lunedì 17 dicembre 2012

FEDI (PD): Dal pacchetto emigrazione a “l’essenziale presenza italiana nel mondo”


Importante iniziativa del Circolo Valenzi del Partito Democratico che sabato 15 dicembre ha promosso un incontro pubblico su “Politiche e prospettive culturali dell’Italia all’estero” presso la sede del Corriere di Tunisi.
L’On. Marco Fedi - nel suo intervento di saluto anche a nome del Senatore Randazzo impossibilitato a partecipare – ha ricordato il momento di forte difficoltà, con le riforme che hanno segnato il passo, fermate dalle resistenze, politiche, sindacali, ministeriali, a cui hanno fatto seguito i tagli drastici del Governo Berlusconi. “Abbiamo bisogno di un’azione forte, sinergica, tesa a far ripartire l’elaborazione programmatica, abbiamo bisogno di una visione nuova, che potrebbe tornare ad essere “il pacchetto emigrazione”, che oggi definirei essenziale presenza nel mondo” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“In questa fase dobbiamo impegnarci per far tornare la politica ad occuparsi degli italiani nel mondo. Credo sia utile ripartire dai fondamentali: abbiamo bisogno di un Vice Ministro o sottosegretario che si occupi esclusivamente di questi temi. Abbiamo bisogno di una serie di tavoli di concertazione tra Ministeri per disegnare un percorso di coordinamento teso a ridisegnare la nostra presenza nel mondo. Una presenza italiana nel mondo che va studiata e compresa, anche con i nuovi flussi, noti a tutti, visibili, ma i cui dati sfuggono e andrebbero invece meglio raccolti e studiati. Una rete di rappresentanza locale che abbia risorse per studiare localmente i fenomeni di emigrazione e integrazione e che possa funzionare come rete di raccordo con amministrazione e politica. Un coordinamento serio tra Ministeri (MAE, Pubblica Istruzione e Cultura) e tra Direzioni Generali per quanto attiene alla presenza nel mondo di lettori, istituti di cultura, enti gestori e personale di ruolo. Questo passo di coordinamento e presenza ragionata nel mondo richiede uno sforzo di coordinamento e può avvenire subito, a costo zero. Avremmo già risultati positivi se il coordinamento politico fosse seguito a tempo pieno da un esponente di Governo. Credo che i tempi siano maturi per una vera riforma che guardi agli interessi più generali del Paese. Non possono vincere gli interessi corporativi e abbiamo il dovere di assumere in pieno questa responsabilità anche dopo la spending review, che deve fornici gli strumenti di analisi della spesa dai quali programmare gli interventi e gettare le basi di una proposta di riforma”.

Di seguito il testo completo dell’intervento di Marco Fedi.

“Vorrei iniziare questo intervento con un pensiero rivolto all’amico Elia Finzi.
La storia dell’emigrazione è ricca di tante storie personali e delle esperienze collettive che hanno costruito Paesi e democrazie. Gli emigrati hanno spesso più di una storia da raccontare. In questo caso Italia e Tunisia sono state parte della vita e della storia di Elia Finzi. La sua vita e la sua storia sono diventate simbolo di impegno morale e civile. Ed è giusto quindi ricordarlo qui, oggi, nella sede del Corriere di Tunisi cui Elia ha legato la sua vicenda umana, la sua passione, il suo impegno comunitario.
La famiglia Finzi ha legato il suo nome a questa iniziativa imprenditoriale ma anche comunitaria. È un segno di italianità che apprezziamo e rispettiamo, è un emblema, un simbolo per l’intera collettività italiana di Tunisi.
Il Corriere continuerà a battersi per i diritti degli italiani in Tunisia e a promuovere la loro partecipazione democratica alla costruzione di una forte presenza in Tunisia, costruendo anche un paese sempre più libero e sempre più democratico.
Il tema che affrontiamo oggi in questo seminario organizzato dal Circolo Valenzi del PD è di particolare importanza.
In un momento di forte difficoltà, quando cioè la riforme hanno segnato il passo, si sono fermate davanti al muro delle resistenze, politiche, sindacali, ministeriali, a cui hanno fatto seguito i tagli drastici del Governo Berlusconi, abbiamo bisogno di un’azione forte, sinergica, tesa a far ripartire l’elaborazione programmatica, abbiamo bisogno di una visione nuova, che potrebbe tornare ad essere “il pacchetto emigrazione”, che oggi definirei l’essenziale presenza nel mondo”.
“Cambia il mondo” e cambiano i soggetti che fanno emigrazione. Si torna ad emigrare ma si tratta di flussi diversi anche se lo scopo della partenza spesso è analogo: la ricerca del lavoro. Non solo la mobilità professionale, quindi, ma anche manodopera in fuga.
Arriva nel mondo un bagaglio di presenza culturale, di esperienze di lavoro e di vita che rischia di trovare il nulla, il vuoto, e spesso il peggio. Dovremmo invece utilizzare questa presenza per rinnovare strutture comunitarie, come le associazioni, che appaiono stanche. Dovremmo puntare a lavorare con queste nuove presenze e a farlo in maniera coordinata.
Le strategie e le riforme necessarie per promuovere e diffondere nel mondo lingua e cultura italiana, tema alla nostra attenzione oggi, è di particolare attualità: il Consiglio Generale degli Italiani all’estero ne ha discusso recentemente in un seminario di approfondimento ed è stato oggetto di una serie di proposte di legge di riforma presentate in Parlamento.
L’Italia ha una vasta ed articolata presenza nel mondo – costituita da Ambasciate e Consolati, Dirigenti scolastici, Istituti di Cultura, Lettori, Scuole Italiane, Enti Gestori, Insegnanti di ruolo all’estero, prevalentemente in Europa, a cui si aggiunge la rappresentanza, Parlamentare, Comites e Cgie, associazioni nazionali, regionali e locali, a cui si aggiunge la rete di promozione del made in Italy, nuova ICE, Enit, Camere di Commercio – eppure abbiamo difficoltà a fare rete ed oggi conviviamo con una eredità politica, tutta del Governo Berlusconi e della peggiore esperienza politica per gli italiani nel mondo mai registrata prima, fatta di tagli e di una logica di scontro, che non ci ha portato a fare massa critica e a coordinare questa presenza ma a metterla in competizione per finanziamenti in riduzione vertiginosa, in tutti i settori.
Con le Direzioni generali incapaci di dare un senso ai tagli ed alle riduzioni, con l’amministrazione degli Esteri presa dalle stesse esigenze: salvare il salvabile e dare priorità alla organizzazione, al personale, in sostanza alle esigenze interne del MAE non alle nostre esigenze. Questa logica deve cambiare.
E dobbiamo tornare alla politica. Credo sia utile ripartire dai fondamentali: abbiamo bisogno di un Vice Ministro o sottosegretario che si occupi esclusivamente di questi temi. Abbiamo bisogno di una serie di tavoli di concertazione tra Ministeri per disegnare un percorso di coordinamento teso a ridisegnare la nostra presenza nel mondo.
Una presenza italiana nel mondo che va studiata e compresa, anche con i nuovi flussi, noti a tutti, visibili, ma i cui dati sfuggono e andrebbero invece meglio raccolti e studiati. Una rappresentanza forte politico-parlamentare, una rete di rappresentanza locale che abbia risorse per studiare localmente i fenomeni di emigrazione e integrazione e che possa funzionare come rete di raccordo con amministrazione e politica, una rete diplomatico-consolare nel mondo efficiente e moderna, personale di ruolo e a contratto locale nel giusto equilibrio ed in rapporti di lavoro chiari, nel pieno rispetto delle legislazioni locali e con contratti di lavoro che garantiscano dignità a questi lavoratori importanti per garantire la funzionalità della presenza MAE nel mondo, un coordinamento serio tra Ministeri (MAE e Pubblica Istruzione e Cultura) per quanto attiene alla presenza nel mondo di lettori e istituti di cultura, e tra Direzioni Generali per quanto attiene alla presenza nel mondo di enti gestori e personale di ruolo. Questo passo di coordinamento e presenza ragionata nel mondo richiede uno sforzo di coordinamento e può avvenire subito, a costo zero. Avremmo già risultati positivi se il coordinamento politico fosse seguito a tempo pieno da un esponente di Governo.
Poi abbiamo le riforme. Anche nel cammino delle riforme non dobbiamo partire dalla formula pessimistica “fare più con meno” ma dalla visione ottimistica “fare meglio” e poi annualmente vedremo con quali risorse. Fare meglio implica non solo il riconoscere che fino ad oggi abbiamo fatto male ma che occorre modificare il modo in cui siamo Italia nel mondo.
Dobbiamo superare una tendenza diffusa ad esaminare le riforme a comparti stagni. Credo ad esempio che alcune riforme, come per l’esercizio in loco del diritto di voto e la rappresentanza diretta in Parlamento, abbiano definito il quadro d’insieme nel quale porre altre riforme.

Ricordo che solo nel 2007 abbiamo inserito nella Costituzione il riconoscimento dell’italiano quale lingua ufficiale della Repubblica. Eppure oggi lo sforzo per diffondere l’Italiano nel mondo come per sostenerlo in Italia come strumento d’integrazione degli immigrati, è prossimo allo zero.
La cittadinanza, ad esempio, è altra questione fondamentale. È il momento in cui formalmente ci si riconosce nei valori e nei principi fondamentali dello Stato e si partecipa in modo pieno alla vita politica e sociale di un Paese. Anche sulla cittadinanza dobbiamo lavorare.

Nel contesto delle politiche dell’integrazione credo possa essere utile promuovere una discussione seria sul multiculturalismo, che non è unicamente il riconoscimento di "condizioni" culturali, linguistiche e sociali di carattere minoritario, già garantite dalla nostra Costituzione, ma la piena consapevolezza che la condizione essenziale per l’integrazione è il riconoscimento del valore delle altre lingue e culture, delle diversità, sempre però nella legalità e nel rispetto dei valori e dei principi costituzionali del Paese in cui si vive. Anche questo è terreno fertile di riforma che può avvalersi del nostro contributo.
Credo sia stato utile, infine, aprire il confronto sui temi della promozione e diffusione di lingua e cultura italiane nel mondo anche se in forte ritardo rispetto alla immediatezza dei tagli drastici e drammatici imposti dal Governo Berlusconi, che ancora cerchiamo di contrastare con l'azione parlamentare tesa al recupero di risorse. Dobbiamo uscire dalla logica della sopravvivenza.
Credo che i tempi siano maturi per una vera riforma che guardi agli interessi più generali del Paese. Non possono vincere gli interessi corporativi e abbiamo il dovere di assumere in pieno questa responsabilità anche dopo la spending review, che non va demonizzata o enfatizzata, ma che deve fornici gli strumenti di analisi della spesa dai quali programmare gli interventi e gettare le basi di una proposta di riforma.
Credo sia utile ricordare che oggi l'inserimento nel curriculum scolastico locale apre nuove opportunità, in molti Paesi tra cui la Tunisia, anche con forti risparmi per lo Stato.
Il personale formato in loco diventa non solo una scelta dettata dal risparmio ma anche una scelta saggia ed obbligata. Utilizzare queste opportunità non mette in discussione l'articolo 33 della Costituzione: al contrario, ne rende possibile la piena attuazione per gli italiani nel mondo.
Ritengo che comunque l'esigenza fondamentale sia dotarsi di strumenti, anche normativi, tali da garantire la diversità degli interventi, attraverso il pieno riconoscimento e la valorizzazione della diversità delle singole realtà.
Il Piano Paese che diventa anche piano di interventi articolato secondo le esigenze dei vari Paesi. La proposta di riforma, infine, deve appartenere alla nostra storia, rispondere alle nostre aspirazioni, fare riferimento alla esperienza politico culturale dei Comites e del CGIE e dei tanti soggetti che all'estero hanno costruito le opportunità di integrazione e diffusione di lingua e cultura italiane che esistono oggi e che rischiano di perdersi”.

giovedì 13 dicembre 2012

A proposito di moderati

L'invito che Silvio Berlusconi ha rivolto a Mario Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri ancora in carica, è una mossa politica insieme astuta e disperata. Astuta perché tendente a giustificare il suo ritorno in scena come atto politico per unire i "moderati" e quindi cercare di recuperare spazio politico sia internamente alla coalizione di centrodestra che nel partito popolare europeo.
Disperata per le distanze che da Berlusconi hanno preso e stanno prendendo, non solo tanti leader europei progressisti, moderati e conservatori, ma esponenti del suo stesso partito ed il mondo dell'imprenditoria, gli industriali. Il problema oggi non è la risposta di Monti a quest'invito. La vera sfida, che ci riguarda, è la proposta politica del centrosinistra. L'agenda Monti entra nell'agenda Bersani. Se Vendola chiede una discontinuità con l'azione del Governo Monti, può averla sui profili programmatici, così come indicato da Bersani nel bel confronto sulle primarie, sui temi dell'equità, della crescita, sui temi del lavoro. Ma non possiamo e dobbiamo rinunciare al rigore ed alle tante cose positive fatte dal Governo Monti perché hanno caratterizzato anche il Partito Democratico, perché il nostro sostegno è stato sempre coerente con i nostri valori e principi, anche quando abbiamo modificato e migliorato tanti provvedimenti.
La forza del cambiamento che è oggi in noi, che ci spinge alle primarie, al confronto interno ed esterno, a rinunciare alle chiusure e a continuare il dialogo con altre forze politiche per ampliare la futura maggioranza, deriva anche dalla serietà che abbiamo dimostrato in questi dodici mesi. Questo PD maturo, capace di resistere anche ad un duro confronto interno come quello tra Bersani e Renzi, è il partito del cambiamento e del rinnovamento. Questo cammino, passato anche per l'assunzione di una responsabilità politica nel sostegno a Monti, non può andare disperso.

On. Marco Fedi

mercoledì 12 dicembre 2012

Fedi (PD): Utile lavoro di approfondimento del Comitato per gli italiani nel mondo


“Credo sia davvero importante ricordare il lavoro positivo svolto dal Comitato in questa legislatura” ha dichiarato l'On. Marco Fedi in sede di lavori del Comitato per gli italiani del mondo della Camera dei Deputati.
“È importante ricordarlo alla vigilia di una campagna elettorale che si preannuncia particolarmente dura. Ricordare che il nostro lavoro si svolge nelle aule parlamentari, non solo nei nostri territori, non solo nel rapporto con gli elettori. Una parte significativa del nostro impegno viene svolta nelle aule parlamentari, con la discussione politica, con gli atti di indirizzo e di controllo, con le riforme - ricordo che la legge sulle prerogative sindacali è stata approvata grazie al lavoro comune in queste aule, così come le detrazioni fiscali per carichi di famiglia. Utile quindi svolgere una relazione finale sull'attività del Comitato.
Non interromperemo il livello di attenzione ai temi degli italiani all'estero. Giusta l'interrogazione che il Presidente ha deciso di rivolgere al Governo sull'elettorato passivo in Canada. Possiamo agire anche in sede politica, oltre che nelle sedi diplomatiche, ricordando che voto e rappresentanza politica, eleggere e rappresentare, sono diritti inalienabili della persona e che vanno tutelati sempre dalle istituzioni democratiche.
Credo sia necessario discutere rapidamente di urgenti disposizioni in vista del voto politico per il rinnovo del Parlamento italiano, a partire dal voto del personale militare e civile temporaneamente all'estero per lavoro e di tutte le disposizioni, procedurali ed organizzative, che possono migliorare l'esercizio del voto in attesa della riforma elettorale”.

lunedì 10 dicembre 2012

Fedi (PD): Una quasi crisi per elezioni poco anticipate


Credo sia giusto rilevare che avremmo potuto chiudere la legislatura senza traumi e accelerazioni populiste. Il centrodestra ha scelto un percorso diverso. Le dichiarazioni di Alfano alla Camera equivalgono alla sfiducia al Governo Monti ed è quindi giusto che se ne traggano le conseguenze politiche.
È vero che saremmo arrivati alla fine della legislatura, comunque, a distanza di poche settimane ma sarebbe stato un gesto di responsabilità istituzionale arrivarci in ordine e chiudendo degnamente la fase transitoria del Governo di Mario Monti, con le luci e le ombre che l’hanno contraddistinto, ma comunque con gratitudine per il suo lavoro, per aver assunto responsabilità di governo in un momento di grave difficoltà del Paese.
Il Partito Democratico ha sostenuto con lealtà il Governo Monti, non rinunciando alle critiche, diventate puntualmente modifiche parlamentari, e oggi tradotte anche in proposta politica per il governo del paese.
Il PD è pronto al confronto elettorale, naturale sbocco istituzionale di ogni fine legislatura. Per questa ragione – ricorda Fedi – anche all'estero, anche le comunità italiane nel mondo che seguono con apprensione l’evoluzione della crisi economica in Italia e in Europa, avrebbero preferito una conclusione meno caotica della legislatura.
Non è ancora chiaro quando andremo al voto, sappiamo che il PDL – con il ritorno di Silvio Berlusconi – non ha alcuna intenzione di rinnovarsi e propone un ritorno al passato, annunciato da un’apertura di campagna elettorale dai toni populisti e infarcita di anti politica. Un danno grave per l’Italia e per l’intera Europa.
Abbiamo il dovere e la responsabilità – ha concluso l’On. Marco Fedi – di predisporre una serie di proposte forti e di riforme credibili per le comunità italiane nel mondo.

Monti government at risk after Berlusconi withdraws support

Monti government at risk after Berlusconi withdraws support

giovedì 6 dicembre 2012

Fedi (PD): Comitato italiani nel mondo e Cgie. Lavori che cadono in un passaggio delicato della vita del nostro Paese


Credo sia necessario esprimere una valutazione politica positiva sulla ripresa dei lavori del Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera e sull'incontro con una delegazione del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, impegnato con i lavori della plenaria e nell'organizzazione di un importante seminario sulla promozione e diffusione di lingua e cultura italiane nel mondo.

Il Comitato rappresenta uno degli strumenti di confronto parlamentare sui temi degli italiani nel mondo e il calendario di incontri settimanali auspicato dal Presidente darà l’opportunità ai componenti di discutere sui temi più urgenti, a partire dalla riforma elettorale, ma anche su un pacchetto di proposte di riforma da trasmettere al nuovo parlamento dopo le elezioni politiche.

Credo utile ribadire l’assoluta importanza della nostra rete di rappresentanza nel mondo, COMITES e CGIE in prima fila, e la rete associativa che, con impegno, passione e generosità, continua incessantemente a sostenere le nostre comunità nel mondo – ha dichiarato l’On. Fedi, intervenuto ai lavori del Comitato e nella seconda giornata dei lavori del CGIE. Abbiamo bisogno però di un Governo che ci dica come intende far funzionare questo quadro di rappresentanza, con quali strumenti e risorse, e soprattutto come intende procedere con le elezioni, troppo a lungo rinviate. Questo è il problema sul quale dobbiamo insieme impegnarci per trovare una risposta che migliori gli strumenti della partecipazione democratica degli italiani all'estero.

Deve essere un impegno di tutti. Ciascuno si assuma le proprie responsabilità – ricorda Fedi – perché siamo a fine legislatura, siamo tutti consapevoli che occorre una radicale inversione di tendenze rispetto al vuoto di riforme e ai tagli del Governo Berlusconi e al modesto recupero di risorse del Governo Monti.

Importante tornare a parlare di politica e di rinnovamento dei partiti – conclude l’On. Fedi – anche nei luoghi dell’ascolto, come il CGIE. I partiti sono strumento di democrazia quindi è utile che si presentino come tali, senza maschere. Ancor più utile se evitassero di condizionare il lavoro del CGIE dall'interno  È importante, invece, che ascoltino il CGIE ed agiscano in sede parlamentare in coerenza con i propri valori e principi e seguendo meticolosamente tutti gli atti ed i passaggi parlamentari.

giovedì 22 novembre 2012

Fedi (PD): Camera approva ordine del giorno su risorse italiani all'estero


L'ordine del giorno dei deputati del PD, a prima firma Fabio Porta, è stato approvato dall'assemblea di Montecitorio nonostante il voto contrario del PDL e dellUDC-MAIE. Il Governo aveva dato parere favorevole, con la condizione della compatibilità con le esigenze di finanza pubblica, su due dei tre punti contenuti nell'ordine del giorno.
L'ordine del giorno chiede maggiori risorse per la promozione di lingua e cultura italiane nel mondo, incremento dei finanziamenti per l'assistenza dei connazionali indigenti e ripristino di una dotazione di bilancio per svolgere le elezioni di Comites e Cgie, prorogati da apposito decreto del Governo.
Sul terzo punto il Governo ha mantenuto una posizione negativa, chiedendone la soppressione, mentre il Partito Democratico ha chiesto il pronunciamento dell'assemblea che ha visto l'approvazione dell'ordine del giorno nonostante il voto contrario dei gruppi PDL e UDC-MAIE.
Credo sia utile far rilevare al Governo - ricorda l'On. Marco Fedi - che se da un lato siamo consapevoli delle immutate condizioni di bilancio relativamente ai costi delle elezioni, dall'altro non è pensabile non prevedere tempi e risorse ragionevoli per il necessario rinnovamento di organismi di rappresentanza quali Comites e Cgie. Per questa ragione il Governo non può continuare a rinviare nel tempo la soluzione ma deve agire garantendo riforme e risorse per la fase di rinnovamento della rappresentanza.
Incomprensibile, conclude Fedi, il voto contrario di PDL e UDC-MAIE e in particolare dell’On. Ricardo Merlo.

martedì 20 novembre 2012

Fedi (PD). Italia-Australia: forti rapporti di amicizia e forte comunità Italiana, oltre ai comuni obiettivi di politica internazionale


Questi i temi toccati nel positivo incontro informale dell'ufficio di Presidenza della Commissione Affari Esteri della Camera con il Ministro australiano dei Trasporti e delle Infrastrutture, Anthony Albanese.
Italia e Australia sono in questi momenti impegnate nell'affermare l'urgenza di un cessate il fuoco nella striscia di Gaza e nell'azione multilaterale per la pace, lo sviluppo e la cooperazione internazionale.
La presenza del Ministro Albanese in Italia è un importante segnale per le nostre imprese e aziende, non solo nel settore delle infrastrutture e dei trasporti, affinché l'Australia possa continuare a essere vista come importante destinazione per investimenti ed esportazione di tecnologia e know-how. Un paese sempre più importante nell'Asia-Pacifico, attento ai grandi temi internazionali, come la questione ambientale con i nuovi impegni assunti nel contesto del trattato di Kyoto.
Durante l'incontro, l'On. Fedi ha ricordato le preoccupazioni della comunità italiana relativamente alla White Paper sull'insegnamento delle lingue straniere in Australia ed auspicato che il Governo di Canberra possa continuare a vedere la lingua italiana come importante lingua europea, lingua di cultura e lingua comunitaria, sostenendone, in continuità con i precedenti governi, il paritario e prioritario inserimento nelle scuole australiane in una logica di aperta competizione con le lingue asiatiche, anch'esse importanti per l'Australia.

Incontro della Commissione affari esteri con Ministro australiano Anthony Albanese



Si è svolto oggi un incontro informale dell’ufficio di Presidenza della Commissione Affari Esteri della Camera con il Ministro australiano dei Trasporti e delle Infrastrutture, Anthony Albanese.
All'incontro, presieduto dall’On. Franco Narducci, vice-presidente della Commissione Affari esteri, hanno inoltre partecipato l’On. Marco Fedi, deputato eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, e l’Ambasciatore d’Australia a Roma, David Ritchie.
Ricordati i forti rapporti bilaterali tra Italia e Australia e la presenza italiana, che può contare sul valore aggiunto di un’importante e ben integrata comunità di origine italiana di circa 900.000 persone, che annovera, fra l’altro, numerosi esponenti politici, si è passati ad affrontate questioni di carattere economico, culturale e di politica internazionale di interesse comune ai due Paesi.
Da diversi anni l'Australia registra tassi di crescita economica al di sopra della media delle economie dell'OCSE, con una media annuale del 2% nel 2011 e del 3% nel 2012. Per quanto riguarda le relazione commerciali l'Italia si è collocata al dodicesimo posto tra i Paesi fornitori dell' Australia in assoluto e al terzo posto tra quelli in ambito UE, dopo Germania e Regno Unito. In questo contesto sono state ricordate anche le difficoltà di accesso di aziende australiane  a gare d’appalto in Italia, per via della non adesione del Paese all'accordo multilaterale sugli Appalti pubblici dell'OMC. A tale riguardo, da parte australiana si è auspicata la conclusione di un'intesa bilaterale ad hoc, su cui è stata attirata l'attenzione del MISE.
Il Ministro Anthony Albanese, che ha avuto occasioni di incontro a Milano, Bologna e Roma, oltre a visitare Giovinazzo, legata da un gemellaggio con Leichhardt, comune di Sydney localizzato nel suo elettorato, ha ricordato la presenza in Australia di numerose imprese italiane nel settore infrastrutturale e dei trasporti, in particolare Adelaide per la costruzione della South Road Superway e Brisbane per il Legacy Way Tunnel. Rafforzare i legami e rapporti bilaterali in questo settore è particolarmente importante ed è stato auspicato da tutti i partecipanti all'incontro.
La presenza di un paese amico come l’Australia nell’area dell’Asia-Pacifico, il forte legame con gli Stati Uniti, la presidenza del G20 nel 2014 e il seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, hanno offerto occasione di riflessione su alcuni temi di politica internazionale, a partire dall'esigenza di un immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza, impegno comune della politica estera e della diplomazia dei due Paesi. Durante la crisi libica nel 2011, l'Australia è entrata a fare parte del Contact Group Libya e ora si colloca al terzo posto come maggiore donatore del Paese. Questo elemento rafforza ulteriormente l’esigenza di solidi rapporti bilaterali con l’Italia che ha interessi immediati nell'area del mediterraneo.
L’incontro ha inoltre offerto occasione di analisi e riflessione sul tema dei diritti umani.
Sul fronte culturale è stata ricordata la rete di accordi per il sostegno all'insegnamento dell'italiano nelle scuole pubbliche e private e l’esigenza che la lingua italiana continui a essere riconosciuta come lingua prioritaria. Ricordate, infine, l’esigenza di un maggiore scambio a livello politico tra Italia e Australia e la partecipazione australiana all'expo di Milano nel 2015. 

venerdì 16 novembre 2012

Fedi (PD): Ricominciare a tessere le fila di un lavoro comune


Credo sia importante comprendere come in questa fase, delicata per l'Italia e per la sua presenza all'estero, il primo obiettivo è la solidarietà tra tutti noi e la ripresa del lavoro comune sui temi vicini alle nostre comunità nel mondo. Lavoro e impegno messi a dura prova dall'azione del Governo Berlusconi - ha ricordato l'On. Marco Fedi ai lavori del Comitato dei Presidenti dei Comites, riunito a Canberra domenica 11 novembre, cui ha fatto seguito la riunione annuale di coordinamento con il Cgie e la rete consolare presso la residenza dell'Ambasciatore.
La legge di stabilità potrà fornire occasione di ulteriore ripresa di impegno, sia sui capitoli di bilancio del Ministero degli Affari Esteri, per i quali il recupero di risorse è stato esiguo durante la parentesi del Governo Monti, che sul tema delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia che registra una positiva ulteriore proroga ma che richiede invece un definitivo superamento ed il riconoscimento permanente di questa detrazione fiscale. È necessario affermare la parità di trattamento tra cittadini italiani senza ingiuste esclusioni per i residenti all'estero. Abbiamo lavorato per evitare ulteriori altri tagli ai Patronati, sia per il loro insostituibile ruolo in Italia e all'estero, in un momento di crisi economica e di conseguente bisogno di sostegno ai più deboli, che per la loro azione di sussidiarietà e complementarietà rispetto alle crescenti lacune della rete diplomatico-consolare nel mondo.
Credo sia utile - ha rilevato Fedi - misurare l'efficacia dei call centres. In ogni caso siamo tutti chiamati a ricalibrare la nostra azione pensando ai servizi diretti agli utenti, riducendo le liste di attesa per alcune pratiche e rafforzando, non indebolendo, la rete consolare. Dobbiamo lavorare per una rete consolare efficace ed efficiente che valorizzi il personale a contratto, rispettando convenzioni, accordi e regole e soprattutto adeguandone le retribuzioni.
Credo sia indispensabile, infine, lavorare insieme per affermare le ragioni della presenza della lingua italiana in Australia. Il documento del Governo australiano, che propone l'obbligo di una lingua asiatica nelle scuole, crea le condizioni per un dibattito aperto sul tema dello studio delle lingue straniere in Australia. Per questa ragione dobbiamo richiamare il Ministero degli affari Esteri alla necessità di una politica culturale e linguistica nel mondo, oltre a garantire un livello degno di finanziamenti. Possiamo affermare il principio della parità dell'Italiano con altre lingue, in una logica di sana competizione, anche a livello di base, se, oltre a lavorare con la famiglie e con la società australiana, garantiamo a chi è impegnato ogni giorno nella nostre scuole, dignità, rispetto, attenzione e sostegno. Anche con adeguati investimenti finanziari.

Tutti X Bersani... Bersani X tutti...



martedì 30 ottobre 2012

FEDI (PD): Nulla di nuovo per gli italiani nel mondo


La legge di stabilità non contiene nulla di nuovo per gli italiani nel mondo. È questa l’unica conclusione che possiamo trarre, oggi, da un attento esame del provvedimento – ha dichiarato l’On. Marco Fedi. È positivo – ricorda Fedi – aver aumentato considerevolmente le risorse per la cooperazione internazionale dopo anni di tagli feroci. Per gli italiani nel mondo, invece, siamo davanti alla conferma della condizione attuale.  
Dopo aver fermato la pericolosa corsa ai tagli del Governo Berlusconi ed aver recuperato pochissime risorse dal rinvio delle elezioni degli organismi di rappresentanza, attendevamo dal Governo Monti alcune proposte di riforma e una autentica inversione di tendenza. Avremmo voluto maggiore incisività nei tagli ai costi amministrativi, con la spending review e la conseguente rimodulazione della spesa, e proposte innovative. Invece abbiamo poche risorse recuperate, peraltro non ancora arrivate ai destinatari, ed un vuoto propositivo che lascia perplessi.
Sulla legge di stabilità si gioca anche un’altra partita. Le detrazioni fiscali per carichi da famiglia, introdotte dal Governo Prodi ed estese anche ai residenti all’estero, dopo innumerevoli proroghe, arriveranno a scadenza a fine 2012. Si tratta di una questione attinente alla sfera della parità di trattamento, di un diritto che concerne il personale a contratto della nostra rete diplomatico-consolare nel mondo e di un diritto a cui si accede in base a norme, regole e controlli amministrativi molto severi. Avevamo posto questo tema di equità fiscale all’attenzione del Governo, ottenendo una proroga fino al 2012. Chiediamo, insieme a tanti lavoratori e lavoratrici che in questi giorni ci hanno scritto da molte parti del mondo, che il Governo, le forze politiche e i gruppi parlamentari superino definitivamente ogni possibile discriminazione nei confronti dei cittadini italiani residenti all’estero consentendo di poter utilizzare questa detrazione fiscale. Chiediamo a tutti un impegno per affrontare la discussione ora, in sede di legge di stabilità, anziché in sede di mille proroghe.
Chiediamo un impegno per garantire che, almeno sotto il profilo dell’equità sociale e fiscale, sia avviata una nuova stagione per gli italiani nel mondo.

On. Marco Fedi

giovedì 25 ottobre 2012

Fedi (PD) - La “nuova” Farnesina: poco e male sulla spending review mentre tanti nodi vengono al pettine...


L'audizione con il segretario generale della Farnesina, Ambasciatore Valensise, ha consentito una prima riflessione sulla situazione del Ministero degli Affari Esteri alla vigilia dell'inizio della discussione sulla legge di stabilità.
La prima considerazione riguarda la necessità che si dia attuazione alle raccomandazioni del comitato ministeriale sulla spending review. Un buon lavoro di analisi e proposta al quale dovrebbe corrispondere, all'interno della Farnesina, un impegno di immediata attuazione. Come intende muoversi l'amministrazione degli Esteri relativamente a quelle proposte? Fino ad oggi, purtroppo, si è fatto poco e male. 
In che modo la Farnesina intende rimodulare la spesa amministrativa, quando in questa legge di stabilità, ad esempio, i costi dell'ISE aumentano anziché diminuire?
In che modo s’intende dare risposta amministrativa al tema del personale a contratto locale, il cui rapporto di lavoro è regolato da innumerevoli tipologie contrattuali che spesso non rispondono ad alcuna norma, italiana o locale?
I nodi, insomma, vengono al pettine e la Farnesina deve impegnarsi a trovare risposte.
Analogamente, credo i tempi siano maturi affinché la nostra amministrazione rispetti le convenzione internazionali, come quelle contro le doppie imposizioni fiscali, applicando sempre e ovunque le norme bilaterali.
Un percorso di innovazione, anche tecnologica, deve partire dalla efficienza del sistema e la riduzione dei costi deve esserne la conseguenza. Oggi i rapporti tra i ministeri e gli altri settori di amministrazione dello Stato sono tali da far ritenere che l'innovazione all'estero si risolva unicamente in più informazione, anche online, ma che all'atto pratico si concretizzi in liste di attesa, duplicazioni di richieste e inutili, quanto antiquati, passaggi burocratici. Non tutto è responsabilità della Farnesina ma dagli Esteri chiediamo almeno di capire quale percorso si intenda adottare. Una nuova Farnesina parte anche da una visione del nostro paese nel futuro.

mercoledì 24 ottobre 2012

MARCO FEDI (PD): GARANTIRE NEI FATTI LA PARITA’ DEI DIRITTI SINDACALI AI LAVORATORI A CONTRATTO LOCALE.


Ministero degli Esteri permane un problema di riconoscimento dei diritti sindacali e di parità che stenta a trovare soluzione nonostante l’esistenza e la chiarezza delle norme che regolamentano i rapporti sindacali.
Mi riferisco, in concreto, ai diritti sindacali del personale assunto con contratto locale dal Ministero degli Esteri presso le sedi della rete diplomatico-consolare e degli Istituti di cultura all’estero. Non c’è dubbio infatti che questi lavoratori, in base alla legge 109 del 2003, siano dipendenti a tutti gli effetti del Ministero degli Esteri; così come non c’è dubbio che ad essi si applichi, come a tutti gli altri, lo Statuto dei lavoratori. Eppure, l’atteggiamento di sottovalutazione e distacco tenuto dai dirigenti del MAE e la volontà di emarginazione manifestata dalle organizzazioni sindacali non ha consentito ancora di fruire di un diritto fondamentale e indisponibile, tutelato dalla Costituzione, come quello sindacale.
Per questo, assieme ad altri colleghi, anni fa ho presentato un disegno di legge che è stato approvato dal Parlamento, diventando legge dello Stato (l. n. 38/2012). In essa si affermano la possibilità dei lavoratori a contratto di partecipare alle rappresentanze sindacali sui luoghi di lavoro e la estensione a tale personale delle aspettative e dei permessi sindacali.
Tutto risolto, finalmente? Macché, il MAE dopo sei mesi dall’approvazione della legge chiede all’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni) e al Dipartimento della funzione pubblica un parere sulla sua applicabilità; questi organismi rispondono che essa è subordinata a un accordo tra ARAN e organizzazioni sindacali, proprio quelle che in passato hanno osteggiato la parità di trattamento.
A questo punto, non c’è stata altra possibilità che chiedere, come ho fatto con una specifica interrogazione, al Dipartimento della funzione pubblica di dare disposizioni all’ARAN perché si faccia carico al più presto di un protocollo aggiuntivo, da sottoporre alla firma delle organizzazioni sindacali, da inserire nell’accordo quadro vigente.
Spero che alla fine tutti si convincano che siamo di fronte a diritti garantiti dalla Costituzione, e che atteggiamenti dilatori e ostativi non portano da nessuna parte. Siamo in un momento difficile della presenza dell’Italia all’estero e spesso questo personale sopperisce generosamente con il proprio lavoro alle carenze delle nostre esangui strutture consolari e culturali. A chi conviene tenerlo fuori dalla porta e negargli la parità dei diritti sindacali?   

martedì 23 ottobre 2012

FEDI (PD): APPLICARE CORRETTAMENTE LE CONVENZIONI CONTRO LE DOPPIE IMPOSIZIONI FISCALI


La credibilità internazionale dell’Italia rispetto ai suoi partner e all’opinione pubblica mondiale è fatta certo d’immagine, ma anche, se non soprattutto, di fatti concreti, che dimostrino la sua capacità di onorare gli accordi e di mantenere la parola data. In questo senso, al di là dei messaggi politici generali, una cura maggiore si dovrebbe prestare ai comportamenti reali della nostra amministrazione che incidono sulla condizione dei cittadini e hanno ripercussioni nei rapporti con le autorità di altri paesi.
Mi riferisco all’applicazione delle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni fiscali e, in particolare, a quella in vigore con l’Australia. Il testo di questa Convenzione è chiarissimo nella parte che regolamenta lo svolgimento di funzioni pubbliche: le remunerazioni sono imponibili nello stato in cui i servizi sono resi se il lavoratore sia residente in detto stato e ne abbia la cittadinanza o la nazionalità. L’amministrazione italiana, invece, continua a operare la ritenuta alla fonte, con la conseguenza di fare automaticamente dei lavoratori di cittadinanza australiana degli evasori, sia pure involontari, di fronte alle autorità del loro paese, mettendoli a rischio di possibili azioni di recupero gravose e giuridicamente lesive. Poiché spesso la cosa prende la forma di una lunga interlocuzione dei lavoratori con le autorità locali, quando non finisce di fronte ai tribunali, il danno e il disagio degli interessati finisce con il cumularsi con il discredito dell’amministrazione italiana dovuto a comportamenti che non trovano riscontro nelle norme.
Che si tratti di un atteggiamento pervicace è dimostrato dal fatto che la stessa situazione si è verificata e trascinata negli Stati Uniti e si sta presentando anche in Marocco.
Per evitare ai lavoratori un danno ingiusto e al nostro paese una perdita di credibilità ho presentato un’interrogazione al Ministro degli Esteri per chiedergli di intervenire con urgenza al fine di evitare che il personale sia chiamato a rispondere localmente della mancata applicazione della norma e sia reintegrato delle trattenute fatte indebitamente negli anni passati. L’intervento che chiedo al Ministro, più in generale, è di dare, di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, un’indicazione chiara e definitiva perché le Convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali – tutte le Convenzioni – siano applicate per quello che dicono e che abbiamo concordato con i nostri partner internazionali.

sabato 20 ottobre 2012

Dopo Monti c’è Bersani

La fase transitoria della politica italiana, contrassegnata dal Governo Monti, si avvia a naturale conclusione, sia per la scadenza rappresentata dalle elezioni politiche che per l’esigenza di riportare nel sistema politico-parlamentare italiano un sano confronto tra maggioranza e opposizione. Occorre modificare l’agenda politica, mantenendo inalterati sia l’impegno verso la revisione della spesa che l’attenzione ai conti pubblici, con un Governo che abbia come priorità la crescita e l’equità.

Il cammino dei Democratici, nei prossimi mesi, le nostre scelte, a partire dalle primarie fino alle elezioni politiche, porterà a questo obiettivo conclusivo: consegnare all’Italia una candidatura forte del centro-sinistra, unitaria dopo le primarie, per poi vincere il Governo del Paese. Le candidature del centro-sinistra sono tutte importanti.
Sostengo con forza la candidatura di Pier Luigi Bersani. Tanti Democratici di Melbourne sostengono con forza la candidatura di Pier Luigi Bersani alla guida del centro-sinistra.
Una candidatura segnata da impegno e responsabilità. La stessa responsabilità e lo stesso impegno che caratterizzano la vita del Partito Democratico dalla sua nascita, che hanno consentito all’Italia di affrontare una durissima crisi economica con il Governo Monti, sostenuto dal PD, che hanno segnato le scelte di alcuni esponenti di spicco del nostro partito e che ogni giorno marcano la vita del PD nella costruzione del bene comune.
La candidatura di Pier Luigi Bersani nasce da una proposta politica chiara, da un’azione coerente nel sostegno al Governo Monti ma dalla consapevolezza che occorre far ripartire l’Italia, con la crescita economica, ma anche con maggiore equità. Ecco perché con Bersani abbiamo una personalità autorevole, responsabile e capace di unire le forze in campo, oltre il PD, a cominciare dalla sfida delle primarie.
Le primarie del centro-sinistra rappresentano un momento di partecipazione politica per tutto il centro-sinistra. Uniranno le forze politiche attorno alle personalità che si candidano alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per superare la fase di transizione rappresentata dal Governo Monti.
Pier Luigi Bersani saprà unire storie e culture diverse per dare al centro-sinistra una guida sicura, coesa, impegnata su un programma politico condiviso. Bersani saprà garantire la necessaria stabilità al Partito Democratico che rimane il centro dell’alleanza politica che sconfiggerà il centro-destra alle prossime elezioni politiche.
Gli italiani nel mondo sentono impellente la necessità di un profondo cambiamento. Un cambiamento che rinsalderà il rapporto con le comunità italiane nel mondo dopo i momenti peggiori segnati dal Governo Berlusconi. Dai temi della rappresentanza, alla promozione e diffusione di lingua e cultura, dalla rete consolare ai servizi per le nostre comunità, sentiamo il bisogno di un nuovo impegno culturale prima che politico.
Gli italiani nel mondo chiedono un cambiamento fatto anche di ascolto, necessario per rappresentare le domande di donne e uomini della vecchia e nuova di emigrazione, per la costruzione di rapporti forti con le comunità nel mondo, per affrontare anche il tema della nuova emigrazione dall’Italia. Non solo ricercatori, professionisti, imprenditori ma migranti.
Ed è nella storia dell’emigrazione che possiamo trovare, oggi, gli stimoli per una nuova stagione di impegno politico.
Ecco le ragioni per cui crediamo in Pier Luigi Bersani, nella sua candidatura alla guida del centro-sinistra alle prossime elezioni politiche.

Marco Fedi

mercoledì 19 settembre 2012

FEDI (PD): SULLE RETRIBUZIONI DEL PERSONALE A CONTRATTO LE RISPOSTE DEL GOVERNO ACCRESCONO LE PREOCCUPAZIONI

FEDI (PD): SULLE RETRIBUZIONI DEL PERSONALE A CONTRATTO LE RISPOSTE DEL GOVERNO ACCRESCONO LE PREOCCUPAZIONI

FEDI (PD): SUL TRATTAMENTO RETRIBUTIVO DEL PERSONALE A CONTRATTO LE RISPOSTE DEL GOVERNO ACCRESCONO LE PREOCCUPAZIONI


Agli inizi di luglio, avevo presentato uninterrogazione al Ministro degli Esteri sugli adeguamenti retributivi del personale a contratto della rete diplomatico-consolare e sul pagamento delle retribuzioni in euro anziché in valuta locale. La risposta, arrivata in questi giorni, anziché dissiparle, conferma le preoccupazioni esposte in molteplici sedi, le stesse che erano alla base della mia iniziativa parlamentare. Tali preoccupazioni sono legate sia alle difficoltà che incontra unevoluzione normativa su tutta la materia che alle vertenze in corso in vari Paesi, tra cui India, Giappone e Australia.

La norma che regola le disposizioni contrattuali contenute nei documenti di lavoro dei dipendenti a contratto è tuttora in essere ed è il DPR 18/67, art. 154, che prevede che il MAE applichi, oltre alle norme locali imperative, quelle più favorevoli ai lavoratori.
In alcuni Paesi, tra cui lAustralia, cui si faceva riferimento nellinterrogazione, sono in corso vertenze sindacali molto difficili sia sotto il profilo politico e dellimmagine che sotto quello dellesito, tuttora incerto, ma che potrebbe rivelarsi molto pesante per le casse dello Stato. In Australia, infatti, non esiste prescrizione e sono in vigore norme del lavoro certamente più favorevoli per i lavoratori, che tuttavia non trovano applicazione nei contratti di lavoro finora stipulati.

Per quanto riguarda poi l'aspetto economico, occorre ricordare che gli adeguamenti retributivi del personale a contratto sono stati congelati nel 2010. A ottobre dello scorso anno il parere del Consiglio di Stato ha tuttavia sbloccato tale disposizione prevedendo che il blocco non si estendesse ai lavoratori con contratto locale e nazionale. Il MAE, dal canto suo, ha disposto gli aumenti delle retribuzioni, purtroppo selettivamente, solo per un numero limitato di Paesi e dopo moltissimi anni di blocco delle retribuzioni. In seguito, l'art.14, comma 24, del Dl.95/2012 ha reintrodotto il blocco fino alla fine dell'anno in corso. Il blocco, in ogni caso, non ha riguardato tutti e ne sono stati esclusi i diplomatici. Tra le deroghe possibili quella per il personale a contratto locale è la più urgente. Non è tollerabile, infatti, che per il personale a contratto, anche in servizio presso la stessa sede, si registrino puntualmente forti e ingiustificate disparità di trattamento tra lavoratori che svolgono analoghe mansioni.

Per quanto concerne, infine, il pagamento delle retribuzioni in valuta locale, il decreto ministeriale (MAE/MEF) del 2002, che dispone la corresponsione in euro recependo norme riguardanti il personale di ruolo, non fa riferimento alcuno all'art.157 del DPR 18, che dispone invece il pagamento degli stipendi in valuta locale. La chiarezza e nettezza della richiesta arrivata dal personale a contratto di vari Paesi conferma l'esigenza di una interpretazione autentica delle norme e conferma la preoccupazione politica di fondo: l'equiparazione  modulata a seconda delle convenienze è una pessima pratica amministrativa e la politica deve trovare la forza per riformare l'intero settore. Dispiace dirlo, ma il Governo oggi non produce atti capaci di migliorare la gestione amministrativa e non sembra avere la forza per portare avanti le riforme.

martedì 18 settembre 2012

  FEDI (PD): LA TARDIVA RISPOSTA DEL GOVERNO SUI PENSIONATI IN SUD AFRICA NON ESIME DALL’IMPEGNO DI UNA CONTINUA VIGILANZA.

L’ormai consolidato ritardo con cui il Governo risponde alle interrogazioni dei parlamentari rischia di rendere questo insostituibile strumento di richiesta di intervento su problemi urgenti una specie di tranquilla narrazione a consuntivo. E’ il caso di una mia interrogazione dell’8 febbraio scorso sulla sospensione dei ratei a centinaia di nostri pensionati in Sud Africa per intralci burocratici riguardanti la dimostrazione dell’esistenza in vita, una sollecitazione urgente che ha avuto risposta precisamente a sei mesi di distanza.
In essa chiedevo in ogni caso di garantire ai pensionati quell’unica fonte di sostentamento, di indicare con maggiore elasticità i soggetti autorizzati alle certificazioni, di vigilare perché nel passaggio da un centro di erogazione ad un altro non si smarrissero le documentazioni, di pagare in Sud Africa nelle more degli accertamenti le mensilità necessarie per la normale sopravvivenza.
Il drammatico ritardo con cui sono stati pagati i ratei dei primi tre mesi di quest’anno a persone che spesso non hanno altro sostegno per vivere – si evince dalla risposta – è dovuto sia al passaggio di gestione dei pagamenti dall’I. C. B. P. I. (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane) alla Citibank che al mancato ricevimento della documentazione attestante l’esistenza in vita del pensionato. Con l’aggiunta della sciagurata decisione di dirottare per un mese centinaia di migliaia di pensionati in tutto il mondo agli sportelli della Western Union, che non è presente dapertutto – e infatti in Sud Africa non lo è -, creando disagio e disorientamento tra i nostri anziani.
Non mi dilungo sulla descrizione delle procedure seguite e ricostruite nella risposta, mi interessa piuttosto fermarmi su due punti che ritengo più importanti.
Il primo è che dopo diversi passaggi, sollecitati per altro dagli interessati e da chi in loco ha sostenuto le loro istanze, dovrebbero essere ormai solo alcune decine i casi irrisolti. Una constatazione che ci proponiamo di verificare e che, comunque, solo in parte rassicura, perché anche un solo pensionato senza risorse per mesi dovrebbe allarmare e preoccupare.
Il secondo è che l’INPS e gli istituti convenzionati per il pagamento negli ultimi anni ne stanno facendo di tutti i colori per complicare la vita e creare voragini lungo il cammino dei pensionati. Per il Governo e l’istituto previdenziale, invece, pare che la colpa sia sempre dei pensionati. E’ una logica distorta che rovescia il discorso vero: la pensione è un diritto e prima di sospenderne gli effetti, quasi sempre indispensabili per la sopravvivenza, chi lo contesta dovrebbe dimostrare la non esistenza di quel diritto. E’ certamente giusto accertare l’esistenza in vita del pensionato, non è giusto invece considerare un ritardo postale o una complicazione burocratica come una prova di “non esistenza” e quindi come una ragione per sospendere un diritto guadagnato con una vita di lavoro.

mercoledì 12 settembre 2012

FEDI (PD): “MAGGIORI RISORSE E PIU’ CORAGGIO NEL CAMBIARE

“La Commissione Esteri ha espresso ieri parere favorevole su Rendiconto eAssestamento di bilancio, con alcune valutazioni importanti relativamente allo  stanziamento complessivo destinato al Ministero degli Affari Esteri. Le risorse destinate al MAE, per opinione comune di tutti i componenti la Commisssione, sono largamente insufficienti. In particolare, sono state ribadite la necessità e l’urgenza di recuperare finanziamenti in due settori importanti quali la cooperazione internazionale e le politiche per gli italiani nel mondo.
Ho voluto ricordare questi aspetti nel dibattito in Commissione - sottolinea Fedi - perché il nostro impegno nei prossimi mesi deve essere il recupero di risorse. Perfinola Corte dei Conti, notoriamente vigile sul contenimento della spesa, ha sottolineato nella relazione sul Rendiconto dello Stato la presenza di due aree di sofferenza: la cooperazione internazionale e gli italiani nel mondo.
In ordine a quest’ultimo punto, voglio sottolineare che la destinazione di soli due milioni ai corsi di lingua e cultura italiane dei 6,7 milioni inizialmente destinati al rinnovo dei Comites e del Cgie, può essere considerata una misura tampone di qualche situazione di emergenza, non la reintegrazione di risorse che, assieme ad altri colleghi del mio gruppo, ho più volte richiesto.
A ciò si aggiunge il ritardo nellattuazione delle norme sull'utilizzo delle entrate extra-tributarie rispetto alle quali si registra un forte ritardo ed una riduzione delle entrare rispetto alla previsione di cassa. Tra queste, voglio ricordare, vi sono anche gli introiti non irrilevanti che provengono dalle nostre comunità attraverso l’ordinaria attività amministrativa.
Crediamo che il Governo ed il Ministro Terzi, prima di ipotizzare una nuova fase di chiusura di sedi consolari, abbia il dovere di utilizzare al meglio tutte le opportunitàche le attuali disposizioni offrono per incrementare le risorse e per mantenere la qualità dei servizi consolari.

domenica 19 agosto 2012

FEDI (PD): Vogliamo la Rai con lo sport. E maggiore chiarezza


I tagli sono quelli del Governo Berlusconi, per essere chiari. Il Governo di centrodestra ha tagliato la somma complessiva di 14 milioni e 700 mila euro alla convenzione della Presidenza del Consiglio dei Ministri con la Rai. Nel 2012 si è passati da 21 milioni a 6 milioni e 300 mila euro.
Una convenzione che nel 2008 aveva una disponibilità di 35 milioni di euro ridotta in tre anni di centrodestra a 6 milioni 300mila euro. Chiaro il concetto?
Tagli a orologeria, andati a regime ora. Una politica sana non può dimenticarne l’origine. Non si tratta di una responsabilità targata Monti. La responsabilità dell’attuale Governo, invece, era e rimane quella di trovare fondi per consentire a Rai International, che è la proiezione internazionale della Rai, quindi del nostro Paese, di continuare nei suoi obiettivi e di farlo come moderna emittente televisiva, portando all’estero il meglio della produzione nazionale, incluso lo sport e quindi anche il calcio.
È ciò che chiedemmo al sottosegretario Catricalà in occasione di un incontro a febbraio, dopo i tagli. È ciò che abbiamo ribadito in numerosi ordini del giorno e richieste indirizzate al Governo.  È ciò che continuiamo a chiedere con forza.
Non si tratta di presentare altre interrogazioni o interpellanze ma di incontrare i nuovi vertici Rai segnalando le richieste degli italiani all’estero relativamente a Rai International e di porre all’attenzione del sottosegretario Peluffo l’esigenza immediata di reperire risorse, impegno assunto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con deputati e senatori eletti all’estero.

On. Marco Fedi
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giovedì 2 agosto 2012

FEDI (PD): Non indeboliamo il Ministero degli Affari Esteri


L’esame in Commissione affari esteri della Camera ha ulteriormente rivelato la natura estemporanea dell’esame della spesa “Italian style”. L’adozione della spending review, cioè l’analisi della spesa finalizzata alla sua ottimizzazione, quindi non dei tagli lineari ma una rimodulazione delle voci di spesa, una migliore gestione delle risorse, l’eliminazione degli sprechi e il miglioramento della qualità dei servizi, cui si deve sempre e comunque tendere, non ha dato i risultati sperati.
I sei obiettivi conclusivi della Commissione sulla spending review, che ha operato sulla base delle indicazioni del Ministro degli Affari Esteri, hanno trovato solo una parziale risposta. Non hanno trovato un percorso di riforma e tantomeno una ristrutturazione della spesa interna agli esteri. Se lo avessimo davvero fatto, non solo non ci troveremmo nella condizione di damage control – limitazione del danno – a cui spesso dobbiamo ricorrere, ma potremmo avere più forza nel porre la questione politica della esigenza di stanziare una percentuale di PIL più alta per il Ministero degli Affari esteri. Il dicastero che ha il compito di attuare la nostra politica estera ed internazionale, la cooperazione allo sviluppo, le politiche per gli italiani nel mondo, i servizi consolari, la rete di promozione di lingua e cultura nel mondo, la rete di sostegno alle imprese, oltre alla promozione del sistema Paese nel suo complesso.
L’impegno del Ministero degli Esteri, in questa fase, deve essere quello delle riforme. Dobbiamo ripensare profondamente il modo in cui organizziamo la nostra presenza nel mondo, la spending review deve essere un passaggio annuale nella rimodulazione della spesa corrente e deve rispondere ad una amministrazione efficiente che risponde a delle scelte politiche forti. Se non fissiamo questi obiettivi, rischiamo di perpetuare una condizione di sostanziale stallo.
Nell’assumere l’incarico il Ministro Terzi aveva congelato la chiusura di sedi consolari in attesa della spending review. Tornare a chiudere sedi consolari, rinunciando alla rimodulazione di altri centri di spesa, tra cui l’ISE, è la risposta peggiore.
Viviamo le contraddizioni di una rete diplomatico-consolare allo stremo. Ritardi negli adeguamenti delle retribuzioni del personale a contratto, per il quale era stata ottenuta una deroga. Ricorso sempre più frequente ai tribunali del lavoro locali ed a vertenze sindacali con il MAE, mentre peggiorano i servizi ai nostri connazionali, con i call centres che non funzionano e costano moltissimo. La risposta non può essere rinviata. Non possiamo più indebolire il Ministero degli Affari Esteri in aree altrettanto strategiche per la nostra presenza nel mondo, come i servizi ai cittadini italiani e la promozione di lingua e cultura. La riqualificazione della spesa del Ministero degli Affari Esteri deve proseguire con le riforme e attraverso altri urgenti provvedimenti, anche legislativi.

martedì 31 luglio 2012

DELRIO (ANCI) AI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO: GARANTISCO IL MIO IMPEGNO PER LA RIDUZIONE DELL’IMU

Il presidente dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) Graziano Delrio ha rispostoai parlamentari eletti all’estero e ha garantito il suo impegno a sostenere l’opportunità dideliberare l’agevolazione sull’IMU resa possibile dalla legge.
I parlamentari (Bucchino, Farina, Fedi, Garavini, Merlo, Narducci, Picchi, Porta, Micheloni e Randazzo) avevano scritto all’ANCI e all’IFEL chiedendo l’interessamento dei due Enti al fine di sensibilizzare i Comuni italiani a farsi carico delle necessità e delle legittime istanze dei cittadini emigrati i quali chiedono che siano mantenute quelle agevolazioni che lo Stato italiano aveva riconosciuto con lungimiranza fin dal 1993 (e cioè l’equiparazione all’abitazioneprincipale dell’immobile posseduto in Italia dagli italiani residenti all’estero ai fini dell’imposta comunale sugli immobili).
La legge istitutiva dell’IMU entrata in vigore dal 2012 e che ha abrogato l’ICI, prevede che i comuni, nell’ambito della propria potestà regolamentare, possono estendere alle unità immobiliari possedute in Italia dagli italiani residenti all’estero lo stesso trattamento previsto per l’abitazione principale, vale a dire l’aliquota ridotta e la detrazione di base.
L’applicazione di tale agevolazione, nota il presidente dell’ANCI nella sua lettera di risposta ai parlamentari, non è tuttavia neutrale rispetto alle risorse degli Enti locali e comporta quindi una perdita di risorse.
Del Rio confida comunque che i Comuni vogliano cogliere l’opportunità della previsione di legge, sulla base delle effettive situazioni locali, in considerazione non solo del valore sociale – e anche simbolico – dell’agevolazione, ma anche dell’impatto relativamente ridotto in termini di perdita di risorse che il dispositivo citato comporta.
I parlamentari eletti all’estero auspicano quindi che ci sia un effettivo interessamento da parte dell’ANCI per orientare in senso favorevole agli italiani all’estero le prossime delibere dei Comuni e che i Comuni abbiano la sensibilità di accogliere le richieste di decine di migliaia di nostri connazionali.

Marco Fedi: “Rafforzare e aggiornare l’impostazione culturale del Museo dell’emigrazione”


Il parere della Commissione Esteri della Camera ha tenuto conto delle osservazioni del parlamentare del Pd

“In occasione del parere che la Commissione Esteri della Camera ha espresso sul testo unificato relativo all’organizzazione e al funzionamento del Museo dell’emigrazione italiana, all’esame della Commissione Cultura, ho ritenuto di fare alcune osservazioni sostanziali volte a migliorare l’impostazione culturale del provvedimento”.
E’ quanto ha dichiarato l’on. Marco Fedi, a commento del parere che la Commissione Esteri ha espresso sull’impianto della legge riguardante il Museo dell’emigrazione.
“La questione centrale è quella di definire quale debba essere l’asse culturale di questa importante istituzione tesa a conservare e a riproporre in termini attuali la memoria dell’emigrazione italiana. L’idea che ho avanzato è che l’emigrazione debba essere considerata nell’impaginazione museale non come un evento isolato, ma nel contesto delle migrazioni internazionali che caratterizzano la realtà contemporanea. Solo in questo modo si valorizza la nostra emigrazione come un fenomeno globale, si dà ragione della trasformazione dell’Italia da paese di storica emigrazione in paese anche di immigrazione, si coglie pienamente il fenomeno delle “nuove mobilità” verso l’estero, che coinvolge ormai annualmente decine di migliaia di nostri giovani.
Un secondo aspetto riguarda la gestione scientifica. Essa deve essere affidata esclusivamente ad esperti di alto e provato profilo, sia che risiedano in Italia, sia che operano nelle aree di maggiore insediamento di italiani, come il Nord America, il Sud America, l’Europa e l’Australia. Il Direttore generale degli italiani all’estero, che rappresenta il MAE, l’ente che detiene il Museo, deve avere compiti di stimolo e controllo della struttura, senza partecipare alle attività scientifiche, che devono essere coordinate ma del tutto autonome rispetto alla gestione amministrativa. Andrebbe stabilito inoltre un raccordo più preciso con la dimensione regionale della nostra emigrazione, anche all’interno del Comitato scientifico.
Ho osservato, infine, che se un Museo si deve fare seriamente, allora non si possono fare le nozze con i fichi secchi. I duecentomila euro previsti non sono certamente adeguati (ricordo che il Governo di centrosinistra per il Museo aveva stanziato 2,8 milioni!) e, soprattutto, non è il caso che si ritaglino dalle risorse previste per le politiche emigratorie, che già sono state quasi prosciugate in questi anni. E’ come se si dicesse agli emigrati: se volete un luogo del ricordo dell’emigrazione italiana, ve lo dovete pagare con i soldi vostri.
Prendo atto con piacere che il parere della Commissione Esteri ha tenuto conto di queste osservazioni; mi auguro che non si tratti di un passaggio solo formale, ma che la legge sia migliorata nella sua impostazione e nella portata operativa”.



On. Marco Fedi
Camera dei Deputati

Segreteria