che si occupa di questi temi sia in Italia che all’estero. Da parte dei giornali italiani non riceviamo comunque grande interesse. All’inizio della legislatura, per lo meno, c’era un’attenzione più alta, che adesso è quasi pari a zero. Abbiamo lavorato con Rai International per l’aumento delle risorse dedicate all’organizzazione dei programmi per gli italiani nel mondo. Contiamo sulla collaborazione del nuovo direttore Piero Badaloni perché si porti a termine ciò che scritto nella convenzione e si raggiungano determinati obiettivi. Con le agenzie di stampa invece stiamo cercando di incentivare non solo i fondi ma anche di rendere più numerose le opportunità di qualificazione e formazione del personale. Una serie di parametri importanti che possono dare ulteriore qualità al lavoro di chi fa informazione per gli italiani all’estero.

Che cosa ci dice della riforma dei seggi in Parlamento?
La commissione Affari costituzionali - stiamo votando già gli emendamenti, voteremo nei prossimi giorni anche gli articoli che sono stati proposti dalla commissione - propone la riduzione di dodici a sei del numero dei deputati alla Camera e l’aumento da sei a dodici del senatori nel nuovo Senato federale della Repubblica. Il nostro orientamento è favorevole a questa soluzione: dal punto di vista qualitativo si mantiene la presenza in entrambi i rami del Parlamento, in un sistema che non è più bicamerale perfetto, ma assegna al Senato funzioni diverse; dal punto di vista delle quote il numero complessivo è inalterato. C’è chi ha sollevato la polemica in merito al fatto che i senatori eletti all’estero sarebbero eletti a suffragio universale, mentre quelli eletti in Italia verrebbero scelti in un’elezione di secondo grado. Credo che questo problema sia superabile innanzitutto perché la circoscrizione estero può essere vista come una regione unica per il Senato e poi perché anche gli eletti in Italia sarebbero eletti prima di tutto consiglieri regionali: quindi c’è comunque per loro un suffragio universale. È soltanto nella seconda fase che c’è un’elezione di secondo grado. L’ipotesi di un Senato federale, con dodici senatori eletti, sia una soluzione importante. La soluzione è convincente. Dovremo ora verificare la disponibilità di tutti i gruppi parlamentari ad approvarla in tempi rapidi.

Manuela Puntillo

mercoledì 7 novembre 2007

"Strumentali le accuse a Veltroni sugli italiani all'estero"

Il centrodestra, insoddisfatto dal proprio vano ostruzionismo parlamentare tutto giocato sull’attesa di una spallata che non arriva, è passato ormai al ricorso alla strumentalizzazione opportunistica di qualsiasi dichiarazione di esponenti politici della maggioranza.
L’ultimo esempio è l’abuso delle parole pronunciate dal segretario del Partito democratico Walter Veltroni ieri sera nel corso della trasmissione televisiva “Ballarò”. Veltroni è accusato di aver inguiriato tutti gli italiani all’estero paragonandoli ad Al Capone. Nulla di più falso, come un attento ascolto delle sue frasi può dimostrare.
L’atteggiamento dell’opposizione è irresponsabile. In un momento così delicato, bisognerebbe al contrario lavorare tutti insieme per potenziare le misure volte alla sicurezza dei cittadini e all’integrazione degli immigrati. Sicurezza e integrazione sono infatti due problemi strettamente correlati. Non c’è serenità nell’ordine pubblico senza la dovuta integrazione sociale dei soggetti a rischio di marginalità, come non esiste inserimento possibile senza adeguate garanzie di legalità.
Per questo sono d’accordo con Veltroni quando dice che non si può criminalizzare un’intera comunità etnica per singoli episodi, ma che quegli stessi episodi vanno perseguiti selettivamente. Del resto –strano che gli esponenti del centrodestra lo dimentichino! - ciò è quanto abbiamo sempre affermato noi italiani emigrati all’estero, ingiustamente vittime di reazioni xenofobe e razziste per delle colpe di singoli nostri connazionali, magari legati alla criminalità organizzata. La nostra esperienza ha dimostrato che la posizione degli italiani nel mondo è oggi cambiata proprio grazie al connubio virtuoso di sicurezza e integrazione che i Paesi che ci hanno accolto hanno saputo nel tempo assicurare. E questa è la strada che anche l’Italia deve sapere imboccare.

Roma, 7 novembre 2007

"Gli italiani all'estero anche nel Parlamento riformato. La Finanziaria convince ma possiamo migliorarla"

È approdato in Aula alla Camera il Testo Unificato 553-A di riforma costituzionale che prevede importanti novità in termini di assetto istituzionale. Una riforma convincente la cui principale innovazione è l’istituzione, a fianco della Camera dei Deputati che avrà funzione legislativa, di un Senato federale, il quale andrà a sostituirsi a quello attuale, con il compito di concorrere a migliorare le proposte di legge in virtù delle istanze raccolte dai territori. Le differenti funzioni delle due Camere e la riduzione significativa del numero dei parlamentari taglieranno i costi e aumenteranno l’efficienza dei lavori, soprattutto per quanto riguarda i tempi.
Nell’ambito del dibattito sulla riforma, noi eletti all’estero abbiamo aperto una riflessione sul nostro ruolo, giungendo a conclusione che sia importante mantenere la nostra presenza invariata sia dal punto di vista quantitativo che da quello qualitativo. Le ragioni sono diverse per i due rami del Parlamento così riformato. Alla Camera la presenza degli eletti all’estero sarà in rappresentanza di italiani che – pur vivendo fuori dai confini nazionali – hanno lo stesso titolo dei loro connazionali residenti in Italia a intervenire nella formulazione delle leggi. Nel Senato federale, invece, la circoscrizione estero potrebbe essere assimilata a una Regione italiana e concorrere così alla composizione di questa camera, a seconda delle modalità che verranno individuate attraverso l’auspicata riforma della legge elettorale.
Non va negato che anche all’interno della maggioranza ci sono posizioni divergenti. Ad esempio, Rifondazione Comunista chiede l’abolizione della circoscrizione estero. Una posizione legittima ma che io non condivido. Sono fermamente convinto, infatti, che la rappresentanza degli italiani all’estero dia risposta al dettato costituzionale, oltre a fornire una voce diretta agli italiani nel mondo in un’ottica di democrazia partecipata. È pertanto erroneo sovrapporre la questione della circoscrizione estero a quella del voto agli immigrati regolari in Italia, come se fossero incompatibili. Anche io sono parte della battaglia per concedere a chi vive stabilmente nel nostro Paese, producendo reddito e pagando i contributi, il voto politico. Ma come tutti sanno questo è legato alla cittadinanza, a differenza di quello amministrativo che invece dovrebbe essere connesso alla residenza, come accade in ogni Paese civile e come è previsto della riforma della legge sull’immigrazione, la Amato-Ferrero. Perciò l’invito che faccio a chi osteggia il voto agli italiani all’estero da tali posizioni, è di evitare confusioni tra materie diverse e di unire gli sforzi perché da gennaio riparta con celerità l’iter della riforma della cittadinanza, che abbrevia i tempi troppo lunghi previsti per la sua concessione. A quel punto, ottenutala più rapidamente, anche gli immigrati potranno votare alle politiche. Ma come si vede, ciò non toglie nulla ai diritti degli italiani all’estero. Anzi, farsi carico della presenza degli italiani nel mondo, è utile al nostro Paese per meglio affrontare la questione della propria immigrazione interna con maggiore razionalità ed equità. Credo che la proposta della Commissione Affari Costituzionali per il mantenimento complessivo di 18 parlamentari con 6 deputati e 12 senatori possa ritenersi agganciata ai principi generali della riforma mantenendo una presenza importante nella Camera legislativa ed assicurando alle Regione Estero un rapporto altrettanto organico con il territorio. Il segnale al Paese, che include anche le nostre comunità all’estero, è quello di una riforma possibile: spero che l’opposizione possa raccogliere questo invito.
Nel frattempo la Finanziaria prosegue il suo iter al Senato. La giudico una buona manovra per la centralità del sostegno economico alle classi sociali più deboli e alle famiglie, senza dimenticare la rigorosa attenzione al risanamento dei conti pubblici.
Riguardo agli italiani all’estero, noi eletti in loro rappresentanza abbiamo presentato in Senato alcuni emendamenti, in parte accolti e in parte modificati. C’è in generale una proposta di aumento delle risorse per i capitoli di bilancio che riguardano gli italiani nel mondo. A fronte di un maggiore sostegno agli Istituti di cultura e della promozione della nostra lingua all’estero, registro invece una forte insoddisfazione per quanto concerne la sanatoria sugli indebiti pensionistici Inps e le risorse per il potenziamento della rete consolare. In ogni caso, io credo che questi temi debbano essere affrontati in via definitiva, aldilà delle singole Finanziarie, attraverso un percorso serio di riforme che razionalizzi l’uso delle risorse a disposizioni. Penso a quella della struttura del Ministero degli Affari Esteri, con particolare attenzione alle questioni della funzionalità per le nostre rappresentanze all’estero, e quella del loro personale a contratto, che va aumentato nel numero e va garantito nel godimento dei propri diritti sindacali.
7 novembre 2007

lunedì 29 ottobre 2007

Convegno sul Museo nazionale delle Migrazioni

Gli interventi di Marco Fedi, di Claudio Micheloni e le conclusioni di Franco Danieli: “La fase che ora si apre è quella della realizzazione”

“Museo nazionale delle Migrazioni. L’Italia nel mondo. Il mondo in Italia”. E’ il titolo del convegno che si è svolto a Roma, presso la Sala delle Conferenze Internazionali della Farnesina, nel corso del quale è stato presentato il numero della rivista del Cser “Studi Emigrazione” che fotografa la situazione dei musei delle migrazioni nel mondo. I lavori hanno avuto inizio con l’intervento dal vice ministro degli Esteri Franco Danieli che ha sottolineato la necessità di recuperare le “povere e fragili” documentazioni che ripercorrono oltre cento anni di emigrazione italiana. Lettere, cartoline passaporti, carte d’identità, documenti di viaggio, fotografie e testimonianze orali che raccontano una storia che oggi la società italiana tende a rimuovere.
“La realizzazione del museo - ha detto Danieli - è un dovere morale e storico che si discute da tempo ed oggi va portata a termine. Nella finanziaria 2008 ci saranno due milioni e ottocentomila euro per l’istituzione del Museo nazionale delle Migrazioni. Sono previste disponibilità finanziarie anche per il 2009. Il museo - ha aggiunto - non dovrà essere un semplice luogo espositivo, ma una realtà vitale multimediale e stimolante dove non si raccontino solo drammi, ma i vari aspetti dei fenomeni dell’emigrazione italiana e dell’immigrazione nel nostro paese. Un luogo dove possano incontrarsi i nostri connazionali all’estero, le business communities italiane nel mondo, le scolaresche e gli studiosi”.
Norberto Lombardi, consigliere del Cgie e direttore di “Quaderni sulle migrazioni”, ha evidenziato l’esigenza di seguire, per la realizzazione del Museo nazionale, una strada operativa e una progettuale. La prima, una volta acquisite le risorse necessarie tramite la finanziaria, potrebbe svilupparsi attraverso la creazione di una specifica Fondazione di partecipazione che coinvolga forze finanziarie culturali e scientifiche. Dal punto di vista progettuale Lombardi ha auspicato la creazione di un asse culturale e scientifico che permetta al museo di analizzare, oltre la semplice ricostruzione storica, anche l’aspetto evolutivo dell’emigrazione italiana, divenendo un osservatorio permanente delle nuove mobilità. Il nuovo centro, oltre a cogliere l’intreccio con i vari aspetti dell’immigrazione, dovrebbe riservare specifiche aree tematiche alle nuove generazioni e alle donne. Lombardi ha anche ipotizzato la realizzazione di un network dei musei regionali e dei centri di ricerca italiani che, nel pieno rispetto delle singole autonomie, venga coordinato, per la programmazione pluriennale di progetti condivisi, da una commissione scientifica con tutti i responsabili dei centri museali . Una rete che avrebbe al centro il nuovo Museo nazionale delle migrazioni e i due complessi museali in via di realizzazione a Genova e Napoli.
ROMA - E’ stato Marco Fedi, deputato eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, a salutare l’apertura dei lavori pomeridiani del convegno dedicato alla creazione di un Museo nazionale delle Migrazioni, svoltosi a Roma il 26 ottobre.
“Quello che mi preme mettere in luce di questa importante iniziativa – ha detto Fedi – è la sua ambizione transnazionale, dal momento che il tema dell’emigrazione, nella sua straordinaria complessità, riguarda tutti. E non parliamo solo di emigrati, ma delle culture, delle tradizioni e delle religioni che un fenomeno come questo chiama in causa nello sviluppo della società contemporanea”.
“E’ importante sottolineare il radicamento di scelte prioritarie di questo tipo – ha aggiunto il parlamentare – proprio in un momento in cui la stessa rappresentanza degli italiani all’estero viene messa in discussione”. Per Fedi comunque le iniziative che si trovano nella legge finanziaria “non sono sufficienti. Occorre pensare – ha aggiunto - ad una iniziativa legislativa più ampia ed ad una più ampia consultazione al fine di elaborare una proposta credibile che sia capace di attrarre tutte le risorse che potrebbero essere necessarie per portare a termine un progetto di questo tipo”.
“Da oggi – ha concluso Fedi – è aperto un ulteriore spazio di riflessione che ci vedrà protagonisti nella realizzazione di questa rete museale”.
A ribadire l’importanza della realizzazione del Museo nazionale delle Migrazioni è stato anche il senatore Claudio Micheloni, eletto nella ripartizione Europa, che ha ricordato, intervenendo ai lavori del pomeriggio, come uno degli obiettivi proposti al momento dell’insediamento del Comitato che si occupa delle questioni degli italiani all’estero del Senato, da lui presieduto, fosse “che l’emigrazione italiana diventi un elemento di studio ed insegnamento nelle scuole”.
“Riscontriamo infatti – ha chiarito Micheloni – una scarsa conoscenza da parte delle giovani generazioni di questo fenomeno che ha profondamente segnato il loro passato. Tutto ciò rende difficile nello stesso Parlamento la comunicazione di quelle che sono le necessità e le problematiche degli italiani all’estero”.
“C’è una frattura tra la prima generazione di emigrati e quelle successive – ha sottolineato –dovuta alla mancata trasmissione delle esperienze. I giovani sono i primi a voler conoscere la propria storia e a voler prendere consapevolezza delle loro radici”.
Micheloni ha ricordato inoltre “la difficile integrazione dovuta al progetto di provvisorietà dell’emigrazione che ha caratterizzato gli emigranti che dall’Italia si sono spostati all’interno dello spazio europeo. Dal momento che parliamo di un fenomeno così complesso – ha concluso – occorre mettere in campo una riflessione più seria sull’emigrazione, una riflessione che comprenda anche la trasformazione avvenuta nei paesi di partenza, le dinamiche economiche e che punti sul legame che milioni di italiani o persone di origine italiana intendono mantenere e alimentare con la cultura italiana”.
Ha concluso il convegno l’intervento di Franco Danieli, vice ministro degli Affari Esteri, il quale ha indicato i passi concreti in programma per la realizzazione del Museo.
“Questo convegno deve essere visto in qualche modo come un momento conclusivo – ha sottolineato Danieli. .– Ci è stato utile per fare una riflessione finale sull’idea che avevamo elaborato da qualche mese. Anche se c’è sempre uno scarto tra il momento dell’ideazione di un progetto e della sua concreta realizzazione, vorrei mettere l’accento sulla rapidità che deve accompagnare questa iniziativa. Considero quindi il tempo dell’analisi terminato. La fase che ora si apre è quella della realizzazione”.
Proprio in considerazione della rapidità della realizzazione Danieli ha sottolineato che “questo non è un museo che dovrà essere costruito, ma che sarà allestito in un spazio preesistente. Le risorse a disposizione sono 2 milioni 800 mila euro, a cui immagino si aggiungeranno di anno in anno contributi da parte dello Stato e contributi da parte di italiani all’estero che si sono già dichiarati disponibili a intervenire in modo considerevole. Il Museo delle Migrazioni considererà l’Italia come una stratificazione delle migrazioni del passato e di elementi che ancora permangono”.
“L’emigrazione di massa italiana si è conclusa 30 anni fa ed ora è arrivato il tempo di dare sistematicità e visibilità al fenomeno, grazie ad un luogo dove sia possibile raccogliere le testimonianze storiche di quello che è stato. La dimensione dei musei locali – ha ricordato il Vice Ministro – è legata alla natura di un fenomeno che così profondamente ha inciso sul territorio, ma è tuttavia necessaria una struttura centrale capace di contribuire alla scientificità dei singoli percorsi che vengono di volta in volta ricostruiti. E’ indispensabile superare la frammentarietà e creare delle reti per superare uno dei problemi più gravi che l’Italia ha: la mancanza di coordinamento. Solo così possiamo evitare di disperdere preziose risorse”.
(Viviana Pansa-Inform)

mercoledì 24 ottobre 2007

Intervista a tutto campo sull'attualità politica

Iniziamo con un commento sulle primarie. Come sono andate in termini di partecipazione?
È stata un’ottima giornata. Abbiamo lavorato per quello che realmente le primarie sono state, aldilà delle polemiche: la nascita di un nuovo partito e quindi l’invito a tutti coloro i quali si riconoscono in questa forza politica. Non era un appello a individuare i candidati per le prossime elezioni politiche. Era un appello a rafforzare il partito centrale del composito mondo del centro-sinistra, che è anche all’estero più ampio del solo Partito Democratico. In quest’ottica, che mi appare la più ragionevole, il risultato è stato estremamente positivo.
Prossimamente ci sarà l’adesione formale al Pd. È in corso un dibattito sulle sue forme. C’è chi propone un partito “fluido”, senza tesserati. Lei come la pensa?
Il mio timore è che il sistema politico italiano non è pronto per un partito senza tessere. Per una forma così rinnovata di dialogo con i propri sostenitori e di assegnazione dei propri incarichi, come quella presupposta da un’organizzazione senza tessere, non c’è bisogno di fare un partito. Sarebbe un ossimoro. È sacrosanto avere una visione nuova, ma bisogna anche avere la forza per sostenerla. Quindi, credo che per questa fase iniziale la soluzione più giusta e realistica sia quella di ricorrere al tesseramento. Proveniamo da esperienze in cui l’organizzazione era al centro del partito e del modo di fare politica con la gente, con i cittadini. Un partito organizzato in modo nuovo rappresenta una sfida e quindi dobbiamo ragionare su percorso per arrivare a questo obiettivo. Il Partito Democratico in sostanza dobbiamo ancora costruirlo.
Prossimo appuntamento il 27 ottobre a Milano per la Costituente. In cosa consiste?
Sarà un primo incontro che investirà Veltroni della leadership del PD e traccerà alcune delle linee guida del nuovo soggetto politico. Poi si terranno altre assise per decidere in materia di organizzazione e statuto del Partito. Anche noi delegati eletti all’estero stiamo scambiandoci opinioni per elaborare una proposta complessiva sia per quanto riguarda lo statuto del partito, sia per l’organizzazione sul territorio.
Va bene. Ma adesso quali sono le prospettive del PD e del suo leader? Come deve muoversi il sindaco di Roma?
Veltroni non è il premier-ombra. Egli è stato eletto segretario con un mandato ben preciso: costruire questo Partito, con un programma di governo che, nella logica delle alleanze, lo renda in grado di vincere le prossime elezioni politiche. Sono certo che Veltroni saprà lavorare bene su un percorso diverso da quello del Presidente del Consiglio. Prodi ha un ruolo di governo poiché è il primo ministro di tutto il Paese, oltre ad essere al contempo il leader di tutta una composita coalizione come l’Unione. Veltroni invece è il leader del Partito maggioritario nella coalizione, cosa ben diversa. È logico pertanto che ci possano essere delle differenze nel quotidiano tra l’operato di Prodi e le dichiarazioni di Veltroni. Tuttavia, aldilà delle malizie di alcuni, rimane scontato il sostegno pieno del PD al governo in carica.
Si parla molto in questi giorni di una caduta a breve dell’esecutivo, sulla Finanziaria ma anche su un qualsiasi provvedimento, vista la sempre più risicata maggioranza del centro-sinistra al Senato. Berlusconi assicura che ci saranno nuove elezioni in primavera, lasciando intendere di aver convinto dei senatori della maggioranza a passare all’opposizione. Il ministro Mastella quasi invoca un voto anticipato e non manca di lanciare moniti alla maggioranza e di polemizzare aspramente con il suo collega Di Pietro. Che cosa ci aspetta?
Intanto vorrei dire che sono profondamente amareggiato dal fatto che, ad un anno e mezzo dall’inizio della legislatura, l’opposizione di centro-destra non riesce ancora ad assumere un atteggiamento costruttivo sulle riforme di cui il Paese ha urgente bisogno, da quella elettorale a quelle istituzionali. A segnali di apertura nei lavori di commissione, stanno seguendo ora nuove chiusure in Aula. Quello che però è ancor più grave è che ancora oggi si metta in discussione il risultato elettorale dello scorso anno e di conseguenza la titolarità di Prodi a governare. Per non parlare del fatto che Berlusconi rifiuta il dialogo anche con il PD, perché sostiene un governo definito illegittimo… Questo spettacolo non è degno di una democrazia matura.
Ma il governo cade o no?
Voglio completare il mio ragionamento. È proprio in virtù di tale atteggiamento irresponsabile dell’opposizione che ogni giorno che passa siamo di fronte a nuovi tentativi di “spallate”, “trappoloni”, “shopping di senatori” e via dicendo. Insomma, così facendo non si cerca, legittimamente, di mettere in crisi la maggioranza sui provvedimenti che giungono nella aule parlamentari. Mi spiego: se il governo cadesse su un voto importante sarebbe giusto fare chiarezza su quali forze politiche debbono assumersene la responsabilità. Quello che non ritengo accettabile è che si lavori nell’ombra per far cadere il governo solo con singole operazioni di trasformismo individuale. Essere senza vincolo di mandato per me vuol dire al servizio di tutta la collettività e non solo del proprio settore o categoria, ma purtroppo da alcuni viene percepito come la possibilità di trasferirsi quando e come si vuole dalla maggioranza all’opposizione per ricattare la prima. Sarà che ho fatto a lungo politica in un altro Paese, ma non posso non notare questo vizio peculiare italiano. Anche per questo sono certo che eventuali imboscate non saranno tese da nessuno degli eletti all’estero.
È a favore, quindi, di norme anti-ribaltone?
Lo ripeto: io trovo che sia innanzitutto una questione etico-politica, che non andrebbe nemmeno normata. Una cosa è spostarsi, in taluni casi circoscritti, da una forza ad un’altra all’interno della stessa alleanza. Altra è trasferirsi, in piena legislatura, dopo aver sottoscritto un programma, dalla maggioranza all’opposizione. Un fenomeno preoccupante.
Lei rimane un fedele sostenitore del governo Prodi. Per quali ragioni?
Date le condizioni che tutti conosciamo – una maggioranza risicata al Senato e una coalizione tanto ricca quanto litigiosa – mi sembra che Prodi sia riuscito a fare un piccolo miracolo. La prima Finanziaria è stata dura per rimettere a posto i disastrosi conti pubblici italiani ereditati dal precedente governo, secondo quanto chiedeva l’Unione europea di cui siamo parte. Ora passiamo ad una manovra come l’attuale in cui si inizia a restituire qualcosa a chi ha avuto di meno. Sono sicuro che se il governo rimarrà in carica fino al termine naturale della legislatura, se ne vedranno appieno i frutti.
Per la sinistra dell’Unione quanto fatto finora non è sufficiente. Un milione di persone sono scese in piazza a Roma per ricordare al governo gli impegni presi nel programma e auspicare una svolta a sinistra, in particolare su precarietà e previdenza sociale.
Ritengo legittime le sollecitazioni di chi pensa che l’asse del governo vada spostato più a sinistra. È giusto dire che, anche dopo l’aumento delle minime, le pensioni di molti anziani sono ancora troppo basse e che, sebbene sia stato varato il nuovo protocollo sul welfare, la precarietà lavorativa dei giovani sia ancora troppo diffusa. Ricordarlo, come fanno i manifestanti di Piazza San Giovanni è positivo e non rischia di far cadere il governo. Ma vorrei ricordare loro che, tenendo conto dei limiti citati, già sia stato fatto molto e che a partire da questa Finanziaria ci sarà un ulteriore passo in avanti. Le condizioni per proseguire, come maggioranza e come governo, ci sono. Bisogna assumersene tutti la piena responsabilità.
Concludiamo tornando sugli italiani all’estero. Cosa c’è di nuovo nell’agenda politica?
Apprezzo molto il nuovo atteggiamento di critica costruttiva del centro-destra, partito proprio dall’Australia. I temi su cui ci giungono sollecitazioni ad andare avanti sono quelli sui quali noi eletti all’estero del centro-sinistra stiamo lavorando dall’inizio della legislatura: la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza alla sanatoria degli indebiti pensionistici. Del resto, portare a casa risultati come questi sarebbe sì merito nostro, per aver portato avanti tali istanze, ma anche loro, se manterranno tale atteggiamento di apertura. Magari traducendolo in iniziative parlamentari,. Ma soprattutto sarebbe una vittoria della nostra gente, di tutta la comunità italiana all’estero, della quale noi siamo solo dei rappresentati. Voglio essere ancor più chiaro: non sarebbero vittorie individuali, né per un eletto di centro-sinistra né per uno di centro-destra, ma sarebbe un successo degli italiani nel mondo e del sistema politico italiano.
Veniamo nello specifico. Come siamo messi con la sanatoria Inps?
Dopo che l’insuccesso dello scorso anno, dovuto al taglio alle spese previsto nella Finanziaria passata, anche quest’anno stiamo tentando di inserire nella manovra un emendamento che preveda la sanatoria. Essendo questa una Finanziaria diversa rispetto alla precedente, le possibilità che questo emendamento venga accolto sono più ampie. L’emendamento dovrebbe iniziare il suo iter già al Senato, ma qualora non andasse in porto, lo riproporremo alla Camera con forza e determinazione.
E la riforma della cittadinanza quando vedrà la luce?
Vorrei ricordare che questo provvedimento, importante non solo per noi italiani all’estero ma anche per tutti gli immigrati in Italia, ci è fortemente richiesto anche dall’Europa. Stiamo lavorando perché a gennaio, quando riprenderà la discussione sulla riforma, il governo sia in grado di assicurare la disponibilità finanziaria che è mancata in passato.
Intanto, però, nella riapertura del dibattito sulle riforme alcuni hanno rimesso in discussione le circoscrizioni estere.
Ecco, io penso che radicare la rappresentanza eletta all’estero nel sistema istituzionale italiano sarebbe un’operazione politica importante. Serve ribadire le ragioni per cui noi siamo qui, evitando di retrocedere nel numero della nostra rappresentanza o addirittura riguardo alla sua stessa esistenza. Su questi aspetti noi eletti dell’Unione stiamo facendo un lavoro rilevante con la commissione Affari costituzionali, avanzando le nostre proposte nel contesto delle riforme istituzionali. La posizione che abbiamo affermato è quella riportata nel testo unificato 553-A della Commissione che prevede la conferma della rappresentanza della circoscrizione estero in 12 eletti alla Camera e 6 al Senato.

Lorenzo Rossi

Roma, 24 ottobre 2007

giovedì 18 ottobre 2007

"Democratici nel mondo per Veltroni" stravince in Australia con il 96% dei consensi

Il PD in Australia nasce con la partecipazione di 1185 persone. Donne e uomini che hanno aderito ai valori ed alle idee della nuova formazione politica. Il risultato nel suo complesso è positivo. Sia per il dato relativo all’affluenza che per il consenso espresso nei confronti di Walter Veltroni. Un risultato a cui si è arrivati grazie alla personalità del candidato segretario al lavoro svolto dai candidati della lista Democratici nel mondo per Veltroni ed all’impegno dei tanti volontari che hanno lavorato per la lista e nei seggi. A tutti va un sentito ringraziamento. Un grazie anche agli elettori, alle persone che hanno sottoscritto la lista e poi l’hanno votata. Insieme costruiremo, in Australia e nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, un Partito Democratico forte e determinato, impegnato a lavorare per le nsotre comunità ed a rafforzare i legami tra l’Italia e la ripartizione e l’Australia in particolare.
La partecipazione a questa prima consultazione elettorale è di buon auspicio per i successivi passaggi che riguarderanno la struttura, la rete di collegamento e l’organizzazione all’estero del partito democratico.
Insieme costruiremo una forza politica in grado di affrontare meglio i grandi temi della pace e sicurezza, dello sviluppo e del lavoro, dell’ambiente e dei diritti civili ed umani e, in questo contesto, anche i temi che riguardano le comunità italiane all’estero. Il progetto politico del Partito Democratico oggi si rafforza e contribuisce inoltre a far tornare in campo la bella politica e ad accelerare la costruzione di un’Italia più stabile sotto il profilo della governabilità e delle riforme.
Seggi:
Melbourne (Federazione Lucana):
totale voti 299: Veltroni 289, Bindi 2, bianche 7, nulle 1
Melbourne (Club Lazio-Marche):
totale voti 261: Veltroni 249, Bindi 12, bianche 0, nulle 0
Sydney (Bossley Park):
totale voti 130: Veltroni 127, Bindi 3, bianche 0, nulle 0
Sydney (Five Dock):
totale voti 59: Veltroni 58, Bindi 1, bianche 0, nulle 0
Sydney (It. So. Wel):
totale voti 19: Veltroni 19, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
Adelaide (Filef):
totale voti 16: Veltroni 16, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
Adelaide (Cic):
totale voti 138: Veltroni 126, Bindi 12, bianche 0, nulle 0
Canberra (Italian Club):
totale voti 38: Veltroni 37, Bindi 1, bianche 0, nulle 0
Perth (Isca):
totale voti 81: Veltroni 76, Bindi 4, bianche 0, nulle 0
Perth (50 e più):
totale voti 48: Veltroni 44, Bindi 3, bianche 0, nulle 0
Perth (Fremantle):
totale voti 39: Veltroni 39, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
Perth (Dianella):
totale voti 57: Veltroni 57, Bindi 0, bianche 0, nulle 0
TOTALE:
voti: 1185
Veltroni: 1137
Bindi: 38
bianche: 7
nulle: 3

mercoledì 10 ottobre 2007

“Gli italiani sono ancora utili? A chi e come. La ricerca scientifica e la collaborazione universitaria”

Non potendo partecipare al “Seminario Italia-Australia: Ipotesi progettuali sul Museo delle Migrazioni”, tenutosi lunedì 8 ottobre presso l’Istituto Diplomatico Mario Toscano di Roma, ha inviato il seguente contributo.

«Desidero scusarmi per non essere riuscito a partecipare a questa iniziativa ma sono in Australia – territorio elettorale – per le primarie del Partito Democratico. Anche questo nuovo progetto di “architettura politica” della rappresentanza può trasformarsi in occasione di incontro e scambio tra le forze politiche e contrinbuire a rafforzare i legami tra Italia ed Australia.
Ringrazio il Vice Ministro Franco Danieli per quest’invito, l’Ambasciatrice Amanda Vanstone per la sua qualificata presenza, le Università La Sapienza di Roma e di Adelaide per aver saputo cogliere l’importanza del tema delle migrazioni, che accomuna le esperienze dei nostri Paesi, sia sotto il profilo storico, che come grande questione culturale, sociale e politica dei nostri tempi. Un momento di discussione significativo anche in direzione di un rafforzamento dei rapporti bilaterali tra Italia e Australia, legato all’ambizioso ed entusiasmante progetto, seguito con dedizione dal Prof. Norberto Lombardi, di realizzare una rete museale dell’emigrazione italiana nel mondo. Un’opportunità per conferire maggiore attenzione alle “migrazioni”, alle straordinarie opportunità di conoscenza, crescita e sviluppo che lo spostamento di persone nel mondo offre alle nostre società. È straordinario che le facoltà di architettura di due prestigiose Università mettano al servizio di questo grande tema universale, globale, la loro capacità di ricerca, di analisi, di conoscenza e comprensione, ed infine di progettazione.
L’Italia è un grande Paese che può offrire, anche nei settori della ricerca, significative opportunità di collaborazione. L’Italia ed i nostri ricercatori, scienziati, tecnici e professionisti sono apprezzati nel mondo: per la loro originalità, preparazione e competenza. Gli italiani, quindi, per rispondere alla domanda posta nel titolo del mio breve intervento, sono certamente ancora utili. Più utili di quanto si creda e di quanto la limitatezza delle risorse autorizzerebbe a pensare.
Vi è quindi una questione risorse che riguarda l’Italia, ma non solo. Vi è un problema di coordinamento, di comunicazione ed informazione, di saper fare squadra e quindi sistema. Per cogliere le opportunità del nostro tempo dobbiamo saper utilizzare la rete di presenza italiana nel mondo, attraverso le Università, le Regioni, le amministrazioni dello Stato: attraverso il sistema Italia nel suo complesso. E possiamo costruire – insieme – un percorso bilaterale Italia-Australia per superare alcuni degli ostacoli che ancora esistono per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli accademici, le opportunità di estendere a Paesi come l’Australia i progetti di ricerca e di formazione a livello europeo, gli scambi a livello universitario, le borse di studio ed i progetti di ricerca aperti alla collaborazione con l’Australia, che è un Paese la cui ricerca è all’avanguardia in molti settori.
Sono certo che lavorando bene insieme possiamo contribuire ad avvicinare ulteriormente questi due grandi Paesi».

Di seguito il medesimo testo in lingua inglese:
«I wish to apologise for not being able to attend this event. I am currently in Australia for the primaries of the Democratic Party. This is also a new “architectural political project”, endeavouring for stability, cohesion and capacity to deliver good government and policies in Italy. This also – at the political level – can become an opportunity to establish stronger links between Italy and Australia.
Vice Minister Franco Danieli, Madam Ambassador Amanda Vanstone, delegations from two prestigious Universities, La Sapienza and Adelaide, thank you for this invitation and this opportunity. Thank you for choosing the important subject of migration as the central element of your joint work. This project means you will exchange experiences and skills, share knowledge, develop ideas and then plan and design a museum, which will prove to be beneficial in strengthening the ties between Australia and Italy.
And this is happening at the same time as Prof. Norberto Lombardi – a dedicated member of Vice Minister Danieli’s staff – is working on a project that is looking at establishing a network of museums on migration and the Italian Diaspora specifically.
Italy can offer significant opportunities for joint research projects, international cooperation and bilateral exchanges. Resources are limited, and unfortunately this is a dangerous trend, but we also must work towards better coordination and exchange of information.
Italy and Australia can profit from better and stronger relations and we should foster opportunities to use Australia’s strong research position in certain areas and Italy’s competent and skilled researchers. We can achieve stronger relations between Universities, research institutions, Italian Regional Governments and Australian States and the Commonwealth of Australia and the Republic of Italy.
We can work together to achieve a better environment for bilateral and multilateral cooperation. We can start addressing issues like the recognition of academic titles, the extension of international European research project to countries like Australia, the increase of both study grants and the number of research grants.
I’m confident that working together we can contribute to closer relations between these two countries».

Roma, 10 ottobre 2007

giovedì 4 ottobre 2007

Nasce il blog della lista "Democratici nel mondo per Veltroni"

E' attivo il nuovo blog dei "Democratici italiani nel mondo per Walter Veltroni", lista in sostegno alla candidatura di Veltroni alla guida del Partito Democratico, presentatasi alle primarie del 14 ottobre prossimo nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide.
Trovate lì tutte le informazioni su: candidati, seggi, modalità di voto.
I residenti all'estero sono invitati a iscriversi al più presto alle liste elettorali.

giovedì 27 settembre 2007

Fedi sul rinvio della riforma della cittadinanza: "Ora il Governo trovi le risorse"

«Ennesima calendarizzazione, ennesimo rinvio della riforma della legge sulla cittadinanza, ennesima conferma del problema risorse per le comunità italiane nel mondo.
Non è bastato al provvedimento – che ricordo prevedeva la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e il superamento della discriminazione nei confronti delle donne – superare gli ostacoli di natura politica nel corso della lunga discussione in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. È toccato infatti alla Commissione Bilancio della Camera prendere la decisione che, per carenza di copertura finanziaria, ha condotto allo stralcio degli articoli 14 e 17.
Se il governo non è stato in grado di individuare le risorse, tocca ora all’esecutivo stesso promuovere un’azione concreta e immediata a partire dalla prossima Finanziaria per dare una risposta alle attese delle comunità italiane nel mondo».

Roma, 27 settembre 2007

martedì 25 settembre 2007

"Alle primarie appoggio Veltroni"

Onorevole Fedi, anche lei aderirà al Partito Democratico. Si sentiva davvero la necessità di una ennesima forza politica nello scenario italiano?
Decisamente sì. In primo luogo, il Partito che nasce può allargare gli orizzonti, rapportandosi meglio a tante realtà politiche di altri Paesi a livello internazionale: dagli Stati Uniti dove c’è una formazione politica omonima, all’Australia dove il Partito Laburista ha all’interno sia le forze moderate che la sinistra. Ma soprattutto il Pd contribuisce al rinnovamento della politica italiana. Siamo consapevoli che non sarà la sua nascita a risolvere i problemi del sistema politico nazionale, ma certamente si va nella direzione di un rafforzamento dell’ipotesi bipolare che contribuisce alla semplificazione del quadro politico.

Quali sono i punti fondamentali del programma del Pd per gli italiani nel mondo?
Ancora è presto per parlare di un programma del Pd, e in ogni caso attualmente, nell’operato governativo e parlamentare, vale quello sottoscritto dalle forze dell’Unione. Certamente, però dovranno continuare a valere l’impegno per un piano di riforme e di investimenti dello Stato su scuola, lingua e cultura italiane, per la tutela sociale in particolare per i più disagiati tra i nostri connazionali all’estero, e per il rafforzamento dell’interscambio economico. Inoltre auspico che il Pd, anche grazie al contributo dei suoi sostenitori fuori dall’Italia, costruisca un rapporto più solido con le forze progressiste, di centro-sinistra e socialiste del mondo intero, sui grandi temi che ci riguardano tutti a livello globale: pace, sicurezza, diritti umani, lavoro. Questioni che toccano sì i governi nazionali, ma che nell’era della globalizzazione debbono essere sempre più gestite a livello sopranazionale.

Ma nel parlamento europeo esiste un gruppo del Partito Socialista cui la Margherita ha già detto di non voler aderire. Veltroni si sta spendendo per ora invano per fargli cambiare nome, con l’aggiunta dell’aggettivo “democratico”. Insomma, la collocazione del Pd è già difficile a livello europeo. O no?

Non è tanto importante la collocazione quanto la capacità di lavorare assieme sui contenuti. Non mi scandalizzerebbe se su molti punti programmatici concreti ci fosse un impegno congiunto tra le forze politiche socialiste e quelle moderate, in Europa e in generale a livello internazionale. È nel Dna del Pd avere dentro diverse correnti di pensiero. Certo, molte di queste posizioni apriranno un dibattito, ma credo che i partiti servano a questo: a trovare una sintesi.

Prendiamo la laicità. Come la mettiamo?
Come in Australia. Nel Partito Laburista ci sono posizioni che coprono un ampio spettro di vedute, come accade in Italia tra Ds e Margherita. Nonostante ciò si è trovata un’intesa comune. Cosa che dobbiamo fare anche da noi, per poi meglio dialogare con le nostre forze omologhe all’estero.

Veniamo alle primarie del 14 ottobre. Lei appoggia Veltroni. Perché?

Chiariamoci, tutte e sei le candidature alla segreteria nazionale sono valide. Il comitato che ho contribuito a mettere in piedi nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, scende in campo per Walter Veltroni perché a nostro modo di vedere l’attuale sindaco di Roma, con la sua capacità politica, può tenere insieme la varie anime del Partito Democratico, e mi riferisco non solo a quelle già esistenti, ma anche a delle nuove soggettività che riusciremo a portare dentro. C’è bisogno di una forte ventata di novità. Un contributo positivo può venire dalle donne. Ho subito ritenuto importante il fatto che il regolamento preveda che la metà dei candidati alla costituente siano donne. Mi auguro non sia percepito come un peso da nessuno.

Come si voterà all’estero?
Chiunque potrà votare a distanza via internet. Iscrivendosi prima del 14 ottobre, si riceverà una password tramite sms e quindi accedendo a un sito che a breve verrà segnalato si potrà esprimere la propria preferenza. L’iscrizione preventiva alle primarie, che non coincide con quella al partito, dovrebbe essere una garanzia di sicurezza. Ma voglio aggiungere qualcosa aldilà dei metodi di voto e delle candidature.

Aggiunga pure.

Io vorrei che in questo clima di antipolitica, il prossimo 14 ottobre sia una giornata in grado di riaffermare il valore della politica. Che la partecipazione democratica dei cittadini sia l’anticorpo all’antipolitica, nella quale spesso si insinuano anche i poteri forti.

E bastano le primarie?
No. Queste sono un momento essenziale di coinvolgimento reale dal basso. Ma non mi illudo. Credo che la priorità oggi siano le riforme. Parlo di quelle riforme che possono sbloccare lo stallo della politica italiana. È tutta qui, io credo, la ragione dell’antipolitica montante. Noi abbiamo una classe politica immobilizzata dalle eccessive litigiosità all’interno delle coalizioni e soprattutto dallo scontro tra maggioranza e opposizione. Questo continuo conflitto non aiuta a trovare un terreno sereno di confronto per cambiare in meglio il Paese.

Ma la cosiddetta antipolitica chiede altro. Che ne dice del V-Day di Beppe Grillo?
Mi chiedo che senso abbia promuovere un movimento segnato dal "vaffa": la raccolta firme su proposte concrete mi pare ragionevole, al punto che io stesso avevo risposto alle tre domande rivolte da Grillo ai parlamentari. Tre sì con alcuni distinguo. Sì all'ineleggibilità per i condannati in via definitiva con interdizione dai pubblici uffici. Sì al limite di due mandati: 10 anni sono tanti in Parlamento, anche se su questo punto vale la pena discutere trovando altri modi, altre vie, alla necessità di sbloccare il sistema politico per quanto concerne il ricambio generazionale della classe dirigente di questo Paese. Sì alla preferenza per lasciare liberi i cittadini di scegliere. Il Parlamento deve saper ascoltare ma non può tirarsi indietro dal compito di guidare la politica e con i movimenti, tutti, andrebbe avviato un confronto aperto ma chiaro nei rapporti che non possono essere fuori dalle logiche della politica e del confronto. Non certo con il “vaffa”! Sono convinto che l'antipolitica non sia utile ai cambiamenti "veri", una politica seria, che sia meno spettacolo e più fatti concreti, meno scontro e più confronto, meno ideologia e più riforme.

Però c’è grande disillusione sul ruolo dei partiti, che dovrebbero essere i soggetti in grado di raccogliere le spinte dal basso e tradurle in decisioni concrete.

È vero, i partiti hanno oggi un grande difetto: sono strutture pesanti che hanno organigrammi gerarchici e promuovono sostanzialmente se stessi. Invece dovrebbero promuovere le idee ed i valori di cui sono portatori ed essere più ricettivi nei confronti della società civile. È necessario che cambino in fretta, si alleggeriscano per stare al passo dei tempi di internet e della globalizzazione. Nonostante ciò, credo che non si possa invitare a distruggerli. È giusta l’autocritica ed è sacrosanta la spinta a cambiare i partiti, ma ricordiamoci sempre che essi sono lo strumento della politica democratica, alla quale non saprei proprio proporre alternative migliori.

Altro motivo di protesta dei cittadini sono i costi della politica.
D’accordo, il costo della nostra politica è troppo elevato. Ma se vogliamo tagliare questi eccessi e soprattutto rendere le istituzioni più efficienti e funzionali, l’unica soluzione sono le riforme, quelle costituzionali e quella elettorale, per fare le quali è necessario un atteggiamento più costruttivo da parte di tutte le forze politiche. C’è infatti una forte richiesta di funzionalità e semplificazione. L’opposto della situazione attuale nella quale i regolamenti pesanti di due Camere troppo identiche tra loro allungano i tempi di discussione e approvazione dei provvedimenti.

Queste sono riforme istituzionali. E quella elettorale?
In realtà l’urgenza di una nuova legge elettorale è dettata soprattutto dall’instabilità che quella attuale ha provocato, come si vede al Senato. Non ci si può permettere di ritornare alle urne con questo sistema.

Quindi vede elezioni a breve? O se le augura?

Tutt’altro. Io credo che il governo Prodi debba lavorare fino al termine della legislatura. E non solo perché nella mia ripartizione sono stato il candidato di tutta l’Unione. Ma perché credo che solo portando a termine la legislatura si possano varare le riforme di cui parlavo.

Non crede però che poi i temi che toccano la gente siano altri, come ad esempio l’occupazione o la quarta settimana del mese?
Non c’è dubbio che bisogna riportare la discussione politica sui temi che stanno a cuore ai cittadini. Ma anche qui il governo e la maggioranza si sono mossi. Faccio un esempio. L’intervento di aumento delle pensioni non raggiunge tutti coloro che vivono in condizioni di difficoltà economica in questo Paese. Si può quindi fare di più, ma va riconosciuto che è un primo passo importante.

Gli aumenti pensionistici non sono un po’ poco?
Mi limiterò a ricordare alcune questioni che concernono gli italiani all'estero:, le detrazioni per carichi di famiglia, la riforma della cittadinanza (calendarizzata per il 28 settembre con la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana), la conferma degli impegni di spesa nel 2007 ed ora il progetto di finanziaria 2008 con la maggiore attenzione alla rete consolare. Insomma, non è possibile dire che non si è fatto niente.

La Finanziaria è in arrivo. Cosa bolle in pentola sul fronte degli italiani all’estero?
La Finanziaria la predispone il governo, è bene ribadirlo. Le nostre richieste sono note: vanno dalla sanatoria sugli indebiti pensionistici Inps fino all’assegno di solidarietà, dalla maggiore dotazione delle rete consolare all’implemento delle risorse per la promozione e la diffusione di lingua e cultura italiane. Alla Camera valuteremo il percorso per raggiungere questi obbiettivi, coordinando la nostra iniziativa con gli eletti all’estero del Senato, dove quest’anno inizierà l’iter della Finanziaria.

Un’ultima domanda. Cosa risponde alle riflessioni di Silvana Mangione del CGIE sulla riforma del voto all’estero?
A Silvana dico che non dobbiamo temere una discussione sulla riforma delle legge 459 del 2001. Anche perché se non affrontiamo i nodi posti dalle legge in vigore c’è il rischio di ritrovarsi di fronte a una replica degli stessi problemi già emersi. Noi eletti all’estero da tempi non sospetti non siamo soddisfatti dalle soluzioni individuate dalla legge attuale. Lo abbiamo segnalato già all’indomani delle prime consultazioni elettorali, cioè dopo i referendum e l’elezione dei Comites. Conosciamo i problemi reali legati a queste modalità di voto: dall’anagrafe dei residenti italiani all’estero fino alla tempistica del voto, dal materiale elettorale fino alle modalità della sua espressione. Come risulta dagli atti delle audizioni presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato della XIV legislatura, noi abbiamo subito proposto delle modifiche. All’amica Silvana Mangione dico inoltre che al mio appello estivo in tal senso ho ricevuto varie risposte, le quali entreranno a far parte di un ulteriore approfondimento tematico. Spero che insieme agli altri contributi che giungeranno, possano costituire una valida base di partenza per il lavoro di coordinamento sul tema che spetta ai due comitati per gli italiani all’estero di Camera e Senato.
Lorenzo Rossi

Fedi: "L'Italia non è un Paese normale"

Di seguito l'intervista apparsa ieri sul quotidiano "Il Globo" di Melbourne a firma di Paul Scutti.
Partito Democratico, crisi della politica, legge sulla cittadinanza, pensioni. La carne al fuoco non manca nell’intervista con l’On. Marco Fedi, da poco rientrato in Italia per la ripresa dei lavori parlamentari.
Convinto sostenitore della candidatura di Walter Veltroni alla guida del nascente PD, Fedi conferma che entro pochi giorni sarà resa nota la lista dei candidati che – in rappresentanza della ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide – andranno ad unirsi alla costituente del nascente partito.
“Grazie alla lista Democratici Italiani nel Mondo per Veltroni, anche i nostri cittadini che risiedono all’estero possono esser certi che stanno dando un contributo originale alla creazione di questa nuova formazione politica”, sottolinea l’esponente dell’Unione.
Resta da chiedersi fino a che punto gli italiani saranno ricettivi nei confronti di un nuovo partito, nel momento in cui il Paese sembra vivere uno dei momenti più bassi nel rapporto tra cittadini e politica. “Da parte mia posso affermare di essere uno di quei politici che hanno risposto alle proposte avanzate da Beppe Grillo. Sulla ineleggibilità dei condannati e sul mandato parlamentare limitato a due legislature sono d’accordo. Provvedimenti del genere non sarebbero necessari se l’Italia fosse un Paese normale, ma purtroppo non è così e a circostanze eccezionali a volte è il caso di rispondere con misure eccezionali”.
La riapertura del Parlamento segna anche la ripresa del dibattito su uno dei temi più cari agli italiani che risiedono all’estero: la cittadinanza. “Ci sono notizie confortanti in merito. Il governo ha dato il suo parere positivo sulla legge e sulla copertura finanziaria necessaria alla sua attuazione. Serviranno infatti maggiori risorse per i consolati affinché possano smaltire le situazioni pregresse e soddisfare le richieste di quegli italiani che vogliono vedersi riconosciuta la cittadinanza. Sui tempi è difficile fare pronostici, in Italia bisogna battersi letteralmente su tutto. La speranza è che la legge possa avere il via libera della Camera entro la fine dell’anno”.
Un ultimo accenno infine alle pensioni, dopo che anche quelle in regime internazionale hanno goduto del recente aumento riservato agli assegni più bassi. “Bisogna riconoscere che la platea degli aventi diritto è limitata – precisa Fedi –, perché con la combinazione di varie pensioni si supera facilmente il limite stabilito dei 14.000 dollari australiani. Ciò detto, l’aumento resta comunque un ottimo risultato, per nulla scontato. Peccato però che, ancora una volta, l’INPS si sia distinta per l’assoluto vuoto informativo in materia”.
Approvati gli aumenti, resta da risolvere il problema degli oltre 50.000 pensionati residenti all’estero che si sono visti richiedere un rimborso da parte dell’INPS. “Abbiamo presentato una proposta di legge per la sanatoria degli indebiti relativi al periodo tra il primo gennaio 2002 e il 31 dicembre 2005”, conferma Fedi. Se approvata, la sanatoria dovrebbe essere anche l’ultima, visto che l’INPS sta studiando un nuovo provvedimento per eliminare alla radice le cause che provocano l’insorgere delle situazioni debitorie.
PAUL SCUTTI
Melbourne, 24 settembre 2007

giovedì 20 settembre 2007

Nascono i "Democratici italiani nel mondo per Veltroni" anche nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide

La candidatura di Walter Veltroni alla guida del Pd è davvero internazionale. A giorni, infatti, anche per la ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide verrà ufficializzata la lista dei candidati alla costituente del Partito democratico in sostegno al sindaco di Roma come segretario del nuovo soggetto politico. La lista si chiamerà “Democratici italiani nel mondo per Walter Veltroni”. Numerosi comitati in appoggio all’iniziativa sono già nati e stanno raccogliendo le firme per presentarsi in tutta l’Australia, in Tunisia e in Sudafrica, ed è probabile che nuovi se ne aggiungeranno da qui al giorno delle primarie. Questa circoscrizione estera, che è la più estesa, invierà sette componenti alla costituente del Pd. L’on. Marco Fedi, deputato eletto nelle file dell’Unione proprio in questa ripartizione, è tra i più convinti sostenitori della candidatura di Veltroni a segretario, da lui definito come “una figura in grado di unire le varie anime del Partito che sta nascendo e di portare nella politica italiana l’innovazione di cui c’è forte bisogno”. “Si sta lavorando molto per le primarie del 14 ottobre – aggiunge Fedi – affinché esse riscontrino un’ampia partecipazione. Il Pd non può fare a meno, infatti, del protagonismo degli italiani nel mondo, se davvero intende misurarsi con temi dell’agenda politica globale, come la pace, la sicurezza e i diritti umani”.

martedì 18 settembre 2007

Festa nazionale de l'Unità: il mio intervento


Cliccando sul titolo del post si accede alla breve speciale video dedicato al dibattito su gli italiani nel mondo dalla Tv online Ds, inclusi dei commenti di Marco Fedi.

Resoconto dell'Agenzia AISE:

Ad evidenziare l’importanza della storia dell’emigrazione e della "storia dei processi di integrazione dei nostri connazionali nei Paesi di residenza" anche Marco Fedi nel suo intervento. "Oggi possiamo dire con orgoglio di essere riusciti a realizzare il progetto di integrazione nei Paesi in cui tante nostre comunità vivono", ha osservato. "Molti dei presenti sanno che i nostri connazionali sono diventati parlamentari dei Paesi in cui vivono, hanno segnato il tempo dell’integrazione e così sono riusciti a rafforzare il legame politico tra l’Italia e gli italiani all’estero". Quanto al futuro PD, Fedi ha espresso la necessità di un progetto politico "che garantisca all’Italia di utilizzare al meglio il patrimonio che esiste fuori dai confini, di utilizzare al meglio l’opportunità di sviluppo che ha all’estero e di avere, a livello europeo ed internazionale, legami sempre più forti dal punto di vista economico e culturale. In tal senso, "il progetto politico che portiamo avanti è importante. Oggi creiamo un nuovo partito, il PD, un processo politico che oggi è compreso con forza anche dagli italiani all’estero, i quali si rendono conto che con il loro contributo alla costruzione del PD si creano le condizioni per rinnovare l’Italia". Per Fedi, "attraverso la realizzazione del PD, deve venirsi a creare un nuovo legame con gli italiani all’estero, che guardi ai grandi temi internazionali, quali la pace, la sicurezza, la stabilità. Siamo nell’era della globalizzazione e la globalizzazione, attraverso i legami internazionali, deve permettere una crescita anche in quei Paesi che oggi sono instabili e sono in situazioni conflittuali. E anche con il contributo delle comunità italiane all’estero possiamo riuscire a fare questo". Puntando, infine, l’attenzione sui temi della precarietà e del lavoro, il deputato diessino ha precisato che "non si tratta di problemi che riguardano solo l’Italia, ma riguardano tutti i Paesi occidentali. E anche noi all’estero su questi temi possiamo dare un contributo. In Parlamento gli eletti all’estero possono portare un bagaglio di esperienze che ancora oggi ha avuto poca possibilità di essere raccontato e quindi acoltato". "Penso che il PD", ha concluso Marco Fedi, "debba trovare questo collegamento nuovo con le comunità italiane nel mondo e dare anche risposte concrete. Se c’è un italiano indigente, ovunque egli viva, va tutelato, se c’è un immigrato indigente dovrà essere tutelato. E l’Italia e il PD dovranno farsi carico di avere una politica adatta a queste esigenze".

(federica cerino\aise)

lunedì 17 settembre 2007

Anche gli italiani nel mondo voteranno alle primarie del Pd: il dibattito alla Festa nazionale de l'Unità di Bologna.

Presso la Festa nazionale de l'Unità a Bologna, domenica 16 settembre alle ore 11.00, si è tenuto un dibattito molto partecipato (circa 400 i presenti) dal titolo: "Le politiche dell'Italia e degli italiani nel mondo". L'incontro, moderato dal responsabile comunicazione dei Ds nel mondo Eugenio Marino, è stato introdotto da Maurizio Chiocchetti (resp. Italiani nel mondo Ds). A seguire c'è stato spazio per gli interventi di: Luciano Vecchi (resp. Esteri Ds), Michele Schiavone (segr. federazione europea Ds), Mariza Bafile (deputata eletta nella circoscrizione Americhe), Marco Fedi (deputato eletto nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide), Franco Danieli (viceministro degli Esteri con delega agli Italiani nel mondo), Silvia Bartolini (presidente Consulta regionale immigrazione e emigrazione dell'Emilia Romagna), Claudio Micheloni (senatore eletto nella circoscrizione Europa), Elio Carrozza (segr. gen. CGIE). le conclusioni sono state affidate a Marina Sereni (vicepresidente del gruppo dell'Ulivo alla Camera dei Deputati).
Dall'agenzia stampa 9 colonne:
Gli italiani residenti all'estero potranno votare per le primarie del Partito democratico. A margine di un dibattito tenutosi alla Festa nazionale de l'Unità, il responsabile Italiani nel mondo dei Ds Maurizio Chiocchetti ha illustrato le modalità di voto possibili per i nostri concittadini. "Il voto per gli italiani residenti all'estero - ha detto - è un risultato importante che abbiamo ottenuto con l'avallo del comitato dei 45. Vi sono due modi per votare. In primo luogo allestiremo seggi in moltissime città". Saranno cinquanta solo in Svizzera, ma anche uno in ognuna delle città più importanti al mondo, da Melbourne a Buenos Aires, da San Paolo a Sidney. "Poi - ha aggiunto Chiocchetti - c'è la via telematica. I cittadini che vorranno votare lo potranno fare via posta elettronica, richiedendolo prima del 14 ottobre. Per rendere il voto unico e riservato verrà inviata una password con la quale accedere al servizio. Un' importante sperimentazione perché ormai lavorare in una dimensione planetaria implica il coinvolgimento delle persone via internet". Quanto alla partecipazione, le previsioni sono ottimistiche. Due anni fa, alle primarie dell'Unione votarono in 20mila. "Possiamo superare quella cifra", ha detto Chiocchetti. Previsione confermata da Marco Fedi, eletto alla Camera nella circoscrizione Oceania, Asia, Africa e Antartide: "Da noi in Australia due anni fa votarono in duemila, ma questa volta ci aspettiamo più partecipazione".

mercoledì 12 settembre 2007

Lingua e cultura italiana all'estero, pensioni, Partito Democratico: le linee guida del mio impegno durante il periodo estivo

L’On. Marco Fedi, deputato eletto nelle file dell’Unione nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, di ritorno dall’Australia, sta riprendendo in questi giorni l’attività parlamentare a Roma. Varie le questioni sul tappeto che lo riguardano da vicino.Nel Parlamento italiano esistono molte proposte di legge di riforma della 153/71, la norma che regola l’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero. Qual è la sua idea?
Sgombriamo subito il terreno da un equivoco. L’insegnamento di lingua e cultura italiane all’estero non va “privatizzato”. Credo invece che si debbano trovare soluzioni adeguate rispetto a situazioni davvero diverse tra loro in termini di realtà dell’insegnamento e della diffusione della nostra lingua. Ci sono casi in cui l’impegno principale è degli enti gestori, altri dove il ruolo centrale è delle scuole italiane ed altri ancora dove gli ordinamenti scolastici locali hanno assunto un ruolo centrale. È fin troppo evidente, quindi, che il nuovo quadro normativo debba articolare e differenziare gli interventi conformemente al Piano Paese predisposto per ciascuna situazione specifica.
Esiste però un problema di risorse economiche?
Va affrontato con “realismo”. Mi spiego. Ci possono essere trasferimenti di risorse ad enti di diritto privato, che non perseguano il lucro, che si propongano fini ed obiettivi statutari relativi al benessere della comunità italiana e che rispondano, sia in Italia che in base alle legislazioni locali, a criteri di trasparenza e di corretta gestione amministrativa, sottoposta a controlli annuali. E tutto ciò non può definirsi una “privatizzazione” in senso tradizionale. Il dibattito, che si è trasferito sul piano ideologico, deve tornare ad essere legato alle soluzioni ottimali.
Quali sono?
Penso alla già citata differenziazione degli interventi a seconda della realtà Paese, all’azione didattico-formativa e di coordinamento affidata ai dirigenti scolastici i cui uffici devono essere adeguatamente dotati di personale amministrativo, all’azione di controllo da parte dell’autorità consolare, all’assunzione in loco di docenti e, in alcune realtà, se il Piano Paese indica quella soluzione come la più confacente ai bisogni formativi, anche assunti dall’Italia. Inoltre, è necessario operare un coordinamento tra diverse Direzioni del MAE con altri Ministeri che hanno competenza specifiche come il Ministero della Pubblica Istruzione, per concorrere a determinare le linee generali dell’azione di promozione e diffusione di lingua e cultura italiane. Mi sembra che questi elementi possano portare all’elaborazione di un testo condiviso da sottoporre all’attenzione del Governo o da ripresentare come proposta unitaria in Parlamento.
C’è poi un’altra questione “spinosa”. I diritti sindacali dei lavoratori del Ministero degli affari esteri.
A tal proposito, è necessario un chiarimento con i sindacati per quanto attiene due aspetti: la partecipazione democratica all‘elezione delle rappresentanze sindacali unitarie (RSU) e la questione delle retribuzioni e della ristrutturazione della carriera professionale. Parliamo delle RSU.Una premessa. La Costituzione della Repubblica italiana garantisce ai lavoratori, indipendentemente dalla natura del loro contratto di lavoro, la possibilità di partecipare alla vita sindacale e di eleggere le proprie rappresentanze. Qui noi stiamo parlando di circa 1.200 lavoratori, la maggior parte dei quali cittadini italiani o comunitari, che non hanno la facoltà di esercitare liberamente i loro diritti sindacali. Infatti questi lavoratori non sono destinatari della contrattazione collettiva e non possono eleggere le rappresentanze sindacali unitarie. Lo dimostra il fatto che in occasione delle ultime elezioni delle RSU, su un contingente di oltre 2.500 impiegati a contratto, solo il 50 per cento circa ha avuto il diritto di partecipare attivamente e passivamente alla elezione di propri rappresentanti.
Come è potuto accadere?
L’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), ha determinato che solo i destinatari del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) possono partecipare alle elezioni delle RSU, escludendo pertanto dal diritto di voto gli impiegati in possesso di un contratto regolato dalla legge locale. Tale grave discriminazione, in stridente contrasto con l’art. 3 della Costituzione e con i princýpi comunitari, non tiene conto dello spirito del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 (attualmente decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), con il quale il legislatore ha inteso garantire la partecipazione di tutti i lavoratori alle consultazioni per le RSU. A ciò si aggiunga il dettato dell’art. 93 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall’articolo 11 della legge 23 aprile 2003, n. 109. Cito: «Il personale dell’Amministrazione degli affari esteri è costituito (...) dal personale delle aree funzionali come definiti e disciplinati dalla normativa vigente, nonché dagli impiegati a contratto in servizio presso le rappresentanze diplomatiche, gli uffici consolari e gli istituti italiani di cultura». Seconda questione: retribuzione e carriera.
Cosa pensa a tal proposito?
Bisogna riconoscere l’attività svolta per anni con impegno, professionalità e dedizione dagli impiegati assunti localmente dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti di cultura. C’è una proposta di legge che stiamo esaminando e che riprende un’analoga proposta presentata nella scorsa legislatura dai deputati Calzolaio, Spini ed altri, che dà luogo a un quadro normativo più adeguato, ispirato dalla legge n. 775 del 1956, la quale istituiva il ruolo speciale transitorio ad esaurimento. Anche su questo tema il confronto con i sindacati deve portarci a raggiungere un’ipotesi di riforma dell’intero settore.
Cambiamo argomento. Anche le pensioni in regime internazionale hanno goduto del recente aumento delle pensioni basse.
È un ottimo risultato. Non scontato. Però dobbiamo lamentare, nuovamente, un assoluto vuoto informativo da parte dell’INPS e di chi ha ulteriormente esaminato la legge n. 127 del 18 agosto 2007, approvata prima della pausa estiva, e ne ha limitato alcuni effetti.
I parlamentari eletti all’estero non hanno colpe in tal senso?
Non è un nostro compito esclusivo informare, soprattutto quando vi sono interpretazioni della legge da parte delle pubbliche amministrazioni. Il compito dei parlamentari è di monitorare l’applicazione pratica della legge affinchè sia rispettata la volontà del Parlamento. E in tal senso esprimiamo ancora preoccupazione per la mancata messa a regime di un sistema di verifica reddituale annuale anche all’estero. Questa situazione potrebbe portare al crearsi di ulteriori indebiti. Semmai noi parlamentari dell’Unione abbiamo dei meriti.
Quali meriti?
Per quanto concerne le nuove modalità di pagamento delle pensioni all’estero, alla luce dei problemi insorti e relativamente alle misure adottate dall’Istituto per il superamento dei problemi iniziali, è stato significativo l’intervento dei parlamentari de l’Unione eletti all’estero e dei patronati. Abbiamo ribadito la necessità della messa a regime del nuovo sistema di pagamento e, soprattutto, la realizzazione di un archivio informatico. Si è discusso anche di una sanatoria indebiti pensionistici di recente.Per la sanatoria abbiamo presentato una proposta di legge che dispone l’abbandono del recupero delle prestazioni pensionistiche e familiari erogate indebitamente dall’Inps a oltre 50.000 pensionati residenti all’estero per i periodi dal 1° gennaio 2002 al 31 dicembre 2005. Si tratta di una ragionevole ed inderogabile sanatoria di indebiti che si sono spesso costituiti a causa di ritardi e di farraginose procedure con cui vengono acquisite e registrate le informazioni reddituali dei pensionati residenti all’estero.
Insomma un condono degli indebiti pensionistici dei residenti all’estero a cui potrebbero seguirne di altri in futuro…
No, questa sanatoria potrebbe essere l’ultima, dal momento che, ci è stato riferito dallo stesso Inps, è allo studio un provvedimento che, riformando e sistematizzando con cadenza annuale le procedure relative alla rilevazione dei redditi dei pensionati residenti all’estero, dovrebbe eliminare a regime le cause che provocano l’insorgere delle situazioni debitorie.
I costi dell’operazione?
In realtà non si tratterebbe di costi effettivi ma di un minor recupero, peraltro di somme difficilmente esigibili per ragioni legislative, tecniche e territoriali.
Ultimo argomento. Il Partito democratico è in costruzione. Anche nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide?
Il cantiere procede. Sono nati anche in Australia i comitati a sostegno della candidatura di Walter Veltroni alla guida del Partito Democratico. Importanti iniziative si sono svolte a Perth, Adelaide, Sydney e Melbourne. I comitati hanno approvato un documento politico in cui si stabiliscono gli orientamenti per le candidature nella lista Democratici Italiani nel Mondo per Veltroni, nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide.
Quali orientamenti?
I Democratici Italiani nel mondo si accingono a dare un contributo significativo alla costruzione di un partito nuovo. Un partito che nasce anche con il contributo originale degli italiani all’estero e che determinerà, fin dalla sua nascita, sia la struttura organizzativa all’estero che l’indirizzo programmatico. È un passo decisivo per la costruzione di una nuova cultura politica, in cui gli italiani all’estero possano contribuire anche alla creazione di percorsi internazionali, globali, per la pace e la sicurezza, lo sviluppo sostenibile, la tutela dell’ambiente, l’avanzamento dei diritti delle persone e la loro integrazione. Inoltre, il nuovo partito dei democratici italiani nel mondo avrà il compito di contribuire a rafforzare il legame politico e culturale con le comunità italiane nel mondo, a portare avanti un piano di riforme indispensabili per rendere davvero efficaci gli investimenti del nostro Paese all’estero.
A chi vi rivolgete?
Il Partito dei Democratici italiani nel mondo si aprirà a nuovi soggetti attingendo da esperienze politiche e culturali diverse tra loro, ma in grado di costruire un percorso autenticamente riformatore. La novità di questo processo politico è rappresentata dalla candidatura di Walter Veltroni. Su capacità di aggregazione di forze e soggetti nuovi e programma, dovremo fare insieme una valutazione di merito nei prossimi mesi. Il mio auspicio è che l’apertura sia la più vasta possibile. Credo che la politica sia bella quando è servizio e quando tutti i cittadini hanno occasione per costruirla, per parteciparla, per rappresentarla.
Ma poi i democratici italiani nel mondo conteranno davvero nel Pd?
Mi sembra che l’elezione di sette componenti dell’assemblea costituente è anche occasione di partecipazione. Una partecipazione che vedrà altri momenti signficativi con l’elezione nei prossimi mesi, sia in Australia che nell’intera ripartizione elettorale, degli organismi dirigenti del Partito Democratico.