mercoledì 29 giugno 2011

FEDI (PD) Il Comitato permanente per gli italiani nel mondo discuta e affronti problemi reali. Altrimenti si rischia inutilità.

Questa legislatura passerà alla storia per i tagli e le riforme mancate. Facciamo in modo che, nell’ambito del Comitato permanente per gli italiani all’estero della Camera, si riescano ad approfondire le problematiche più urgenti poste dalle nostre collettività alla politica – ha dichiarato il deputato del Pd, Marco Fedi.

Tra le questioni sulle quali aprire un confronto urgente – ha continuato Fedi – ci sono quelle della cittadinanza, delle pensioni e dell’INPS, dei rapporti con la Pubblica amministrazione, dell’informazione (dalla carta stampata a Rai International). Dobbiamo impegnarci per riportare al centro del dibattito politico, soprattutto del Comitato, gli italiani nel mondo e tutti i problemi ancora aperti e non risolti.

Credo sia utile a questo proposito – ha sottolineato Fedi – far ripartire dalla Camera dei Deputati la questione della riforma del voto. Distinguendo tra eventuali proposte di riforma costituzionale e modifiche della legge ordinaria che ne regola l’esercizio.
Non possiamo ignorare, infatti, il dibattito aperto sulla forma della rappresentanza ed in particolare sulla circoscrizione estero. Un dibattito sereno ma urgente.

Si renderanno comunque necessarie modifiche sostanziali del quadro istituzionale e normativo. Per questa ragione si rende necessario accantonare la riforma di Comites e Cgie, fino a quando non avremo un quadro normativo definito, sia in rapporto al futuro assetto della rappresentanza che sulla legge elettorale fondamentale per l’estero, la 459 del 2001. Si tratta di norme specifiche alle quali fa costante riferimento la proposta di riforma di Comites e Cgie approvata dal Senato.

Tornare a discutere e a confrontarsi sui problemi reali può essere utile a tutti – ha concluso Fedi – anche ai rapporti tra maggioranza e opposizione. Ma utile soprattutto a questo Governo e a questa maggioranza che, fino ad oggi, si sono dimostrati incapaci di affrontare con serietà e con il rigore necessari le annose questioni che riguardano i milioni di cittadini italiani nel mondo”.

martedì 28 giugno 2011

FEDI (PD): Iniquità, inefficienza e inaffidabilità

Equitalia colpisce in maniera ingiusta anche i pensionati residenti all’estero. Non si tratta di paradisi fiscali, non parliamo di rendite o vitalizi ma di pensioni INPS corrisposte a pensionati residenti in Australia, paese con il quale è in vigore, dal lontano 1985, una convenzione bilaterale contro le doppie imposizioni fiscali che prevede la tassazione delle pensioni pubbliche e private in Australia e l’esenzione IRPEF alla fonte.
Il problema deriva dalla tassazione separata prevista per gli arretrati, sui quali si applica la ritenuta IRPEF alla fonte, salvo poi la possibilità di richiedere rimborso alla Agenzia delle Entrate per ottenerlo dopo un decennio circa.
Equitalia sta inviando a pensionati residenti in Australia intimazioni di pagamento – con mora – per ritenute IRPEF non eseguite dal sostituto d’imposta, cioè l’INPS, su importi a titolo di arretrati, soggetti quindi a tassazione separata.
Equitalia, società partecipata da INPS e Agenzia delle Entrate, chiede un pagamento per ciò che presumibilmente deve ritenersi un “errore” da parte dell’INPS e per importi che comunque l’Agenzia delle Entrate di Pescara dovrà poi rimborsare.
Una partita di giro che penalizza in maniera ingiusta i pensionati. Un sistema iniquo e inefficiente che conferma quanto siano inaffidabili procedure, verifiche e sistemi di pagamento nei confronti dei pensionati italiani all’estero.
Per queste ragioni – prosegue il deputato PD – abbiamo interrogato i Ministri competenti e auspichiamo la revoca delle intimazioni di pagamento oltre ad un’attenta verifica delle procedure di esenzione dalla ritenuta IRPEF in attuazione di convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali.



Interrogazione a risposta scritta
presentata da MARCO FEDI

martedì 28 giugno 2011
FEDI. - Al Ministro dell’Economia e delle Finanze, al Ministro degli Affari esteri, al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali.

- Per sapere - premesso che:
l’art. 30 del Decreto Legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, stabilisce che l’attività di riscossione, relativa al recupero di somme dovute a qualunque titolo all’INPS, è effettuata mediante notifica di un avviso di addebito al contribuente che ha valore esecutivo;

tali norme consentono a Equitalia di intimare, attraverso notifica anche all’estero, il pagamento di somme dovute a pubbliche amministrazioni dello Stato italiano;
Equitalia ha notificato a pensionati italiani residenti in Australia cartelle esattoriali che intimano il pagamento di IRPEF soggetta a tassazione separata sugli importi di pensione italiana corrisposti a titolo di arretrati;

la legge 27 maggio 1985, n. 292 “Ratifica ed esecuzione della convenzione tra la Repubblica italiana e l'Australia per evitare le doppie imposizioni e prevenire le evasioni fiscali in materia di imposte sul reddito, con protocollo finale, firmata a Canberra il 14 dicembre 1982”, prevede la tassazione nel paese di residenza delle pensioni pubbliche e private e l’esenzione dalla ritenuta IRPEF alla fonte;

l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale è sostituto d’imposta per quanto attiene alla tassazione separata e alla puntuale applicazione delle procedure di esenzione;

l’esenzione dalla ritenuta IRPEF avviene sulla base della trasmissione al sostituto d’imposta di un apposito modulo bilingue denominato 772, vidimato dalle autorità fiscali australiane;
il pensionato italiano residente in Australia chiede comunque il rimborso delle ritenute IRPEF operate alla fonte, anche per i redditi soggetti a tassazione separata, attraverso il Centro Operativo della Agenzia delle Entrate di Pescara, competente per la “Gestione rimborsi e controllo dei contribuenti non residenti in materia di imposte sui redditi” -:


quali iniziative intenda intraprendere il Ministro dell’Economia e delle Finanze per assicurare che l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, ottemperi alle disposizioni di legge in qualità di sostituto d’imposta e proceda ad una puntuale verifica delle motivazioni per cui alcune sedi provinciali non hanno predisposto la tassazione separata IRPEF;


quali immediate azioni si possano intraprendere per garantire che una eventuale inadempienza dell’INPS si trasformi in una ulteriore penalizzazione per il pensionato che deve corrispondere anche una sanzione amministrativa pur non avendone responsabilità;


se non appare anomalo che l’INPS, socio di Equitalia, produca un possibile “errore” a cui fa seguito la intimazione di pagamento per un importo IRPEF che comunque l’Agenzia delle Entrate dovrà successivamente rimborsare al pensionato;


se non si ritenga di procedere alla revoca delle intimazioni di pagamento.

lunedì 27 giugno 2011

FEDI (PD): Necessari interventi urgenti per garantire e monitorare l’applicazione pratica delle norme nel settore delle anagrafi.

In relazione ai ritardi che si registrano nell’iscrizione all’Anagrafe dei cittadini italiani residenti all’estero, l’On. Fedi, sollecitato anche dalle numerose richieste di molti connazionali, ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Interno chiedendo, tra l’altro, di conoscere “quali urgenti iniziative si intendano intraprendere al fine di garantire che l'iscrizione AIRE nei comuni italiani avvenga entro tempi ragionevoli, garantendo efficienza nello svolgimento delle attività, trasparenza nell'informazione ai cittadini, efficacia nel soddisfare i fabbisogni formativi interni, adeguati investimenti tecnologici e continuo monitoraggio delle procedure organizzative e dei tempi di completamento delle pratiche”.
All’interrogazione, che illustrava il caso emblematico di un cittadino italiano la cui richiesta di iscrizione all’AIRE non ha ricevuto riscontro per oltre due anni, il sottosegretario di Stato Michelino Davìco, ha risposto che il “Ministero dell’Interno richiama costantemente i Comuni alla regolare tenuta dell'AIRE, monitorando le procedure organizzative, i tempi di completamento dei procedimenti e i problemi tecnici e di comunicazione. Di recente - continua la nota del sottosegretario - con circolare n. 33 del 10.11.2010, sono state impartite ai Comuni istruzioni relative alla formazione dell'Elenco aggiornato degli italiani residenti all'estero al 31.12.2010, previsto dall'art. 7 del D.P.R 104/2003, invitandoli, tra l'altro, a rispondere puntualmente alle comunicazioni degli Uffici consolari, nonché a valutare, unitamente ai Prefetti delle province interessate, specifici interventi organizzativi necessari per risolvere eventuali situazioni di arretrato esistenti a livello di trascrizione di atti di stato civile o di inserimento dei dati anagrafici. Da ultimo, di comune accordo con il Ministero degli Affari Esteri, i Comuni sono stati nuovamente sensibilizzati, con circolare n. 8 del 10.03.2011, a riscontrare tempestivamente le comunicazioni di iscrizione/variazione/cancellazione trasmesse dagli Uffici consolari e a richiedere con sollecitudine, laddove mancante, la documentazione necessaria per la definizione delle procedure inevase”.
L’On. Fedi nel prendere atto degli sforzi del Ministero dell’Interno, ribadisce che “pur conoscendo le difficoltà tecnico-amministrative e finanziarie che gli uffici consolari e i comuni hanno costantemente incontrato nell’aggiornare, rispettivamente, gli schedari consolari e le AIRE comunali, il funzionamento e il controllo dei servizi demografici è oggi una questione strategica nel rapporto con i cittadini italiani all’estero di cui devono farsi carico tutte le diverse articolazioni della Pubblica amministrazione preposte. La gestione delle anagrafi, infatti, garantisce la fonte principale di informazione sulla quale si incardina non solo l'azione amministrativa ma di fatto anche lo stato di diritto”.

FEDI (PD): Garantire l’impegno dello Stato italiano, anche a livello universitario. Potenziare i lettorati. Anche in Sud Australia.

Numerose università australiane, con le quali il nostro Paese ha stabilito negli anni proficui rapporti di collaborazione, anche con la presenza di «lettori», sono nel mirino del Ministero degli Affari esteri e delle politiche di ridimensionamento dell’investimento in campo culturale.
Nel corso degli anni, la presenza di lettori a livello universitario ha consentito un collegamento immediato e proficuo con il settore terziario, anche in termini di ricerca e di rapporti tra università. Il consistente taglio alle risorse finanziarie, deciso dal Governo italiano, ha continuato il deputato Pd “non può ricadere meccanicamente e in maniera lineare sulle voci di bilancio ma al contrario dovrebbero essere salvaguardate le logiche di investimento e di produttività, anche in campo linguistico e culturale. Peraltro, eventuali progressive e drastiche riduzioni dell'impegno dello Stato italiano in Australia, a livello universitario e di lettorati, costituirebbe un segnale gravissimo di disattenzione nei confronti di una realtà politico-economica strategicamente collocata nell'Asia-Pacifico”.
Su queste problematiche Fedi ha presentato un’interrogazione al Ministro degli Affari Esteri “per sapere se non si ritenga necessario intervenire affinché sia ripristinato il lettorato presso l'università del Sud Australia, anche alla luce dei positivi risultati raggiunti in termini di iscrizioni in modo che la lingua e la cultura italiane vedano una continuità di impegno anche a livello terziario nello Stato del Sud dell’Australia e quali misure urgenti il Governo intenda adottare per garantire continuità alla presenza italiana a livello universitario in Australia”.
Il Sottosegretario di Stato degli Affari Esteri, On. Stefania Craxi, nella sua risposta ha dichiarato che “il Ministero non ha adottato nuovi criteri restrittivi nella destinazione dei lettori presso le università straniere, consapevole dell'importanza che i lettorati rivestono per la diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo. Nel confermare quindi che non è intervenuta alcuna modifica in merito ai criteri di selezione ed individuazione dei lettori da destinare all'estero ne', in generale, di quelli concernenti l'istituzione ed il mantenimento della rete dei lettorati, ribadisce l'impegno del Ministero degli Affari Esteri affinché, nell'ambito' delle risorse disponibili, sia salvaguardata e rafforzata l'immagine della lingua e cultura italiana nei confronti delle nostre collettività nel mondo”.
In merito alla decisione di chiudere il lettorato dell'Università del Sud Australia il sottosegretario Craxi ha chiarito, invece, che la decisione è stata presa in quanto “secondo il Contratto Nazionale integrativo di categoria il personale docente deve svolgere 18h di lezioni frontali oltre alle attività relative alla correzione degli elaborati e al sostegno agli studenti nelle ore di ricevimento. Un'attività ridotta – 5 ore settimanali, aumentate da alcune ore di lezione a distanza" inviate sia via mail, sia inserite nel sito del corso e da lezioni individuali trasmesse per telefono o via skype – sia pur svolta con competenza e professionalità, secondo quanto attestato dal Responsabile della cattedra di italiano presso la University of South Australia, non è compatibile con gli obblighi imposti dalle norme al personale docente e potrebbe esporre l'Amministrazione ad un procedimento per danno erariale”.
È evidente che – pur avendo presente il quadro generale di finanza pubblica e l’esigenza di rispettare gli obblighi di legge – anche i lettorati italiani all’estero debbono poter avvalersi, nelle contesto delle scelte formative locali, sia delle nuove metodologie di formazione a distanza che delle innovazioni tecnologiche. Forse da questo punto di vista siamo non solo insufficienti anche in forte ritardo.

FEDI (PD): Il Governo risponde al quesito sui matrimoni in Italia. Il problema è l’informazione ai Comuni e l’applicazione pratica delle norme.

L’approvazione della legge 15 luglio 2009, n. 94, in materia di sicurezza pubblica, ha previsto norme più restrittive anche per i matrimoni in Italia.
In particolare si richiede che lo straniero che intende contrarre matrimonio in Italia sia regolarmente soggiornante sul territorio nazionale.
Abbiamo rivolto dei quesiti al Governo poiché ci arrivavano segnalazioni da parte di residenti all’estero a proposito di Comuni che applicavano analoghe restrizioni anche nel caso di “soggiorni di breve durata”, inferiori a tre mesi, rendendo impossibile il matrimonio anche a chi arriva in Italia come turista allo scopo di sposarsi in località della penisola – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.

Rispondendo a interrogazione il Governo ci comunica, facendo riferimento alla circolare del Ministero dell’Interno n. 19 del 7/8/2009, che “per i soggiorni di breve durata, disciplinati dalla legge 28 maggio 2007, n.68 non è richiesto il permesso di soggiorno qualora la durata del soggiorno stesso non sia superiore a tre mesi. In tali ipotesi la regolarità del soggiorno del nubendo può essere attestata dall'impronta del timbro Schengen apposto sul documento di viaggio dall'Autorità di frontiera o dalla copia della dichiarazione di presenza resa al Questore entro 8 giorni dall'ingresso, ovvero, dalla copia della dichiarazione resa ai sensi dell'art. 109 del R.D. n. 773/1931 ai gestori di esercizi alberghieri e di altre strutture ricettive”.

Ovviamente sposarsi in Italia non dovrebbe costituire “problema di sicurezza pubblica” e l’applicazione delle norme deve essere ricordata a tutti i Comuni ed alla rete diplomatico-consolare all’estero. A chi intende contrarre matrimonio in Italia ricordiamo di chiedere l’applicazione di queste norme, dotandosi di copia della circolare, e di tutta la documentazione richiesta per il matrimonio e riportata nella medesima circolare n. 19 reperibile sul sito del Ministero dell’Interno (http://www.interno.it/)

mercoledì 22 giugno 2011

FEDI (PD): INPS insensibile nei confronti dei pensionati italiani all’estero mentre il Governo non risponde.

Rimane solo rabbia. Interrogazioni parlamentari in Italia, lettere, richieste d’intervento e comunicati di Comites e Patronati, interventi e lettere di parlamentari australiani: nulla muove apatia e arroganza di INPS e Governo. Nessuna risposta. Nessuna azione tesa almeno a spiegare le ragioni di una tale pessima decisione: svolgere la verifica di esistenza in vita agendo sul sistema di pagamento delle pensioni. Sarebbe quasi meglio se l’INPS ritenesse d’ufficio tutti morti lasciando ai vivi il compito di provarlo. Con ogni mezzo legale – dichiara Marco Fedi a proposito della verifica di esistenza in vita condotta dalla Western Union.
Il 26 luglio 2010 chiedevamo ai Ministri del Lavoro e degli Esteri se non si ritenesse opportuno prevedere nelle convenzioni bilaterali una clausola sullo scambio di informazioni limitatamente alla verifica di esistenza in vita e se, analogamente, non si ritenesse indispensabile adottare moderni ed efficienti meccanismi di verifica dell'esistenza in vita che tenessero conto anche delle esigenze degli utenti pensando alla trasmissione elettronica dell'esistenza in vita all'istituto di credito o all'istituto previdenziale - attraverso terminale consolare oppure a mezzo posta elettronica certificata - per evitare o ridurre i casi di impropria sospensione della pensione o di pagamento differenziato dal normale accredito bancario. Non solo ai quesiti non è arrivata risposta ma si è andati avanti esattamente con la stessa procedura che causa notevoli problemi in alcuni Paesi, come l’Australia.
La denuncia del Presidente del Comites di Adelaide, Vincenzo Papandrea, riguarda ora anche le spese bancarie a carico del pensionato. Credo sia indispensabile ricordare ai pensionati che queste scelte sono dell’INPS e del Governo e richiamare Patronati e sindacati all’azione di tutela anche su questioni amministrative come la verifica di esistenza in vita che si deve poter eseguire anche con atti legali riconosciuti dalla legge e non solo attraverso il sistema di pagamento delle pensioni – ha ricordato l’On. Marco Fedi.

martedì 14 giugno 2011

Inesattezze e strumentalizzazioni

La discussione che ha preceduto e che ora segue il risultato referendario ha dimostrato e dimostra ancora una volta quanto sia immediato il ricorso a inesattezze e strumentalizzazioni – anche da parte di forze politiche a noi vicine – e quanta strada debba ancora essere fatta per definire natura e qualità del rapporto con le istituzioni italiane. Gli italiani all’estero hanno concorso a far raggiungere il quorum e hanno votato in maggioranza SI ai quattro quesiti referendari, dimostrando ancora una volta di voler e saper partecipare.

Sui principi costituzionali
La Costituzione prevede la partecipazione al voto referendario di tutti i cittadini italiani che votano per la Camera dei Deputati, inclusi i residenti all’estero. Il corpo elettorale, infatti, è composto, sempre, non certo da oggi, anche da chi vive oltre i confini nazionali. L’effettiva partecipazione al voto è poi attuata con una legge ordinaria che garantisce “l’esercizio in loco del diritto di voto”, oppure, attraverso l’esercizio dell’opzione, con il voto in Italia. Ai residenti all’estero sono stati aggiunti, non da oggi, anche alcune categorie di temporaneamente all’estero (dipendenti dello Stato e militari impegnati nelle missioni internazionali). Quindi l’impianto complessivo negli anni non è cambiato. Quel che è cambiato è che oggi, grazie proprio all’esercizio in loco del diritto di voto, è più facile raggiungere il quorum. Non il contrario. Perché se il 23,1% dei votanti dall’estero non avesse potuto partecipare al voto in loco, cioè per corrispondenza, sarebbe stato comunque conteggiato ai fini del quorum e vi sarebbe stata una partecipazione al voto, possibile in quel caso solo per chi sarebbe rientrato in Italia, con una percentuale sicuramente inferiore al 23,1%. Naturalmente questo impianto può essere discusso, ridiscusso, modificato. Oggi però, se vogliamo evitare strumentalizzazioni e inesattezze, dobbiamo partire da questa base.

Sulla legge ordinaria
La legge elettorale che regola il voto dei residenti all’estero iscritti all’AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero) è la 459 del 2001. Contiene norme che da molto tempo, cioè dal giorno dopo la sua approvazione, abbiamo ritenuto sbagliate. A partire proprio dal corpo elettorale. Abbiamo proposto l’iscrizione volontaria nell’elenco degli elettori che da un lato consente l’aggiornamento dei recapiti postali e dall’altro evita di inviare plichi a coloro i quali non hanno interesse a partecipare al voto politico e referendario. Abbiamo proposto una serie di accorgimenti tecnici per migliorare le garanzie della segretezza e personalità del voto – tra cui la firma sul cedolino del certificato e l’inclusione degli estremi di un documento identificativo. Queste proposte sono depositate in Parlamento e attendono di essere discusse. La proposta del Partito Democratico è stata sottoscritta dai capigruppo di Camera e Senato e da tutti gli eletti all’estero del PD. Se vogliamo sgomberare il campo dalle consuete strumentali polemiche sul voto, affrontiamolo nella sede naturale, cioè il Parlamento.

Sui risultati elettorali
La partecipazione complessiva degli italiani all’estero è stata all’incirca di 16 punti inferiore al massimo registrato per il voto politico, cioè il 39% del 2008. In Italia il calo è stato del 23%. È evidente che questi raffronti non tengono conto della scelta di non partecipare al voto, a mio avviso sbagliata, ma che si è espressa in misura più decisa in Italia che all’estero, dove il plico elettorale è arrivato nelle abitazioni degli elettori.
Ha votato anche l’elettore di centro-destra che avrà scelto il no e quindi anche il risultato vede una maggiore percentuale di NO rispetto all’Italia. Nulla di sorprendente anche per quanto attiene ai risultati elettorali. Sorprendono invece i tentativi di strumentalizzazione sia per quanto attiene al raggiungimento del quorum che sul risultato elettorale. Rimane ora da definire il percorso politico per arrivare in tempi brevi alla modifica della legge elettorale.

FEDI (PD): Comitato italiani nel mondo della Camera dei Deputati. Le priorità del Comitato devono essere quelle degli italiani nel mondo

Roma, 8 giugno 2011

FEDI (PD): Comitato italiani nel mondo della Camera dei Deputati. Le priorità del Comitato devono essere quelle degli italiani nel mondo. Dobbiamo superare ogni dubbio sulla regolarità dell´esercizio in loco del diritto di voto. Gli italiani all´estero non possono essere il capro espiatorio dei ritardi nelle riforme.

Governo e maggioranza intendono rilanciare la politica a favore delle comunità italiane nel mondo con una pessima riforma della rappresentanza.
Una riforma che dovrebbe comunque essere affrontata dopo la riforma della legge base sulle norme organizzative del voto all´estero, cioè la 459 del 2001. Non sono queste le priorità per gli italiani nel mondo. Non nel momento in cui la rete consolare soffre delle conseguenze di tagli e riduzioni di personale. Non quando si procede alla chiusura di Consolati o quando si prepara una nuova serie di misure tese a ridimensionare la nostra presenza nel mondo. Non quando si annuncia una manovra economica correttiva di quaranta miliardi di euro con altri possibili tagli al Ministero degli affari esteri, quindi alla cooperazione e solidarietà internazionale, alla nostra presenza nel mondo, alla politica estera ed ai capitoli di bilancio per le comunità italiane nel mondo. Non quando non sono state messe in cantiere riforme sulla promozione di lingua e cultura nel mondo ma si sono ridotti gli stanziamenti del 50%. Non quando non sono stati affrontati i temi del riacquisto della cittadinanza o del riconoscimento della cittadinanza per le donne coniugatesi prima dell´entrata in vigore della Costituzione. Non quando si ritarda la soluzione del tema dei diritti sindacali del personale a contratto o non si affronta definitivamente la questione delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia. Non quando tutte le questioni attinenti alla sicurezza sociale scompaiono dall´azione del Governo: dalla ratifica di accordi internazionali agli interventi per gli indigenti, dalla soluzione del problema degli indebiti alla migliore articolazione della verifica di esistenza in vita fino ai pagamenti delle pensioni all´estero. Non quando, infine, si continueranno a perpetuare discriminazioni nei confronti degli italiani all´estero, come sull´esclusione dall´esonero ICI per i residenti all´estero. Credo possa essere utile un confronto con il Governo su questi temi prioritari. Affrontando anche il tema della riforma delle norme che regolano l´esercizio in loco del diritto di voto, stabilite dalla legge 459 del 2001.
Non a caso si torna a evocare la riforma dell´esercizio in loco del diritto di voto ora che è in corso una consultazione referendaria rispetto alla quale abbiamo tutti delle legittime preoccupazioni. La preoccupazione che il voto degli italiani all'estero, sul quesito nucleare, da un lato corra il rischio di non essere riconosciuto valido per via della riformulazione del quesito da parte della Corte di Cassazione e dall'altro che comunque un´eventuale possibile bassa partecipazione al voto possa portare al mancato raggiungimento del quorum. Preoccupazioni vere ma poste male. Innanzitutto gli iscritti AIRE sono conteggiati nel quorum indipendentemente dalla loro effettiva partecipazione al voto. Ciò significa che anche una bassa partecipazione al voto è meglio di nessuna partecipazione. Secondariamente perché davanti ad un Governo ed una maggioranza che creano situazioni gravissime adottando il nucleare con poco dibattito e norme mascherate, poi votano contro l´accorpamento del referendum con le elezioni amministrative, poi approvano una moratoria nel bel mezzo di un referendum popolare sul tema, se in questa grande confusione, si pensa che la strada maestra possa essere quella di strumentalizzare il risultato referendario a danno dei residenti all´estero, si commetterebbe un grave errore. Possiamo e dobbiamo discutere di riformare la 459 del 2001. Dovremmo farlo anche prima di affrontare il tema della riforma della rappresentanza. Possiamo discutere anche di riforme costituzionali e di una diversa impostazione normativa anche della rappresentanza, includendo in queste riflessioni anche il tema della partecipazione al voto su questioni profondamente legate alla appartenenza ad un territorio, come avviene per i referendum. La esclusione dal quorum, oggi, sarebbe invece un brutto segnale politico ed una pessima soluzione, per una questione che va affrontata in altro modo e in altri momenti.

venerdì 3 giugno 2011

FEDI e RANDAZZO (PD): Insostenibile la situazione del Consolato Generale di Melbourne

La situazione del Consolato Generale di Melbourne ha raggiunto un punto di inaudita gravità. Una situazione che abbiamo ripetutamente denunciato e che richiede un intervento immediato – sottolineano i due parlamentari del Partito Democratico che hanno inviato una nota al Direttore Generale per le risorse e l’innovazione del Ministero degli affari esteri.
Nonostante il lavoro e l’impegno continuo dei nostri diplomatici, del personale di ruolo e del personale a contratto, crescono le liste di attesa per le pratiche di cittadinanza, di rilascio e rinnovo passaporti e, più in generale, per i servizi consolari al pubblico.
Nelle prossime settimane denunceremo questa condizione insostenibile attraverso le vicende documentate di nostri connazionali ed attraverso specifiche iniziative parlamentari.
Riteniamo inaccettabile ogni ulteriore ritardo nel completamento degli organici di ruolo del Consolato Generale di Melbourne. Riteniamo ingiustificabile ogni ritardo nella sostituzione del personale a contratto che termina il rapporto di lavoro con il Consolato Generale di Melbourne sia per raggiunti limiti di età sia per risoluzione del contratto stesso.
Giudichiamo infine grave il ritardo nella rivalutazione dei trattamenti economici del personale a contratto, anche alla luce degli effetti valutari sui trattamenti corrisposti in euro.

FEDI (PD): Anniversario della Repubblica e Unità d’Italia. A Melbourne si celebra la nostra storia

“Veniamo da lontano, dai secoli della nostra storia, ma non avremmo fatto molta strada se non avessimo voluto, scelto e costruito l’Unità d’Italia, la Liberazione dal nazifascismo e la Costituzione Repubblicana” – riflette l’On. Marco Fedi a margine della celebrazione comunitaria svoltasi domenica 30 maggio a Melbourne, nella cornice di Piazza Italia.
“I passaggi successivi, dalla crescita economica alla costruzione europea fino all’unione monetaria, sono momenti che hanno visto il significativo impegno delle nostre Istituzioni e dei cittadini italiani. Anche i residenti all’estero”.
“Nel mio intervento ho ribadito che la storia dell’emigrazione è stata parte di questo processo di costruzione dell’Italia moderna. Anche nel mondo. Una storia fatta di sacrifici, di lavoro, di solidarietà ed impegno. Una storia fatta anche di discriminazione, razzismo e sofferenze, prima di arrivare ai processi d’integrazione oggi in atto. Una storia di cui nessuno deve vergognarsi. Una storia che deve essere raccontata, nella sua essenza” – ha continuato Fedi.
“L’Anniversario della fondazione della Repubblica, nell’anno in cui si celebra il 150° dell’Unità d’Italia, riveste una particolare importanza. È un anniversario che ricorda a tutti noi quali sono i pilastri della nostra identità: l’Unità del popolo italiano, la Costituzione della Repubblica e le sue Istituzioni. Generazioni di italiane ed italiani, attraverso guerre, tragedie, difficoltà e momenti di solidarietà e profonda unità nazionale, attraverso la storia, hanno costruito un Paese libero e democratico. Le comunità di italiane ed italiani nel mondo sono state protagoniste delle stagioni dello sviluppo e della crescita. Non solo in Italia. Anche per l’Italia: dall’Europa, dall’Australia e dal mondo”.
“L’Italia che dobbiamo continuare a costruire – anche per le generazioni future – deve essere quella dell’incontro, del confronto delle idee e della solidarietà. L’Italia che avvicina, a livello economico e sociale, il Nord e il Sud. L’Italia che trova soluzioni nuove per affrontare la crisi economica. Non spostando Ministeri ma con le riforme e gli investimenti. L’Italia che investe per il lavoro. L’Italia che investe anche per la sua presenza nel mondo, a livello culturale, per la promozione della lingua italiana, per i rapporti commerciali” – ricorda l’On. Marco Fedi.
“Le divisioni della politica sono forti ovunque ma esiste una linea ferma di distinzione tra l’avere idee diverse per guidare un Governo ed un Paese ed il riconoscere i valori ed i simboli che devono unirci. Anche i segnali di profondo cambiamento che arrivano dalle elezioni amministrative in importanti città italiane ci dicono che dobbiamo tornare a parlare dei problemi reali della gente”.
“Per queste ragioni il nostro Viva l’Italia deve essere oggi ancora più forte. Proviene da migranti e cittadini italiani che ogni giorno promuovono, con la stessa convinzione e determinazione di ieri, la migliore immagine dell’Italia, le sue tradizioni e cultura e la sua lingua”.