martedì 22 novembre 2011

I numeri del disastro targato Farnesina

Il taglio complessivo delle risorse destinate alle comunità italiane nel mondo, in tre anni di Governo Berlusconi, è stato del 78%. Dai settantatré milioni di euro del 2008 si è passati ai sedici milioni previsti per il 2012. Si tratta – rileva Marco Fedi, deputato PD eletto in Australia – di tutti i capitoli della Direzione Generale Italiani all’Estero e politiche migratorie, esclusi gli stanziamenti per le elezioni dei Comites e il rinnovo del Cgie, per la Conferenza mondiale dei giovani e il museo dell’emigrazione.
Abbiamo assistito ad una continua progressione di tagli, iniziata anche prima che la crisi finanziaria internazionale cominciasse a fornire un alibi alle scelte politiche del Governo Berlusconi – ricorda l’On. Marco Fedi.
Ai tagli a tutti i capitoli per gli italiani all’estero si sommano i tagli alla dotazione della Convenzione tra Presidenza del Consiglio e Rai, che passa dai trentacinque milioni di euro del 2008 a poco più di sei milioni del 2012: un taglio dell’82%.
Il Ministero degli Affari esteri, intanto, conferma la chiusura nel 2012 di Adelaide e Brisbane e ciò avviene in assenza di una vera proposta complessiva di riorganizzazione dei servizi consolari in Australia.
A questo quadro desolante dobbiamo aggiungere il nulla di fatto sul fronte delle prerogative sindacali del personale a contratto del MAE, con la legge approvata solo dalla Camera dei Deputati e bloccata al Senato, e la prossima scadenza delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi, estese ai residenti all’estero e prorogate fino al 2011.

venerdì 18 novembre 2011

Un pieno di democrazia da questa fiducia. Oggi è la cattiva politica che diventa più debole

La fiducia del Parlamento al Presidente del Consiglio Sen. Mario Monti è oggi un fatto politico che va molto oltre un semplice avvicendamento di governo. Usciamo da una condizione di impasse interna alla maggioranza che ha governato fino a ieri e che ha gravemente paralizzato il Parlamento. Si chiude – lo speriamo vivamente – una fase di pericolosa stagnazione nelle riforme, a causa delle priorità discutibili e sbagliate proposte dalla maggioranza uscente.
Affrontiamo oggi - con decisione e soprattutto con una squadra di governo credibile - l’emergenza di una crisi finanziaria ed economica sempre sottovalutata dal Governo Berlusconi. Si creano le condizioni per ristabilire la credibilità internazionale dell’Italia, fortemente scossa in questi ultimi anni.
Dovendo misurarsi questo governo con compiti tanto impegnativi, la politica non arretra neanche di un millimetro. Il mandato politico che affidiamo a questo governo è, dunque, pieno e pregnante. Semmai, oggi è la cattiva politica che diventa più debole. Quella degli interessi particolari a scapito di quelli generali. La politica intesa come scontro istituzionale e politico. La politica che non ascolta.
Vince la politica che costruisce soluzioni ed affronta le emergenze, le criticità di un Paese come l’Italia. Questa politica, sobria e in ascolto, è il migliore antidoto alla crescente disaffezione nei confronti delle istituzioni. L’impegno del Presidente Monti, l’impegno dei Ministri del Governo, impone al Parlamento di essere all’altezza delle prospettive che sono contenute negli indirizzi programmatici presentati al Parlamento. Impegno nazionale, come ricordato dal Presidente, che ha bisogno delle energie di tutti per raggiungere gli obiettivi che si propone.
Il collante che può tenere insieme una maggioranza così ampia ed eterogenea che si appresta, anche alla Camera, a votare la fiducia non può che essere, come ricordato, quello dell’impegno nazionale e del buon Governo del Paese.
I mercati seguono con attenzione le nostre scelte. Vogliono capire in che direzione ci muoviamo. Contano, insomma, le prospettive. Chi investe sull’Italia deve avere la convinzione che il nostro Paese ha prospettive positive perché è in grado di far ripartire la crescita, di mantenere uno stato sociale, migliorato e più efficiente, di garantire un futuro alle nuove generazioni. Nel momento in cui tanti giovani abbandonano l’Italia, l’impegno del nuovo esecutivo deve concentrarsi sulla crescita e lo sviluppo e sulle prospettive per i giovani. Nella bufera di questi mesi, abbiamo capito che per essere pienamente europei non basta avere concorso ad edificare le istituzioni continentali, ma è necessario immaginarne e realizzarne la crescita e lo sviluppo, creare le condizioni di un rafforzamento dei vincoli unitari. Continuiamo a credere nell’Europa unita, negli strumenti della sua unità, quindi anche nell’euro. Ma all’Europa chiediamo equità e attenzione ai bisogni dei suoi cittadini, che oggi pagano maggiormente le conseguenze della crisi.
Equità e sacrifici, due parole che ci accompagneranno nei prossimi mesi, che dobbiamo affermare in tutta Europa. Dobbiamo fare in modo che anche i mercati sappiano che questa è la barra che guiderà la rotta dei paesi europei, intrecciando il contenimento della spesa, la riduzione del deficit e il pareggio di bilancio con la lotta all’evasione e con la ricerca costante dell’equità. Non solo sulle deleghe per la riforma fiscale e del welfare, ma anche per quanto riguarda le misure sulla crescita, anche per il regime pensionistico, anche per un nuovo patto di solidarietà tra generazioni.
Le comunità italiane nel mondo seguono con apprensione la crisi europea, soffrono per le difficoltà dell’Italia ed oggi seguono con attenzione e speranza il percorso di uscita dalla crisi che inizia con la fiducia al Governo Monti. Uomini e donne che hanno stabilito un solido e forte rapporto con l’Italia, anche di partecipazione democratica, e che hanno sofferto la mutilazione delle risorse destinate alle comunità nel mondo. Dallo stanziamento complessivo per il 2008 di 73 milioni di euro si è passati ad una proposta per il 2012 di 16 milioni di euro. Un taglio pari all’80% delle risorse che ha colpito la scuola, l’assistenza, la cultura e gli organismi di rappresentanza, Comites e Cgie. Secco taglio di fondi, senza riforme, senza ascolto, con l’arroganza di un Governo disattento ai bisogni della gente, degli emigrati del passato e di quelli che continuano a partire, accompagnato da chiusure di sedi consolari e da una fortissima compressione della rete diplomatico-consolare nel mondo.
Al neo Ministro degli Affari esteri, Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, a cui vanno i migliori auguri di buon lavoro, ricordiamo che siamo disponibili a lavorare sulle riforme, a rendere più saldo e moderno il legame con le comunità italiane nel mondo, a confrontarci sullo spending review per garantire una ragionata e utile distribuzione delle risorse e dei tagli. Crediamo che i tempi siano maturi per dare concretezza alla scelta, giusta, dei tagli ai costi della politica, a condizione che si metta mano anche ai privilegi di tante, troppe caste, inclusa quella dei diplomatici.
Riteniamo indispensabile procedere sul cammino delle riforme per il personale a contratto impiegato dal MAE, che in questo scenario sta avendo una essenziale funzione di sostegno della sempre più asfittica presenza dell’Italia nel mondo, sia per quanto attiene ai diritti e alle prerogative sindacali che per quanto riguarda alcune importati questioni aperte, come le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, in scadenza a fine anno. Dobbiamo, in sostanza, essere europei anche nei trattamenti economici e nella tutela dei diritti del personale che impieghiamo fuori dai confini nazionali. Una logica di parità di trattamento che si intreccia con l’equità.
Ai colleghi senatori che hanno colto l’opportunità del voto di fiducia per invocare l’approvazione della riforma di Comites e Cgie, tanto cara al Governo appena dimessosi, ricordiamo che il provvedimento è all’esame della Camera. Sinceramente, non si sente il bisogno di un intervento del Governo, che è bene che si occupi di cose più serie e urgenti, come l’insegnamento della lingua e della cultura italiane nel mondo o i diritti del personale a contratto. Il Governo sappia, invece, che si sente forte il bisogno di ripensare l’impianto complessivo delle riforma, largamente insufficiente a fronteggiare la situazione drammatica dei Comites e dello stesso Cgie, che aspettano di essere rinnovati da circa otto anni. Siamo disponibili, dunque, a discutere su basi nuove una riforma della rappresentanza con le forze politiche e parlamentari che oggi sostengono il Governo Monti, nel tentativo di riaprire il dialogo con le nostre comunità, che su questo punto continua a conoscere momenti di dannosa tensione.

mercoledì 16 novembre 2011

Monti’s mountains

Italy’s political crisis was short lived. Mario Monti’s Government is ready for a vote of confidence, in both houses of the Italian Parliament, enjoying a large majority and a single parliamentary opposition announced by the Northern League. Mr. Monti’s new Government has taken the shape and form of a slim and fit “technical cabinet”, composed of 16 ministers, compared to 24 of the previous Government. The Premier has retained the Treasury and Finance portfolios as Minister for the Economy. Mr. Monti held a rapid series of consultations with all parliamentary groups, political parties, unions, commerce and industry representatives and today he announced the new cabinet.
Mario Monti had expressed a desire to reinforce the political “agenda” of the new cabinet, looking at constitutional and electoral reforms as well as the inevitable additional austerity measures and the economic reforms. It seems that the political mandate that Mr Monti received, at this stage, is limited to the economy. I believe that in the next few months we will see a more comprehensive set of reforms becoming part of the Monti’s agenda and I hope the new parliamentary majority will use this opportunity to introduce changes and reforms which have been, for a long time, political objectives of major parties.
Monti’s mountains, however, may prove to be insurmountable without a cohesive majority and this is the greatest challenge of all for the Italian political system. The timing of the crisis, with such a quick consultation process, the composition of the cabinet and the strong support from Italian public opinion are already positive indicators of a new phase in the Italian public life.

Mario Monti’s new cabinet

Premier and Minister for the Economy: Mario Monti
Foreign Affairs: Giulio Terzi di Santagata
Internal Affairs: Anna Maria Cancellieri
Justice: Paola Severino
Defence: Giampaolo Di Paola
Economic Development and Infrastructure: Corrado Passera
Agriculture: Mario Catania
Environment: Corrado Clini
Employment, Social Policies, Equal Opportunities: Elsa Fornero
Health: Renato Balduzzi
Education, University and Research: Francesco Profumo
Heritage, Arts, Culture: Lorenzo Ornaghi
European Affairs: Enzo Moavero Milanesi
Tourism and Sport: Piero Gnudi
Local Government: Fabrizio Barca
Relations with Parliament: Piero Giarda
International cooperation and integration: Andrea Riccardi

martedì 15 novembre 2011

La politica che verrà

In questi giorni di confusione politica dobbiamo tutti ringraziare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per la sua azione pienamente coerente con le prerogative che la Costituzione gli riconosce e in profonda sintonia con le necessità del paese. La maggioranza parlamentare che sarà chiamata a votare la fiducia al Governo Monti dovrà anche misurarsi con il “governo del Paese”, non solo affrontando la drammatica crisi in atto ma pensando alla crescita ed alle riforme. Non basterà, tuttavia, un voto di fiducia se non si tradurrà in coerenti e incisivi atti parlamentari.


Il fallimento del Governo Berlusconi, sancito dalle dimissioni, è stato determinato sia da un quadro di oggettiva ingovernabilità, delineato dai numeri alla Camera, che dall’incapacità di azione del Governo. Questa inadeguatezza si è evidenziata nel ritardo con cui si è preso atto della gravità della situazione economica, nel conseguente ritardo delle misure anticrisi, nell’assenza di una proposta per la crescita e nelle divisioni manifestatesi all’interno della maggioranza.


L’esperienza Berlusconi si è conclusa non per il presunto “tradimento” di una manciata di parlamentari, ma per la provata incapacità di produrre “buon governo”, per il deficit di credibilità internazionale che ci ha accompagnato in questi tre anni e per l’atteggiamento responsabile e moderato delle opposizioni. Il Partito Democratico può rivendicare la serietà di un’azione politica in sintonia con i bisogni del Paese. Le proposte del PD sulla introduzione di una tassa patrimoniale, oltre all’ICI sulla prima casa abolita da Berlusconi, rappresentano elementi di equità e giustizia sociale senza i quali altri sacrifici sarebbero improponibili.


In questo momento - dobbiamo dirlo tutti, anche come comunità italiane nel mondo - abbiamo bisogno di considerare l’emergenza economica e finanziaria una priorità assoluta. Nel delineare un percorso di uscita dalla crisi, dobbiamo essere capaci di pensare alla crescita ma anche a soluzioni che affrontino le contraddizioni prodotte da un sistema economico-finanziario sempre più svincolato dal controllo dei cittadini. La politica italiana, bloccata da una maggioranza parlamentare intenta ad occuparsi d’altro, non è stata in grado nemmeno di avviare il confronto su questo tema essenziale per la nostra democrazia. La politica che verrà dovrà tornare ad occuparsene.


Poi dovremo, insieme, riprendere il percorso delle riforme.


Le comunità italiane nel mondo hanno già dato tutto. L’ultima serie di tagli - complessivamente 206 milioni di euro sottratti prevalentemente alla cooperazione allo sviluppo e agli italiani all’estero - colpisce i corsi di lingua italiana con un abbattimento del 52% e tutti gli altri capitoli, dall’assistenza ai Comites al Cgie, in misura pari al 30%. Credo sia necessario, nel momento in cui si assumono responsabilità di governo ampie e condivise, cercare insieme alle altre forze parlamentari una proposta che miri a ridisegnare la mappa degli interventi e a ridefinire la distribuzione dei tagli, fino ad oggi adottata unilateralmente dalla Farnesina.


In questi giorni si è detto molto sul ruolo della politica e sul rischio di una subalternità alle ragioni dell’economia, dettate oggi da esigenze particolaristiche e contingenti.


L’incarico a Mario Monti rappresenta una grande opportunità. Ma potrebbe anche trasformarsi in una occasione mancata se anche noi, rappresentanti delle comunità italiane nel mondo, non ne cogliessimo appieno la portata.


mercoledì 9 novembre 2011

Italy needs a new credible leadership

The Italian Government is facing a final act of a political drama that has kept Italy stalled. The Premier, Mr. Berlusconi, has finally accepted that his Government does not have a majority in the Chamber of Deputies and has announced that he will resign after the approval of the emergency economic measures, indicated as a priority by the central EU bank, and currently examined by the Senate. The dramatically escalating economic crisis has confirmed long standing problems of the Italian economy: the consolidated debt, which is running at 120% of GDP, the stagnant economy, with growth close to zero, the growing imbalances between the North and the South of Italy, the new wealth and the increasing poverty and the ever-growing tax evasion. The EU has asked Italy to start addressing the key economic problems or face disaster, with repercussions for all of the EU and the global economy. With political and social consequences that, on the other side of the Adriatic, Greece is confronting: a starkly reminder of the peril ahead, should Italy continue to deny the gravity of the situation, the urgency of corrective actions or simply continue to underestimate the long-term consequences of this crisis. Mr. Berlusconi's Government has greatly underestimated the consequences on the real economy, has lost a leading role in the EU with dramatic repercussions on regulations affecting the financial sectors. One example is the recapitalization of the banking industry which penalises growth and borrowing that Italy desperately needs. Events, however, took an unexpected turn with the passage of a formal and vital piece of legislation.
The "balance sheet" of Italy, a parliamentary bill essential to close the 2010 accounts and proceed with the new budget measures, which opened a crisis a few weeks ago, was the battlefield that saw the centre-right fall at 308, eight votes short of the necessary majority. Defections from the PDL, Berlusconi's political party, and disaffection from elected MP's from the south of Italy, were the ingredients of the latest developments.
The opposition, united, did not take part in the vote because it recognised the necessity to show clearly that the Government did not have a majority without compromising the approval of the accounts. Both objectives were achieved. Is this the end of Mr. Berlusconi?
The more likely scenario is an early election. A united emergency Government could not happen without the support of Berlusconi's PDL and it seems that the new secretary, Angelino Alfano, does not have the political strength to convince Berlusconi that a large coalition Government can achieve the reforms needed to change Italy's political and economical future.
A new credible leadership can only be achieved with a change of Government, as a consequence of an early election, or with a transition Government headed by a national political figure or by a centre-right leader that finds the strength to free itself from the Berlusconi's legacy.
Italy needs credibility, for the Government issued bonds, but also it needs recognition for the strong manufacturing sector and its export capacity, for the quality of its industrial base, together with Italy's private saving.
The Italian Government is not credible today. A credible leadership is clear on reforms and policies but also places national interest before the self-interest of its leaders.
Once Mr. Berlusconi resigns, the President of the Republic, Giorgio Napolitano, will hold formal talks to find a solution. What Italy needs is a short lived transition Government to do what no majority can currently achieve. What Italy will get, however, most likely, will be an early election.
Mr. Berlusconi has also announced that he will not stand again. We should not believe for one second that he is abandoning ship.
If the opposition does not stand together, with a single program and a strong leader, the only opinion poll that counts, the general election, can in fact result in disaster with another minority Government. Mr. Berlusconi knows it and that's the last card he is going to play.
Italy needs a political system with the ability to demonstrate to voters, allies, EU countries and the world that it is still capable to express a Government which reflects the hopes, dreams and aspirations of its people.

FEDI (PD): L’Agenzia delle Entrate conferma: la detassazione riguarda anche le addizionali regionali

Alcuni pensionati INPDAP, residenti in Paesi che hanno stipulato con l’Italia convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali che prevedono la tassazione nel Paese di residenza delle pensioni pubbliche, hanno ripetutamente segnalato che l’Istituto procede con molto ritardo alla detassazione delle pensioni e comunque continua ad operare le ritenute alla fonte per le addizionali regionali.
Per fare chiarezza sulla materia, abbiamo posto la questione all’attenzione dell’Agenzia delle Entrate che in una nota del 7 novembre ci ha confermato che l’esenzione dalla ritenuta IRPEF alla fonte deve riguardare anche le addizionali, anche quelle istituite dopo l’entrata in vigore delle Convenzioni bilaterali.
È fin troppo evidente che l’INPDAP continua a non applicare correttamente le norme contenute nelle Convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni fiscali, quando finalmente opera le necessarie modifiche e cessa di operare le ritenute IRPEF alla fonte, continua a operare le ritenute per le addizionali regionali. Nei prossimi giorni segnaleremo, con interrogazione parlamentare, questa ennesima disattenzione dell’Istituto, nel frattempo crediamo utile ricordare ai pensionati che si trovano nelle condizioni sopra descritte che possono scrivere direttamente alla cassa INPDAP, chiedendo la detassazione anche dalle addizionali regionali operate e contestualmente chiederne il rimborso all’agenzia delle entrate.

AUSTRALIA: FEDI (PD), CANCELLAZIONE VISITA FRATTINI SENZA MOLTE SPIEGAZIONI

"La notizia della cancellazione della visita in Australia del Ministro degli Esteri Frattini è arrivata senza molte spiegazioni, al pari della comunicazione che la annunciava. Visita che peraltro, fino a ieri, rimaneva priva di un programma definitivo e di chiari contenuti". Così in una nota il deputato del Pd Marco Fedi. "Ma la mancata visita del Ministro Frattini merita alcune riflessioni. Una visita rispetto alla quale avremmo manifestato le nostre perplessità, in primo luogo per l'assenza dal programma di uno spazio temporale e politico di incontro con i rappresentanti della comunità italiana. Avremmo criticato anche l'inadeguatezza del progetto Sportello-Italia che dovrebbe sostituire l'azione dell'Istituto per il Commercio Estero. Avremmo auspicato invece maggiore chiarezza sugli impegni bilaterali da discutere con l'Australia, a partire dalla richiesta Qantas su Malpensa. Abbiamo davanti a noi un quadro desolante, con il Governo che taglia risorse ai Consolati, allunga i tempi di attesa per passaporti e servizi consolari e prospetta la chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane. Un Governo che propone di dimezzare i finanziamenti a Rai Internazionale e di tagliare i contributi alla stampa di lingua italiana. Un Governo che azzera i finanziamenti per la promozione di lingua e cultura italiane nel mondo. Ed abbiamo, in aggiunta, proposte vecchie e inadeguate che arrivano dalla rappresentanza diplomatica. Le comunità italiane sono l'unico autentico Sportello-Italia nel mondo. Il nostro impegno politico deve rimane quello di tutelarne gli interessi e promuoverne le aspirazioni".

Con i tagli a RAI Internazionale il Governo spegne la voce dell’Italia

Anche per RAI Internazionale è arrivato, dunque, il colpo risolutivo. Il Sottosegretario all’Editoria ha dichiarato in Commissione alla Camera che a causa dei tagli imposti dalle ultime manovre finanziarie si propone di dimezzare fondi della convenzione con la RAI per quanto riguarda appunto RAI Internazionale e le trasmissioni per le minoranze etniche.
Per la verità, i tagli richiesti sarebbero, per ammissione dello stesso Bonaiuti, del 30-40%, ma quando si tratta di italiani all’estero, i ministri chiamati ad eseguire non si negano mai un 10% di mancia.
Dopo la devastazione nei campi della lingua e della cultura, dell’assistenza, della rete consolare, degli istituti di cultura, della rappresentanza, c’è ancora qualcuno che dubita che siamo di fronte ad una strategia consapevole e organica basata sull’idea che ormai il mondo dell’emigrazione, vecchia e nuova, è un lusso che l’Italietta di oggi non si può più permettere.
E così, dopo la progressiva eliminazione del pensiero e della parola, ora il Governo, agli italiani all’estero, toglie anche la voce.
Quello che più spaventa non è tanto la gravità della crisi, che pure esiste, quanto la pervicacia nel non comprendere che i colpi assestati agli italiani all’estero sono colpi assestati all’Italia e al suo disperato bisogno di non recidere i suoi legami con il mondo in un momento di difficoltà così serie e diffuse.
Anche per RAI Internazionale, dunque, si pone la stessa esigenza che si manifesta per gli altri campi: non rassegnarsi a queste scelte come se fossero ineluttabili, ma organizzare in Italia e soprattutto nelle comunità la resistenza e il rilancio di chi non si rassegna a vedere spegnere il futuro del nostro paese.

Bucchino, Farina, Fedi, Garavini, Narducci, Porta
Deputatipdestero@camera.it

FEDI (PD): Utile ascoltare le associazioni nazionali

La Commissione affari esteri ha sentito la Consulta dell’Emigrazione sul provvedimento di riforma di Comites e Cgie attualmente in discussione alla Camera.
Gli approfondimenti in questa fase sono necessari – ha sottolineato l’On. Marco Fedi – poiché il testo approdato alla Camera ha subito modifiche e la maggioranza ne sostiene l’urgente approvazione nonostante le posizioni espresse dal CGIE nell’ultima assemblea plenaria e nonostante le perplessità espresse in numerose occasioni dai deputati del Partito Democratico sia in rapporto alla precarietà del quadro complessivo della rappresentanza, a partire da quella parlamentare, sia in relazione ai contenuti largamente insufficienti di questa riforma.
Davvero abbiamo oggi la responsabilità di dare risposta a un sistema di rappresentanza di base, Comites e Cgie, che, a causa dei continui tagli e dell’atteggiamento negativo di Governo e maggioranza sui temi degli italiani nel mondo, rischia di pagare un prezzo altissimo in termini di operatività.
Per queste ragioni – ha concluso Fedi – indipendentemente dall’iter della riforma alla Camera, il nostro impegno in questo momento deve essere diretto unitariamente, opposizioni e maggioranza, a garantire i finanziamenti indispensabili per l’operatività degli organismi di rappresentanza.