mercoledì 28 aprile 2010

Lavorare insieme per riforme settore informazione

I lavori congressuali della Fusie, Federazione Unitaria della Stampa Italiana all'Estero, ci hanno consentito di svolgere, in un difficile momento politico, una riflessione complessiva sulle comunità italiane nel mondo. Abbiamo ringraziato i dirigenti uscenti e formulato i nostri auguri ai nuovi, che si accingono a caricarsi di responsabilità e lavoro. Abbiamo salutato e ringraziato la rete all'estero di quotidiani, riviste, periodici e giornali che ogni giorno raccontano l'Italia, nobilitandone l'immagine, dando un senso compiuto alle cose che avvengono in questo nostro Paese, dando un filo logico a ciò che spesso appare - ahimè con qualche ragione - illogico, irrazionale, distante dai problemi veri della gente. Un'Italia quasi irreale, come quella che emerge dalla diatriba interna al partito del popolo della libertà.
Un'Italia distante dalle collettivita' italiane nel mondo, un Governo ed una maggioranza che si rivelano, ogni giorno, nelle azioni concrete, nelle scelte politiche, anti-immigrati, anti-migranti, anti-italiani nel mondo". Dichiara Marco Fedi (Pd), segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari alla Camera dei Deputati. "Abbiamo ancora tanta strada da fare sul terreno della conoscenza e della comprensione delle realtà degli italiani nel mondo. Non si tratta solo di conoscere ma anche di valorizzare. Le responsabilità di una classe politica e dirigente che ha dato risposte tardive, qualche volta sbagliate, non possono essere piu' nascoste. Il Prof. De Rita ricordava tre Conferenze dell'emigrazione e la delusione rappresentata dal voto: ricordo che dalle tre conferenze, in particolare dall'ultima, o meglio dalla prima per gli italiani nel mondo, ci sono arrivate proposte ed indicazioni e percorsi di riforma, tutti disattesi. Sul voto - desidero ricordarlo - nessuno, ma dico proprio nessuno, ha mai nutrito illusioni.
Non poteva rappresentare la risposta a tutto! Ed oggi viviamo una condizione in cui non solo non riusciamo a far partire le riforme ma abbiamo difficoltà a presentare una credibile proposta alternativa. Il Governo ci consegna l'ennesima proroga di Comites e Cgie nel mezzo di una crisi politica, interna alla maggioranza, dagli sbocchi incerti. Governo e maggioranza, dalle detrazioni fiscali per carichi di famiglia all'esonero ICI, dai diritti sindacali agli investimenti per le comunità nel mondo, disattendono impegni e non presentano proposte. Mai prima d'ora abbiamo attraversato una situazione in cui l'immagine del nostro Paese all'estero soffre contemporaneamente a causa dello scarso profilo internazionale, delle divisioni interne alla maggioranza, delle posizioni espresse dalla Lega Nord e in conseguenza dei tagli agli investimenti per gli italiani nel mondo. E le opposizioni stentano - lo dico da uomo di parte, da parlamentare PD - a dare centralità ai temi degli italiani all'estero nella loro azione di contrasto alle scelte, a volte folli, di questa maggioranza. In che misura è possibile oggi recuperare terreno su questi temi, ridando centralità, nella storia politica di questo Paese, agli italiani nel mondo? Abbiamo oggi un Governo ed una maggioranza che - dalla scuola all'assistenza, dai diritti di cittadinanza ai diritti civili e politici, inclusa la rappresentanza - non presentano un progetto di riforma, una visione nuova sulla quale confrontarsi, ma semplicemente l'alienazione dell'esistente, l'indebolimento della rete di collegamento creata in molti anni di lavoro e di presenza organizzata nel mondo, la riduzione graduale ma inesorabile delle risorse, l'idea di una cittadinanza subalterna, inferiore, di secondo grado, dei cittadini italiani residenti all'estero.
Sono convinto che anche la vera e propria discriminazione subita dai quotidiani e dai periodici di
lingua italiana nel mondo - ai quali sono stati dimezzati i fondi - sia figlia di questa visione miope e irrazionale del Governo. Credo sia giusto far tornare ad agire, parlare e proporre soluzioni nuove le organizzazioni che rappresentano il meglio della nostra storia. Credo sia sacrosanto lavorare insieme per le riforme, anche nel settore dell'informazione.
Credo che il dovere dei partiti politici sia quello di ascoltare. Il Partito Democratico, sulla base delle considerazioni e delle proposte che insieme faremo, deve assumere l'impegno di trasformare questo ascolto in azioneparlamentare e in proposte di legge.

Fedi (Pd): Il vuoto che avanza …

Sono poche le occasioni nella vita di un organismo di rappresentanza come il CGIE in cui le parole pronunciate, i documenti approvati, le proposte presentate, assumono un significato storico oltre che politico.
Abbiamo davanti a noi un’azione governativa senza precedenti, tesa a demolire i pilastri democratici della rappresentanza, a ridurre gli investimenti per gli italiani nel mondo, a derubricare dall’agenda politica italiana tutti i temi concernenti gli italiani all’estero e a limitare fortemente l’applicazione dei diritti di cittadinanza.
L’azione risponde a un disegno politico, a un progetto, a una visione nuova dei rapporti con le comunità degli italiani nel mondo oppure è semplicemente dettata dagli eventi, dalle circostanze, dalle mille possibili giustificazioni – che siano ieri la riforma di Comites e Cgie e i fondi per l’assistenza e la scuola e oggi la riforma della legge che consente l’esercizio in loco del diritto di voto?
Credo sia vano tentare di darsi una risposta. In mancanza di un’idea nuova su cosa siamo e dove andiamo, il rischio è che avanzi il vuoto, che perdano terreno le logiche del “fare”, che uniscono, e abbiano il sopravvento le polemiche. Positivo che il Cgie, a questo proposito, sia apparso unito e solidale. Sarebbe bello se si ammettessero gli errori, evitando di sovrapporli. Avremmo oggi Comites e Cgie rinnovati, pronti a un percorso di riforma che – con o senza le note vicende legate al voto all’estero – avrebbe richiesto il naturale e logico collegamento con le proposte di riforma costituzionale e con la legge ordinaria che regola il voto. Avremmo avuto interlocutori pronti ad affrontare un dibattito intenso che comunque non poteva, e non può prescindere, da una esame attento di tutto il sistema della rappresentanza.
Un sistema che ha raggiunto completezza e il suo punto di equilibrio con il contingente eletto nella circoscrizione estero; equilibrio che rischiamo di perdere se si interviene sottraendo tasselli al sistema della rappresentanza o peggio limitando la qualità della sua espressione democratica.
È in corso un tentativo di delegittimare sia i parlamentari eletti all’estero che i Comites e il CGIE. Questa consapevolezza dovrebbe indurci a trovare spazi di dialogo per mettere in campo un’azione riformatrice condivisa. La proroga di altri due anni ci porta fuori da spazi dialettici necessari per condividere le riforme.
Riforme che devono partire da Comites e Cgie con un forte ruolo politico a livello territoriale e generale, non solo di collegamento e raccordo ma di confronto e analisi; il Cgie come luogo dell’incontro di esperienze, idee e proposte che trovano l’attenzione e l’ascolto di Governo e Parlamento.
Dobbiamo chiedere al Governo un atto di coraggio verso il dialogo, il rinnovo di Comites e Cgie e il lavoro comune per le riforme.

FEDI (PD): Il Comitato per gli italiani nel mondo della Camera discuta le proposte di modifica dell’esercizio in loco del diritto di voto

Ritengo utile e necessario affrontare in sede di Comitato per gli italiani nel mondo della Camera dei Deputati le proposte di riforma delle modalità di esercizio in loco del diritto di voto – ha dichiarato l’On. Marco Fedi a conclusione dei lavori del Comitato stesso.

Valuto positivamente la proposta – che comunque dovrà tener conto del dibattito in corso sulle riforme istituzionali – affinché si possa partire da alcuni elementi di riforma condivisi e proposti dalle nostre comunità nel mondo e da Comites e Cgie che si stanno esprimendo in questi giorni.

Utile quindi – ha concluso l’On. Marco Fedi – acquisire le proposte di legge già presentate in tema di organizzazione del voto ed aprire una discussione anche sulle riforme istituzionali. Le modalità di esercizio del voto non possono prescindere, infatti, dalla collocazione della rappresentanza parlamentare e dalla sua composizione, oltre che dal mantenimento della circoscrizione estero.