venerdì 17 agosto 2007

Le mie proposte di modifica alla legge 459 del 2001 sul voto all’estero

Una riflessione ed un invito: a predisporre un testo di modifica della legge 459 del 2001 attraverso una consultazione con i lettori, con la comunità italiana, le associazioni, con i Comites e il CGIE. Chiunque sia interessato a proporre soluzioni alternative può inviarle direttamente al mio e-mail (fedi_m@camera.it) oppure inserirle nel blog (http://www.marcofedi.blogspot.com/) oppure inviarle per posta a Marco Fedi, PO Box 247 Essendon North Vic 3041.

Anagrafe unica: credo si debba realizzare in ogni caso un elenco degli elettori che sia aggiornato e che costituisca un affidabile strumento anche di comunicazione con gli aventi diritto al voto, anche in occasione delle consultazioni amministrative ed europee. In questo senso sono convinto si renda necessaria una riforma della legge, che istituisca l’elenco degli elettori a cui ci si iscriva liberamente – mantenendo inalterata la possibilità di esercizio dell’opzione per coloro i quali desiderano rientrare in Italia per esprimere un diritto di voto sancito dalla Costituzione – e garantisca quindi sia la correttezza del recapito postale per tutte le comunicazioni che per l’eventuale voto per corrispondenza, se questa modalità sarà confermata.

Modalità di voto: il voto per corrispondenza, se confermato, può essere migliorato dal punto di vista della personalità. Sarebbe sufficiente chiedere all’elettore di scrivere, nella parte inferiore del certificato elettorale, quella che viene restituita con il plico contenente le schede votate, il proprio numero di passaporto o di carta d’identità o altro documento d’identità verificabile dalle autorità consolari, con la firma dell’elettore stesso.
Non potranno mai essere garantite, appieno, la segretezza e libertà del voto, per la semplice ragione che l’invio postale del materiale elettorale, la disponibilità piena di tutto il materiale elettorale da parte dell’elettore – quindi la totale e piena fiducia che andrebbe riposta nell’esercizio personale, libero e segreto del diritto di voto da parte dell’elettore senza avere strumenti di verifica e controllo – richiede un elemento di totale assunzione di responsabilità da parte degli elettori. È evidente quindi che il sistema politico deve assumere questo elemento come proprio e non può utilizzarlo – se non nei casi in cui la magistratura rilevi brogli elettorali – a proprio piacimento a seconda di quello che è o sarà il risultato elettorale.

Seggi elettorali: il voto nei seggi – peraltro già sperimentato prima dell’entrata in vigore della legge 459/2001 per l’elezione dei Comitati degli Italiani all’Estero – ha come unico limite la raggiungibilità dei seggi da parte degli elettori. È necessario quindi prevederne un numero tale da garantire accessibilità al voto sul territorio, ed è credo necessario, in conseguenza di questa dislocazione su territorio straniero, raggiungere accordi diversi da quelli siglati con i Paesi interessati dal voto. Il seggio elettorale è l’unico metodo elettorale che può garantire, appieno, la personalità, libertà e segretezza dell’esercizio del diritto di voto.

I temporaneamente all’estero: è necessario individuare una soluzione. Non è facile comprendere per quale ragione solo i militari o il personale delle pubbliche amministrazioni italiane possa votare per la circoscrizione estero – cosa altrettanto discutibile trattandosi di italiani comunque temporaneamente all’estero – mentre non possono votare coloro i quali, per ragioni di lavoro, personali o per turismo, si trovano all’estero in occasione di consultazioni elettorali.
Mi rendo conto della necessità di iscrizione nell’elenco degli elettori e di evitare che elettori possano votare due volte, ma l’iscrizione potrebbe avvenire al seggio e la trasmissione dell’avvenuta partecipazione al voto può arrivare al Comune italiano immediatamente.

Le operazioni di scrutinio: è possibile prevedere lo scrutinio in quattro località italiane, una per ciascuana delle ripartizioni elettorali, oppure presso i Consolati.

Per quanto concerne le problematiche relative all’esercizio in loco del diritto di voto rimando alla lettura del verbale dell’audizione del 28 luglio 2004 presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato in cui vennero rilevate alcune delle problematiche organizzative legate al voto e l’incontro-dibattito organizzato dalla Fondazione Agnelli subito dopo l’insediamento del Parlamento in cui le forze politiche si impegnarono a lavorare ad una modifica della legge ordinaria.

SENATO DELLA REPUBBLICA - XIV LEGISLATURA
1ª COMMISSIONE PERMANENTE
(Affari costituzionali, affari della Presidenza del Consiglio e dell’interno,
ordinamento generale dello Stato e della Pubblica Amministrazione)
INDAGINE CONOSCITIVA SULLE MISURE DA PREDISPORRE PER LO SVOLGIMENTO DELLE CAMPAGNE ELETTORALI E L’ESERCIZIO DEL DIRITTO DI VOTO NELLA CIRCOSCRIZIONE ESTERO
7º Resoconto stenografico
SEDUTA DI MERCOLEDI` 28 LUGLIO 2004
Presidenza del presidente PASTORE


FEDI. In aggiunta a quanto già sottolineato dal dottor Narducci credo di dover evidenziare due questioni. La prima riguarda anch’essa un problema sostanzialmente di natura politica e cioè la gestione e la collocazione dell’anagrafe unica, se e quando riusciremo a realizzarla. È evidente che il Consiglio generale degli italiani all’estero auspica che il Ministero degli affari esteri possa gestire quanto meno l’aggiornamento di questa anagrafe, anche se collocata presso il Ministero dell’interno. La seconda questione che abbiamo posto con notevole forza ha anch’essa carattere politico e attiene al tema dell’informazione, particolarmente sentito nei paesi anglofoni, e riguarda soprattutto RAI International.
Sotto questo profilo va evidenziato il problema del Canada – ovviamente noto a chi si occupa dei problemi degli italiani all’estero – che deve ovviamente trovare una soluzione oltre che nel caso di specie, anche in senso generale, giacché investe il modo con cui l’Italia fa informazione all’estero a ridosso di importanti appuntamenti elettorali. Siamo insoddisfatti per come è avvenuta la campagna d’informazione in occasione dei referendum – in quel caso del tutto assente – e delle elezioni per il rinnovo dei Comites, anche se in questo frangente qualche iniziativa è stata comunque realizzata. La nostra insoddisfazione trae origine dalla mancanza di un coordinamento e di una articolazione della campagna informativa, proprio tenuto conto delle diverse esigenze da considerare e cioè, in primo luogo, della necessità di richiamare l’attenzione degli italiani all’estero rispetto al diritto-dovere di aggiornare l’anagrafe, ma anche sui tempi e sulle modalità dell’esercizio di voto e, infine, sui contenuti e sulle liste dei candidati.
Il problema di RAI International da questo punto di vista è centrale e non riguarda soltanto le risorse, ma anche l’esigenza di una revisione dell’impianto complessivo di questa struttura soprattutto per quanto riguarda i paesi anglofoni, dove ancora non siamo riusciti a risolvere una serie di problemi che vanno dalla fruibilità e quindi dalla possibilità di captare il segnale (Canada), all’opportunità di realizzare palinsesti specifici per evitare quello che oggi invece accade, cioè che il segnale RAI in alcuni Paesi arrivi agli orari più strani.
Quanto alla questione della segretezza – in risposta al quesito posto dal Presidente – abbiamo ragionato a lungo innanzi tutto sull’esigenza di avere accurati sistemi di verifica a campione. La nostra rete consolare sostanzialmente non è in grado di assolvere a questo compito per carenze strutturali, ma anche per il problema dei contrattisti, prima evidenziato e che si ripropone oggi con forza, rispetto al quale abbiamo già richiamato l’attenzione del Governo affinché ci venga data qualche indicazione, pur nella consapevolezza dei limiti che la prossima manovra finanziaria porrà per il 2005.
Sulla questione della verifica a campione non posso che sottolineare la necessità di campionare in qualche modo gli indirizzi degli elettori. Per quanto riguarda i Pesi anglofoni le aziende private che hanno gestito l’invio del materiale elettorale in busta non sono riuscite, visti i tempi molto ristretti, ad effettuare una sufficiente campionatura; si sono quindi verificati casi di plichi contenenti più di una scheda elettorale o più di un certificato elettorale, con la conseguenza che qualcuno ha ricevuto la busta con la scheda ma senza il certificato o viceversa. I problemi organizzativi di questo tipo non preoccupano eccessivamente, ma ritengo che, considerata l’incidenza del problema, una campionatura per quanto attiene la distribuzione postale e quindi la consegna della documentazione elettorale agli elettori vada comunque effettuata; come pure va predisposta qualche forma di ricevuta o riscontro, da parte dell’Ufficio elettorale che ha sede presso il consolato, che certifichi l’avvenuta votazione.
Riteniamo altresì che le modalità del voto possano essere migliorate dal punto di vista organizzativo; in tal senso potrebbe risultare utile sia l’inserimento, sulla busta che contiene la documentazione elettorale, del tagliando che va poi staccato, sia l’apposizione della firma quale ulteriore strumento per limitare eventuali frodi. Nei paesi anglofoni chi vota per corrispondenza è tenuto ad apporre la propria firma sulla busta contenente la scheda; anche questo è un modo per controllare che effettivamente l’elettore abbia esercitato il proprio diritto di voto. Sulla busta viene quindi applicato il tagliando con la firma ed un codice a barre che in un sistema informatico efficiente dovrebbe poter facilitare anche la fase di spoglio
delle schede, che fino ad oggi ha richiesto un notevole impegno. In questo modo è possibile effettuare dei riscontri immediati, evitando cosi il gran numero di schede nulle che abbiamo registrato ad esempio in occasione del rinnovo dei COMITES, in cui una delle ragioni di nullità del voto è stata proprio la mancata inclusione del tagliando nel plico elettorale rinviato.

CAROZZA. Potrei sottoscrivere tutto ciò che è stato detto in relazione all’anagrafe, che rappresenta il problema principale. Infatti, è sicuramente molto grave che un milione di persone non abbia potuto votare. Tra l’altro, bisogna considerare che al milione di italiani che non risulta nelle liste elettorali si devono aggiungere anche tutte le persone i cui indirizzi sono sbagliati; quindi, la quantità di italiani che non possono essere raggiunti aumenta in modo considerevole. Potrei sottoscrivere anche quanto è stato affermato in relazione alla segretezza e alla certezza del voto. Ritengo, però, che potremmo rimediare ad alcune disfunzioni di carattere tecnico con facili accorgimenti, sulla base anche dell’esperienza vissuta. I fatti verificatisi in Europa, e in particolare in Belgio, ma anche nei Paesi non europei, sono al limite della frode e dell’imbroglio organizzato. Credo che possa essere considerato accettabile il fatto che, in un modo più o meno consensuale, qualcuno voti al posto di un altro: ad esempio, si è verificato il caso di mogli che hanno votato al posto del marito oppure di genitori che hanno votato, con o senza consenso, per i figli che studiano in un altro Paese. Questo non è accettabile dal punto di vista etico, ma non è un imbroglio organizzato.
Abbiamo il dovere, invece, di segnalare gli imbrogli organizzati. Abbiamo assistito, ad esempio, a situazioni nelle quali i postini sono stati derubati delle buste; a volte le buste, che per la loro dimensione non entrano nella buca delle lettere, venivano lasciate all’interno dei condomini e sparivano. Abbiamo avuto segnalazioni (il fenomeno è stato sottolineato anche questa mattina in Consiglio generale) di funzionari dello Stato che hanno contribuito agli imbrogli. L’esperienza accumulata mi porta a sottolineare l’opportunità che il Parlamento, e nello specifico il Senato, prendano coscienza del fatto che i consolati, cosi come sono organizzati, nella stragrande maggioranza dei casi non possono continuare a svolgere il lavoro che è stato principalmente loro assegnato (rilascio di passaporti e quant’altro) e contemporaneamente assolvere alla funzione di ufficio elettorale, nonostante occorra dare atto ai consolati dello sforzo sovrumano compiuto in tal senso.
Non ritornerò sul problema dell’anagrafe che è stato evidenziato anche per quanto riguarda le altre aree geografiche. Va detto, però, che tale problema nel caso dell’Europa risulta ancor più grave visto che i connazionali che vi risiedono si recano meno frequentemente nei consolati rispetto a quelli dei Paesi extraeuropei; ne consegue che ad esempio la segnalazione di un cambiamento di indirizzo diventa in tale contesto ancora più rara.
Ne mi soffermerò sulla questione della segretezza, che a mio avviso va posta dai livelli più bassi a quelli più alti, per segnalare invece il problema dell’invio della scheda elettorale. Nella maggior parte dei casi la distribuzione di questo materiale è stata affidata a ditte private e quindi gli stessi tipografi che hanno stampato le schede hanno poi provveduto alle spedizioni. È stata l’Amministrazione dello Stato a fornire gli indirizzi completi alle ditte – immagino con tutte le garanzie – che sono state incaricate di spedire le relative buste, ma dell’effettiva spedizione non abbiamo però alcun riscontro, non trattandosi di invii registrati o di raccomandate. Mi sembra al riguardo importante segnalare che vi sono stati casi – che immagino non si verificheranno nella circoscrizione estero in occasione delle elezioni politiche – in cui le ditte private hanno confuso le diverse circoscrizioni consolari per cui è capitato che elettori di una certa circoscrizione abbiano ricevuto la scheda elettorale relativa ad altra circoscrizione. Sono pertanto d’accordo con il dottor Narducci quando afferma che se non si porrà rimedio alle questioni principali quali quelle della anagrafe, della certezza del voto, dell’invio e del ricevimento della documentazione elettorale, si rischia di incorrere in situazioni che certo non ci fanno onore e che non ci fanno guadagnare in termini di immagine ne come comunità, ne come Paese, considerato che questi fatti hanno ripercussioni sulla politica e sulla stampa locale.

Atti dell’incontro
Protagonisti del voto italiano all’estero.
Una lettura culturale del comportamento elettorale
Camera dei Deputati, Roma, 12 giugno 2006
a cura di
Maddalena Tirabassi

On. Marco Fedi, Unione, Circoscrizione Asia, Africa, Oceania
Grazie alla dottoressa Tirabassi, anche per l’eccellente presentazione, e alla Fondazione Agnelli per aver dedicato questa prima giornata di studio alle questioni degli italiani nel mondo e in particolare al risultato delle recenti elezioni politiche.
Voi mi perdonerete se io partirò con alcune considerazioni di carattere politicoculturale, prima di rispondere ad alcuni dei giusti quesiti che la dottoressa Tirabassi ci ha posto. Lo faccio per due ragioni: la principale è che ho la preoccupazione che in questa situazione emersa dopo il voto, in particolare sui mezzi d’informazione in Italia, soprattutto a livello politico, questa esperienza rischi di non radicarsi come dovrebbe. Invece noi vorremmo radicarla nel sistema politico e nel sistema elettorale italiano.
La seconda questione risiede nelle ragioni che hanno portato questa rappresentanza politica nelle istituzioni italiane. Tali ragioni, credo, non siano ancora state comprese e condivise da tutti. Spero dunque che in questa aula non siano solo presenti gli addetti ai lavori, che sono spesso ben a conoscenza della storia del percorso che ci ha portato al risultato di oggi, ma che siano presenti anche persone che forse lo conoscono meno e, allora, il mio intervento avrà anche il senso di una ricostruzione di questo percorso.
Credo davvero che sia importante partire da ciò che ha funzionato. Dal fatto che, con difficoltà che non dobbiamo affatto nascondere, non le nascondo io anche perché le ho vissute, ma difficoltà che non cambiano in nessun modo il risultato finale, abbiamo eletto per la prima volta nella storia della Repubblica e dell’emigrazione italiana nel mondo 18 parlamentari che contribuiranno ad arricchire il Paese di un’esperienza davvero nuova e davvero unica. Non si tratta solo di esperienza, si tratta di un modello di integrazione che potrebbe essere utile quanto meno a livello di riflessione politica – anche perché non proponiamo che l’Italia copi i modelli di altri paesi – per avviare anche in questo Paese un’evoluzione dell’identità individuale e collettiva. Non è sicuramente una coincidenza che, sia il mondo accademico che quello dell’informazione all’estero, sicuramente in Australia, non posso parlare per tutti gli altri Paesi in cui c’è stata partecipazione al voto, abbiano avuto un interesse decisamente superiore dal punto di vista qualitativo. Un atteggiamento del mondo accademico, a parte la Fondazione Agnelli unica eccezione in Italia, e dal punto di vista dell’informazione mediatica, l’atteggiamento dei mezzi d’informazione australiani è stato decisamente superiore dal punto di vista qualitativo. Vi cito alcuni dei titoli apparsi sui principali quotidiani, sui principali network pubblici e privati di un grande paese come l’Australia: “La nuova cittadinanza globale o universale”, “Un modello interessante di rappresentanza”, “Il modello Italia, un ponte tra culture e relazioni”, “Una fase nuova dei rapporti tra gli Stati che passa per l’emigrazione e le comunità italiane nel mondo”, “Un modello italiano di nuova penetrazione culturale ed economica”, “Le nuove frontiere glocal, locali e globali dell’Italia”. L’informazione italiana, secondo le peggiori tradizioni, ci ha riservato un trattamento tra la descrizione di un folklore ormai tramontato anche all’estero e una presunta inattendibilità delle nostre scelte politiche o di coalizione . Perché anche questo s’è detto. Molte delle domande ai nostri rappresentanti politici eletti vertevano su questo nostro sentirci vicini ad una coalizione, ad una forza politica, domanda che non verrebbe posta comunemente ad un deputato o senatore eletto in Italia. E in qualche caso: lo scherno e la derisione. Insieme alle vere e proprie accuse di frode elettorale che in qualche misura si riflettono negativamente non solo sui Ministeri degli esteri e dell’interno, ma anche su di noi. Per finire con la telenovela del “non pagano le tasse”: a questo proposito ho avuto modo di sostenere in molteplici occasioni che siamo tutti soggetti fiscali e d’imposta, nella misura in cui le leggi e le convenzioni bilaterali, che anche l’Italia ratifica ogni tanto, ci consentono di esserlo.
In altre parole, pagherei l’Ici se fossi titolare di un immobile, pagherei l’Irpef in Australia se producessi in Italia reddito in un periodo annuo inferiore a centottanta giorni, perché questo è quello che recita la convenzione bilaterale Australia-Italia, contro le doppie imposizioni fiscali, firmata a Canberra nel ‘88. Conosco questo aspetto perché ce ne stiamo interessando ora, per capire dove dovremo pagare le tasse noi eletti per la prima volta in Italia. In altre parole, solo l’ignoranza di chi non conosce la legge può spingere qualcuno ad argomentazioni di questo tipo, senza ricordare che le ragioni di questa nostra rappresentanza sono quelle che indicavo prima e dobbiamo crederci in quelle motivazioni, non possiamo crederci solo noi, deve crederci l’Italia, devono crederci il sistema politico italiano, il sistema dei partiti e quello delle forze politiche. E non sono certamente quelle ragioni legate a questioni di carattere fiscale. Che cosa non ha funzionato invece? Chi di noi ha seguito la vicenda dell’esercizio in loco del diritto di voto, formulazione corretta e nata proprio durante il governo di centro sinistra con l’onorevole Fassino sottosegretario agli Esteri e tesa a far apparire che si voleva solamente superare l’ostacolo della distanza, sa che ciò non consentiva di fatto un voto, già garantito dalla costituzione . Andammo oltre. Pensammo in pieno maggioritario di dare un senso al voto con la rappresentanza diretta di comunità che chiedevano di avere una voce. Dicemmo anche che questa soluzione garantiva tutti: le comunità che acquistavano rappresentanza diretta in Parlamento e le istituzioni che si sentivano in qualche modo protette dal numero limitato di parlamentari e dal fatto che non si andavano a mettere in discussione i collegi in Italia con il voto dei non residenti, in una logica maggioritaria che in qualche modo affidava al parlamentare eletto una rappresentanza anche territoriale. Il parlamento, con la maggioranza di centro sinistra, votò in doppia lettura le modifiche costituzionali, con un concorso di tutte le forze politiche che si riconoscevano in quel disegno di politica costituzionale. Tutto ciò nonostante le posizioni trasversali di parlamentari di alcuni partiti, non riconoscentisi in questa soluzione, legittimamente, con i quali il confronto fu aperto e sereno e deve esserlo anche oggi.
Successivamente, con la legge ordinaria approvata con il centrodestra al governo, furono adottate le modalità tecniche con il voto per corrispondenza. In quella occasione ricordo a tutti alcune questioni che noi sollevammo come rappresentanti degli italiani all’estero in un organismo che esisteva allora ed esiste anche oggi: il Consiglio Generale degli Italiani all’estero. Alcuni di noi sostennero il voto presso i consolati, anziché per corrispondenza, la realizzazione di un’anagrafe unica, volontaria, a cui i cittadini si iscrivessero dopo un’intensa campagna d’informazione che comunque venne realizzata all’indomani dell’approvazione della legge 459/2001. Noi ritenevamo che la campagna di informazione dovesse essere diretta a sollecitare questa iscrizione volontaria in un elenco degli elettori nuovo, in cui ci si iscriveva volontariamente, superando il problema dell’aggiornamento di due anagrafi sostanzialmente, dell’incrocio di esse: l’anagrafe consolare e l’Aire, tenuta dai comuni. Successivamente alle prime esperienze di voto, proponemmo una serie di accorgimenti tecnici per migliorare le modalità di voto, alcune a costo zero. In alcuni paesi, dove il voto per corrispondenza è adottato come sistema di voto nel paese, nella legge elettorale, si vota comunemente. Nessuno penserebbe mai di accusare di brogli elettorali, però ci sono alcuni accorgimenti che noi proponemmo al Ministero degli esteri, ovviamente inascoltati. Non entro nel merito di queste proposte, le faremo in sede di discussione di miglioramento delle modalità di voto, per rendere il voto ancora più importante e significativo. La realizzazione di un’anagrafe unica, costantemente aggiornata direttamente dai consolati, anziché dalle attuali lunghe procedure di trasmissione ai comuni italiani. Un’anagrafe che deve essere aggiornata non solo per il voto, ma per capire davvero bene chi siamo, dove siamo, e dove vogliamo e possiamo arrivare. Primo punto, alla domanda: “Chi sono gli italiani all’estero?” mi sento di dare una risposta. Alla seconda “Chi sono gli elettori, il profilo dell’elettore” già di meno: potrei dare una risposta mia, a pelle. Perché non abbiamo i dati del Ministero degli esteri. Quindi da questo incontro di oggi rivolgiamo una richiesta comune al Ministero degli esteri o dell’interno affinché anche su questa dimensione si abbia in maniera molto chiara il senso vero di chi ha votato, e su questo si possano fare ricerche volte a capire davvero quali siano i flussi elettorali e che cosa accade nelle nostre comunità nei momenti importanti di confronto come quelli elettorali. Il governo non ci ha dato ascolto: si vota per la 5° volta e le procedure e le modalità sono sostanzialmente le stesse. Vorrei dire subito che le inefficienze del sistema, le lentezze nell’aggiornamento, le lacune organizzative nulla tolgono al risultato conquistato nelle elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento italiano. Anzi aggiungono a tutti, ai candidati, alle coalizioni, a tutti i partiti in campo. Aggiungono il riconoscimento di aver lavorato intensamente, di aver svolto anche quel servizio di informazione assente da parte delle istituzioni, di essere stati una sorta di sostituti di informazione a causa di una rete consolare messa in ginocchio dai tagli ripetutamente avvenuti nel corso delle ultime finanziarie, quindi impossibilitata materialmente a svolgere quel lavoro che avrebbe dovuto svolgere. E ora noi, parlamentari della Repubblica, deputati e senatori eletti all’estero, per questa prima volta da rappresentanti della nazione, una nazione grande quanto il mondo, dovremmo riuscire a dare davvero quel contributo di idee di cui l’Italia ha bisogno. A questo nostro dovere non ci sottrarremo, coscienti che, insieme, possiamo migliorare davvero la qualità del lavoro di questa rappresentanza e la capacità di fornire all’Italia uno sguardo vero sul mondo e sulle nostre realtà.

venerdì 3 agosto 2007

Fedi e Randazzo avviano un'azione legale sui presunti brogli

Il senatore Nino Randazzo e l'onorevole Marco Fedi, eletti nelle liste dell'Unione-Prodi nella ripartizione elettorale Africa-Asia-Oceania-Antartide della circoscrizione Estero nelle elezioni politiche del 2006, con l'assistenza degli avvovati Gian Michele Gentile e Marco Gentile dello "Studio Legale Associato Mereu-Gentile" di Roma, hanno presentato querela nei confronti di Paolo Rajo, di Sydney, della giornalista Alessia Manfredi e del direttore responsabile di "Repubblica.it", di Roma, per il reato di diffamazione a mezzo stampa, commesso con la diffusione di un video, contenente un falso, in data 9 luglio 2007, nel quale sarebbero rappresentati brogli elettorali nell'espressione del voto a favore dei due parlamentari eletti. La querela - sottoscritta presso gli uffici della Stazione Carabinieri di Roma San Lorenzo in Lucina - è stata presentata alla Procura della Repubblica di Roma, dinanzi alla quale è già pendente l'indagine avviata d'ufficio in merito alla diffusione del video ed ha ad oggetto anche le dichiarazioni rese dall'autore del video alla stampa nei giorni successivi alla diffusione del filmato. Altra querela verrà presentata nei prossimi giorni, sempre per il reato di diffamazione a mezzo stampa, nei confronti del sig. Joe Cossari, di Melbourne, referente di Forza Italia, per le dichiarazioni rese l'11 e il 17 luglio 2007, e nei confronti del giornalista Mattias Mainiero e del direttore del quotidiano "Libero", per gli articoli pubblicati in data 11 luglio 2007. Contemporaneamente il sen. Randazzo e l'on. Fedi avviano analoga azione legale in Australia con richiesta di risarcimento per danni morali e materiali. Il senatore Randazzo e l'onorevole Fedi intendono, con tale iniziativa, smascherare lo squallido tentativo di aggressione alla loro reputazione posto in essere con detta diffusione di video e dichiarazioni varie, e porre fine ad ogni ulteriore speculazione sulla legittimità della loro elezione al Parlamento della Repubblica e del voto del 2006.

Roma: 3 agosto 2007