lunedì 30 luglio 2007

"La missione in Tunisia dell'On. Fedi"



Si è svolta dal 28 giugno al 2 luglio la visita di Marco Fedi , deputato eletto nella circoscrizione estero, in Tunisia.

La visita, nata dalla volontà del deputato di conoscere più a fondo le problematiche ed i bisogni dei paesi da lui rappresentati (ricordiamo che si tratta di un territorio vastissimo con peculiarità molto differenti, rappresentando l’on. Fedi l’Africa, l’Asia e l’Oceania) ha dato inoltre occasione alla comunità italiana residente in Tunisia di discutere e confrontarsi sui propri bisogni. E’ emersa la volontà di una maggiore coordinazione fra le associazioni e gli enti italiani in Tunisia, nonché la necessità di un raccordo diretto ed efficace con le nostre rappresentanze in Italia. L’on. Fedi si è detto disponibile ad aprire un dialogo costante mostrando volontà di ascolto e collaborazione.

Resoconto delle visite

L’ On. Fedi durante la sua visita dal 28 giugno al 2 luglio ha avuto modo di incontrare i rappresentanti della Comunità Italiana residente in Tunisia, i responsabili delle varie Associazioni, nonché gli organi istituzionali italiani.
Giovedì 28 al suo arrivo, è stato accolto dal Corriere di Tunisi di cui la mattina seguente ha visitato anche gli uffici.
Venerdì 28 si è tenuto un pranzo al Circolo Italiano di Tunisi a cui hanno presenziato delegati delle varie associazioni, della Scuola Italiana di Tunisi, dell’Istituto Dante Alighieri, del Dipartimento di Italianistica dell’Università.
Il pomeriggio è proseguito proprio con gli incontri con i docenti di lingua italiana e la visita all’istituto Dante Alighieri. In serata cena da S.E. Arturo Olivieri, Ambasciatore d’Italia.
Sabato l’on. Fedi ha visitato la comunità meno abbiente a Rades, continuando poi per tutto il week-end nelle visite del territorio e nell’approfondimento della conoscenza della comunità italiana in Tunisia.
Lunedì ultimo giorno di visite alla Camera di Commercio Italo-Tunisina.

Intervista

On. Fedi quale crede sia il valore aggiunto della partecipazione dei rappresentanti degli italiani all’estero nella vita legislativa italiana?

La mia prospettiva, cosi come credo quella degli altri rappresentanti eletti alla Camera dei Deputati o al Senato è quella di poter contribuire ad arricchire il dibattito politico italiano grazie alla differenza e ricchezza di esperienze che ognuno di noi si porta dietro. Contribuire a modernizzare l’Italia su alcuni aspetti che ancora la rendono ancorata a pratiche e idee superate. Questo vale sia per i rappresentanti degli italiani all’estero eletti nelle file del governo sia per quelli dell’opposizione, perché credo che l’opera di dialogo e confronto che possiamo intraprendere sia trasversale e che da un lato e dall’altro possiamo contribuire ad arricchire la costruzione di una nuova identità italiana, forte anche dei contributi dei connazionali all’estero.

Qual è il suo impegno a medio e lungo termine come deputato? Quali sono i progetti per cui si impegnerà?

Sicuramente una delle battaglie che appoggerò sarà la riforma della legge 153 che riguarda la diffusione della lingua italiana all’estero; mi impegnerò anche per una riforma della legge sull’editoria italiana all’estero, per far si che i contributi vengano aumentati ma ugualmente vengano distribuiti in modo più razionale, rivedendo i criteri di attribuzione per esempio per includere anche i nuovi giornali on-line.
Sono deluso che si sia arenato il disegno di legge per la riforma sulla cittadinanza, ma questo è un punto su cui continuerò ad insistere per tutti i prossimi 4 anni di legislazione se necessario, e fermo restando che si superino i momenti di crisi che il governo sta passando e che ci sia la possibilità di portare a termine l’intero mandato.
In generale sosterrò sempre l’opera di diffusione di un “Sistema Italia” efficace ed incisivo. Ultimi due punti che mi stanno particolarmente a cuore e che intendo sottolineare sono le riforme sulla sicurezza sociale, l’idea è di promuovere in maniera diffusa convenzioni bilaterali come è avvenuto in Marocco e Filippine e la riforma delle pensioni per gli italiani all’estero. Su queste tematiche c’è l’appoggio del viceministro Danieli che si è dimostrato sensibile a questi problemi. E su questi punti c’è inoltre non solo il mio impegno personale ma anche quello del senatore Randazzo che purtroppo non ha potuto essere qui con noi in questi giorni.

Lei rappresenta un bacino territoriale vastissimo, con elettori che le presenteranno problematiche totalmente differenti; come pensa di riuscire a conciliare le diverse richieste? Quale il suo impegno specifico per la Tunisia?

L’impegno che ho preso fin dall’inizio del mio mandato e che intendo mantenere è quello di una disponibilità assoluta al dialogo con i miei elettori, ad ascoltare le loro richieste cercando di creare una sintesi di tutte queste diversissime esigenze. In questo contesto si colloca anche questo viaggio in Tunisia, come volontà di conoscere meglio la comunità italiana locale e comprendere meglio le sue necessità . Certo non mi sarà possibile visitare tutti i paesi da me rappresentati; trattandosi appunto di un territorio vastissimo ma ad ogni modo anche da Roma sarò sempre disponibile all’ascolto.
Per la Tunisia mi impegnerò particolarmente per ottenere l’assistenza sanitaria per i nostri connazionali indigenti e per trovare un modo di risolvere le problematiche legate ai matrimoni misti e alle difficoltà nelle pratiche di divorzio e affido minori.
Discuterò inoltre con la rete diplomatica per la ricostituzione del Comites, di cui chiaramente la comunità residente sente l’esigenza e che potrà assurgere a coordinatore e punto di riferimento per l’Associazionismo presente sul territorio.

Manuelita Scigliano

giovedì 12 luglio 2007

Interviste a Repubblica TV e a Radio24 sui presunti brogli

Repubblica TV

A questo link potete vedere l'intervista rilasciata a Repubblica TV da Marco Fedi mercoledì 11 luglio:

intervista Repubblica Tv

Le parole di Marco Fedi possono essere ascolatate al minuto 12.20 circa del video.

Radio24

Al seguente link potete ascoltare l'intervista audio rilasciata a Radio24 giovedì 12 luglio:

intervista Radio24

martedì 10 luglio 2007

"Ecco perché quel video è molto probabilmente un falso". Il parere del prof. Robert Volcic

Ci sono almeno quattro ragioni che farebbero pensare ad un falso. Questa, in sintesi, l’opinione di Robert Volcic, ricercatore in Psicologia della Percezione all'Università Olandese di Utrecht che, interpellato dall’onorevole Fedi e il senatore Randazzo ha esaminato il video di Paolo Rajo sui presunti brogli elettorali nella ripartizione Asia Africa e Oceania"L'intero filmato – sostiene Volcic - sembra un falso e questo per vari motivi che cercherò di elencare: solamente un paio (forse quattro in totale) di tutte le schede che appaiono nel video mostrano il segno di essere state piegate nel modo in cui le schede vengono consegnate all'elettore (anche via posta all'estero). Tutte le altre schede sono perfettamente piatte, come se fossero state stirate".In secondo luogo, "la dimensione delle schede che non presentano le piegature sono diverse dalle schede originali. Questo si vede molto chiaramente al minuto 1:14 del filmato". Inoltre, sostiene Volcic, "specialmente per quanto riguarda le schede della Camera (quelle arancioni) sia il colore che la larghezza del bordo intorno alla scheda sono diversi da quelle originali". E, infine, "l'inserimento della scheda votata nella busta grande non ha alcun senso. Per il voto all'estero la procedura era la seguente: la scheda votata andava infilata in una busta piccola bianca che poi andava inserita nella busta grande preaffrancata recante l'indirizzo dell'Ufficio consolare. In questa busta grande – ricorda Volcic - doveva essere inserito anche il tagliando elettorale che veniva tagliato dal certificato elettorale ricevuto per posta insieme alle schede e alle buste".Secondo l’esperto, inoltre, "una facile inferenza che si può fare vedendo questo filmato è che non sarebbe stato poi così complicato fotocopiare a colori le schede di voto originali e poi disporre queste fotocopie sul tavolo facendo presupporre di essere in possesso di centinaia di schede originali non votate". "Non ho la minima idea di che ragioni possa avere il sig. Paolo Rajo (Udeur) che ha filmato questa scena e l'ha poi fornita al pubblico, ma – conclude Volcic - sicuramente sarebbero da considerare i punti da me sopra elencati prima di scatenare nuovamente il dibattito sui brogli elettorali".

"Una bufala totale ai nostri danni": Fedi e Randazzo replicano così al video sui presunti brogli elettorali

“Quella delle liste contraffatte in Australia è una bufala totale, mal assemblata e peggio raccontata un anno dopo le elezioni da un ex candidato non eletto, che ha avuto poche centinaia di voti. In un ‘video' ripreso dallo stesso personaggio con il suo telefonino, si dice in un garage di Sydney, e con lo stesso che dà indicazioni su dove inserire nomi e schede”. E’ quanto si legge in una dichiarazione congiunta del senatore Nino Randazzo e dell’onorevole Marco Fedi, i due parlamentari dell’Unione coinvolti nel caso dei presunti brogli elettorali documentati da un filmato pubblicato da Repubblica.it”. “Alla ‘rivelazione’ – prosegue la nota - circa un presunto scandalo in Australia (a Sydney, si dà ad intendere) di schede votate in blocco per i candidati a Camera e Senato dell’Unione-Prodi nelle elezioni politiche dell’aprile 2006, non può abboccare chi è in grado di esercitare un minimo di buonsenso e intelligenza. Si vedono copie di schede ma senza le buste effettive nelle quali deve essere spedito il voto e senza il tagliando che garantisce l’autenticità e senza il quale tutto è possibile, soprattutto fare qualche fotocopia delle schede. Talmente la pretesa denuncia di brogli con un video di copie di schede riempite da una mano d’ignoto, risulta a chiunque priva di attinenze alla reale procedura del voto per corrispondenza nella circoscrizione Estero. Tant’è che l’Udeur stessa, la formazione dello sprovveduto candidato contestatario non ha mai voluto né potuto prendere nella minima considerazione le insistenti segnalazioni di una denuncia basata su una patetica non-documentazione”. “Siamo al ridicolo, allo sconcio di provincia, ciò che stupisce è che ci sia qualcuno disposto a crederci. Perché il personaggio in questione non si è rivolto un anno fa alla magistratura ? E perché non lo fa oggi ? Noi lo faremo e ci riserviamo naturalmente qualsiasi azione a tutela della nostra onorabilità”.

giovedì 5 luglio 2007

"Nonostante le difficoltà, esistono ancora le condizioni per poter governare bene"

Venerdì 15 giugno, lei, il senatore Edoardo Pollastri e Mariza Bafile, avete avuto un faccia a faccia con i massimi vertici dell’Inps, i risultati sembrano essere confortanti.
Ribadisco che l’incontro è stato assolutamente positivo. Peccato che non sia avvenuto prima. Avremmo avuto l’opportunità di evitare i disagi che si sono verificati all’estero.
Penso soprattutto ai pensionati. Inutile nascondercelo. E non lo nasconde neanche l’Inps tanto è vero che nell’incontro, c’è stato un impegno a rettificare, a portare tutti i miglioramenti necessari a rendere efficace la nuova modalità di pagamento direttamente su conto corrente. A giudizio di tutti, è stato considerato un passo avanti.
E una piccola rivoluzione affidare tutto ad un singolo istituto di credito. In questo modo si eviteranno quei problemi in ordine ad assegni smarriti, agli anni di attesa per poter ottenere una nuova emissione, alle frodi, agli assegni che, in passato, sono stati incassati da persone che non avevano alcun titolo e risultate poi decedute.
Con l’accredito diretto sul conto corrente, ci saranno tanti vantaggi. Bisogna rendere il sistema efficiente ed efficace e così non è stato. L’Inps sta rettificando tutte le aree in cui si sono verificati problemi, questo è sicuramente positivo.

Immagino che l’incontro si sia articolato anche su altre problematiche.
Abbiamo discusso della informatizzazione, degli ultimi passi avanti che l’Inps intende fare verso l’informatizzazione. Conseguentemente anche il collegamento con i patronati, la possibilità di dichiarare i propri redditi annualmente così da ridurre, o ridurre al minimo, gli indebiti che sono stati oggetto, tra l’altro, di una nostra proposta di legge di sanatoria.
Noi siamo convinti che si debba partire proprio da lì. Cioè evitare la formazione dell’indebito. Poi siamo altrettanto convinti che la sanatoria sia ancora necessaria per la semplice ragione che era responsabilità dell’Inps a causa delle campagne red non espletate sistematicamente ed in tempi utili. Senza contare che se i pensionati possono dimostrare di aver fatto tutto quello che è umanamente possibile per informare l’Inps e l’Inps non ne ha tenuto conto, allora, la sanatoria è un atto dovuto. E’ per questo che noi l’ abbiamo riproposta con una proposta di legge chiedendo l’intervento del governo su questa materia.
Abbiamo toccato anche altri aspetti, quello della organizzazione dell’ ufficio rapporti internazionali perché crediamo che la stagione delle convenzioni bilaterali debba essere ripresa con forza. Queste questioni riguardano sia gli italiani all’estero che gli immigrati in Italia. Ci sono convenzioni con importanti paesi di immigrazione quali, ad esempio, il Marocco, le Filippine che attendono di essere ratificate.
Questa stagione di ripresa verso le convenzioni bilaterali, ha bisogno di un ufficio relazioni internazionali che sia dotato di risorse sufficienti. Al momento, così non è. C’è anche questo problema che intendiamo affrontare.

Voi eletti all’estero siete stati tacciati di non contare niente in più di una occasione, che sensazione ha percepito al cospetto dei vertici dell’Inps?
Noi abbiamo incontrato il Presidente Sassi ed il Direttore Generale Crecco quindi, i vertici massimi dell’Istituto. La sensazione è stata del massimo rispetto riscosso. Noi abbiamo lavorato con l’Inps nei mesi scorsi su altre questioni, ci rendiamo conto delle difficoltà dell’ Istituto in fase di applicazione delle norme.
Anche noi abbiamo espresso perplessità quando immediatamente dopo il decreto Bersani e l’ eliminazione della no tax area, l’Inps è andata avanti. Ha ridotto le pensioni sulla base della eliminazione della no tax area ma eravamo consapevoli che, essendo un decreto, l’Inps doveva muoversi in quella direzione.
Non eravamo d’accordo sul fatto che questa riduzione si fosse verificata per tante persone all’estero che vivono in paesi convenzionati contro le doppie imposizioni fiscali e quindi, la no tax area non avrebbe dovuto avere incidenza alcuna in quei paesi, invece, è stato così. Quindi, c’è un problema anche di verifica delle esenzioni fiscali.
L’Inps non sempre ha i propri elenchi aggiornati. L’ eliminazione della no tax area non doveva avere alcun affetto ed invece lo ha avuto. Evidentemente c’è un problema di registrazione della esenzione dalla ritenuta irpef in alcune realtà. Abbiamo segnalato questi problemi all’Inps.
Posso dire che abbiamo riscosso il massimo ascolto. L’Inps è uno degli istituti con il quale, storicamente, abbiamo lavorato meglio. Ci rendiamo conto dei passi avanti fatti negli anni anche se c’è molto lavoro ancora da fare.

Gli italiani all’estero aspettano la legge sulla cittadinanza.
La discussione si è bloccata in sede di Commissione affari costituzionali della Camera. L’iter è partito dalla Camera. C’è stato un disegno di legge del governo, poi un testo unificato del relatore Bressa che ha tenuto conto delle altre proposte di legge presentate alla Camera tra cui alcune di parlamentari eletti all’estero.
Personalmente, ne avevo presentata una in particolare sul tema dell’ acquisto della cittadinanza italiana. La discussione è stata intensa, diciamo, da febbraio a maggio e poi si è bloccata. Ora tocca al governo illustrare i costi legati a questa nuova normativa. Qui ho avuto modo, sia col sottosegretario competente Lucidi del Ministero dell’Interno e con il Viceministro Danieli, di dire che bisogna essere molto chiari.
Ci sono dei costi che riguardano l’applicazione eventuale del testo unificato Bressa, del testo di cui stiamo parlando, e ci sono dei costi che invece possono essere connessi a questo testo ma che non sono parte integrante del procedimento che stiamo discutendo. Sono quelli relativi alla sanatoria delle 800.000 pratiche giacenti già nei Consolati dell’ America Latina.
Cioè quelle situazioni create in base a leggi molto vecchie: quella del 1912 addirittura, la n. 555 che riconosce la possibilità, in base alla discendenza, di avere la cittadinanza italiana, e la legge n. 91 del 1992 che ha abrogato la legge del 1912 ma che non ha certo abrogato le conseguenze che abbiamo di fronte a noi.
Ci sono domande di riconoscimento della cittadinanza italiana che, di fatto, bloccano l’attività dei Consolati su questa materia. Se noi vogliamo affrontare quel problema e risolverlo affinché ci sia più personale nei Consolati dobbiamo dirlo in maniera chiara. Questo non può gravare sul provvedimento che è attualmente in discussione perché il provvedimento che è attualmente in discussione, non ha nulla a che vedere con questa sanatoria.
Dobbiamo essere, quanto meno, chiari. Le due questioni possono procedere insieme, anche in una ipotesi di cui si è parlato di limitare il riconoscimento delle cittadinanza a due generazioni e quindi fare salva la situazione già in corso. Se tutto questo vogliamo farlo entrare in questa discussione, nella riforma della legge sulla cittadinanza possiamo farlo ma dobbiamo però essere chiari sia con l’opinione pubblica, sia con la Commissione affari costituzionali e quindi con il Parlamento.

Un anno di legislatura, un anno particolare pieno di polemiche e difficoltà, e tempo di bilanci…positivi?
Se avessi potuto scegliere la legislatura sapendo quello cui saremmo andati incontro, non avrei scelto proprio questa. Diciamo che un insieme di cose ci hanno portato ad avere questa esperienza così complessa. Il fatto è che c’è uno scontro promosso dalla destra nel paese.
Richiedono elezioni anticipate pur sapendo che esiste una maggioranza sino a prova contraria, la maggioranza c’è. Questo scontro promosso dalla destra è arrivato addirittura nelle aule parlamentari con le posizioni squadriste della Lega Nord. Abbiamo una situazione in cui, con la prossima finanziaria, abbiamo dovuto fare fronte ad una vera e propria emergenza nei conti pubblici e, nonostante ciò, abbiamo salvaguardato i capitoli degli italiani all’estero e questo è un fatto, secondo me, straordinario.
Esistono ora le condizioni per fare qualcosa di più e credo che riusciremo a farlo. Insomma, io credo che nonostante le difficoltà, esistano ancora le condizioni per poter governare bene con il sostegno degli eletti all’estero tra le forze dell’Unione. Stiamo verificando, in questi giorni, la buona volontà anche di chi con noi vive questa esperienza con altre responsabilità.
Responsabilità di governo. Responsabilità a livello di gruppi parlamentari. Responsabilità a livello di forze politiche. Occorre lavorare insieme per riprendere il percorso delle riforme, per fissare le priorità e lavorarci tutti. A partire dal Dpef, ci sono obiettivi che possono essere raggiunti, basta scegliere le priorità. Mi permetto di dire che, tra le priorità che noi stiamo indicando al governo, per quello sulla cittadinanza ci siamo impegnati dall’inizio, l’attenzione nelle convenzioni bilaterali e sulla sicurezza sociale, nella protezione dei nostri lavoratori all’estero.
Abbiamo parlato in maniera molto chiara di tutela delle fasce sociali indigenti, dei più deboli ovunque essi vivano perché vi sono fasce di povertà ed indigenza anche nelle parti più economicamente più avanzate delle realtà degli italiani nel mondo. Non solo in America latina anche se lì la situazione è sicuramente più complessa rispetto ad altri paesi.
Abbiamo indicato informazione, pluralismo, maggiori risorse per la stampa di lingua italiana all’estero ma non solo per la stampa perché crediamo che vadano modificati quei criteri che attualmente precludono l’acceso a quei contributi, cioè i media elettronici, pensando anche ad ulteriori risorse. Abbiamo posto poi l’accento sulla promozione della lingua e della cultura italiana. La riforma della legge 153 è una assoluta necessità.
Qui non si tratta di decidere quanto statalistici o privatistici vogliamo essere perché l’intervento è dello Stato. Si tratta di vedere chi può svolgere l’intervento dello Stato con le risorse dello Stato nel modo migliore possibile. Allora non si comprende per quale ragione alcuni ritengono, ad esempio, per quanto riguarda la rete dei servizi, la rete consolare, che si debba in qualche modo pensare ai contrattisti, con contratti locali perché costano meno, poi, quando invece si parla di insegnamento ci si arrocca su posizioni molto rigide quando anche all’estero abbiamo persone qualificate in grado di insegnare la lingua italiana, capaci di fare anche formazione.
Abbiamo docenti universitari, rettori presenti all’ estero che già operano nei nostri paesi e che possono fare anche formazione. E’ impossibile tornare ad una soluzione romanocentrica dove da Roma si decida qual è il percorso linguistico e culturale che si deve adottare, per esempio, a Melbourne in Australia o in Svizzera. Credo che il coinvolgimento nella costruzione del piano paese, dei Comites, degli enti di gestione, di tutti coloro che operano sul territorio, sia importante.
La proposta di legge che abbiamo presentato va in quella direzione. Quindi, ancora ottimista sulle possibilità di fare governo, sulle possibilità di costruire le riforme, di metterle in cantiere e di portarle a soluzione. Naturalmente, come parlamentare, ho la libertà di fare anch’io le mie verifiche personali, di prendere le mie decisioni una volta che vedrò i risultati che saremo in grado di raggiungere.

Cosa l’ha indignata, per così dire, della politica italiana sino ad oggi?
Sui costi della politica, sono convinto che bisogna avere il coraggio di uscire da questa situazione di stallo in cui ci siamo messi per cui non riusciamo a fare le riforme che sono indispensabili. Se riduciamo il numero dei parlamentari, ridurremo automaticamente anche i bisogni che i parlamentari hanno.
Pensare oggi che si possa discutere dei costi della politica perché io ho un ufficio qui a palazzo Marini, è pretestuoso, demagogico. Penso al servizio fatto ultimamente da Anno zero per dimostrare gli sprechi della politica, su quante risorse pesano nei bilanci e non vengono sfruttate. Personalmente non so davvero quanti parlamentari utilizzano o non utilizzano questi uffici ma se vi sono degli sprechi, mi indigno e sarei scioccato nell’ apprendere che pochi li utilizzano.
Io non posso farne a meno. In Italia non avrei altra sede. Ma tutti noi eletti all’estero li utilizziamo e non possiamo certamente rinunciarvi. Sui costi della politica si fa molta demagogia, questo è sicuro. Noi 18 eletti all’ estero non stiamo facendo più azione coordinata per chiedere, ad esempio, l’organizzazione dei lavori a sessione.
Subito fu polemica perché fummo tacciati di non voler lavorare abbastanza mentre lavorare a sessione avrebbe significato lavorare meglio e di più. Godiamo di un tetto di spesa di 35-36.000 € l’anno per i nostri viaggi. Risorse che non riusciamo mai ad utilizzare perché siamo incollati qui alla Camera per il numero legale, gli altri, per assicurare la maggioranza risicata al Senato. Noi eletti all’estero siamo penalizzati.

In Australia quanto costa un parlamentare?
Ho fatto dei riscontri oggettivi. Stranamente c’è più libertà nella gestione delle risorse qui in Italia rispetto a Camberra, per esempio. Perché ti danno queste quote forfetarie che ognuno può utilizzare nel modo che ritiene più opportuno e sono esentasse, ma il costo complessivo di un parlamentare australiano è decisamente superiore.
Perché ha diritto ad un ufficio nella sede del Parlamento, ha diritto ad un ufficio elettorale, ha diritto a tre persone che lavorano in quell’ufficio, ha diritto a tutte le spese: fotocopiatrici, telefono ecc. In Italia c’è questa possibilità molto strana e molto sospetta per cui ognuno può utilizzare queste risorse nel modo che ritiene più opportuno senza nessun controllo.
Non per ultimi, gli scandali dei porta borse pagati in nero. Bisogna avere il coraggio di dire che la politica costa, ma i costi devono essere compatibili con l’esercizio delle funzioni di un parlamentare e devono produrre risultati e per produrre risultati, occorre fare non solo le riforme istituzionali, ma modificare anche i regolamenti di Camera e Senato. Siamo in una situazione bloccata.
Per sbloccarla, qualcuno deve avere il coraggio di parlare. Mi pare che, ora, anche il cammino delle riforme istituzionali si sia bloccato a causa della situazione di scontro nel paese. Spero solo che, per le riforme urgenti per la riforma della legge elettorale, si trovi almeno una convergenza responsabile tra i due schieramenti. Secondo me, il governo Prodi, ha ancora la capacità di andare avanti e di rimanere al governo.

Di Partito Democratico si parla dalle sue parti?
Che ne pensano?Le attese sono molte perché chi vive in Australia da molti anni, chi vive anche la politica australiana, si rende conto di quanto complicato sia il quadro politico italiano. Vero è che non si risolve tutto con le formule che tendono verso il bipolarismo o la riduzione del numero dei partiti.
Non tutto si risolve in quel modo. Il PD sta andando verso la direzione opposta alla frammentazione. Sta unendo le forze politiche che in questi ultimi anni hanno lavorato insieme nel centrosinistra. Non si sta cercando di mettere insieme qualcosa che non lo è mai stato prima. C’è un solo rischio e cioè che il PD non si riveli un partito nuovo.
L’esperienza delle primarie, si ripeterà per il PD. Deve essere una operazione aperta, dove non ci siano posizioni precostituite. Questo stato di cose si ripeterà anche all’estero Non ho ragione di dubitare che andrà così.

Salvatore Viglia