martedì 28 aprile 2009

Le mozioni che confermano i tagli …

Le mozioni che cercano di indicare un percorso al Parlamento – in questo caso di valorizzazione delle comunità italiane nel mondo anche attraverso il recupero di risorse decurtate da Governo e maggioranza al Ministero degli Affari Esteri – sono sempre utili a capire gli orientamenti delle forze politiche e dei gruppi parlamentari.
Avremmo potuto incassare un risultato positivo con l’approvazione della mozione del PD, che ha riportato un risultato di parità e quindi è stata bocciata, e avremmo impegnato il Governo a un recupero di risorse che oggi appare sempre più necessario quanto improbabile. Non è andata così. La mozione di maggioranza – sulla quale vi è stata l’astensione del gruppo del PD dopo la modifica che impegna il Governo a recuperare risorse dalla rete consolare a settori vitali della Direzione Generale Italiani all’Estero e politiche migratorie – è, in effetti, ben distante dal rappresentare un impegno significativo.
In primo luogo a causa della natura del recupero: che senso ha distogliere risorse dalla rete consolare, già sottoposta a un taglio del 50% delle dotazioni di bilancio per il suo funzionamento, oppure utilizzare le entrate di passaporti e visti, comunque distolte dalla rete consolare o dalla possibilità che la stessa ne faccia uso?
In secondo luogo per le altre considerazioni che dobbiamo fare dopo aver ascoltato Governo e maggioranza in sede di parere e dichiarazioni di voto.
Abbiamo avuto conferma del vuoto di progetto e idee per il futuro rapporto con le comunità italiane nel mondo. Il vuoto, alla fine, deve essere riempito!
Non abbiamo percepito, dalla maggioranza, nuove direzioni di sviluppo del rapporto con l’Italia nel mondo, il Governo ha confermato i tagli e non ha dato indicazioni per il futuro e l’opposizione si è divisa sulle mozioni e sulle scelte essenziali per le nostre comunità. Non è stato un bel momento politico. Anche se il PD ha dimostrato senso di responsabilità astenendosi sulla mozione del PdL che conteneva alcuni elementi positivi.
La sostanza è che i tagli non sono recuperabili. Non vi è una volontà di Governo e maggioranza tesa al recupero se non attraverso operazioni di ulteriore indebolimento della rete consolare: la discussione sulle mozioni ce ne ha dato conferma.
La sostanza è che Governo e maggioranza pensano che le comunità italiane all’estero vadano distinte, addirittura separate. Da un lato gli italiani che parlano italiano e quindi non hanno bisogno di corsi di lingua, che si muovono tra Italia e mondo e quindi possono accedere a servizi quando sono in Italia, che sono formati e non hanno bisogno di formazione ma formano il mondo, che investono e producono ricchezza e che sono disposti ad investire ricchezza in Italia. Dall’altro lato gli italiani che non parlano italiano, che hanno una cittadinanza solo di passaporto, che hanno bisogno di formazione seria, che in qualche caso vivono ai margini delle società di residenza, che sono stabilmente all’estero e non vivono il mondo, che non possono investire in Italia perché non hanno ricchezza.
In realtà lo Stato italiano dovrebbe occuparsi di tutti, ce lo ricorda la Costituzione. La nostra presenza nel mondo non è così catalogabile. Abbiamo una storia molto complessa. Nei giorni scorsi la comunità italiana in Sudafrica ha avuto modo di ricordarcelo: chiedono attenzione, rispetto, accesso a servizi e tutela dei diritti. E la sostanza è che hanno titolo per chiederlo! La sostanza è che un Paese civile decide di essere presente con le Convenzioni bilaterali sui temi della sicurezza sociale, del fisco, della tutela in campo sanitario. Con investimenti in campo culturale e di promozione della lingua italiana per tutti – cittadini italiani e non – perché questa è la strategia di un Paese “intelligente”. Con interventi mirati di sostegno alle fasce sociali più deboli perché anche questa è opera di cooperazione allo sviluppo: per i nostri cittadini e connazionali indigenti.
La sostanza è che chiudere consolati – in questo momento – indebolisce il Paese. In un momento in cui non stiamo investendo in informatizzazione, formazione e comunicazione: su questi temi siamo in forte ritardo. Quando sento parlare dei “consolati elettronici” penso che sarebbe opportuno che il Governo, un giorno, chieda al Parlamento di visitarli questi centri di eccellenza, per capire a che punto siamo, quando arriveremo e dove, con quali tempi e risorse. Invece nulla, solo enunciazioni. Allora è legittimo essere preoccupati quando si chiudono i Consolati, anche in Europa. Il problema non è “chiudiamo da una parte per aprire da un’altra” ma come facciamo ad arrivare dappertutto in modo da garantire i servizi ai nostri cittadini, quando sono imprenditori, ricercatori, italiani temporaneamente all’estero – in missione o per lavoro o per turismo o per altre ragioni – o cittadini italiani permanentemente residenti all’estero. Il problema è comunicare bene, anche in altre lingue, rendere disponibile modulistica, fornire informazioni chiare e immediate. Non tutti i Consolati sono dotati ad esempio di un sito web funzionale a questo impianto. Non servono altre mappature, analisi empiriche e vuote enunciazioni: serve capire cosa dobbiamo fare, come farlo e dove farlo, sempre garantendo i servizi ai cittadini del nostro Paese. Se il Governo ci facesse capire come assolvere questo impegno e responsabilità – cioè essere un Paese serio anche all’estero – senza avere una struttura classica consolare, saremmo pronti a ragionare su altre forme di presenza.
La sostanza è che chi ha prodotto ricchezza all’estero – ed ancora lo fa bene – non ha alcun interesse a investire in Italia sulla base di scelte politiche o di orientamenti di parte, lo fa se sussistono le condizioni per trarne profitto, e guai se non fosse così. Quando si parla di “imprenditori italiani pronti a investire nelle infrastrutture” – come ad esempio il ponte sullo stretto – i più buoni parlano di utopistiche visioni, i cattivi sentono odore di “riciclaggio”. La storia ci dirà chi ha ragione e chi torto. Intanto possiamo dire senza timore di sbagliare che la riforma di Comites e Cgie, sulla quale il Governo, ed anche qualche esponente dell’opposizione, hanno riposto tanta speranza di cambiamento, non può certamente riempire il vuoto di idee e di progetto che la XVI legislatura dell’era Berlusconi ci sta consegnando grazie all’assenza del Governo e della maggioranza.
La verità è che il centro-sinistra all’estero aveva preso degli impegni e noi eletti abbiamo fatto di tutto per spingere la coalizione che sosteneva il Governo Prodi a mantenerli: sui capitoli di bilancio del MAE, sulle detrazioni per carichi di famiglia, sull’ulteriore esonero ICI, sulla 14esima delle pensioni, sulle Convenzioni bilaterali. E su altri temi, come la cittadinanza o i diritti sindacali del personale a contratto, o sulla rete consolare e sull’assistenza, con la proposta dell’assegno di solidarietà, avevamo svolto una gran mole di lavoro che comunque ha sortito effetti positivi. Oggi niente. La maggioranza di oggi ha fatto campagna elettorale all’estero, ha vinto le elezioni in Italia, ha preso impegni anche all’estero e non li sta mantenendo. Molto semplice. Il centro-sinistra ha dimostrato di essere più credibile sui temi degli italiani all’estero. L’apporto di questo Governo? Solo negativo: tagli su tutti i capitoli e non solo in finanziaria, no all’esonero ICI per i residenti all’estero, 10 anni di residenza per l’assegno sociale per chi rientra in Italia – penalizzante soprattutto per chi rientra dall’America Latina – no ad aumenti sulle pensioni (la social card è solo per i residenti in Italia), no al 730 per i residenti all’estero. Unicamente una proroga di un anno per le detrazioni per carichi di famiglia introdotte dal Governo Prodi ed estese anche ai residenti all’estero. Mi pare che il bilancio negativo parli da solo!

La mozione Franceschini è una prova del nove

Con il suo passaggio alla Camera si potranno scoprire in maniera inequivocabile le reali intenzioni della maggioranza di governo in merito al problema della crisi economica. Una crisi dalla portata inedita, che il governo italiano tenta ancora di negare nelle sue proporzioni o di confinare alle nostre spalle. Tuttavia, purtroppo, la gravissima situazione di difficoltà economica fa parte del nostro presente, è sotto gli occhi di tutti, e sminuirla – oltre che irrispettoso verso chi ne patisce le maggiori conseguenze – è irresponsabile, perché non aiuta a uscirne. La mozione presentata alla Camera dal leader del Partito Democratico parte da qui. Dalle proposte concrete per iniziare ad uscire dalla crisi. Senza stare a braccia conserte ad aspettare che, a livello internazionale, torni il sereno. Nel frattempo cosa dovranno fare le famiglie italiane? Arrangiarsi? E quale panorama sociale lascerebbe dietro di sé la fine dell'attuale fase depressiva, ammesso che se ne intraveda a breve una conclusione spontanea?

Il testo del PD parte da una costatazione innegabile: l'esistenza, censita dall'Istat di 2 milioni 623 mila famiglie povere e di 7 milioni 537 mila individui poveri. Una condizione particolarmente frequente nel Mezzogiorno d'Italia e nel mondo femminile.
Di fronte a un tale, massiccio disagio economico, aggravato dalla sperequata distribuzione del reddito che contraddistingue il nostro Paese e dall'espulsione dal mondo del lavoro di centinaia di migliaia di persone, cosa fa il nostro governo?

L'Italia è agli ultimi posti in Europa per spesa pro capite destinata al contrasto alla povertà. L'unica misura messa in campo, lo spot propagandistico della social card, è stato finanziato con 450 milioni di euro sottratti ai trasferimenti statali destinati ai servizi sociali dei comuni, nonché al fondo per le politiche sociali di cui all'articolo 20 della legge n. 328 del 2000. Una beffa celata ai cittadini, che però – purtroppo – in molti casi ne hanno invece sperimentata una palese: tante tessere consegnate erano anche scariche al momento degli acquisti. Il PD propone invece di destinare alle misure anti-crisi soldi nuovi, non derivati da tagli ad altre spese sociali.

Tre sono i punti qualificanti della mozione che impegnano l'esecutivo. La proposta (adottata in forme analoghe in molti altri grandi Paesi, dagli Usa alla Gran Bretagna, passando per la Germania) che chi ha più di 120mila euro di reddito paghi per un anno un contributo straordinario del 2 per cento sull'Irpef per dare 500 milioni di euro alle associazioni che si occupano di povertà e per rifinanziare il fondo sociale dei Comuni.
Lo scopo è costituire un fondo nazionale per il contrasto della grave emarginazione, con l'obiettivo di implementare il sistema dei servizi dedicati all'accoglienza, all'accompagnamento e alla protezione delle persone in stato di grave emarginazione, nonché di contrastare il disagio nelle periferie urbane. In secondo luogo, la mozione chiede di integrare con risorse economiche adeguate il fondo nazionale per le politiche sociali (quello tagliato lo scorso anno dal Governo), in modo da garantire su tutto il territorio nazionale alle persone e alle famiglie una migliore qualità della vita, con la qualificazione e il potenziamento della rete dei servizi degli enti locali.
Infine, per reperire altro danaro non dalle solite tasche di chi è onesto o in difficoltà, la mozione Franceschini reclama di incentivare la lotta all'evasione fiscale attraverso il riavvio delle politiche antievasione, a cominciare dal ripristino della tracciabilità dei corrispettivi e dell'innalzamento del limite massimo dei trasferimenti in contanti, nonché delle sanzioni per le imposte evase, anche al fine di recuperare risorse finanziarie necessarie da poter poi utilizzare per misure di lotta alla povertà. Misure di buon senso. Proposte fattive di collaborazione. Segnali di responsabilità da parte dell'opposizione.
Il Governo lo sa. Un suo “no” alla mozione Franceschini sarebbe incomprensibile. E irresponsabile.

FEDI (PD): RESISTENZA VALORE COMUNE RICONOSCENDO DIFFERENZE E PARTENDO DALL’ANTIFASCISMO

“La Resistenza appartiene alla storia del nostro Paese ed è giusto celebrarla in momenti che uniscano i cittadini e le Istituzioni”. “Il valore comune del 25 aprile non può prescindere però dal riconoscere le differenze tra chi, con la lotta di liberazione, si è battuto per la libertà e la democrazia, contro la barbarie, contro la dittatura, contro nazismo e fascismo che portarono alle leggi razziali e allo sterminio degli ebrei”. “Chi scelse di combattere fascismo e nazismo liberò l’Italia e il popolo italiano” – ha rilevato l’On. Marco Fedi.
“Ritengo positivo e importante che tutti oggi sentano il dovere di ricordare chi lottò per la libertà e contro il fascismo”. “Sarebbe utile se ci si limitasse a ricordare l’antifascismo, la resistenza e i valori comuni della nostra Costituzione, anziché preoccuparsene – come ha fatto il Presidente del Consiglio – in chiave di appartenenze politiche oppure contro la sinistra che giustamente rivendica, sul tema dell’antifascismo, coerenza storica e politica” – ha dichiarato il deputato PD eletto all’estero.
“L’anniversario della liberazione, che celebreremo il 25 aprile, ci ha consegnato uno splendido esempio di libertà”. “La libertà che appartiene alla nostra storia nella misura in cui insieme l’abbiamo conquistata, salvaguardata e fatta crescere nell’aspirazione comune per una società più giusta ed equa”. “La Costituzione della Repubblica italiana è parte della nostra storia e della nostra identità, affermarne il valore significa anche garantire consenso sulle proposte di modifica in cui debbono riconoscersi i cittadini, non solo le forze di maggioranza" - ha sottolineato l’On. Fedi.
“Il 25 aprile non solo come ricorrenza e testimonianza "del ricordo" per i partigiani ed il sacrificio di intere famiglie e di un’intera generazione, ma come conferma dell’impegno civile di ciascuno a farsi presenza attiva, a sollecitare la partecipazione dei cittadini, ad utilizzare il patrimonio di valori e di idee della Resistenza. Sentire profondamente l’impegno per la libertà e la pace, per la giustizia e la democrazia, rappresenta una "garanzia" di fronte al mondo moderno, alle sue profonde contraddizioni e divisioni. È la ragione per cui ogni anno ci ritroviamo, il 25 aprile, a ricordare l’anniversario della Liberazione d’Italia, i valori, le idee e il sacrificio degli uomini e delle donne della Resistenza” – ha concluso l’On. Fedi.

Venerdì, 24 aprile 2009

FEDI (PD): “RENDERE PIU’ EFFICIENTE IHO, RAFFORZA RUOLO ITALIA”

“Il ruolo dell’Italia nell’Organizzazione idrografica internazionale può migliorare grazie al nuovo Protocollo che riforma tale organismo”. L’On. Marco Fedi sintetizza così le ragioni del voto favorevole del gruppo del Partito Democratico alla ratifica, in via definitiva, da parte dell’Italia del Protocollo che modifica la Convenzione relativa all'Organizzazione idrografica internazionale (IHO), organismo intergovernativo a carattere tecnico (cui l‘Italia partecipa insieme con oltre ottanta paesi) in materia di rilevazioni, di documentazione e di cartografia, finalizzato allo sviluppo della sicurezza nella navigazione e alla tutela dell’ambiente marino.
Le modifiche – spiega l’On. Fedi – hanno “essenzialmente carattere organizzativo” e “derivano dalla necessità di aggiornare la struttura dell’IHO sul modello di altri organismi internazionali che operano nel campo dell’oceanografia”.
“Pur trattandosi di una rivisitazione profonda dell’Organizzazione – continua il deputato del PD eletto all’estero – la struttura manterrà lo stesso personale e, di conseguenza, non aumenteranno gli oneri associati al suo funzionamento”.
“L’Italia, per la sua posizione geografica, è una delle più importanti destinatarie dei risultati positivi dell’attività che viene svolta dall’Istituto idrografico. È quindi necessario procedere con questa ratifica e soprattutto rafforzare il ruolo dell’Italia all’interno dell’organismo che, con le modifiche che apportiamo, potrà funzionare in modo più efficiente”, conclude l’On. Fedi.

FEDI (PD): SÌ AD ACCORDO REVISIONE CONFINI MOBILI CON SVIZZERA

“Un piccolo ma importante esempio di superamento degli interessi nazionali”. Così l’On. Marco Fedi (PD), segretario della Commissione Esteri della Camera, definisce l’accordo dell’Italia con la Repubblica Elvetica inerente lo scambio di note per la revisione dei confini “mobili” tra i due Paesi, ratificato dalla Camera dei Deputati.
L’On. Fedi ha annunciato il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico ad un provvedimento che dà luogo ad una nuova misurazione del confine italo-svizzero, a seguito dello scioglimento progressivo dei ghiacciai, che in alcuni tratti costituivano il riferimento morfologico originale. Venendo meno quest’ultimo, attraverso lo scambio di note sarà “possibile – spiega l’On. Fedi – che il tracciato del confine segua i graduali cambiamenti delle linee di cresta o displuviale dei ghiacciai, anche in seguito a ulteriori prevedibili mutamenti di temperatura, fino al caso limite di scomparsa completa del ghiacciaio - in questo caso la linea di confine coinciderà con la linea di cresta del terreno roccioso emergente. Il tracciato del confine sarà individuato sulla base di rilievi aero-foto-grammetrici, e rimarrà in vigore fino ai rilievi successivi”.
Il deputato del PD eletto all’estero manifesta soddisfazione per “un provvedimento di questa natura, in pieno accordo tra le parti, tendente a rivedere i confini nazionali di ciascuno grazie alle moderne tecnologie ed alla loro applicazione, grazie all’introduzione del concetto di confini mobili, modificabili in virtù di rilevazioni tecniche e decisioni concordate, e grazie soprattutto ad accordi bilaterali o multilaterali”.

mercoledì 15 aprile 2009

Stralcio delle norme sulle ronde civiche dal decreto sicurezza

“L’ostruzionismo dell’opposizione ha ottenuto un positivo risultato: lo stralcio delle norme sulle ronde civiche dal decreto contenente misure di contrasto alla violenza sessuale e agli atti persecutori, lo stalking. Decreto che ora può essere approvato da tutto il Parlamento sul merito di norme tra loro coerenti, anche se permangono le critiche alla scelta del decreto d’urgenza quando il Parlamento aveva già avviato – come ho ricordato in discussione generale – l’iter di approvazione di un disegno di legge in materia” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“Allontanati per ora quindi – ha ricordato l’On. Marco Fedi – i tentativi di delegittimazione del Parlamento. Naturalmente il confronto ora si sposta sul disegno di legge sicurezza e sulle proposte contenute nello stesso, come l’odiosa norma che impone ai medici di denunciare i loro pazienti immigrati non in regola, in spregio ad ogni senso di umanità, di deontologia professionale e di buonsenso. Da domani la nostra opposizione al disegno di legge sicurezza riguarderà anche le ronde civiche. D’altronde si tratta di norme nei confronti delle quali sta maturando una forte opposizione civile, dalle associazioni dei cittadini, dalle forze sindacali, anche di polizia, e dalle opposizioni parlamentari” – ha concluso Marco Fedi.

Lettera aperta e breve al Presidente del Consiglio dei Ministri

Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi,

siamo tutti patrioti, ci sentiamo tutti un pò più abruzzesi del solito, in questo momento di dolore ma anche di impegno per assistere le famiglie e i cittadini vittime del sisma e aiutare a ricostruire il vivere civile delle zone colpite.
Proprio per questa ragione, ascolti il mio consiglio, da cittadino italiano residente all’estero, prima che da deputato della Repubblica, eviti di fare battute inutili o dannose alla nostra immagine o che possano essere fraintese dai media dell’informazione globale!
Da questa mattina a Melbourne, Australia, i servizi televisivi e radio riportano una sua “infelice quanto inutile” battuta a proposito di tende e campeggio: mi creda Mr. Berlusconi, la battuta non era divertente. Se non si trattava di una battuta, davvero non riusciamo a capire come una tendopoli per ospitare sfollati possa essere lontanamente scambiata per un campeggio. Ascoltarla – per noi, in questo momento – è stato inutilmente doloroso. Mi fermo qui!
Buon lavoro a Lei e a tutti noi verso la ricostruzione.

Una tragedia umana che ha colpito tutti

“Preoccupazione, dolore e subito impegno per la ricostruzione. Questi i sentimenti della comunità italo-australiana dopo il tragico terremoto che ha colpito l’Abruzzo” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“Le notizie sulla dolora perdita di vite umane a seguito del devastante terremoto che ha colpito l’Abruzzo hanno raggiunto una comunità che si era già impegnata profondamente nella raccolta fondi per le famiglie colpite dagli incendi che hanno devastato il Victoria. La risposta è stata immediata anche per l’Abruzzo”. “Una risposta comune da una comunità forte e solidale”.
“Non è il momento delle polemiche ma quello dell’impegno per la ricostruzione. È questo il messaggio più forte che arriva dalle comunità italiane nel mondo che si sono subito mobilitate”.
“Le associazioni italiane saranno in prima linea in questa azione di solidarietà verso una regione d’Italia a cui, particolarmente oggi, ci sentiamo tutti vicini con il nostro dolore ma anche con l’impegno a lavorare in tutti i modi e a tutti i livelli per assicurare il ritorno alla normalità in tempi brevi” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

giovedì 2 aprile 2009

La virgola/diario di mezza stagione e ora legale …


Generalmente non amo parlare degli avversari politici. Se si parlasse, in generale, più dei problemi, e delle ricette di ciascuno per affrontarli, e meno degli altrui vizi e virtù, la politica italiana sarebbe meno “riottosa” e forse più rispettata e compresa anche dai cittadini.
Ritengo che ciascuno debba sempre cercare di dare il meglio della propria capacità di proposta e di organizzazione, con coerenza. Valuto quindi positivamente il fatto che il Partito Democratico, prima, e oggi il PdL, abbiano coerentemente compiuto un passo avanti nella semplificazione del sistema politico italiano. Non è poco!
Ma gli elementi positivi che ci accomunano, in un quadro politico-istituzionale così complesso, terminano qui. La coerenza – che a volta non premia dal punto di vista elettorale – consente, però, di costruirsi un piano di credibilità e affidabilità con gli elettori che sortisce effetti positivi, sempre, a medio e lungo termine. Ma non può essere utilizzata sporadicamente, secondo le esigenze del momento.
Il PD non ha celebrato un leader consacrandolo ad una storia fatta a sua immagine e somiglianza, senza alternative e senza rischi. Le primarie di Veltroni – con avversari di spicco del PD, come Bindi e Letta – poi l’elezione di Franceschini – con la candidatura alternativa di Parisi – non sono stati episodi di “ordinaria divisione interna al PD” ma momenti di autentica democrazia, con tutti i rischi collegati. Sono quei momenti che alla lunga uniscono, se gestiti da un partito forte che non ha paura del confronto interno e che poi decide, sceglie e vota di conseguenza. Ricordare ogni giorno “la libertà di coscienza” nel voto dei parlamentari – su alcuni provvedimenti – non è solo ribadire un’ovvietà ma appare come una giustificazione alle divisioni, un tentativo di nasconderle. Le divisioni vanno invece trasformate, dall’azione politica interna, in costruzione positiva delle linee politico-programmatiche del partito democratico. Non ho percepito segnali simili dal congresso del PdL. Le questioni poste dall’On. Gianfranco Fini – cui non sono arrivate risposte – che percorso di confronto troveranno internamente al nuovo partito? Farebbero bene a preoccuparsene i parlamentari PdL che hanno cercato di contrastare la deriva “leghista” sulla sicurezza in chiave anti-immigrazione.
Farebbero bene a preoccuparsene tutti, in un momento caldo del confronto parlamentare. In Parlamento si acuisce lo scontro con le recenti decisioni – di metodo e merito – che hanno visto la maggioranza ritirare un decreto legge – sulle quote latte – e inserirlo in un altro decreto legge – sul sostegno ai settori industriali in crisi – una sorta di “decreti Matrioška”. E il problema non è tanto la soluzione adottata – che ha dei precedenti – ma averlo fatto in corso d’opera, per vincere la resistenza delle opposizioni che invece giustamente insistono per evitare che i produttori onesti, che non hanno sforato le quote-latte comunitarie, o quelli che hanno sforato, ma hanno pagato le multe, si trovino – come spesso accade in Italia – ad essere buggerati da una finta sanatoria che premia chi ha sforato e non ha pagato le multe. Avete capito? Verrebbe voglia di rispolverare la vecchia battuta che di legale – in Italia – c’è rimasta solo “l’ora”. Siamo in attesa dei decreti “scatole cinesi” poi avremo utilizzato tutto l’armamentario classico della decretazione d’urgenza di questo Governo.
Le proposte chiare e semplici fatte dal Partito Democratico in questi mesi sono il nostro punto di forza: l’election day con il referendum e il risparmio di mezzo miliardo di euro, l’aumento dell’aliquota IRPEF per i redditi superiori a 120,000 euro, l’assegno di disoccupazione, le candidature vere per le europee e non il peggior utilizzo delle “incompatibilità” successive e la scelta forte di contrasto alla non-legge sul testamento biologico. Anche qui la maggioranza ha costruito un insolito insieme di norme che peggiorano la situazione esistente.
In queste condizioni, nonostante le tensioni crescenti, con la fermezza dovuta al sano rapporto che deve esistere tra maggioranza e opposizione, credo sia ancora necessario – anche in considerazione della grave crisi economica e degli effetti pesantissimi che questa ha e continuerà ad avere sulle famiglie e sulle fasce sociali più deboli – continuare a lavorare per una responsabilità nazionale che, su questi temi, consenta a maggioranza e opposizione di esprimere il meglio delle loro proposte. A condizione che la maggioranza cominci ad ascoltare il Paese, le forze sociali, i cittadini, oltre che il Partito Democratico e le altre forze di opposizione.

mercoledì 1 aprile 2009

FEDI (PD) INTERVIENE ALLA CAMERA: “NO AL DECRETO SICUREZZA”

“Il nostro no a questo decreto – ha spiegato l'On. Fedi (PD), intervenendo il 30 marzo alla Camera dei Deputati per motivare il voto contrario al dl sicurezza – è legato a valutazioni di merito e a una valutazione politica sull’insieme delle norme presentate in materia di sicurezza. Non è un no – ha continuato l'On. Fedi – alle norme contro la violenza sessuale, o contro gli atti persecutori, su cui stavamo lavorando per avere maggiore severità, per la repressione, per avere servizi e informazione per i cittadini e per le vittime. Non è un no al Parlamento che avrebbe potuto approvare una legge su questi temi con rapidità e razionalità di materia. È un no all’arroganza di una maggioranza che condanna se stessa alla solitudine. Perché il Paese non vi seguirà più sulla strada dell’emergenza, nel vicolo cieco della xenofobia e della riduzione delle libertà civili”, è stata la conclusione del discorso del parlamentare eletto all'estero.
L'On. Fedi aveva iniziato il suo intervento a partire dalla parole di Berlusconi sulla libertà, pronunciate durante il congresso del partito del premier, osservando tuttavia che “per questa maggioranza 'libertà' significa abbassare l’asticella su tutte le regole, militarizzare il territorio e le nostre città mentre si riducono le risorse per l’unica vera lotta alla criminalità, quella condotta dalle Forze dell’ordine, criminalizzare i diversi, gli immigrati e le minoranze, allontanando i processi d’integrazione. Per questa maggioranza libertà significa limitare il diritto di professare la propria religione – spesso sono state evocate e proposte norme restrittive in tal senso”.
“Avete proposto – ha continuato l'On. Fedi – il permesso di soggiorno a punti e l’introduzione di un esorbitante costo amministrativo per il suo rilascio e rinnovo. Il reato di clandestinità, che rischia di aggravare la situazione, senza dare risposta alle motivazioni che portano l’immigrazione irregolare nel nostro Paese: una risposta che richiede coordinamento a livello Europeo e il giusto equilibrio tra i temi della sicurezza e quelli dell’immigrazione”.
Il parlamentare eletto all'estero ha continuato il suo intervento ricordando “le impronte digitali ai bambini Rom e le classi separate per i figli degli immigrati. Questo è stato il modello di libertà e di integrazione che ci ha proposto la maggioranza! Non mi ha sorpreso – continua l'On. Fedi – che Parlamentari del PdL abbiano sentito il bisogno di esprimere chiaramente la loro preoccupazione per una serie di proposte che mettono in discussione valori e principi ben radicati nella nostra Costituzione”.
L'On. Fedi ha spiegato che le soluzioni proposte “oltre a chiari profili di incostituzionalità, confondono materie tra loro diverse, confondono cause ed effetti, dati reali e fatti di cronaca”. Ciò è da attribuirsi al fatto che il Governo e la maggioranza evocano ogni giorno “l'emergenza non solo nella comunicazione mediatica e nell’azione politica, ma anche negli atti Parlamentari”, con “conseguenze molto negative sulla capacità del nostro Paese di affrontare con razionalità le sfide che abbiamo davanti”.
Il deputato del PD ha quindi lamentato la “delegittimazione del Parlamento”, tramite l'ennesimo provvedimento di urgenza qual è il decreto, su un tema delicato come quello del “contrasto alla violenza sessuale e agli atti persecutori”, ed in particolare sullo stalking. Argomenti sui quali anche l'opposizione si era dimostrata convergente con la maggioranza, esigendo più attenzione ai “centri di assistenza, informazione, formazione del personale, mezzi e risorse per le forze dell’ordine a cui affidare la repressione, la lotta e la prevenzione di questi reati”.
Molti gli accenni nel discorso del parlamentare eletto all'estero alle ronde, ritenute sbagliate perché “rappresentano una pericolosa delega ai privati della gestione di un pezzo di sicurezza pubblica, il primo passo per la legalizzazione della giustizia fai-da-te”. Inoltre, il loro inquadramento normativo all'interno del DL risulta – secondo l'On. Fedi – molto spesso in contraddizione con il dettato costituzionale. Infine, esse presentano vari problemi di natura concreta: il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata, la strumentalità dell'apertura concessa ai finanziamenti privati, e la sovrapposizione con l'operato delle forze dell'ordine. A queste ultime, invece sono stati tagliati i fondi per il 2009, ha notato polemicamente il deputato del PD.
“Ecco perché la scelta delle ronde è sbagliata: illudere i cittadini che il controllo del territorio possa essere gestito da loro formazioni, è offensivo”. “I sindacati di polizia in primo luogo, ma i cittadini di ogni ordine e grado vi dicono che le ronde non aumentano neanche la percezione della sicurezza, eppure insistete”. “All’estero l’Italia è sempre più guardata, anche da chi vorrebbe visitarla solo per turismo, come un Paese ben strano, nel mezzo di un’emergenza che non c’è, fomentata dal Governo” – ha concluso l’On. Fedi.

FEDI (PD): “LA NUOVA TRAGEDIA DEI MIGRANTI CI RIPORTA ALLA REALTÀ”

“Di fronte a tragedie di questo genere non c'è spazio per la speculazione politica, ma bisogna soltanto augurarsi che ogni vita umana possa essere messa in salvo al più presto”. E' quanto afferma l'On. Marco Fedi (PD) in merito al naufragio di quattro imbarcazioni di boat people al largo della Libia, che secondo le prime informazioni dell'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni avrebbe causato già almeno 300 dispersi e 21 decessi accertati. “Tuttavia, non posso non notare mio malgrado – continua il parlamentare eletto all'estero – che c'è chi, come il Ministro dell'Interno Maroni, ha la boria di affermare, di fronte alla ripresa massiccia del fenomeno e all'emergenza vissuta dall'isola di Lampedusa, che gli sbarchi 'termineranno il 15 maggio prossimo', con l'entrate in vigore del protocollo con la Libia. Piuttosto che indicare date risolutive con sprezzo della realtà – suggerisce l'On. Fedi – sarebbe il caso che il Governo non continuasse a mettere in discussione, ogni giorno che passa, il dovere di aiuto e di accoglienza verso che chi guarda a noi con sentimenti di speranza e di bisogno.
Lo sgomento per tragedie di vite innocenti come questa odierna – continua l'On. Fedi – non può non portarmi alla memoria la nostra storia nazionale di emigrazione nel mondo, convincendomi sempre di più che una soluzione del problema dei flussi condivisa e cooperativa con i Paesi di partenza non debba rimane uno slogan e che la nostra Italia, al contempo, non debba perdere il suo volto civile e solidale verso chi le chiede aiuto”, conclude il deputato del PD.