martedì 17 dicembre 2013

FEDI (PD): Legge di stabilità: un errore non prorogare le detrazioni fiscali per carichi di famiglia per i residenti all’estero.

Il testo della legge di stabilità che emerge dai lavori della Commissione bilancio della Camera non conterrà, per la prima volta dal 2007, le detrazioni fiscali per carichi di famiglia. Il Governo si era impegnato ad introdurle già dal Senato ma poi non era stato in grado di individuare le necessarie coperture. Alla Camera, nonostante la sottoscrizione di varie proposte emendative da parte di tutti i deputati eletti all'estero, i gruppi o non hanno segnalato gli emendamenti o non hanno lavorato per trovare le coperture. Il risultato è che le detrazioni fiscali per carichi di famiglia, introdotte dal Governo Prodi ed estese ai residenti all'estero per tre anni fin dalla legge finanziaria 2007, prorogate negli anni dei Governi Berlusconi e Monti, decadono in questa legislatura. Non sono in grado di fare previsioni sulle reali possibilità che il Governo riesca a introdurre un emendamento sulla delega fiscale o su alcuni degli altri provvedimenti collegati alla legge di stabilità. È facile prevedere, invece, che dal prossimo anno sia possibile assistere, su questi temi, ad una serie di azioni politico-amministrative e ricorsi, sicuramente a livello UE, probabilmente anche a livello nazionale.

lunedì 16 dicembre 2013

Adelaide e Brisbane non chiuderanno: positiva apertura del Governo sulla fase di riorientamento della rete diplomatico-consolare nel mondo

“Le sedi consolari di Adelaide e Brisbane hanno ricevuto comunicazione dalla Farnesina di sospendere le procedure di chiusura. Si tratta di una scelta positiva del Ministero degli Affari Esteri che ci induce a ritenere avviata una fase nuova di interlocuzione con il Parlamento sul riorientamento della rete diplomatico-consolare nel mondo” - ha dichiarato l'On. Marco Fedi appena appresa la notizia da fonti d'informazione in Australia. “Ritengo indispensabile cogliere questa opportunità che immagino significhi sospendere anche la chiusura di 33 altre sedi nel mondo come annunciato recentemente dalla Direzione Generale per le risorse e l'innovazione. Valuto positivamente l'operato del Governo e l'azione del Parlamento - unitaria - sui temi della presenza nel mondo della nostra diplomazia, dei servizi consolari alle comunità stabilmente residenti all'estero, dei nuovi migranti e delle nuove mobilità, del made in Italy e della sua diffusione nel mondo e delle imprese che si muovono nel mondo. Credo sia utile in questa fase proporre nuovamente un’autentica revisione della spesa, a invarianza dei servizi, continuando a garantire la nostra presenza nel mondo, anche nelle nuove aree strategiche nel mondo” – ha ricordato l’On. Marco Fedi.

martedì 10 dicembre 2013

Fedi (PD): Sindacati e Patronati hanno scritto parte della nostra storia in Italia e nel mondo. Hanno ancora molti compiti da svolgere per il presente e il futuro

“Quella del servizio che sindacati e patronati hanno dato e danno agli emigrati, non è una storia residuale. Essa, anzi, può trovare nuovi spazi nella tutela dei migranti”, ha dichiarato l'On. Marco Fedi in sede di audizione di sindacati e patronati nel Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera. “Cose da fare ce ne sono fin troppe. Deve ancora realizzarsi la piena integrazione dei nostri connazionali all’estero nelle realtà di residenza, così come devono ancora essere realizzati obiettivi di parità di trattamento. Sindacati e patronati hanno quindi un compito importante nell'affermazione dei diritti e nella tutela delle persone, in particolare dei più deboli. Possono dare voce a milioni di lavoratori e lavoratrici, emigranti ed oggi immigrati, che chiedono equità, diritti di cittadinanza, tutela del lavoro, rappresentanza. In questo lungo percorso fatto di risultati positivi - dalla stagione delle Convenzioni bilaterali alla presenza diffusa sui territori – e di aspetti negativi - i tagli al fondo dei patronati, il ritardo nella convenzione con il Ministero degli Esteri, la rinuncia alla ratifica di nuove convenzioni, lo smantellamento della rete consolare – è intervenuta l'azione di demolizione di diritti e speranze portata avanti dal Governo Berlusconi e non sempre efficacemente contrastata da altri, che spesso hanno subito i condizionamenti dell'incerto momento politico ed economico. Per queste ragioni la mobilitazione del 10 dicembre nel mondo è un fatto importante rispetto al quale noi, da deputati, con un atto di indirizzo rivolto al Governo, in Commissione o in aula, proporremo una nuova centralità della tutela dei più deboli e degli italiani nel mondo. La rinuncia ad una efficiente ed articolata rete consolare ha messo in crisi il principio di sussidiarietà che per molti anni ci ha consentito di fare squadra, di lavorare per obiettivi comuni, di costruire insieme il nostro futuro. La vostra agenda è la nostra – ha continuato Fedi. Deve essere l'impegno per trasformare le vostre proposte, le idee comuni, in atti parlamentari di indirizzo nei confronti del Governo. In questa prospettiva, crediamo sia necessario riprendere la definizione delle convenzioni di sicurezza sociale in attesa di ratifica e aggiornare quelle esistenti. Analogamente, le convenzioni in materia fiscale è tempo che siano aggiornate. L'INPS, a sua volta, con la nuova gestione INPDAP, deve migliorare il sistema di pagamento delle pensioni e di verifica dei redditi oltre a chiarire le condizioni della gestione delle pensioni pubbliche. Nel disegno di legge di stabilità abbiamo presentato emendamenti anche sui temi della sicurezza sociale e degli indebiti. A questo proposito, però, una più energica azione deve essere avviata per evitare la formazione degli indebiti, anche differendo il pagamento della 14esima. Abbiamo infine posto all'attenzione del Governo la questione dell'IMU e delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia. Una maggiore collaborazione con sindacati e patronati – ha concluso Fedi - potrà consentirci di raggiungere importanti obiettivi per i quali è utile che anche le confederazioni sindacali sollecitino con maggiore energia il Governo. La convenzione con il MAE e la possibilità di diversificare l'azione dei patronati assistendo i nuovi migranti italiani nel mondo, sono esempi concreti di una immediata azione comune tesa a raggiungere obiettivi di tutela e assistenza, in un’ottica di affermazione dei diritti dei migranti”. On. Marco Fedi

domenica 8 dicembre 2013

On. Marco Fedi su mozione e risoluzione Consolati

On. Marco Fedi interviene sul tema della rete consolare nel mondo e su mozione e risoluzione presentati al Senato e alla Camera




sabato 7 dicembre 2013

On. Marco Fedi su legge stabilità

On. Marco Fedi interviene sul passaggio alla Camera della legge di stabilità e sui temi per gli italiani nel mondo

martedì 3 dicembre 2013

FEDI (PD): Le decisioni sono sempre politiche

Nel corso dell’Assemblea plenaria del CGIE si è aperto un dibattito sulla seconda fase di chiusure di strutture consolari nel mondo, che per la diffusa sensibilità che al tema è legata, sta proseguendo in questi giorni. Desidero ribadire quanto ho già dichiarato: è necessario avere al più presto su questa questione un confronto in Parlamento e nelle sedi più idonee. Credo sia utile ripartire dalla decisione di congelare le chiusure di consolati e istituti di cultura, assunta dal Governo Monti e dal Ministro Terzi nella scorsa legislatura, per evidenziare ciò che a me appare ovvio: si congela una decisione amministrativa, non l’applicazione di norme approvate dal Parlamento. È fin troppo evidente che ci troviamo in una situazione in cui scelte amministrative sono diventate, nei fatti, decisioni politiche. Decisioni formalmente amministrative, ma sostanzialmente politiche che, pur se condizionate da esigenze di bilancio, sono state prese secondo priorità di spesa adottate dall'Amministrazione e assolutamente distanti dalle priorità indicate dalla spending review. Distanti dal punto di vista temporale, poiché nella prima tornata di chiusure le norme sulla revisione della spesa non erano ancora state approvate. Distanti nei contenuti e nelle scelte, visto che la revisione della spesa condotta dalla Farnesina, che doveva essere ad invarianza dei servizi, non ha colto le proposte più qualificanti presentate dal Comitato misto Esteri-Parlamento per la spending review. Siamo da troppo tempo osservatori delle politiche della Farnesina verso gli italiani all'estero per non sapere che le decisioni amministrative hanno sempre responsabilità politiche. Per questa ragione il confronto deve essere politico e deve avvenire nelle opportune sedi istituzionali.

venerdì 29 novembre 2013

FEDI (PD): Ripartire dalla nostra storia

Ritengo indispensabile ricollocare la discussione politica sull’esercizio in loco del diritto di voto nelle nostre comunità nel mondo, dalla rete associativa fino ai Comites e al CGIE – oltre che nelle sedi parlamentari dove dobbiamo cogliere tutte le opportunità forniteci in questi giorni dai Comitati e dalle Commissioni di Camera e Senato. La soluzione politica e parlamentare della circoscrizione estero – ha continuato l’On. Fedi nel suo intervento alla Farnesina durante la seconda giornata della plenaria del CGIE – nasceva, infatti, come risposta al tema centrale dell’effettiva partecipazione politica dei cittadini italiani al voto. Nel documento dei saggi, come in alcune delle proposte di riforma avanzate da alcuni gruppi, non è stata ancora data una risposta efficace, sul piano costituzionale, in alternativa alla Circoscrizione Estero. Credo che l’impegno comune di tutti, anche in sede parlamentare, debba essere quello di assicurare ai cittadini italiani che risiedono all’estero la possibilità di esercitare un diritto fondamentale di cittadinanza, qual è il voto politico, senza dover rientrare in Italia. Per questa ragione credo possa essere utile ripartire dalla nostra storia, coinvolgendo la nostra gente, ascoltandola e facendola partecipare. Sulle chiusure consolari ricordo quanto già detto: la Farnesina è chiamata ad affrontare la questione dell’organizzazione della nostra rete diplomatico-consolare nel mondo. Siamo convinti che sia possibile farlo continuando ad assicurare i servizi – ma in maniera seria, parlando della realtà e non di un futuro che può essere costruito solo con progetti, prospettive e risorse. E questa strategia, che può prevedere anche delle chiusure mirate, deve essere condivisa con il Parlamento. Il confronto politico deve avvenire nelle sedi Parlamentari e nel CGIE. Ogni altro tentativo, che non avvenga in maniera trasparente e nelle sedi competenti, deve essere respinto. Evidente, infine, che tutti siamo tenuti a rispettare le leggi. Desidero ricordare che le decisioni amministrative, con scelta di priorità dalle amministrazioni dello Stato, non rappresentano “applicazione puntuale di norme” ma decisioni amministrative che possono essere legittimamente criticate. Per questa ragione la revisione della spesa deve trasformarsi in obblighi precisi, in decisioni da adottare, non può più rappresentare una delega alle singole amministrazioni sulla scelta delle priorità. Sul voto elettronico per il rinnovo dei Comites auspico che il CGIE prenda una posizione che arrivi alle Commissioni parlamentari e che – comunque – la Farnesina fornisca tutti i dati sul come, dove e quando e con quali risorse e sicurezza si vuole adottare, in forma non ancora sperimentata, una soluzione che tecnicamente è auspicabile ma che nei fatti non ci è ancora stata presentata se non con norme e regolamenti. L’informatica, anche quando applicata alla politica, è altra cosa! Sui temi centrali alla vita delle nostre comunità – ricorda Fedi – dall’IMU alle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, passando per le coperture sanitarie, la politica della Farnesina è stata distante dagli italiani nel mondo. La nostra storia e il nostro futuro, con i tanti giovani che lasciano l’Italia, meritano maggiore attenzione dal Governo.

mercoledì 27 novembre 2013

Fedi (PD): Il maxiemendamento del Governo al disegno di legge di stabilità è insoddisfacente

Il maxiemendamento sul quale il Senato ha votato la fiducia al Governo Letta ha escluso alcune delle questioni chiave che riguardano le comunità italiane nel mondo, in particolare la proroga delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia e la modifica alle disposizioni sull’IMU per i residenti all’estero. Il voto dei Senatori eletti all’estero comincia a essere decisivo per la tenuta del Governo. L’unico aspetto positivo è il recupero di 5 milioni di euro a vari capitoli di spesa della Direzione Generale Italiani all’Estero e Politiche Migratorie degli Esteri e della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta di una grama consolazione poiché nuovamente si rinuncia ad affrontare due nodi cruciali, legati anche al principio cardine della parità di trattamento, detrazioni fiscali e IMU, e si rinuncia ad affrontare il nodo delle riforme strutturali. Si interviene con misure largamente insufficienti, anche in vista del prossimo rinnovo dei Comites. Dobbiamo lavorare affinché alla Camera dei Deputati, con gli emendamenti che presenteremo, i relatori e il Governo intervengano con un adeguato miglioramento del testo sicuramente per la proroga delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, e intervenga anche sulla modifica dell’IMU sull’abitazione principale per i residenti all’estero. Non ci saranno concesse altre opportunità. Il giudizio, poi, passerà agli elettori.

giovedì 21 novembre 2013

Fedi (PD). Rai World: tra italiani nel mondo e promozione del sistema Italia nel mondo

Utile audizione dell'amministratore delegato di Rai World Piero Corsini nel Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera dei deputati. Positivo l'impegno della Rai, sia sotto il profilo dell'investimento economico che nella nomina di Piero Corsini. Corsini offre garanzie di altissima professionalità ed esperienza nel mondo Rai - ha dichiarato l'On. Marco Fedi. Positivo inoltre - aggiunge Fedi - che si stata superata la fase di crisi degli ultimi anni, consegnataci dalla riduzione delle risorse a disposizione della Convenzione tra Rai e Presidenza del Consiglio dei Ministri. Credo sia indispensabile, nel quadro della strutturale carenza di risorse in questo settore, puntare comunque ad un piano di investimenti che nei prossimi anni, non solo nell'immediato, consenta alla Rai di garantire uno strumento di internazionalizzazione dell'informazione di lingua italiana nel mondo. Dobbiamo quindi proseguire il confronto non solo con Rai Italia, Rai World e Rai ma anche con i soggetti istituzionali, a partire dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, preposti a progettare il futuro dell'informazione italiana nel mondo. Credo sia utile iniziare a pensare ad un palinsesto che si arricchisca anche di strumenti di presentazione delle opportunità di investimento in Italia, con destinazione Italia, Start-Up Italia e l'EXPO 2015. Sono convinto - ha ricordato l'On. Fedi - che nella produzione propria di Rai Italia si possa cominciare a produrre anche in campo economico e commerciale oltre che in quello culturale. Utile pensare ai sottotitoli ma la moderna informazione, sia per ciò che concerne le notizie che gli approfondimenti, viene ormai prodotta anche in altre lingue. Ritengo, inoltre, che sia necessario legarsi sempre più alle iniziative culturali locali, dai film festival alle grandi manifestazioni artistiche nel mondo. Analogamente - ha concluso Fedi - occorre impegnarsi nell'informazione di ritorno e circolante capace di garantire una visione d'insieme della nostra presenza nel mondo, delle opportunità di investimenti in Italia e nel mondo, sia in campo economico, commerciale che culturale.

lunedì 11 novembre 2013

FEDI: Italy in the Australian News Media: una presenza significativa, oltre gli stereotipi

Presentato giovedì 7 novembre, a Canberra, presso la residenza dell’Ambasciatore d’Italia Pier Francesco Zazo il rapporto “Italy in the Australian News Media”.


Il rapporto è il frutto di un lavoro di ricerca condotto dal News and Media Research Centre dell’Università di Canberra. Esso analizza il periodo dal 2005 al 2012 e ci consegna, attraverso un’analisi ricca di dati quantitativi, un quadro analitico della presenza del nostro Paese nei mainstream media australiani, assieme a elementi che consentono un’analisi qualitativa della presenza italiana in Australia. Si tratta del più vasto lavoro di ricerca fino ad oggi condotto sull'immagine dell'Italia nei media australiani.

Durante il periodo preso in esame si è osservato uno spiccato interesse per gli sviluppi della politica italiana, legato da una parte all'importanza delle notizie e dall'altra alla recente acquisizione del diritto di voto, che ha consentito la partecipazione attiva degli italiani residenti in Australia alle elezioni politiche 2006 e 2008.

“Sono particolarmente soddisfatto di aver potuto contribuire all’iniziativa – ha dichiarato nel suo intervento l’On. Marco Fedi. Si tratta di un lavoro importante, realizzato con competenza, che ci consegna una realtà positiva sulla quale lavorare ulteriormente. Nei confronti dell’Italia l’interesse è aumentato. Non si è trattato di un’attenzione rivolta unicamente agli sviluppi politici o alle conseguenze della crisi economica ma anche alla cultura, al design, al turismo e alla moda. Anche in campo politico la ricerca denota una maggiore qualità nell’approfondimento, anche se permangono stereotipi e supercialità.

Complessivamente si parla più dell’Italia che di altri Paesi europei: gradualmente si sta superando anche l’immagine negativa degli ultimi anni. Importante, infine, segnalare l’interesse e l’attenzione che si registrano per l’esercizio in loco del diritto di voto e per la rappresentanza diretta nel Parlamento italiano, ampiamente documentati nel rapporto. Il che, in un momento in cui si mettono in discussione la circoscrizione Estero e il voto per corrispondenza dovrebbe far riflettere seriamente.

Un ringraziamento particolare all’Ambasciatore d’Italia Pier Francesco Zazo, per aver ospitato la presentazione presso la sua residenza, e al team di ricercatori - Peter Putnis, Franco Papandrea e Warwick Blood - per il loro eccellente lavoro.

Introduzione e metodologia




Lo studio presenta un'analisi sistematica della copertura stampa riservata alle questioni italiane da parte dei mezzi di comunicazione australiani nel periodo 2005-2012. Si tratta del più vasto lavoro di ricerca fino ad oggi condotto sull'immagine dell'Italia quale emerge dai giornali pubblicati in un paese straniero.

Lo studio è stato effettuato dal News and Media Research Centre dell'Università di Canberra in collaborazione con l'on. Marco Fedi che ha commissionato una ricerca sulla copertura riservata da un selezionato numero di quotidiani australiani alla notizie politiche italiane.

Durante il periodo preso in esame si è osservato uno spiccato interesse per gli sviluppi politici italiani legato da una parte all'importanza delle notizie e dall'altra al neoacquisito diritto di voto che ha consentito la partecipazione attiva degli italiani residenti in Australia alle elezioni politiche 2006 e 2008.

Per ottenere la più ampia visione d'insieme sono stati inclusi nell'analisi sia la carta stampata che la televisione.

Ai fini dello studio sono stati selezionati tre noti e rispettati quotidiani: The Australian, il maggiore quotidiano nazionale; The Sydney Morning Herald (SMH), pubblicato a Sydney; ed il quotidiano di Melbourne, The Age. Per gli anni 2005-2012 tutte le questioni editoriali sono state analizzate utilizzando 'Factiva', lo strumento di ricerca ed informazione economica sviluppato dalla società Dow Jones & Company. Per quanto concerne la carta stampata, la ricerca iniziale di notizie rilevanti ha generato un campione di circa 10.000 voci che per essere incluse nello studio sono state analizzate individualmente sulla base della loro rilevanza ed idoneità: questo processo ha portato ad un nuovo campione di 5.325 notizie.

I dati televisivi sono stati desunti dall'analisi del contenuto delle maggiori notizie e dei programmi di attualità trasmessi dal servizio pubblico e dalle reti commerciali. A tal fine è stato interrogato il database offerto dalla piattaforma Informit ‘TV News’ (RMIT Publishing, Melbourne). Poiché questo database ha iniziato a raccogliere informazioni soltanto nel tardo 2007, il periodo di analisi per questo settore va dal 2008 al 2012. La sintesi dei dati forniti dal database è stata usata come criterio selettivo primario e nei casi di incerta idoneità della notizia rilevata si è proceduti alla visione dei video: su questa base sono state selezionate 932 notizie.

Per essere inclusi in entrambi i database, gli articoli o i servizi televisivi necessitavano di avere una significativa ed attuale connessione con l'Italia. Per questo motivo le notizie incentrate esclusivamente sulle persone di origini italiane residenti in Australia o quelle di carattere locale sui ristoranti, il cibo e la cultura italiani in Australia non sono stati inclusi nel campione. Le notizie aventi ad oggetto il Vaticano o la Chiesa cattolica sono state anch'esse escluse a meno che non avessero un esplicito legame con le questioni italiane.

Lo studio ha cercato di documentare l'estensione e la natura delle questioni italiane pubblicate sui mezzi di comunicazione australiani, includendo le tematiche coperte dalle notizie, il peso dato ai vari argomenti ed i relativi livelli di attenzione conferiti alle tematiche durante il periodo analizzato.





Fattori che influenzano la copertura estera delle notizie



I fattori che influenzano l'immagine nel mondo di un paese così come presentata dai giornali esteri hanno attirato un considerevole interesse da parte del mondo accademico. Alcune delle influenze più significative individuate in precedenti analisi accademiche includono l'importanza economica, politica e culturale sul palcoscenico mondiale, la comunanza culturale tra paesi, così come eventi di più ampio rilievo quali i conflitti ed i disastri naturali, ed i maggiori eventi sportivi internazionali.

Sebbene il punto focale dell'analisi non consista in uno studio comparato tra lo spazio occupato sui giornali australiani dalle notizie provenienti dall'Italia e quello destinato ad altri paesi, la ricerca ha voluto fornire alcuni dati comparativi. Grazie all'utilizzo della funzione di ricerca regionale del programma Factiva per identificare le notizie relative ai paesi considerati individualmente, lo studio ha effettuato – per ogni anno esaminato – un confronto tra il numero di notizie riguardanti la Germania, la Francia, l'Italia e la Spagna (le quattro maggiori economie dell'Unione Europea, Gran Bretagna esclusa) pubblicate sui tre giornali di riferimento per questo studio.

Il confronto ha permesso di stabilire che la Francia si colloca ogni anno al primo posto, eccezion fatta per il 2006, quando è 'superata' dalla Germania, quell'anno paese ospitante la Coppa del Mondo. È interessante notare che, a partire dal 2009, la presenza di notizie afferenti alla sfera italiana è stata maggiore di quella tedesca. Questo inaspettato risultato, considerato che la Germania è la più vasta economia dell'Eurozona, può essere attribuito all'interesse per le questioni politiche italiane in quel periodo nonché alle decisioni editoriali assunte in Australia e relative al livello di attenzione da garantire alle stesse.



Copertura delle notizia italiane



Lo studio ha identificato una presenza sostanziale e regolare delle notizie italiane sui media australiani in ogni anno del periodo 2005-2012. Le 5.325 storie pubblicate dai giornali selezionati corrispondono ad una media annuale di 665 (la media va da un minimo di 484 nel 2008 ad un massimo di 875 nel 2011).

I picchi sono evidenti nel 2006 (819) e nel 2011 (875) e si associano ad eventi significativi: nel 2006 Torino ha ospitato le Olimpiadi Invernali e l'Italia ha vinto la Coppa del Mondo di calcio svoltasi in Germania; mentre nel 2011 l'Italia è stato il paese dell'Eurozona maggiormente colpito dalla crisi finanziaria, una crisi che ha portato ad un'altrettanto difficile situazione politica sfociata nella nomina di un governo tecnico guidato da Mario Monti che ha rimpiazzato il governo Berlusconi allora in carica.

Nel periodo 2008-2011 si è assistito ad un incremento nel numero degli articoli pubblicati e aventi ad oggetto l'Italia: la politica il principale argomento di questo accresciuto interesse.

Complessivamente, i trend nel numero di storie pubblicate su SMH e su The Age mostrano un crescente livello di interesse in un ampio spettro di questioni italiane. Nel primo anno coperto dallo studio (2005), i dati raccolti nel nostro database evidenziano che complessivamente i due giornali su menzionati hanno contribuito al 39.9% del totale degli articoli individuati dalla ricerca, mentre nel 2012 la percentuale si è attestata al 56.9%.

Sul fronte televisivo, i dati rivelano l'importanza di SBS World News Australia nel fornire un regolare servizio di copertura delle questioni italiane: quasi il 43% delle storie analizzate sui dieci telegiornali e i programmi di attualità proveniva, infatti, da SBS.

Le 5.325 storie del campione giornalistico sono state suddivise in otto aree tematiche: politica/governo; affari, industria e commercio; esteri; sport; moda/design; viaggi/turismo; arte; e 'varie'. La categoria 'varie' è stata creata quale contenitore di tutte quelle storie che non potevano essere altrimenti catalogate, ad esempio i disastri naturali e gli incidenti come quello che ha visto protagonista la Costa Concordia e a cui è stata riservata un'estesa copertura mediatica.

Questa analisi dimostra che l'interesse suscitato dalle questioni italiane è vasto ed abbraccia un ampio ventaglio di attività umane: trattasi di un indicatore della considerevole portata delle relazioni Italia-Australia e dell'interesse australiano per l'Italia.

Tutte le suddette aree tematiche sono sostanzialmente e pressoché regolarmente presenti su The Australian, l'SMH e The Age, anche se è lo sport, con una percentuale pari al 29.2% sul totale delle notizie pubblicate, a vantare il numero più elevato di articoli. Va notato, tuttavia, che è la natura stessa della copertura sportiva ad avere un ampio numero di brevi notizie di aggiornamento provenienti dai tornei e dai maggiori eventi sportivi.

La percentuale di articoli nelle altre aree tematiche varia dal 7.3% (affari/industria) al 12.1% (politica). L'arte vanta un 9.4% con notevole copertura riservata al cinema così come molte altre aree tra cui la musica classica.

Altrettanto elevato è il numero di servizi incentrati sulla moda/design (8.8%): la maggior parte di questi vede protagonista il settore moda, anche se non mancano i servizi incentrati sul design automobilistico. Gli storici marchi italiani – Armani, Versace, Ferrari, Maserati e Bulgari – non sono estranei ai media ed anzi vi compaiono spesso.

Se si volge lo sguardo a quanto accade sulle reti televisive, il peso delle diverse aree tematiche varia notevolmente: tre categorie (politica, sport e 'varie') occupano da sole oltre l'85% dello spazio riservato alle notizie provenienti dall'Italia. Questo, tuttavia, non implica un minore interesse per le tematiche italiane, ma riflette la natura dei programmi selezionati per l'analisi oltre al fatto che il formato televisivo limita fortemente il numero dei servizi trasmissibili.



Relazione sulla politica italiana



I risultati di questo studio mostrano una considerevole e crescente attenzione dei media australiani nei confronti delle questioni politiche italiane, nonostante alcune precedenti osservazioni non empiriche di alcuni studiosi suggeriscono il contrario.

Il periodo 2005-2012 è stato particolarmente vivace dal punto di vista politico con le elezioni del 2006 e del 2008 e l'insediamento – nel 2011 – del governo tecnico guidato da Mario Monti, salito al potere dopo la caduta del governo Berlusconi. Per quanto concerne il numero di articoli pubblicati dai media selezionati, la politica si classifica globalmente seconda dopo lo sport (tuttavia, e strettamente parlando, i servizi classificati come 'varie' erano più numerosi poiché quest'area tematica include una gamma di argomenti eterogenei), però con differenti livelli di copertura a seconda dei quotidiani presi in considerazione.

La copertura delle questioni politiche da parte de The Australian è stata sostanziale durante tutto il periodo esaminato: nel 2006 The Australian ha pubblicato 35 articoli relativi alle elezioni politiche che hanno visto eletti in Parlamento i rappresentanti degli emigrati italiani residenti in Australia. Notevole anche la copertura televisiva riservata alle due figure pubbliche di Melbourne elette in Parlamento nella circoscrizione estero: Marco Fedi (eletto alla Camera dei Deputati) e Nino Randazzo (eletto al Senato della Repubblica).

Benché l'SMH e The Age abbiano usualmente prestato poca attenzione alle questioni politiche italiane, tra il 2005 ed il 2008 non hanno mancato di fornire estesi servizi quando se ne è presentata l'occasione. Nel 2006, ad esempio, le elezioni hanno portato alla pubblicazione su entrambi i giornali di dieci articoli molti dei quali incentrati sul voto all'estero. Sull'SMH è stato pubblicato un ampio servizio su Marco Fedi.

A partire dal 2009 la stampa australiana ha mostrato un crescente interesse nei confronti delle questioni politiche italiane, soprattutto in seguito alle vicende del governo Berlusconi.

In particolare, The Australian ha dedicato ampio spazio alla personalità ed alle azioni di Silvio Berlusconi: nel 2009, un anno di non elezioni, sono comparsi sull'Australian 76 servizi in cui il nome 'Berlusconi' compariva nel primo paragrafo. Il numero ed il tenore degli articoli riguardanti Berlusconi, molti dei quali ripresi dal Times di Londra, corroborano l'idea che i giornali del gruppo Murdoch stessero conducendo una campagna contro l'ex presidente del Consiglio utilizzando l'arma del ridicolo.

Nel 2009, l'SMH ha pubblicato un editoriale molto critico nei confronti del governo italiano. Nel 2011, sia The Age sia The Australian hanno scritto alcuni editoriali incentrati sul tema 'Berlusconi deve andarsene'. Tale livello di coinvolgimento negli affari interni di un altro paese democratico è inusuale per la stampa australiana, ma verosimilmente correlato alla forte presenza della comunità italiana che in Australia aveva appena preso parte alle elezioni.

mercoledì 9 ottobre 2013

Fedi (PD): Consegnate le firme per il Consolato di Adelaide


“Abbiamo trasmesso oggi al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta la petizione della comunità italiana di Adelaide per il mantenimento del Consolato.
La comunità italo-australiana di Adelaide ha raccolto, in poche settimane, circa ottomila firme con cui chiedono il mantenimento del Consolato nella capitale dello Stato del South Australia.
Si è trattato di un'iniziativa bipartisan che ha visto e vede PD e MAIE collaborare localmente su un tema sentito dalle nostre comunità. Nella lettera al Presidente Letta - sottoscritta anche dai deputati Merlo e Borghese e dai senatori Giacobbe e Zin - illustriamo le ragioni della richiesta. Parliamo di un Consolato che oggi rilascia e rinnova oltre 800 passaporti, con oltre 14,000 iscritti all’AIRE, in crescita per i nuovi arrivi di connazionali, che è in attivo rispetto alle percezioni consolari e al raffronto costi/ricavi, che svolge un volume eccezionale di lavoro sopperendo alle forti e strutturali carenze di personale.
Le soluzioni alternative per il mantenimento dei servizi consolari, fin qui proposte dalla Farnesina, sono insoddisfacenti. La soluzione dell’agenzia consolare, non ancora prospettata dal MAE, potrebbe dare una risposta seria e concreta alla richiesta di servizi. L’esigenza di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare nel mondo è molto sentita anche dalle nostre comunità che prediligono servizi e chiedono diplomazia in giusta misura.
Per questa ragione nei giorni scorsi, al Senato, è stata avanzata una proposta di legge delega per ripensare la nostra presenza nel mondo, favorendo il personale a contratto locale, meno oneroso, e distribuendo meglio nel mondo il personale di ruolo e i diplomatici. Con una maggiore attenzione alle spese per gli affitti, rilevata come eccessiva dalla stessa Corte dei conti, si aprirebbero nuove opportunità di presenza, garantendo l’attuale rete e l’offerta di servizi e realizzando significativi risparmi.
L’appello dei connazionali di Adelaide - confermato anche da una lettera dell’On. MinistroGrace Portolesi - chiede al Governo una nuova attenzione nei confronti  delle comunità italiane nel mondo.
Crediamo che questa petizione sia un atto d’amore nei confronti dell’Italia, un segno di fiducia nelle Istituzioni e nell'azione del Governo”.

venerdì 27 settembre 2013

Fedi (PD): Ottomila firme, in poche settimane, per il Consolato di Adelaide




Consegnate oggi le prime firme della petizione per il mantenimento del Consolato di Adelaide.
Si è trattato – ricorda l’On. Fedi – di una campagna di partecipazione comunitaria che ha visto impegnati politici locali, Comites, Coasit, CIC, Radio Italiana e moltissime altre associazioni.
La petizione, promossa dal Ministro Grace Portolesi, fino ad oggi ha raccolto oltre ottomila firme.
Andrew Antenucci, in rappresentanza del Ministro Portolesi, ha consegnato all’On. Marco Fedi le firme che, su richiesta della comunità di Adelaide, saranno consegnate nei prossimi giorni al Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta.
La petizione chiede il mantenimento del Consolato e dei servizi consolari, soprattutto per garantire i rapporti bilaterali con lo Stato del Sud Australia e per soddisfare una crescente domanda di servizi per la comunità stabilmente residente nel Sud Australia, per le imprese italiane e per il crescente numero di nostri giovani che arrivano con il working holiday visa.
Nei mesi scorsi la comunità italiana di Adelaide aveva avuto momenti di forte protesta, con la presenza del Premier del Sud Australia Jay Weatherill, oltre a momenti d’incontro e riflessione – ricorda Fedi – con la mia presenza e del Senatore Giacobbe.
A Canberra, infine, nella riunione di coordinamento Paese è stata espressa analoga richiesta per il mantenimento dei Consolati di Adelaide e Brisbane. Richiesta confermata nelle audizioni con il Vice Ministro Dassù.

mercoledì 25 settembre 2013

Fedi (PD): lavorare per un coordinamento nazionale e internazionale capace di realizzare la promozione del sistema Italia nel mondo e l'integrazione dei servizi.

“Valuto positivamente il percorso intrapreso dal Comitato permanente sugli italiani nel mondo e la promozione del sistema paese della Camera dei Deputati per approfondire e lavorare anche sulla promozione dell'Italia nel mondo” - ha ricordato l'On. Marco Fedi nel corso dell'audizione del Segretario generale dell'AssoCamereEstero, Gaetano Espositotenutasi oggi.
“In questo senso ritengo indispensabile - ha aggiunto Fedi - ascoltare anche la Direzione generale per la promozione del sistema Paese del MAE, l'ICE, l'Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane, e, per le competenze incrociate, il Ministero dello Sviluppo Economico e quello dell'Economia e delle Finanze. Abbiamo poi la UnionCamere, che riunisce le Camere di Commercio d'Italia e AssoCamereEstero. Un potenziale enorme, un giacimento di intelligenze e professionalità da non disperdere, da valorizzare e coordinare.
Con tale molteplicità di soggetti l'azione di coordinamento è prioritaria. Azzardo una riflessione strategica sulla necessità che si passi dal coordinamento alle riforme, che si pensi a sviluppare e rafforzare la proiezione internazionale dell’Italia nel mondo, i suoi punti di forza e di eccellenza, e quindi i suoi principali sistemi territoriali e i distretti produttivi locali sui mercati esteri. Se questo è il ragionamento, promuovere la conoscenza delle realt à locali, i territori sul piano della produzione, del turismo e della cultura, allora le Camere di Commercio all'estero sono realtà davvero importanti. Irrinunciabili.
Credo che oggi si possano individuare - ed io lavoro in questo senso - gli strumenti normativi e tecnici e le risorse adeguate per sostenere un insieme di interessi non pi ù contrapposti ma paralleli. Destinazione Italia e, ad esempio, destinazione Australia, non sono programmi contrapposti ma, nella realtà globalizzata, possono concorrere a definire un vero piano di investimenti sia in Italia che in Australia.
Credo, insomma, si debbano sostenere i processi di internazionalizzazione a livello regionale garantendo la necessaria azione di coordinamento. Occorre garantire adeguate politiche di sviluppo a favore della competitività, della semplificazione e dell’apertura internazionale dell’economia nazionale, evitando demagogie ed errori. Credo sia indispensabile assicurare adeguate politiche di promozione economica a livello nazionale e rinnovare gli accordi istituzionali con le amministrazioni centrali.
I dati dell'export ci dicono che siamo ancora in grado di attrarre interesse per i nostri prodotti. Oggi possiamo disporre di questa rete anche per promuovere Destinazione Italia e avviare una fase di incremento degli investimenti nel nostro Paese. Questa è la sfida dei prossimi mesi”.

martedì 24 settembre 2013

Fedi (PD): Dall’audizione del Vice Ministro Dassù più quesiti che risposte sulla vicenda dei consolati

L'audizione del Vice Ministro Marta Dassù, più che dare risposte, ha sollevato quesiti.
Le spese rimodulabili, ad esempio, secondo il Vice Ministro, sono 186 milioni, il 10 % della spesa totale del MAE. E l'ISE? Dobbiamo considerare l'indennità di sede una spesa fissa da 386 milioni di euro? Da quando le spese che non costituiscono "retribuzione", in altre parole un’indennità esentasse, sono da considerare spese fisse?
L’asserzione che la chiusura di tredici consolati sia parte di una riforma contrasta con qualsiasi visione riformatrice. Non si tratta di una riforma, poiché non se ne intravvedono né i contorni politici né quelli organizzativi. I criteri non sono stati discussi, ma decisi dal consiglio di amministrazione. Non si trattava di applicare la spending review, perché questa, a invarianza dei servizi, doveva determinare un riequilibrio che non vi è stato; la decisione della Farnesina su queste chiusure, inoltre, per ammissione della stessa Dassù, è intervenuta prima della spending review. Una revisione della spesa che nelle linee generali è stata inapplicata dal MAE ma applicata da altre amministrazioni, quali il Ministero dell'Università. 
Il risparmio che dovrebbe derivare dalle chiusure, quantificato in circa 8 milioni di euro, oltre ad essere un dato impreciso, è sicuramente poco significativo. Non solo. Una parte dei risparmi andrebbe utilizzato per rafforzare le sedi riceventi, assicurando oltretutto il posto di lavoro a tutti, quindi l'unico risparmio sarebbe quello degli affitti. Ma per gli affitti la Corte dei Conti ci dice che spendiamo troppo e male: sedi costosissime che favoriscono una rappresentanza di facciata a scapito della qualità della nostra azione e dell’offerta di servizi. Le percezioni consolari, infine, che in ogni amministrazione dovrebbero misurare il grado di efficienza nell’erogazione dei servizi, dovrebbero rappresentare di conseguenza un elemento qualitativo e quantitativo nella valutazione della produttività delle strutture; invece, non sono assolutamente considerate, con la conseguenza che sedi in grado di autofinanziarsi saranno chiuse. Nel frattempo, paghiamo costi di manutenzione per sedi all’estero, di proprietà dello Stato, non utilizzate o male utilizzate o sottoutilizzate.
Una seconda questione riguarda il funzionario itinerante: le funzioni le abbiamo capite, ma con quali tempi e procedure sarà rilasciato un passaporto, dal momento che i dettagli non possono essere memorizzati? La teoria è stata per anni la maschera di SECOLI. In teoria molte informazioni, procedure e modulistica dovrebbero essere disponibili on-line, un'intera generazione di burocrazia digitale. In pratica è tutt'altro. Basta prendersi la briga di navigare in rete per trovare SECOLI: tre soli paesi in Europa con poco, pochissimo, e nulla più. Gli appuntamenti a sei o dodici mesi, in compenso, si riescono a prendere comodamente on-line!
I paragoni con altri paesi sono controproducenti. I tempi di attesa per ottenere un passaporto tedesco o irlandese o francese sono di gran lunga inferiori, per non parlare della carente qualità dell'informazione o dei troppi livelli di burocrazia. In compenso i nostri diplomatici e personale di ruolo, con o senza ISE, guadagnano molto più dei diplomatici di altri Paesi.
È chiaro e lampante che nonostante le audizioni, il confronto delle idee e le riflessioni, il Governo Letta non intende tornare indietro rispetto alla decisione assunta in sede amministrativa ma confermata purtroppo dalla politica di oggi.
Come spesso avviene in Italia, ad alcuni tocca la spending, rimasta inalterata alla Farnesina, anche con errori e sprechi, ad altri invece tocca unicamente la review, una review infinita ad esempio nel blocco delle assunzioni e delle retribuzioni. Anche in questo l'Italia ha due velocità e profonde ingiustizie.


ABOLIRE LA CIRCOSCRIZIONE ESTERO SIGNIFICA TORNARE AL PASSATO.

La risposta dell’on. Marco Fedi alle considerazioni del Consigliere CGIE, Mario Bosio, sulla proposta di riforma costituzionale della Commissione dei quaranta.

Caro Bosio,
La ringrazio per il fatto che, nonostante le differenze di orientamento politico, Lei consideri i parlamentari del PD eletti all’estero possibili interlocutori delle persone che, come Lei, guardano con attenzione e preoccupazione agli italiani all’estero. Con la stessa chiarezza con cui Lei si è rivolto a noi, mi permetta però di dirLe che vedo nella Sua riflessione un pregiudizio che andrebbe superato. Cerco di spiegarmi.
La decisione di "creare" la circoscrizione estero, dando risposta con essa all’esigenza dell'esercizio in loco del diritto di voto, fu presa grazie ad un accordo tra tutte le maggiori forze politiche e parlamentari, con il pieno sostegno pieno dell'On. Tremaglia.
Ho sempre pensato, e ripetuto innumerevoli volte, che se anche oggi si rimettesse in discussione la circoscrizione Estero, lo Stato italiano dovrebbe comunque garantire l'esercizio in loco del diritto di voto.
Gli stessi saggi lo dicono, anche se non specificano come. L'abolizione della circoscrizione Estero, infatti, non introduce alcun altro sistema di voto in loco ed è per questa ragione che abbiamo criticato i saggi, i quali motivano l’eliminazione della circoscrizione proprio con il non positivo funzionamento del voto per corrispondenza. Essi non offrono un'idea alternativa e parlano di problemi che nulla hanno a che vedere con la qualità della rappresentanza e tutto a che vedere, invece, con le modalità di voto, che possono essere migliorate o anche radicalmente modificate intervenendo sulla legge ordinaria 459 del 2001.
Della qualità della rappresentanza, invece, si occupa molto Lei.
Mi consenta di dire che credo non sia giusta la sua critica a una legge che prevede la parità di trattamento tra personale di ruolo e a contratto su temi fondamentali, anche questi costituzionalmente riconosciuti, come i diritti sindacali. Parla, inoltre, di una litigiosità che non è mai uscita dalle logiche della diversità di idee e di giudizio politico: normali per chi fa politica! Se ci comportassimo diversamente cadremmo in quella logica della riserva indiana che Lei sembra accettare, vale a dire del silenzioso accoglimento di un ruolo inferiore, nella qualità e quantità della nostra rappresentanza. Noi abbiamo sempre pensato, invece, che le nostre comunità nel mondo abbiano bisogno sì di chiarezza di idee e di proposte serie e sensate, ma senza rinunciare alla pari dignità della rappresentanza e alla parità di trattamento. Non abbiamo chiesto privilegi ma il riconoscimento di diritti.
Anche nell’ipotesi del voto in loco per i collegi italiani, non dovremmo cessare di chiedere che i futuri candidati, eletti anche grazie al nostro voto, si impegnino per la parità di trattamento. Una parità che oggi deve significare poter accedere a servizi consolari efficienti e vicini, a un sistema pensionistico giusto e degno, a diritti  sindacali e trattamenti equi tra personale dei consolati, alla parità sull'IMU e sulle detrazioni fiscali per carichi di famiglia, a investimenti adeguati su scuola, cultura e assistenza.
Mi creda, Bosio, non è per nostra responsabilità se si rischia di tornare ai momenti più oscuri della storia delle nostre comunità, ma di una classe politica e dirigente nazionale ancora oggi impreparata a comprendere il potenziale enorme rappresentato dagli italiani nel mondo.
Cordiali saluti,
Marco Fedi

Deputato eletto Circoscrizione Estero

mercoledì 18 settembre 2013

Fedi (PD): chiudere i consolati senza innovazione è un vero errore strategico.


Dichiarazione del deputato Fedi sull’Audizione, presso le Commissioni Esteri riunite di Camera e Senato, del viceministro degli affari esteri, Marta Dassù, sul processo di riorganizzazione della rete diplomatico-consolare.

“Credo sia stato utile ricordare al Vice Ministro Dassù che non condividiamo metodo e sostanza della decisione di chiudere consolati nel mondo. Il Parlamento deve tornare ad assumere una centralità anche su questi temi. Dobbiamo affrontare il tema della rete diplomatico-consolare nel mondo in termini di presenza dello Stato, di riequilibrio del personale e di gestione coerente della spesa. Potremmo riuscire a fare tutto questo se si superassero le resistenze interne alla Farnesina e se la politica riassumesse la sua necessaria capacità di controllo e di coordinamento, con una riforma seria che ancora non abbiamo.
I risparmi che si realizzano sono insignificanti rispetto ad una spending review che nella sostanza non è stata attuata, poiché si è scelto il più facile percorso delle chiusure.
I risparmi verrebbero comunque riutilizzati sulla rete dei consolati riceventi, con personale riassegnato, senza intervenire sulla spesa strutturale. I veri risparmi, che una seria  spending review avrebbe imposto, non sono stati nemmeno tentati.
Dovremmo sentirci tutti impegnati nel garantire una rete diplomatico-consolare efficiente, capace di assicurare i servizi e dovremmo per fare ciò individuare il giusto equilibrio tra costi e gestione. I consolati riceventi, per esempio Melbourne per Adelaide e Sydney per Brisbane, sono già sovraccarichi al punto che per la concessione di un passaporto possono trascorrere fino a 6 mesi. In che modo si pensa che potranno rispondere a una aumentata richiesta di servizi? Come si pensa di innovare dal punto di vista tecnologico, dal momento che SECOLI è fermo nei secoli?
Tra le cose raccontate e la realtà c’è di mezzo la politica e la politica oggi deve ancora dimostrare di saper realizzare una vera riforma della nostra rete diplomatico-consolare nel mondo”.

mercoledì 11 settembre 2013

Fedi (PD): Debolezze e contraddizioni nelle scelte della Farnesina


La straordinarietà degli eventi, dalla crisi economica al Governo delle larghe intese fino allo stallo legato alla situazione politica interna, richiederebbe una forte azione riformatrice e scelte davvero innovative, ha ricordato l'On. Marco Fedi nell'audizione con il Vice Ministro Archi proseguita nel Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione Esteri della Camera.

Al Vice Ministro Archi il deputato eletto in Africa, Asia, Oceania e Antartide ha sottolineato che le scelte del Ministero degli Esteri sono sbagliate, che la rete diplomatico-consolare nel mondo merita attenzione sia sotto il profilo della presenza diplomatica e strategica del Paese, che relativamente ai servizi. La Farnesina, invece, continua a privilegiare le spese amministrative a scapito della tutela dei connazionali nel mondo.
Lo spacchettamento e la dispersione delle deleghe richiederebbero un coordinamento che è spesso carente. L'azione di coordinamento, inoltre, non sta producendo proposte innovative di riforma, ma piuttosto la conferma di una posizione di conservazione, spesso fatta di privilegi e di ritardi storici e culturali.
“Noi riteniamo – ha affermato l’on. Fedi – che sia possibile mantenere i servizi consolari, recuperando anche errori commessi in passato, e assicurare la presenza diplomatica nel mondo senza tagli alla rete, semplicemente rimodulando l'organizzazione degli uffici consolari. Chiediamo al Governo, nella sua collegialità, di assumere questo impegno”.
Esprimiamo preoccupazione - ha continuato Fedi - per la possibilità di ulteriori tagli ai Ministeri, ed al MAE in particolare, per la copertura delle modifiche sull'IMU e ci chiediamo in che misura i tagli peseranno sugli italiani nel mondo, che dalle modifiche IMU sono nuovamente esclusi”. Anche su questi temi si è chiesta una maggiore attenzione del Governo.
Oltre a ribadire che entro il 2014 si tengano finalmente le elezioni per Comites e Cgie, l’on Fedi ha chiesto che la Farnesina informi il Parlamento e il CGIE sulle modalità di voto che intende adottare, in particolare sulle forme della proposta di voto elettronico di cui si parla ma che nessuno conosce.

“Siamo consapevoli del fatto – ha concluso il parlamentare – che la Farnesina sia stata penalizzata dai tagli e che oggi uno stanziamento dello 0,21% del PIL è largamente insufficiente. Ma proprio per questa ragione occorre adottare, in pieno e sempre, i principi della spending review affiancando alla migliore gestione delle risorse, con invarianza dei servizi, un serio piano di riforme condivise”.

martedì 3 settembre 2013

Adelaide chiede il Consolato

Importante assemblea comunitaria organizzata dalla comunità italiana di Adelaide, facilitata dal Ministro statale Grace Portolesi, nella cornice della Payneham Public Library, in una splendida giornata primaverile dell'ultimo giorno di agosto.
Lo Stato dell'Australia del Sud ha già preso posizione con una lettera del Premier Jay Weatherill indirizzata al presidente Letta e al Ministro Bonino ed alla riunione pubblica di sabato erano presenti l'On. Tony Zappia, Deputato federale per Makin, l'On. John Gazzola, Presidente del Legislative Council dello Stato e l'On. John Gardner, Deputato statale per Morialta, a segnalare la condivisione politica di maggioranza e opposizione nei confronti della decisione presa dal Ministero degli Affari Esteri italiano di chiudere i consolati di Adelaide e Brisbane.
Si tratta di una decisione sbagliata, che non comporta risparmi, che allontana l'Italia dai propri cittadini e da uno Stato importante d'Australia, e penalizza i cittadini italiani per quanto riguarda i servizi consolari.
Lo hanno ricordato nei loro interventi i numerosi esponenti della comunità italiana presenti: il Ministro Grace Portolesi, l'On. Marco Fedi, il Sen. Francesco Giacobbe, i componenti del CGIE Franco Papandrea e Daniela Costa, il Presidente del Comites Vincenzo Papandrea.
Nell’imminenza della ripresa dei lavori la questione relativa alla presenza del nostro Paese in Australia e specificatamente negli Stati del Queensland e South Australia, assume un particolare significato.
La decisione assunta dalla Farnesina in relazione alla chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane è sbagliata nella forma - non vi è stata nessuna forma di consultazione - e nella sostanza.
Italia e Europa hanno sottovalutato negli anni le opportunità economiche e commerciali dell’intera regione Asia-Pacifico, e l’Australia, per vicinanza culturale e strategica, rappresenta ancora oggi il centro nevralgico ed il fulcro politico dei rapporti multilaterali con l’intera regione. Nel 2014 il nono appuntamento dei G20 si terrà a Brisbane e l’Italia rischia, ancora una volta, di perdere importanti occasioni e opportunità di crescita nell’interscambio economico.
La struttura autenticamente federale dell’Australia, l’autonomia degli Stati nella programmazione degli interventi e nelle politiche economiche, rendono indispensabile la presenza politico-rappresentativa e diplomatica in due importanti Stati d’Australia.
L'incontro di Adelaide ha dimostrato la assoluta convergenza tra le nostre comunità stabilmente residenti in Australia, i rappresentanti comunitari dei Comites e del Cgie, i nostri connazionali in Australia per lavoro, vacanza o con visti di breve o lunga durata, sulla esigenza primaria che vengano garantiti i servizi ai cittadini italiani. Si chiedono anche rapporti bilaterali forti, una presenza dello Stato italiano, opportunità vere anche per non disperdere il nuovo e originale contributo di ricercatori, professionisti, lavoratori, che hanno lasciato l’Italia e che ora rischiano di vedersi abbandonati anche all’estero.
La scelta della Farnesina, a cui segue una finta consultazione condotta dall'Ambasciata di Canberra che invece sta già lavorando per i Consolati onorari, è una scelta politica del Governo Letta.
La decisione della Farnesina non risponde ad alcuna logica di risparmio. La spending review aveva identificato le aree di risparmio, tra cui le indennità di sede del personale di ruolo da Roma, ed auspicato l’assunzione di personale a contratto locale. Oggi il Ministero degli affari esteri dice che i servizi consolari passeranno da Adelaide a Melbourne e da Brisbane a Sydney. Raccontano anche di improbabili innovazioni tecnologiche e di rafforzamento delle sedi riceventi: ma con quali veri risparmi? Se potenzi Melbourne e Sydney il risparmio dove lo ottieni? Se oggi a Melbourne per un rinnovo di passaporto si debbono attendere 6 mesi, come si intende migliorare la situazione? Se i dati biometrici e le minuzie non possono essere memorizzati, come si riuscirà ad evitare che per un passaporto si debbano affrontare 725 chilometri di autostrada o 1 ora di volo aereo? E i 16459 iscritti all’AIRE di Adelaide come saranno serviti? I 750 passaporti, tra nuovi e rinnovi, come saranno rilasciati?
La discussione parlamentare che il Ministro Terzi si era impegnato ad avere con noi presso le Commissioni esteri di Camera e Senato non vi è stata e la decisione, sospesa dal Governo Monti, torna ora con il Governo Letta.
La comunità italiana di Adelaide ha dato mandato ai propri rappresentanti politici e comunitari di rappresentare la forte richiesta per un Consolato, per i servizi consolari e per la presenza dello Stato italiano in tutte le importanti realtà statali d'Australia.

Italian consulate services critical to trade ties between SA and Italy, says Marco Fedi



Italian consulate services critical to trade ties between SA and Italy, says Marco Fedi


SAVING the Italian consulate in Adelaide is critical to preserving trade and economic ties between South Australia and Italy, according to the political representative of Italians living abroad.
Marco Fedi - the Melbourne-based Italian parliamentarian who represents voters across Asia, Africa, Oceania and Antarctica - met with Adelaide's Italian community over the weekend to discuss the planned consulate closure announced in July.
He is leading a campaign to save 14 consulates that have been earmarked for closure in March.
"We are arguing that the consulate is important in Adelaide and Brisbane with a consul as well - a diplomatic posting because South Australia and Queensland are two important states," he said.
"The bilateral relations with South Australia, the opportunities for investments in Australia and Australian companies that can invest in Italy - all of that can be properly organised if we have a consulate."
"If we can't achieve that the minium they can do is make sure the services are available to Italians who live in Adelaide, but also to companies that come here to invest and tourists that come here on holiday."
Mr Fedi blamed bureaucrats in Rome for the cost-cutting measure and questioned whether the closures would result in the expected economic savings.
"Basically foreign affairs is now facing a situation where they have to make internal decisions and they're sacrificing services and the consulate network to keep their own salary packages," he said.
"When they say that this decision was made because of the spending review process they're lying because the spending review process indicated the areas where cuts had to be paid and they didn't do that."
"If you close Adelaide they say Melbourne will take responsibility and they also say Melbourne has to have the capacity to respond. That will mean additional staff in Melbourne where they already don't have the capacity to service the Italian community in Melbourne - so really economically it doesn't make much sense."
The decision to close Italian consulates in Australia and across Europe follows a period of economic decline in the country, where 40 per cent of youth is unemployed.
Mr Fedi urged Australian companies to seek economic opportunities in Italy - particularly in food, agriculture, technology and innovation.
According to ABS figures, South Australian imports from Italy fell 7 per cent to $135 million in the year to June, while exports fell 39 per cent to just $23 million.
"Italy is still a good country where to invest so why don't Australian companies, that up until now were cashed up, invest in Italy?" he said.
"I'm not talking about big business, it's small-to-medium companies in Italy that produce innovation, good quality products, they're competitive but they have a problem with credit so why don't we find a solution - joint ventures and other opportunities for Australian companies."
Mr Fedi will meet with officials from Australia and Italy in Canberra on Thursday for further talks on the future of the Adelaide and Brisbane consulates.

lunedì 2 settembre 2013

Il destino comune di Unione Europea e Euro





Le scelte future dell'Unione Europea e le prospettive di ripresa economica in Europa sono state al centro di un incontro, promosso dall'Università di Adelaide, con l'On. Marco Fedi e Darryl Gobbett, Chief Economist della Prescott Securities. L'incontro, svoltosi il 29 agosto, organizzato da ARIA, Association for Research between Italy and Australia, coordinata dal Prof. Antonio Dottore, ha visto la partecipazione di numerosi ricercatori ed esponenti del mondo politico, culturale ed associativo del Sud Australia.

Il Prof. Christopher Findlay, Executive Dean della Facoltà di Economia, nel ricordare i positivi risultati ottenuti dall'Università di Adelaide nei progetti con l'Unione Europea ha auspicato una maggiore collaborazione con il sistema universitario italiano.

Unione Europea e Euro hanno un destino comune - ha sottolineato l'On. Marco Fedi nel suo intervento. La costruzione degli Stati Uniti d'Europa passa attraverso l'assunzione di responsabilità sovranazionali, il superamento delle barriere nazionali e la cessione di sovranità storiche e culturali, prima che politiche. L'Euro, con il trattato di Schengen sulla mobilità, è uno degli strumenti fondamentali attraverso i quali superare i nazionalismi e gli interessi nazionali, spesso falsamente antagonistici.

L'Italia è saldamente nell'Unione Europea ed oggi è protagonista della nuova fase di attenzione alla crescita ed alla occupazione giovanile. Il Governo di Enrico Letta - ha ricordato Fedi - è stato protagonista in Europa di questa nuova fase. Determinazione nel controllo dei conti pubblici, nella riduzione dei costi inutili, attraverso la spending review, e contemporaneamente fermezza negli investimenti per la crescita e l'occupazione. Il Governo Letta - ha concluso l'On. Marco Fedi - rappresenta oggi una speranza per l'Italia e l'Europa.

Darryl Gobbett ha ricordato l'attenzione da parte australiana verso l'Europa e la zona euro in particolare, segnalando la crescita degli investimenti in alcuni settori strategici per i due paesi, soprattutto nella ricerca scientifica e tecnologica in campo medico.

La forza delle istituzioni europee e la solidità della banca centrale europea sono un vantaggio per la moneta unica che trova sostegno anche nelle banche centrali nazionali. La prossima presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea, da luglio a dicembre 2014, rappresenta un'ulteriore occasione per rilanciare la costruzione della casa comune europea.

All'incontro hanno partecipato il Presidente del Comites di Adelaide, Vincenzo Papandrea, la Dott.ssa Daniela Costa, Consigliere del CGIE, il Giudice Ted Iuliano e il Prof. Edoardo Aromataris.

venerdì 30 agosto 2013

Fedi (PD): Multilateralismo e Global Fund, positivo incontro con Andrew Leigh, deputato laburista per Fraser


Gli orientamenti e le scelte di politica estera italiane e australiane, il multilateralismo, la crisi siriana, l'impegno per il Global Fund nella lotta alla povertà, all'AIDS, alla malaria e alla tubercolosi e la Presidenza australiana del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sono i temi al centro di un positivo incontro a Canberra con l'On. Andrew Leigh, deputato laburista nel seggio di Fraser.

"La presidenza australiana del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite rappresenta un importante momento di politica estera e internazionale di cui giustamente l'Australia è orgogliosa. Credo sia utile in questo momento ricordare gli impegni di una politica estera e internazionale multilaterale che - in un momento di grave difficoltà internazionale in Siria - ci impegni tutti nel percorso comune verso la pace e il rifiuto della violenza" - ha ricordato l'On. Marco Fedi nell'incontro svoltosi a Canberra il 27 agosto scorso.
L'Australia, l'intera regione dell'Asia-Pacifico, meritano maggiore attenzione dall'Europa e dall'Italia - ha concluso l'On. Marco Fedi.

giovedì 8 agosto 2013

FEDI (PD): Lavorare per maggiore coordinamento e per le riforme

Il confronto parlamentare sui temi degli italiani all'estero si riduce nelle occasioni e nei tempi. Al Vice Ministro Archi avremmo voluto segnalare alcune questioni importanti, anche con toni critici ma sempre costruttivi. I tempi dell’audizione in seno al Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione affari esteri della Camera, non hanno consentito un vero confronto – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
Avremmo voluto rilevare che l'eccessiva frammentazione delle responsabilità in un Ministero come gli Esteri, già diviso tra centri di spesa e Direzioni generali, complica le sinergie che sarebbe opportuno realizzare. Lo spacchettamento delle deleghe, con l’attribuzione della responsabilità della rete consolare ad un altro esponente di governo e quella della rete degli istituti di cultura e delle scuole italiane all'estero ad un altro ancora, ostacola la necessaria azione di coordinamento.
Ecco, se in questa fase di larghe intese si ponessero le condizioni per una serie di riforme riguardanti la scuola e la cultura, la tutela sociale, la rappresentanza, la rete consolare e i servizi per i cittadini, si riuscirebbe, anche all'estero, a dare il senso dell’utilità di un’alleanza tra oppositori del passato.
Nella relazione del Vice Ministro Archi non si parla mai di coordinamento né di azione riformatrice. Ed è paradossale che si parli di mantenimento della Circoscrizione estero e del voto per corrispondenza quando il Ministero degli Affari Esteri lavora ad un progetto di voto elettronico e il Ministero dell’Interno, in più di un’occasione,  si è pronunciato contro il voto per corrispondenza.
La spending review è stata ampiamente disattesa. Siamo oggi in una situazione in cui la Farnesina non riesce a garantire la propria rete diplomatico-consolare nel mondo. Questo significa non assicurare servizi alle imprese e non garantire servizi ai cittadini italiani, non solo a chi vive stabilmente all'estero da molti anni ma anche a quelli che, più di recente, si muovono nella dimensione globale.
Non possiamo poi tralasciare la promozione e la diffusione della nostra lingua e cultura nel mondo. Da troppi anni questo settore attende una seria riforma. Il C.G.I.E., con un suo documento di proposta, ha delineato alcune coordinate di riforma. Analogamente, il tema dell'informazione radiotelevisiva e stampata richiede un impegno del Governo sui nuovi criteri da adottare per la concessione dei contributi e un'azione propositiva per dare nuova energia a Rai Italia.
Per il museo dell’emigrazione puntiamo a un progetto più ambizioso. Una rete museale delle migrazioni, un centro di cultura per la storia comune dei popoli migranti, di cui l’emigrazione italiana nel mondo sia parte essenziale ma non esclusiva. Non credo sia utile relegare la storia dell’emigrazione in un museo che ne conservi, unicamente e in forma statica, la memoria storica.
La proiezione del nostro Paese nel mondo, infine, ha bisogno di una strategia complessiva che deve essere resa più chiara e più sinergica anche per quanto riguarda l’azione delle strutture che agiscono in questo campo, come le Camere di Commercio, l’ICE e i vari altri sportelli. Intere aree del pianeta, a partire dall'Asia-Pacifico, continuano a essere sottovalutate come aree di sviluppo e di crescita nell'interscambio economico e negli investimenti.

Siamo convinti, infine, della necessità di realizzare atti concreti che diano agli italiani nel mondo il senso di un cambiamento di passo nell'azione di governo.

Il testo della lettera al Vice Ministro Archi

Roma, 6 agosto 2013
Al Vice Ministro degli Affari Esteri
On. Bruno Archi
Ministero degli Affari Esteri
ROMA



Egregio Vice Ministro, On. Archi,

poiché durante l'audizione svoltasi nel Comitato per gli Italiani nel mondo della Commissione Affari Esteri della Camera non è stato possibile completare gli interventi, Le inviamo, certi della Sua disponibilità e della Sua attenzione, alcune nostre riflessioni che riteniamo utili in questo passaggio politico.
Della Sua relazione ci permettiamo di fare una lettura critica che riteniamo non debba mai venir meno neanche quando forze, storicamente diverse, concorrano a sostenere un governo di larghe intese, come il Governo Letta. Una sana dialettica, sempre utile anche quando sia interna a una maggioranza, è ancora più importante se c’è il rischio di avere un'unanime desistenza rispetto ai temi più urgenti per il Paese e per gli italiani nel mondo.

La prima questione che intendiamo porLe riguarda le deleghe. L'eccessiva frammentazione delle responsabilità in un Ministero come gli Esteri, già fortemente diviso tra centri di spesa e Direzioni generali, complica le sinergie che sarebbe opportuno realizzare.
Le Sue deleghe sono importanti ma l’attribuzione della responsabilità della rete consolare ad un altro  esponente di governo e quella della rete degli istituti di cultura e delle scuole italiane all’estero ad un altro ancora, non aiuta di certo, anzi ostacola, la necessaria azione di coordinamento che Le chiederemmo di svolgere. Tale coordinamento è necessario anche per evitare che un autorevole esponente di Governo, quale Ella è, si trovi nella condizione di proporre al Parlamento e alle comunità italiane nel mondo un semplice elenco di cose da fare, una wish list, che riassume istanze che provengono addirittura dalla storia dell'emigrazione e del lavoro del CGIE, senza che emergano però proposte concrete e scadenze di riforma.
Ecco, se in questa fase di larghe intese si ponessero le condizioni per una serie di riforme riguardanti la scuola e la cultura, la tutela sociale, la rappresentanza, la rete consolare e i servizi per i cittadini, riusciremmo anche all'estero a dare il senso dell’utilità di un’alleanza tra oppositori del passato.
 Nella Sua pur ampia relazione non si parla mai di coordinamento né di azione riformatrice. Potrebbe apparire addirittura paradossale che si parli, come Lei giustamente fa, di mantenimento della Circoscrizione estero e di inversione dell’opzione nel voto per corrispondenza, quando il Ministero degli Affari Esteri non ha avanzato una chiara posizione a favore dell'inversione dell'opzione, e lavora ad un progetto di voto elettronico, tra l'altro ancora non conosciuto nei dettagli. Il Ministero dell’Interno, a sua volta, in più di un’occasione,  si è pronunciato contro il voto per corrispondenza. Le chiediamo, quindi, non solo di assolvere alle Sue deleghe, ma anche di svolgere un’incisiva azione di coordinamento sui temi più generali.

Venendo alla spending review, dobbiamo constatare come essa sia  stata ampiamente disattesa. Siamo oggi in una situazione in cui la Farnesina non riesce a garantire la propria rete diplomatico-consolare nel mondo. Questo significa non assicurare servizi alle imprese e non garantire servizi ai cittadini italiani, non solo a coloro che dimorano all’estero da molti anni ma anche a quelli che, più di recente, si muovono nelle dimensione globale.
Adelaide, Brisbane, Newark, Tolosa, Sion, Wettingen, Neuchatel, Mons, e altre città europee nell’elenco delle chiusure - come Losanna e Coira, ingiustamente penalizzate dalle ultime chiusure, per le quali dobbiamo trovare soluzioni - sono meta di imprese, di rapporti commerciali importanti, sono strumenti di quella promozione dell'Italia nel mondo di cui la Farnesina vuole rendersi protagonista.

Restano quindi aperti, Signor Vice Ministro, quesiti ineludibili: in che modo garantire i servizi ai connazionali nel mondo? In che modo sostenere la nuova presenza italiana di ricercatori, giovani, nuovi migranti in ambito internazionale? Si può essere presenti camminando nel vuoto? E se non si vuole il vuoto, quali servizi alternativi realizzare? È possibile che per rinnovare un passaporto occorra fare 725 chilometri, da Adelaide a Melbourne?

Non possiamo poi tralasciare la promozione e la diffusione della nostra lingua e cultura nel mondo. Da troppi anni questo settore attende una seria riforma. Il CGIE, con un suo documento di proposta, ha delineato alcune coordinate di riforma. Ci sembra indispensabile procedere su questa base a un utile approfondimento.

Analogamente, il tema dell'informazione radiotelevisiva e stampata richiede un impegno del Governo sui nuovi criteri da adottare per la concessione dei contributi, di cui Lei non ha parlato, e un'azione propositiva per dare nuova energia a Rai Italia.

Per il museo dell’emigrazione, inoltre, noi puntiamo francamente a un progetto più ambizioso: a una rete museale delle migrazioni, a un centro di cultura per la storia comune dei popoli migranti, di cui l’emigrazione italiana nel mondo sia parte essenziale ma non esclusiva, affinché continui a essere un fermento attivo e non un luogo in cui sia staticamente conservata  la memoria della nostra vicenda storica.

Nella Sua relazione, inoltre, non si fa alcun riferimento all'IMU, alla necessità che la riforma in discussione tenga conto anche delle istanze degli italiani nel mondo per le quali Le chiediamo un energico intervento.

La proiezione del nostro Paese nel mondo, infine, ha bisogno di una strategia complessiva che deve essere resa più chiara e più sinergica anche per quanto riguarda l’azione delle strutture che agiscono in questo campo, come le Camere di Commercio, l’ICE e i vari altri sportelli. Intere aree del pianeta, a partire dall'Asia-Pacifico, continuano a essere sottovalutate come aree di sviluppo e di crescita nell'interscambio economico e negli investimenti.

Siamo certi, Signor Vice Ministro, che Ella vorrà considerare questo nostro messaggio come uno stimolo costruttivo e una sollecitazione a cogliere l’opportunità di una così ampia maggioranza di Governo. Confidiamo, dunque, nel Suo impegno e soprattutto nella realizzazione di atti concreti che diano agli italiani nel mondo il senso di un cambiamento di passo nell’azione di governo.

Gradisca i nostri più cordiali saluti e auguri di buon lavoro.

I deputati Marco Fedi, Gianni Farina, Francesca La Marca, Laura Garavini, Fabio Porta.

martedì 6 agosto 2013

FEDI (PD): Interrogazione a Trasporti e Esteri sugli accordi per il riconoscimento delle patenti di guida tra Italia e Israele e Italia e Australia.


"Sollecitato anche dalle pressanti richieste di cittadini italiani residenti all'estero, e stranieri residenti in Italia, ho presentato un’interrogazione a risposta scritta per sapere dal Ministro dei Trasporti e dal Ministro degli Affari Esteri quali iniziative urgenti si intendano intraprendere per rendere possibili le conversioni delle patenti di guida tra Italia e Australia e Italia e Israele, ponendo fine ai gravi disagi in cui incorrono i cittadini coinvolti". 
“I cittadini di uno Stato non appartenente alla U.E con cui vigono accordi in tema di conversione della patente di guida - ricorda l'On. Marco Fedi -  possono guidare in Italia con la propria patente nazionale, accompagnata dal permesso internazionale di guida rilasciato dal proprio Stato di appartenenza, fino a quando non decidano di fissare in Italia la propria residenza. Tale possibilità permane per tutto l’anno successivo all’effettiva fissazione della residenza nel nostro Paese. Al termine di questo periodo, si renderà necessaria la conversione della patente estera. La conversione è possibile solo per le patenti rilasciate dagli Stati non aderenti all'Unione europea con i quali l'Italia ha stabilito accordi di reciprocità. Nell'interrogazione chiedo di dare impulso alle trattative per un accordo con l'Australia e di attuare l'accordo già raggiunto con Israele”.
“Ai tanti disagi cui vanno incontro i cittadini stranieri, soprattutto per la loro attività lavorativa, ai quali non viene convertita la patente si aggiunge l'obbligo a ripetere l'esame di guida e l’esame teorico, disponibile peraltro solo in lingua italiana, sostenendone i relativi costi”.
“In sostanza - conclude il deputato del PD – si chiede di aprire o concludere la trattativa per l’accordo per la conversione delle patenti di guida tra Italia e Australia e di portare a conclusione l’accordo per la conversione delle patenti di guida tra Italia e Israele. Ai Ministri interrogati ho chiesto, inoltre, se non ritengano indispensabile adottare un test di esame anche in altre lingue”.