mercoledì 30 giugno 2010

Più risorse e nuovi criteri di sostegno per la stampa italiana all’estero

Lo chiedono al Governo i deputati del PD Bucchino, Porta, Farina, Fedi, Garavini e Narducci

“Più risorse, nuovi criteri di sostegno e controlli più efficaci per la stampa italiana all’estero. Questo è quanto abbiamo chiesto al Governo con un’interrogazione firmata, oltre che da me, dai colleghi Porta, Farina, Fedi, Garavini e Narducci”. E’ quanto ha dichiarato l’on. Gino Bucchino in relazione all’iniziativa assunta dai deputati del PD eletti all’estero sulla situazione dei giornali in italiano che animano le comunità d’origine.
“Il caso segnalatoci dal COMITES di Montreal, che ha indotto lo stesso organismo ad esprimere parere non favorevole alla concessione del contributo a favore di una testata locale – ha proseguito l’on. Bucchino - ci ha indotto a chiedere al Governo di ancorare il sistema dei controlli più che al criterio della tiratura, spesso non veritiera, a quello della diffusione, come richiesto per altro dal CGIE e dal Convegno che negli scorsi mesi si è tenuto a Montreal proprio sulla stampa italiana all’estero. Naturalmente, la condizione fondamentale per la creazione di un sistema di sostegno più realistico ed efficace è che vi siano le risorse necessarie per realizzarlo, reintegrando subito le già scarse dotazioni previste in Finanziaria, dimezzate di recente dal Governo, anzi aumentandole. Nessuno può onestamente negare, infatti, la funzione di coesione che la stampa italiana realizza nelle nostre comunità e l’impegno di collegamento con l’Italia, soprattutto in una fase in cui quattro milioni di cittadini italiani sono chiamati a eleggere i propri rappresentanti in Parlamento. Nonostante la nuova lenzuolata di tagli contenuti nella manovra in discussione al Senato, non trascureremo questa ulteriore occasione per sottolineare di fronte alla maggioranza e al Governo che l’informazione per gli italiani all’estero rappresenta uno strumento strategico che riguarda, prima ancora che le nostre comunità, la stessa proiezione dell’Italia nel mondo”.

Questo che segue è il testo dell’interrogazione.

Ministero destinatario:
• PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
• MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
I sottoscritti interrogano il Presidente del Consiglio dei Ministri e il Ministro degli Affari Esteri
per sapere:
- premesso che:
- da tempo è aperta la riflessione sull’inadeguatezza dei criteri adottati per la concessione dei contributi previsti dall’art. 26 della legge 5 agosto 1981 n. 416, che alla luce della lunga esperienza accumulata non hanno trovato un’applicazione adeguata all’obiettiva diffusione e incidenza delle singole testate;
- i limiti e le polemiche finora manifestati rischiano di suscitare ombre e perplessità su un’attività di grande valore per la vita culturale e civile delle nostre comunità e di grande utilità per la proiezione degli interessi italiani all’etero;
- il dimezzamento delle risorse destinate a tale tipo di sostegno rende ancora più evidente il disagio per una non corretta applicazione della legge e più acute le reazioni degli operatori del settore che, nonostante le difficoltà, continuano a compiere ogni sforzo per continuare a svolgere il loro servizio;
- un recente convegno sull’informazione per gli italiani all’estero, tenutosi a Montreal il 9 aprile 2010 per iniziativa del locale COMITES, ha consentito di definire le questioni aperte sul piano dell’applicazione della legge n. 416 e di sottolineare l’urgenza della revisione in termini selettivi dei criteri di concessione dei contributi, oltre alla necessità di adeguati controlli sulle dichiarazioni fornite dai proprietari richiedenti pubbliche sovvenzioni;
- nella riunione del 5 maggio 2010 dello stesso COMITES di Montreal, dalla maggioranza dei componenti l’organismo è stato dato parere non favorevole alla richiesta di contributo presentata dall’editore de “Il Cittadino canadese” per un’evidente difformità tra la diffusione dichiarata dalla proprietà e quella accertata in loco;
- nel corso della riunione, a fronte di una diffusione media dichiarata di circa 22.000 copie per numero, si è accertata una diffusione reale di 7.500 copie risultante da una fattura originale rilasciata dalla tipografia nella quale il giornale si stampa;
- dal 2000 al 2007 i contributi assegnati alla testata sono cresciuti da 19.699 euro del primo anno a 115.884 dell’ultimo, per un totale di 474.511 euro, la cifra più alta corrisposta in Canada a periodici in base all’art. 26 della legge n. 416;
- quali reali controlli sono stati operati su questa ed altre simili situazioni riguardanti l’editoria degli italiani all’estero;
- se il Presidente del Consiglio non intenda adottare al più presto nuovi criteri di distribuzione che privilegino la diffusione effettiva e non le dichiarazioni relative alla tiratura, notoriamente soggette a manipolazioni di ogni genere;
- quali azioni si intendono adottare, in considerazione dell’insostituibile funzione assicurata dalla stampa italiana all’estero, per recuperare al più presto le risorse a questo scopo destinate, che di recente sono state dimezzate nonostante la già ridotta entità della dotazione complessiva.

Bucchino Gino, Porta Fabio, Farina Gianni, Fedi Marco, Garavini Laura, Narducci Franco

Lotta alle inesattezze


Roma, 28 giugno 2010

Al Direttore Responsabile
L’opinione delle libertà
Arturo Diaconale (diaconale@opinione.it)

Egregio Direttore,

Mi permetto di far pervenire a Lei una mia nota di risposta all’articolo del vostro Fabio Ghia “LOTTA AGLI SPRECHI. Giornali italiani all’estero: Un caso da risolvere presto” (Media - 05 Giugno 2010)

La ringrazio per la cortese attenzione

Con i migliori saluti

Marco Fedi
Deputato PD eletto nella Circoscrizione Estero (Ripartizione Africa, Asia, Oceania)



Caro Fabio Ghia,
perché una simile accozzaglia di inesattezze? Le opinioni utili sono quelle che partono da fatti…

I Parlamentari eletti all’estero non sono una quota rosa né una quota blu, fanno parte di un Parlamento che oggi è ancora composto da 630 deputati e 330 senatori, pertanto non rappresentano un costo “aggiuntivo” per lo Stato – poi possiamo discutere di riduzione dei costi della politica, diminuzione del numero dei parlamentari o di utilità della Circoscrizione estero, ma almeno partiamo dai fatti.
I parlamentari eletti nella circoscrizione estero si occupano dei, e lavorano sui, temi complessivi della politica italiana: in aggiunta dedicano una parte delle proprie energie ai temi degli italiani all’estero di cui – tradizionalmente – nessuno si occupa! Gli eletti all’estero svolgono, semmai, un doppio lavoro.
I rimborsi elettorali – come è facile immaginare – non arrivano ai Parlamentari ma vanno ai partiti: poi possiamo discutere, anche qui, se non sia più giusto, come avviene in altri Paesi, che la politica si “mantenga” da sola, senza contributi dallo Stato, ripeto possiamo discuterne ma evitiamo di scrivere e dire che gli eletti all’estero ricevono nelle proprie tasche i rimborsi elettorali… dichiarazione quasi diffamatoria per tutti i 18!

Veniamo all’editoria. Innanzitutto dobbiamo distinguere tra i contributi per i quotidiani e per la stampa periodica di lingua italiana nel mondo. Comunque solo stampa, poiché i mezzi d’informazione elettronica sono esclusi – almeno fino ad oggi – da qualsiasi contributo dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Anche qui possiamo discutere se l’Italia debba sostenere testate storiche dell’emigrazione – che oggi informano e mantengono una presenza importante di lingua e cultura italiane nel mondo, anche con contributi di pensiero originali per chi ha ancora intatte capacità di lettura e comprensione – o se anche in questo settore debbano prevalere logiche di taglio, risparmio ed estraneità dello Stato alla produzione di servizi, informazione, cultura. In ogni caso appare almeno strano che si decida di mantenere i contributi ai quotidiani italiani e si decida di tagliare quelli editi all’estero, non le pare?

Il resto del minestrone – in cui si mette in pentola il sistema Italia nel mondo, comprensivo di camere di commercio, istituti di cultura, patronati, ICE, Enit, Comites e Cgie, nel maldestro tentativo di cuocerlo a fuoco lento sul fornello di un populismo salva-Stato – lo lascerei agli appetiti dell’anti-politica di cui ci si nutre in certi ambienti.

On. Marco Fedi

FEDI (PD): Dal voto di fiducia alla seduta fiume: sul mondo dello spettacolo si confrontano due modi di fare opposizione

Fino a ieri pomeriggio il ricorso al voto di fiducia sembrava scontato. Da un lato un decreto, come quello sul riordino del mondo dello spettacolo e delle fondazioni liriche e sinfoniche che trovava un fronte comune di opposizione e che, già al Senato, nonostante alcune modifiche, aveva trovato una forte opposizione, dall’altro il rischio di modifiche alla Camera che avrebbero richiesto la terza lettura al Senato entro il termine molto ravvicinato – 29 giugno – di decadenza del decreto stesso.
Evidentemente il Governo e la maggioranza hanno ritenuto esistessero le condizioni per accogliere alcuni emendamenti importanti presentati dalle opposizioni – alcuni relativi al mondo del lavoro e ai diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del mondo dello spettacolo – e quindi, con senso di responsabilità, permanendo il giudizio fortemente negativo sul provvedimento, il PD ha ritirato molti altri emendamenti accettando un confronto su emendamenti accolti ed altri da sottoporre all’esame ed al giudizio dell’aula.
Credo sia necessario riconoscere il diritto di ciascun gruppo parlamentare di organizzare la propria azione di opposizione ma è necessario chiarire che la scelta del Partito Democratico – di limitare il danno e di svolgere un’azione emendativa che ha sortito effetti positivi – non ha modificato in alcun modo le valutazioni negative – di metodo, di forma e di contenuto – su questo provvedimento.
La seduta fiume, deliberata dalla maggioranza, ha contribuito ad evidenziare due modi di fare opposizione nel contesto di un giudizio unanimemente negativo sul provvedimento – ha concluso l’On. Marco Fedi.
Credo sia utile in questo momento evitare che, su scelte diverse di essere e fare opposizione, si contribuisca a rafforzare la maggioranza e ad indebolire le opposizioni.

FEDI (PD): Fiducia anche su spettacolo e attività culturali. Il Governo decreta per ottenere deleghe

Ennesimo decreto, senza necessità e urgenza. Ennesima fiducia, voluta dal Governo che ha compresso i tempi con l’inserimento, nel calendario dei lavori parlamentari, del provvedimento sulle intercettazioni. Con la novità delle deleghe regolamentari che il Governo si assegna. Questo è il vero “spettacolo” indecoroso.

In numerosi atti d’indirizzo il Parlamento aveva già individuato, sia al Senato sia alla Camera, un percorso di riforma di questo settore così importante per il nostro Paese. Risoluzioni bipartisan, condivise anche dalle rappresentanze del settore, che indicavano gli elementi portanti di una riforma in materia di cultura e spettacolo.

Invece assistiamo all’ennesima serie di tagli alla cultura, alla scuola, alla ricerca, al Fondo dello spettacolo, all'editoria ed anche – certamente non è una novità – a tagli severissimi anche alle iniziative all’estero – ricorda l’On. Marco Fedi – dichiarando inefficaci i contratti di scrittura artistica per le manifestazioni liriche e concertistiche all’estero.
Le proteste del mondo dello spettacolo sono legittime. L’Italia fuori d’Italia, anche per il ruolo della nostra cultura nel mondo, dovrebbe sostenerle – ha concluso l’On. Marco Fedi.

FEDI (PD): Dare priorità alla manovra economica. Il compito è migliorarla, anche per gli italiani all’estero

Non sarà facile migliorare una manovra che “per non mettere le mani nelle tasche degli italiani” colpisce le fasce sociali più deboli e più esposte alla crisi economica. Le mani vanno messe nelle tasche degli italiani che oggi – anche grazie alla crisi – stanno aumentando i profitti.
La manovra, particolarmente dura con i lavoratori del pubblico impiego, colpisce anche il sistema pensionistico con l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e l’ulteriore allontanamento, con le finestre della decorrenza, della data di pensionamento per la vecchiaia e con gli indebiti pensionistici – tutt’altro che sanati. Queste misure sono pesanti anche per i residenti all’estero – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
Inoltre i tagli lineari a Ministeri e Regioni comporteranno un secondo effetto negativo con la riduzione, o la perdita, nei servizi – continua Fedi.
A fronte di questa situazione dobbiamo tornare a porre all’attenzione di Governo e maggioranza la questione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, in scadenza nel 2011. Introdotte dal Governo Prodi ed estese per tre anni anche ai lavoratori italiani residenti all’estero, sono state prorogate di un anno dal Governo Berlusconi.
Sul tema abbiamo svolto un’azione bipartisan ed il Governo ha accolto numerosi ordini del giorno che vanno in direzione di approvare definitivamente le detrazioni per carichi di famiglia per i residenti all’estero ed introdurle permanentemente nel panorama fiscale del nostro Paese.
Nonostante il giudizio negativo sul complesso della manovra economica – ha concluso l’On. Marco Fedi – ci impegneremo per migliorarla e chiederemo a Governo e maggioranza di dare risposta alle questioni degli italiani all’estero partendo dal tema delle detrazioni per carichi di famiglia.

giovedì 17 giugno 2010

Quelli che il calcio … lo amano davvero!

È in questo anticipo d’estate, con provocazioni leghiste, pareggi e sconfitte – calcistiche e politiche – con il rischio di un confronto parlamentare ferragostano, teso sui contenuti caldo sui tempi – tra i pochi della storia parlamentare di questo Paese – che si decideranno le sorti della legislatura.
Destini legati all’evoluzione della singolar - tenzone tra Berlusconi e Fini oppure all’esplosione delle contraddizioni interne alla coalizione di Governo o alla forza delle opposizioni oppure alla debolezza delle scelte della maggioranza?
Pensate un attimo alla situazione attuale: è vero che Berlusconi non riesce a governare, si tratta di una semplice constatazione. L’ostacolo, secondo Berlusconi stesso che riconosce questa impossibilità all’azione di governo, è rappresentato dalla Costituzione, dai pochi poteri affidati al premier, da magistrati e comunisti. Poi dobbiamo aggiungere i mali oscuri interni alla maggioranza: i tradimenti dei finiani, le durezze di bilancio di Tremonti e le intemperanze dei leghisti.
Chi non avrebbe difficoltà a governare in queste condizioni? Eppure sorge il sospetto che l’azione stessa del Governo e della maggioranza, le scelte prioritarie verso cui indirizzare i tanti decreti, i disegni di legge del Governo ed i pochi provvedimenti d’iniziativa parlamentare, abbiano determinato l’attuale situazione di difficoltà.
Sarebbe bello se potessimo "mandarli a casa" sulle intercettazioni telefoniche – che limitano l’azione delle forze dell’ordine e della magistratura e riducono gli spazi di democrazia nell’informazione.
Se cadessero sulla manovra economica – che penalizza le fasce sociali più deboli, con l’innalzamento della percentuale d’invalidità, l’innalzamento dell’età pensionabile delle donne e l’ulteriore allontanamento, con le finestre della decorrenza, della data di pensionamento per la vecchiaia.
Si dividessero sulle misure in materia di spettacolo e cultura, contestate da tutti gli operatori del settore. Oppure incontrassero difficoltà sul percorso di completamento normativo del federalismo – questione molto aperta e con numerosi ripensamenti anche tra componenti della maggioranza ed anche tra chi, tra le fila dell’opposizione, votò a favore del provvedimento.
Nutro però il forte sospetto che sul calcio, e sul tifo per la nazionale italiana, o meglio sulla strana assenza del tifo padano, come per rinunce o sostituzioni dell’inno di Mameli, si giochino i destini del centro-destra e del Governo nazionale.

Marco Fedi

FEDI (PD): Aumenta il deficit della bilancia commerciale e tardano le riforme

La crescita dell’export è un segnale positivo ma non sufficiente a dare stabilità a un settore – quello del commercio con l’estero – che soffre anche per le incertezze e i ritardi del Governo.
L’aumento contemporaneo del deficit commerciale, il ritardo con il quale si affrontano le riforme di questo importante e delicato settore e le incertezze manifestate dal Governo nella manovra economica – ha sottolineato l’On. Marco Fedi – rappresentano ulteriori elementi di preoccupazione.
Invece delle riforme degli strumenti di internazionalizzazione – ha ricordato l’On. Marco Fedi - che dovrebbero essere affrontate dal Governo nell’ambito delle deleghe contenute nella Legge 23 luglio 2009 n. 99 – il Governo aveva semplicemente proposto l’eliminazione dell’I.C.E. per poi fare marcia indietro.
Oggi dovremmo preoccuparci di riprendere quel cammino per dare autentici strumenti di “internazionalizzazione” al “made in Italy” in un momento favorevole per le esportazioni e l’Istituto per il Commercio Estero deve essere al centro di questo processo.
Analogamente – conclude Fedi – occorre verificare le condizioni per rafforzare gli accordi di programma e di partenariato con le Regioni per dare opportunità al federalismo anche nel settore della promozione commerciale.

FEDI (PD): Dobbiamo rafforzare la presenza culturale e linguistica italiana nel mondo: anche a livello universitario

Avevamo lanciato un allarme sulla presenza italiana a livello universitario nel mondo in conseguenza di forti preoccupazioni segnalate da numerosi lettorati, in particolare in Australia. Preoccupazioni – rileva l’On. Marco Fedi – che la Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale del Ministero degli Affari esteri ci assicura non sono legate all’adozione di nuovi criteri ma semplicemente alla necessità di utilizzare al meglio le risorse – nel tempo ridottesi notevolmente – che le leggi di bilancio mettono a disposizione di questa presenza nelle Università del mondo.
Ritengo indispensabile verificare puntualmente l’utilizzo delle risorse che lo Stato italiano dispone all’estero come credo sia necessario prefigurarne un utilizzo coordinato, evitando però sia conflitti con altri soggetti che operano nel territorio, come Istituti di cultura, enti gestori, addetti culturali, dirigenti scolastici, sia un eccessivo frazionamento delle risorse.
Questo compito di “coordinamento” deve essere affidato alla struttura consolare e deve necessariamente tener conto del contesto universitario in cui si opera, a partire dal numero di ore di insegnamento diretto e di preparazione delle lezioni fino alle opportunità concrete di realizzare un programma più ampio di presenza culturale nella circoscrizione consolare.
Pur apprezzando le ragioni di una verifica periodica della nostra spesa – dettata da ragioni di bilancio – quindi l’esigenza di una revisione che punti anche a riqualificarla – dobbiamo ribadire che le scelte del Governo hanno ingiustamente penalizzato, in Italia e nel mondo, questo settore.
Ricordo inoltre che questi temi, anche in una logica di condivisione delle scelte, andrebbero affrontati e discussi nell’ambito del piano paese che dovrebbe occuparsi anche del livello universitario.
Per queste ragioni invitiamo la rete diplomatico-consolare, il Ministero degli Affari esteri, le Direzioni Generali competenti e le rappresentanze degli italiani nel mondo, Comites e Cgie, a verificare che nel piano Paese si affronti anche il livello universitario. Altrimenti il rischio è che si cada in un’eccessiva “discrezionalità” sia nei tagli sia nelle decisioni: in questo momento abbiamo bisogno invece di massima trasparenza.

lunedì 14 giugno 2010

Codice fiscale per gli italiani all’estero. Accolto come raccomandazione l’ordine del giorno Fedi

Accolto dal governo come raccomandazione, l’ordine del giorno dell’On. Marco Fedi, sottoscritto anche dai deputati del PD eletti all’estero Bucchino e Porta, che richiama il Governo alle dovute cautele con le procedure di attribuzione automatica del codice fiscale. Il solo riferimento all’AIRE, non prevedendo un incrocio con l’anagrafe consolare, produce il rischio che nasca un vero e proprio “mercato nero” dei codici fiscali di persone irreperibili o decedute – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
L’ordine del giorno, presentato nell’ambito della discussione sul disegno di legge 3209-bis-A/R relativo a “Disposizioni in materia di semplificazione dei rapporti della Pubblica Amministrazione con cittadini e imprese”, fa riferimento all’articolo 16 del provvedimento e in particolare alle disposizioni dirette ad introdurre l’attribuzione del codice fiscale ai cittadini italiani residenti all’estero che risultano iscritti all’AIRE. L’ordine del giorno impegna il governo ad attribuire il codice fiscale sulla base dell’incrocio dei dati AIRE con le anagrafi consolari e a dotare, per questo fine, la rete diplomatico-consolare di adeguate risorse umane e finanziarie.
L’ordine del giorno – ha continuato l’On. Marco Fedi – chiede inoltre al Governo di stabilire un tavolo di concertazione tra Ministero degli Affari esteri e i Ministeri dell'economia e delle finanze e dell'interno al fine di raccordare e armonizzare l'azione del Governo sulle materie fiscali e nei rapporti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano.


Il testo dell’ordine del giorno

La Camera,
premesso che:
l'articolo 16 del provvedimento in esame reca disposizioni dirette ad introdurre l'attribuzione del codice fiscale ai cittadini italiani residenti all'estero che risultano iscritti all'AIRE (Anagrafe degli italiani residenti all'estero);
qualora il codice fiscale non risulti attribuito, questo viene assegnato d'ufficio da parte dell'Amministrazione finanziaria a tutti i cittadini italiani residenti all'estero e iscritti all'AIRE;
l'Anagrafe degli italiani residenti all'estero è stata istituita con la legge 27 ottobre 1988, n. 470, e contiene i dati dei cittadini che intendono risiedere all'estero per un periodo superiore ai dodici mesi;
l'AIRE è gestita dai comuni sulla base dei dati e delle informazioni provenienti dalle rappresentanze consolari all'estero;
l'incrocio dei dati AIRE con le anagrafi consolari consente una verifica della correttezza dei nominativi iscritti all'anagrafe dei residenti all'estero, per quanto attiene sia all'esistenza in vita che alla residenza ed al recapito postale,

impegna il Governo

a valutare la possibilità di attribuire il codice fiscale sulla base dell'incrocio dei dati AIRE con le anagrafi consolari, dotando la rete diplomatico-consolare di adeguate risorse umane e finanziarie;
a valutare la possibilità di costituire presso il Ministero degli affari esteri un apposito tavolo di concertazione con i Ministeri dell'economia e delle finanze e dell'interno al fine di raccordare e armonizzare l'azione del Governo sulle materie fiscali e nei rapporti con le pubbliche amministrazioni dello Stato italiano.

9/3209-bis-A-R/4. Fedi, Bucchino, Porta.

FEDI (PD): Sull’informazione occorre prima di tutto coerenza

Credo utile ricordare che dopo il taglio del 50% delle risorse per l’editoria all’estero, previsto dal decreto mille proroghe, il Governo, in un ordine del giorno approvato al Senato dopo la bocciatura di un emendamento alla Camera, si era impegnato a ripristinare i fondi – ha dichiarato l’On. Marco Fedi durante l’incontro con i dirigenti della FUSIE che si è tenuto a Montecitorio.
Un impegno importante per ristabilire un principio di equità nei confronti delle testate italiane edite nel mondo, per le quali, tra l’altro, il taglio avrà effetti retroattivi.
In una recente risposta ad interrogazione in Commissione, il Governo ha sostenuto l’esigenza di rinviare la decisione ad una riflessione da tenersi nell’ambito degli stati generali dell’editoria che potrebbero tenersi in autunno. Si è passati da un impegno per recuperare fondi a un impegno per una riflessione comune: mi pare poco! Le nostre preoccupazioni, considerato anche il clima di tagli, aumentano.

Ritengo urgente una discussione sulle riforme in questo settore. Gli stati generali dell’editoria – all’interno dei quali dobbiamo essere in grado di guadagnare uno spazio importante per l’editoria italiana nel mondo – costituiranno una buona occasione. Che andrebbe anticipata da un’iniziativa di riflessione promossa dalla FUSIE – l’organo che rappresenta i mezzi d’informazione editi all’estero. Ma la discussione sulle riforme dovrebbe partire da una base comune di equità. E questa può essere raggiunta solo con il recupero delle risorse decurtate.

Le riforme, in questo settore, dovrebbero garantire l’accesso a forme di sostegno anche ai mezzi di comunicazione elettronici. Sarebbe un errore, però, creare le condizioni per percorsi divergenti da esigenze complessive che sono – oltre che relative alla tipologia del mezzo – anche relative alla libertà d’informazione, al pluralismo, alla qualità dell’informazione e alle condizioni in cui questa opera all’estero, oltre alle normative di riferimento. Siamo pronti al confronto – ha concluso l’On. Marco Fedi – ma sarebbe auspicabile svolgere un lavoro bipartisan affiancando la FUSIE.