lunedì 16 novembre 2009

Un dibattito più approfondito sull’acqua: bene prezioso per l’umanità

In molti Paesi “privatizzazione” non è stato sinonimo di investimenti, di scelte legate alla qualità delle infrastrutture, di controllo dei prezzi in un regime di libera concorrenza e di libera scelta del gestore
Siamo davanti ad una crisi mondiale che riguarda le risorse idriche del nostro pianeta. L’Argentina sta attraversando una delle peggiori siccità degli ultimi cinquant’anni, l’Australia – da molto tempo e in molti Stati – adotta forti limitazioni all’uso dell’acqua e convive con una siccità che oggi non è più riconducibile all’effetto di surriscaldamento del pacifico (El Niño effect), bensì è divenuta, purtroppo, una condizione permanente di sostanziale povertà idrica. In altre zone del pianeta, dalla Giordania al Pakistan, dal Kenya a Israele, dalla Spagna all’Italia, fino a Stati Uniti e Asia, l’accesso all’acqua si trasforma in una grande e complessa questione che attiene alla sfera dei diritti umani, che è centrale nel delicato equilibrio ambientale, che concerne anche la produzione di energia, e che riguarda la qualità degli investimenti e delle infrastrutture per l’erogazione di beni e servizi ai cittadini.
È in questo quadro di grande attualità e complessità che si pone il dibattito sulla “privatizzazione” dell’erogazione e della distribuzione dell’acqua in Italia. Un bene universale e pubblico – che tale rimarrebbe – ma che rischia di subire i condizionamenti forti di interessi “privati”, in assenza di un “garante” degli interessi collettivi tale da svolgere un costante monitoraggio della qualità e un preciso controllo della corretta applicazione delle tariffe, oltre a garantire un reale regime di competitività.
Il tema richiederebbe un autentico approfondimento da parte delle Commissioni competenti e della stessa assemblea. Si rischia invece di commettere errori e di paralizzare l’intero settore. In molti Paesi “privatizzazione” non è stato sinonimo di investimenti, di scelte legate alla qualità delle infrastrutture e di controllo dei prezzi.
Per queste ragioni maggioranza e opposizione dovrebbero esercitare le proprie prerogative parlamentari prima di limitare il voto a un semplice atto amministrativo mascherato anche da “direttiva europea”. La liberalizzazione dell’acqua ci chiede qualche attenzione in più di semplici logiche commerciali e di libero scambio.

FEDI (PD): Risultato importante l’approvazione in sede legislativa della proposta di legge sulle prerogative sindacali del personale a contratto

“L’approvazione in sede legislativa della proposta di legge sulle prerogative sindacali del personale a contratto presso le sedi consolari, da parte della Commissione Lavoro della Camera, è un importante primo traguardo nella revisione dell’impianto normativo che regola i rapporti di lavoro con il personale non-diplomatico basato presso la nostra rete diplomatico-consolare”. “Auspichiamo un passaggio altrettanto rapido al Senato” – ha rilevato l’On. Marco Fedi.
“Si tratta di un provvedimento bipartisan, condiviso da maggioranza e opposizione, che ha visto unanimità di intenti e rapidità di esecuzione”.
“Utile ricordare che anche nei prossimi passaggi relativi all’approvazione della finanziaria, sia per quanto concerne le detrazioni fiscali per carichi di famiglia che il recupero di risorse da destinare ai capitoli per gli italiani all’estero, potrebbe risultare altrettanto determinate il lavoro sinergico degli eletti all’estero di opposizione e di maggioranza” – ha concluso Fedi.

FEDI (PD): Oltre 15.000 firme per Adelaide e Brisbane: un atto d’amore per l’Italia

“Consegneremo al Ministero degli Affari esteri la petizione, che ha raggiunto oltre 15.000 firme, raccolte in Australia, trasmesseci dai Presidenti del Comites di Adelaide, Vincenzo Papandrea, e di Brisbane, Mariangela Stagnitti” – ricordano l’On. Marco Fedi e il Senatore Nino Randazzo.
“Alla vigilia della missione che consentirà ai Parlamentari delle commissioni Esteri di Camera e Senato di prendere visione dello stato dell’arte per quanto concerne l’applicazione delle nuove tecnologie nelle procedure burocratiche e amministrative della nostra rete diplomatico-consolare, è opportuno ricordare – ha dichiarato l’On. Marco Fedi – che anche le nuove soluzioni tecnologiche devono tener conto che vi sono utilizzatori finali dei servizi”. “Persone che oggi chiedono rapporti forti, presenza e vicinanza delle istituzioni e servizi efficienti dalle pubbliche amministrazioni”.
“La petizione è un atto d’amore verso l’Italia e le sue istituzioni” – si legge nella lettera di trasmissione della petizione. “Le comunità italiane di Adelaide e Brisbane hanno voluto esprimere – sottoscrivendo questa petizione – la loro richiesta di mantenere i Consolati delle Circoscrizioni del South Australia e del Queensland”.
“L’ampia documentazione allegata alla petizione – ricorda l’On. Fedi - racconta la storia della protesta, nata dalla gente, e raccolta dai Comites prima di tutto ma successivamente dalle Associazioni e organizzazioni della comunità italiana, che hanno contribuito al suo successo con le oltre 15,000 firme raccolte, 62 lettere di sostegno, interventi dei membri del Parlamento del South Australia e Queensland, e le molteplici iniziative svoltesi a partire da giugno scorso”.

“Siamo convinti che obiettivi e finalità di Governo e Parlamento debbano puntare a garantire piena dignità alla nostra rete diplomatico-consolare nel mondo”.
“I continui tagli e le riduzioni di bilancio si sommano ai problemi organizzativi di una rete consolare che è sicuramente tra le più estese al mondo ma rappresenta anche un elemento di collegamento con le comunità al servizio del sistema Italia nel mondo”.

I rapporti bilaterali tra l’Italia e i vari Stati d’Australia, i progetti regionali, la partecipazione australiana a importanti manifestazioni fieristiche nazionali e regionali, il livello dell’interscambio tra i due Paesi, si fondano su una reciprocità di impegno: la chiusura di un Consolato pone in dubbio tale impegno.

I firmatari della petizione, in sostanza, chiedono di non chiudere i Consolati di Adelaide e Brisbane, di mantenerli in pieno funzionamento, ipotizzando una fase di riorganizzazione che mantenga un impegno in questa parte del mondo, importante anche per il posizionamento italiano ed europeo in South-East Asia e nell’area del Pacifico – ha sottolineato in conclusione l’On. Marco Fedi.

FEDI (PD): L’elettronica è uno strumento per migliorare informazione ed efficienza

“L’iniziativa di Bruxelles è stata utile per capire qualità e tempi del progetto che il Ministero degli Affari esteri sta predisponendo, oltre che a testarne le caratteristiche tecniche”. “Non sfuggirà, anche ai più disattenti, che l’informatica, quando è applicata ai servizi consolari, anche in vista dei nuovi sviluppi, come ad esempio i passaporti biometrici con rilevazione dell’impronta digitale, richiede una verifica “pratica”, collocata “sul campo”, e l’iniziativa di Bruxelles è stata utile in questo senso” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“Va riconosciuto al Governo di aver mantenuto un impegno assunto in sede di audizioni parlamentari e credo ci si possa ritenere soddisfatti dei passi avanti compiuti, anche se permangono forti perplessità sul collegamento con la rete del Ministero dell’Interno e con l’intero network della pubblica amministrazione italiana”. “In altre parole rischiamo di viaggiare sull’alta velocità degli esteri e poi trovarci a dover rallentare quando incontriamo altre amministrazioni”. “Ritengo importante in questa fase iniziare a lavorare anche con altre amministrazioni dello Stato, per integrare quanto più possibile non solo le banche dati interne della Farnesina, ma anche i sistemi di altre amministrazioni e facilitare il futuro percorso di collegamento”.
“Intanto se riuscissimo a far funzionare il collegamento con Esteri/Interno per l’AIRE avremmo compiuto un grande passo avanti”. “Valuto positivamente anche i richiami a una maggiore attenzione alle aree commerciali e culturali, oltre che a quella dei servizi tradizionali, anche se l’utenza dei servizi consolari è oggi molto diversificata, composta anche da imprenditori, ricercatori, cittadini italiani temporaneamente all’estero. Credo che il Ministero degli Affari esteri possa coordinare, a livello sia di informazione che di integrazione di sistemi informatici, altri settori importanti quali il commercio estero e la promozione culturale”.
“Sbaglia, infine, chi lamenta la distanza dalla tecnologia, come se questa rappresentasse quasi un rischio alla “democrazia dei diritti”, tra cui il diritto ai servizi, sia chi pensa che la tecnologia, da sola, possa sostituire la presenza consolare nel mondo. L’accesso ai punti d’informazione e servizio può avvenire anche on-line ma richiede comunque una presenza “fisica” dello Stato italiano all’estero” – ha concluso l’On. Marco Fedi.