mercoledì 10 febbraio 2010

FEDI (PD): Ai tagli quotidiani occorre dare una risposta politica

Credo sia necessario fare uno sforzo, maggioranza e opposizione, per far funzionare meglio i Comitati per gli italiani nel mondo di Camera e Senato e far ripartire una riflessione politica sul futuro delle politiche a favore degli italiani nel mondo – ha rilevato l’On. Marco Fedi in sede di lavori del Comitato per gli italiani del mondo della Camera.
Non solo. Dobbiamo marcare stretto anche il Governo, sia per la rete consolare, rispetto al nuovo piano di razionalizzazione che si è impegnato a presentarci, sia sul tema della cittadinanza poiché in assenza di una richiesta di stralcio è legittimo presumere che il Governo non abbia in programma di lavorare sui temi della cittadinanza rilevanti per le comunità italiane all’estero, nonostante le nostre proposte e le sentenze. Sarebbe utile se in questa sede potesse svolgersi un confronto sulle riforme, magari anche con esponenti della maggioranza presenti.
I tagli del Governo sono quotidiani. Abbiamo avuto i tagli ai capitoli del Ministero degli Affari esteri a favore delle comunità italiane nel mondo, poi alla rete consolare, oggi all’informazione – con un taglio di oltre 12 milioni di euro alla convenzione tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Rai per i servizi di Rai Italia nel mondo. Ecco perché sarebbe stato utile – ha ricordato l’On. Fedi – sentire preliminarmente, come avevamo proposto, la Presidenza del Consiglio per il settore editoria.
I Comitati devono intervenire anche su questi temi e cercare di svolgere un’azione preventiva che può arricchirsi anche del contributo del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero.

10 febbraio 2010

FEDI (PD): L’INPDAP non risponde

“Gli ex dipendenti dello Stato che percepiscono una pensione in Australia sono doppiamente penalizzati” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi nell’illustrare l’interrogazione a risposta scritta presentata al Ministro dell’Economia e delle Finanze e al Ministro del Lavoro. “Non solo è in vigore un antiquato sistema di pagamento delle pensioni ma non si riesce ad avere informazioni essenziali da fornire alle autorità fiscali australiane, tra cui le informazioni su importi di eventuali prestazioni aggiuntive, come gli assegni famigliari, o sulla indennità integrativa speciale o altri importi che compongono il trattamento pensionistico” – sottolinea Fedi.
“A ciò si aggiunge una sostanziale mancanza di informazioni relativamente alle norme della Convenzione bilaterale sulle doppie imposizioni fiscali in vigore tra Italia e Australia”.
“Le pensioni pubbliche, a differenza di altre Convenzioni, sono imponibili nel Paese di residenza del titolare, come per le pensioni private, e la verifica della condizione di residente, anche ai fini fiscali, è effettuata dalle autorità fiscali australiane con modulistica concordata tra le parti”. “La detassazione da parte dell’INPDAP, che non deve quindi più operare ritenute alla fonte, è un obbligo”. “Credo sia necessario modificare le procedure e modernizzare il sistema di pagamento” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

On. Marco FEDI

Il testo integrale dell’interrogazione

Atto CameraInterrogazione a risposta scrittapresentata da MARCO FEDI giovedì 4 febbraio 2010
FEDI -
Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del Lavoro

- Per sapere - premesso che:
la Convenzione sulle doppie imposizioni fiscali in vigore tra Italia e Australia, firmata a Canberra il 14 dicembre 1982 e ratificata con legge n. 292 del 27 maggio 1985, entrata in vigore il 5 novembre 1985, regola l’imposizione fiscale sui redditi e sul patrimonio

l’art.18 della Convenzione prevede che le pensioni, incluse quelle pubbliche, siano imponibili nel Paese di residenza del titolare la prestazione pensionistica

in conformità a tali disposizioni, dietro presentazione di richiesta di detassazione, vidimata dalle autorità fiscali del Paese di residenza, l’Istituto previdenziale che eroga la pensione non deve più operare alla fonte la ritenuta fiscale IRPEF

in presenza di una richiesta di detassazione di un residente all’estero, opportunamente vidimata dalle autorità fiscali australiane, la procedura di detassazione si applica anche se la pensione viene pagata in Italia

numerose segnalazioni indicano che l’INPDAP non applichi correttamente questa procedura -:
quali iniziative si intenda adottare per garantire la corretta applicazione delle Convenzioni internazionali ed in modo specifico delle norme della Convenzione sulle doppie imposizioni fiscali in vigore tra Italia e Australia che prevede la tassazione nel Paese di residenza anche per le pensioni pubbliche,

quali ulteriori iniziative si intenda adottare per assicurare che le norme in oggetto siano applicate anche al sistema di pagamento delle pensioni – prevedendo la possibilità di accredito su conto corrente sia in Italia che all’estero,
se si intenda infine diramare precise istruzioni atte a superare l'attuale carenza di informazioni sui singoli pagamenti relativamente ad importi in valuta locale e valori di cambio oltre a garantire la comunicazione annuale delle singole prestazioni che compongono la pensione in pagamento.
On. Marco FEDI

lunedì 8 febbraio 2010

FEDI (PD): Grave eventuale chiusura del Consolato di Durban

Il Governo si era impegnato a riferire in Parlamento sul nuovo piano di razionalizzazione della rete consolare – ricorda l’On. Marco Fedi che ha presentato un’interrogazione a risposta scritta sulla grave situazione che si determinerebbe in Sudafrica in conseguenza della chiusura del Consolato di Durban.

Il confronto apertosi in Parlamento faceva ben sperare anche per la sede di Durban – continua Fedi. La eventuale chiusura del Consolato di Durban, dove risiedono quattromila cittadini italiani, non solo renderebbe impossibile garantire i servizi consolari a cittadini-utenti che invece chiedono di avere un forte rapporto con lo Stato italiano, ma indebolirebbe anche i rapporti economico-commerciali con l’Italia considerando – rileva Fedi – che Durban è uno scalo marittimo e snodo commerciale tra i più importanti dell’intero continente africano, dove si registra una massiccia presenza di aziende italiane.

La sede consolare di Durban va mantenuta: lo chiede con determinazione anche la comunità italo – sudafricana, attraverso i Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.), i rappresentanti al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (C.G.I.E.) e i rappresentanti delle Associazioni e di tutte le istanze rappresentative della locale comunità italiana.

8 febbraio 2010

Allegato testo integrale interrogazione:

Atto CameraInterrogazione a risposta scritta
presentata da
MARCO FEDI giovedì 4 febbraio 2010
FEDI. –

Al Ministro degli affari esteri.

- Per sapere - premesso che:

la comunità italo – sudafricana ha manifestato, attraverso i Comitati degli Italiani all’Estero (Com.It.Es.), i rappresentanti al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (C.G.I.E.), i rappresentanti di Associazioni e tutte le istanze rappresentative della locale comunità, la propria ferma opposizione alla prospettata chiusura del Consolato di Durban,

la chiusura del Consolato di Durban, una città dove risiedono quattromila cittadini italiani, renderebbe impossibile offrire servizi ad utenti che chiedono invece rapporti forti con le istituzioni italiane e servizi efficienti dalle pubbliche amministrazioni del nostro Paese,

la eventuale chiusura del Consolato di Durban comprometterebbe anche i rapporti economi e commerciali uno scalo marittimo e snodo commerciale tra i più importanti dell’intero continente africano, dove si registra la massiccia presenza di aziende italiane e dove attraccano 50 navi italiane all’anno, con relativa richiesta di assistenza al consolato per il disbrigo di pratiche di navigazione,

i continui tagli e le riduzioni di bilancio si sommano ai problemi organizzativi di una rete consolare che necessita invece piena dignità poiché rappresenta oggi un essenziale elemento di collegamento con le comunità italiane nel mondo oltre ad essere al servizio del sistema economico e commerciale del nostro Paese,

il Governo si era impegnato a comunicare al più presto un nuovo piano di riorganizzazione della rete consolare nel mondo -:
se si intenda mantenere operativa la sede consolare di Durban.


On. Marco Fedi

mercoledì 3 febbraio 2010

Intervista all'On. Marco Fedi

Il deputato eletto in Australia, contattato telefonicamente da ItaliachiamaItalia.com durante la votazione alla Camera sul legittimo impedimento, dà in diretta la notizia della vittoria della maggioranza. "E’ uno strano governo - commenta - quello che da un lato vuole risolvere i mali della giustizia e dall’altro gli taglia i fondi". E ancora di soldi si torna a parlare, se si tocca l’argomento Rai Italia. "Il 9 febbraio incontreremo il direttore Renzoni per mettere in campo un’azione comune per recuperare risorse in vista del taglio finanziario, finora solo ipotizzato ma probabile".

di Barbara Laurenzi

Roma - "Ora il nostro compito è quello di risolvere il problema giustizia, che non è solo del cittadino Berlusconi ma di tutti”. Sono parole in presa diretta quelle pronunciate da Marco Fedi, deputato Pd eletto oltreconfine, a colloquio dalla Camera dei deputati con Italiachiamaitalia.com, nel corso delle votazioni sul legittimo impedimento.

Onorevole, qual è la situazione alla Camera? Come procede la votazione?
Procede bene, ma per la maggioranza. Tutti i nostri emendamenti sono stati bocciati, come era prevedibile vista anche posizione individuale dell’Udc, che non condivido ma che va rispettata. Ora abbiamo di fronte a noi un compito importante: fare in modo che si trovi una soluzione ai problemi della giustizia del Paese. Una soluzione che coinvolga tutti, non solo Berlusconi ma tutti i cittadini. Bisogna evitare i percorsi personali.

A proposito di processo breve e legittimo impedimento, lei ha parlato di uno “strano governo”. Più strano della lentezza della giustizia in Italia?
No, assolutamente. In un paese moderno e civile, è vergognoso che la giustizia abbia questi problemi. La politica è consapevole che questa tematica va affrontata, ma non con leggi ad personam da un lato e, dall’altro, con tagli al sistema giudiziario. Lo “strano” del governo sta proprio in questo: mentre si dichiara di voler risolvere la lentezza giudiziaria, si tagliano le risorse economiche. Così si parte nel peggiore dei modi.

Il premier Berlusconi è tornato proprio oggi a parlare della stampa italiana, definendola “iniqua”. Questo clima sempre più avvelenato è causato solo dalle dichiarazioni di Berlusconi o anche dagli attacchi di certa informazione, sia televisiva che su carta?
Quello dell’informazione è un mondo che, visto attraverso gli occhi dei canali televisivi, è fortemente controllato dal presidente del Consiglio e anche la situazione della stampa è analoga. Il vero nodo della questione è che, in questo paese, il giornalismo investigativo non esiste più, esistono solo opinionisti che parlano di tutto senza dire nulla.

La sua soluzione è ‘più giornalismo puro e meno opinionismo’?
Sì, il giornalismo dovrebbe porre quesiti e cercare risposte e fatti oggettivi. Se il Tg1 non riporta alcune notizie c’è un problema nel Paese. Ormai pochi giornalisti veri fanno le domande giuste rispetto ai problemi del paese.

Il Tg1 e la Rai sono faziosi?
In questo momento decisamente sì. Penso, però, che su questo il giudizio va lasciato ai telespettatori, non vorrei che noi politici dessimo valutazioni di questo tipo. Il mio giudizio, infatti, è da telespettatore. Non esiste un complotto da parte dei media verso Berlusconi, esiste un’informazione che non parla dei problemi del Paese.

La stampa è troppo concentrata sul premier e troppo poco sui problemi reali?
In questo momento, a dire il vero, la stampa è concentrata sul gossip e ciò mi sembra molto preoccupante.

Non condivide chi, per attaccare Berlusconi, coinvolge anche le sue vicende personali?
È un errore e chi lo fa sbaglia. Le due sfere vanno distinte, le notizie e i fatti dell’attività pubblica sono da approfondire, quando sono vicende personali vanno lasciate lontane.

Com’è vista la nostra politica interna dalla comunità italiana in Australia?
L’Italia ormai è un cattivo esempio. Non riusciamo a dare risposte serie ai problemi, ad esempio la crisi economica. Noi abbiamo grandi potenzialità ma non riusciamo ad affrontare la perdita dei posti di lavoro e questo costituisce una problematica anche per gli italiani all’estero, non solo in relazione ai rapporti bilaterali o internazionali ma anche per un eventuale rientro.

Chi, in passato è emigrato, ora non tornerebbe in Italia?
Non sto dicendo questo. Valuto il fatto che chi vive all’estero ha con l’Italia una serie di rapporti culturali, economici e spesso imprenditoriali. Un’Italia indebolita sotto il profilo economico indebolisce anche gli italiani all’estero. Inoltre le politiche per i connazionali nel mondo non sono messe in campo. Sono state dimenticate anche le riforme, che invece sarebbero poche, facili e alcune anche a costo zero come ad esempio quella della cittadinanza. Il suo rinvio è stata una delle tante occasioni perse.

Lei ha esclamato “meglio tardi che mai”, riferendosi agli esiti del convegno di Verona, dove una parte del centrodestra ha concordato con la necessità di affrontare prima le riforme istituzionali e poi quelle di Comites e Cgie. Secondo lei a che cosa è dovuto questo cambiamento di rotta?
Innanzitutto bisognerebbe capire se c’è stato davvero un cambiamento e in che misura si trasformerà in atti parlamentari. Noi dicemmo che la riforma dei Comites era da fare con più calma, dopo le riforme istituzionali più urgenti. Fino ad oggi noi siamo stati coerenti, ora ci arriva anche una parte del centrodestra.

È l’inizio di una collaborazione tra colleghi di schieramenti opposti?
Se il centrodestra rimarrà su questa linea ci troveremo insieme in Parlamento a dialogare, chi non la pensa così porterà avanti la sua tesi. Il dialogo è sempre utile, anche sul tema della rete consolare abbiamo sempre collaborato bene. La posizione del Partito democratico è chiara: la proposta ‘Tofani’ è largamente insufficiente e non la condividiamo. Alla camera l’avevamo già detto, ora ci sarà spazio per confrontarsi in Parlamento se il governo insisterà nel portarla avanti.
Ci sono altri nodi sui quali si può dialogare?
Vogliamo parlare dei tagli a Rai Italia. Il 9 febbraio incontriamo informalmente il direttore Daniele Renzoni, anche con i deputati del Pdl. L’incontro servirà a valutare lo stato di Rai Italia ma anche per mettere in campo un’azione comune per recuperare risorse in vista del taglio finanziario finora solo ipotizzato ma probabile.

Oltre ai tagli, quali altri temi più immediati affronterete con Renzoni?
Ci aspettiamo di vedere il piano editoriale per valutarlo con lui. Vogliamo capire quali sono i nodi strategici rispetto alle questioni rimaste aperte con Badaloni. Ad esempio l’organizzazione dei palinsesti, in alcune parti del mondo incompleti, come in Australia, i programmi contenitore, l’informazione dell’Italia e dall’Italia, la famosa informazione circolante della quale si parla tanto ma ancora non si vede nulla.

martedì 2 febbraio 2010

FEDI (PD): Legittimo impedimento, errore costituzionale e percorso breve verso un secondo lodo Alfano

La posizione del Partito Democratico sul provvedimento definito “legittimo impedimento” è netta e chiara: si tratta di una proposta di legge incostituzionale che continua ad aumentare la distanza con i cittadini, sia sotto il profilo della parità di diritti e doveri che sotto il profilo della urgenza che, in questo momento, dovrebbe portare Governo e maggioranza ad occuparsi degli effetti della crisi economica e della purtroppo inesorabile perdita di posti di lavoro.

Si rischia, però, di dimenticare che in Italia lo strumento del legittimo impedimento esiste già e chi ne ha i requisiti per ricorrervi è già in grado di farlo.

È invece inquietante che, per l’ennesima volta, il governo di centrodestra anteponga al dibattito e al lavoro parlamentare su temi di attualità per l’intera cittadinanza italiana gli interessi di uno sparuto numero di personalità del mondo politico.

Il provvedimento sull’istituto giuridico del legittimo impedimento rischia di essere un cavallo di Troia per introdurre, di fatto, un’immunità. Immunità che, di rinvio in rinvio, potrebbe diventare anche permanente. Un percorso breve, o di transizione, verso un secondo lodo Alfano.

È quindi per ragioni di merito e di metodo che siamo contrari a questa modifica del legittimo impedimento, tutt’altro che necessaria. Essa dimostra ancora una volta che il Governo e chi lo sostiene in Parlamento sono lontani dai problemi del Paese, compresi quelli concernenti la sfera dell’amministrazione giudiziaria.

2 febbraio 2010

FEDI (PD): Dopo oltre 12 mesi la destra è d’accordo con noi: meglio tardi che mai!

Credo utile ricordare che nella discussione sulla finanziaria per il 2009 il gruppo del PD alla Camera chiese che le elezioni per il rinnovo di Comites e Cgie si svolgessero alla scadenza prevista e cioè nel 2009. Dicemmo che la riforma di Comites e Cgie andava affrontata dopo le riforme istituzionali, consultando i Comites e il Cgie, e che nel frattempo gli organismi di rappresentanza andavano rinnovati. Oggi una parte del centrodestra sostiene pubblicamente la stessa tesi. Meglio tardi che mai!

Anche se nel frattempo maggioranza e Governo – ricorda l’On. Marco Fedi – hanno imposto il rinvio, a mezzo proroga, delle elezioni e soprattutto un progetto di riforma di Comites e Cgie che non soddisfa nessuno. Sarebbe stato utile acquisire agli atti parlamentari questa visione del centrodestra: il problema è che il centrodestra in aula votò per la proroga degli organismi di rappresentanza e non vi furono voci che chiedessero il rinnovo dei Comites.

La posizione dei parlamentari del PD alla Camera è stata sempre coerente. Oggi dobbiamo tutti affrontare a viso aperto – con la stessa coerenza – un iter parlamentare che è stato imposto al Senato dalla maggioranza e che trova il sostegno del Governo.

Con la stessa coerenza dobbiamo affrontarlo.

1 febbraio 2010