mercoledì 31 luglio 2013

DEPUTATI PD ESTERO: “GIUSTO E NECESSARIO IL PIANO CONTRO IL RAZZISMO, LA XENOFOBIA E L’INTOLLERANZA”


“Il Piano nazionale d’azione contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza, presentato ieri dal Ministro per l’integrazione Cécile Kyenge e dal Sottosegretario per le pari opportunità Maria Cecilia Guerra, è per noi un atto giusto, necessario e urgente. Esprimiamo a Ministro Kyenge, dunque, la nostra condivisione e il nostro sostegno, che vanno al di là del rapporto politico con l’attuale Governo perché risalgono a profondi motivi culturali e etici.
Le segnalazioni di casi di discriminazioni pervenute nel 2012 all’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali sono aumentate del 61% rispetto all’anno precedente. Le cronache di questi ultimi mesi, inoltre, ci riportano la catena ininterrotta di dichiarazioni e atti di intolleranza che macchiano il profilo culturale e morale del popolo italiano e aprono solchi profondi nella coesione sociale. La nomina a Ministro di una persona come Cécile Kyenge, alla quale ancora una volta esprimiamo solidarietà e ammirazione per il modo come sta svolgendo il suo ruolo di ministro, ha fatto da catalizzatore dei fenomeni di razzismo cui quotidianamente assistiamo, portando allo scoperto il fondo limaccioso sul quale poggiano le relazioni sociali e personali nel nostro Paese.
Noi che proveniamo da comunità che hanno conosciuto direttamente, sulla loro pelle, xenofobia e discriminazioni, a partire da quando alcune corti di giustizia statunitensi dichiaravano gli italiani di razza né bianca né nera, su queste cose sappiamo bene da che parte stare. E vorremmo che l’opinione pubblica italiana riflettesse seriamente sui danni di immagine e di coesione  sociale che queste posizioni possono provocare nel nostro Paese. Cercare di fermare ciò che non si può fermare, come le migrazioni, è un atteggiamento cieco e controproducente.
Si tratta piuttosto di saper governare questi processi irreversibili, traendone il meglio possibile. Per questo hanno fatto bene il Ministro e il Sottosegretario a intrecciare un metodo di larga condivisione per un piano che deve intervenire in una materia tanto delicata e con alcuni essenziali assi di intervento, da piantare solidamente sul terreno dell’integrazione, come l’occupazione, l’alloggio, l’istruzione, la comunicazione, lo sport, la sicurezza. E poiché parliamo come parlamentari, rifletteremo seriamente sull’esigenza di affiancare il percorso culturale per l'affermazione dei diritti delle persone con un parallelo percorso di adeguamento normativo sulle problematiche della xenofobia e del razzismo.
Un piano d’azione contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza, certo, ma, soprattutto, una strategia di civiltà che dentro e fuori i confini nazionali può fare solo del bene al nostro Paese.

Fedi (PD): Le nuove chiusure di consolati annunciate dal Ministero degli Affari Esteri non sono in linea con gli interessi del Paese

In piena campagna elettorale l’Ufficio risorse e innovazione del Ministero degli Affari Esteri aveva ricordato il piano di chiusure consolari. Un piano, che dopo essere stato definito di rafforzamento e razionalizzazione, oggi assume il nome di "riorientamento".
Non possiamo nascondere serie preoccupazioni. Credo sia necessario intervenire e agire, sperando di trovare nel Ministro Bonino non solo un attento ascolto ma anche una interlocuzione tesa a trovare soluzioni.
Le soluzioni esistono e sono state indicate in molteplici occasioni. A monte di tutto però ci deve essere la scelta del MAE in direzione dei servizi ai connazionali nel mondo. Chiediamo quindi risposte soprattutto sulla garanzia di continuità nei servizi. Per alcuni Consolati, come Adelaide e Brisbane, ad esempio, la competenza passa a sedi distanti centinaia di chilometri.
La spending review doveva servire per riorientare la spesa e privilegiare le attività centrali del Ministero degli Affari Esteri.
A partire dai prossimi giorni, e dopo la pausa estiva, intraprenderemo tutte le azioni per avere risposte concrete. Nel frattempo, sia la protesta che le proposte hanno bisogno di  “riorientamento”.

L'Italia, oggi più che mai, ha bisogno di una rete efficiente che garantisca i servizi ai connazionali nel mondo. Una Farnesina che sigla protocolli con il Touring club italiano e il CNR, per la promozione turistica e la rete dei ricercatori, non può poi apparire assente nella sua presenza nelle aree di maggiore interesse. L'Italia della prossima Expo di Milano, tanto per fare un esempio importante, richiede una diffusa presenza nel mondo e una vicinanza alle comunità di italiani. Senza parlare della tutela dei nuovi migranti in partenza dal nostro Paese. Tutte cose che non si risolvono con pezzi di ordinaria burocrazia.

mercoledì 24 luglio 2013

FEDI (PD): in questa fase del Paese mettere al centro la presenza degli italiani nel mondo

I temi da affrontare nella programmazione dei lavori del Comitato per gli italiani nel mondo e per la promozione del Sistema Paese della Camera.

“Lo spettro dei problemi da affrontare nei lavori del Comitato è ampio e variegato, dai temi tradizionali come la rete consolare e la promozione linguistica e culturale, alla cittadinanza e alla sicurezza sociale. Sarà dunque utile ascoltare con attenzione il Governo su ciascuno di questi aspetti. Voglio sottolineare, inoltre, che si avverte una profonda esigenza di coordinamento di tutte le politiche che riguardano la promozione dell’Italia nel mondo” – ha affermato l’On. Fedi in sede di prima riunione del Comitato per gli italiani nel mondo e promozione del sistema paese della Camera. “Un coordinamento necessario se pensiamo che oggi la Farnesina si occupa anche di promozione economica e commerciale, di turismo, di ricerca scientifica e tecnologica. Un Ministero degli esteri impegnato a rafforzare la nostra presenza nel mondo, talvolta al di là di stretti obblighi normativi, deve risponderne in termini di strategie, obiettivi e risultati da raggiungere. L’azione del Parlamento, a partire dal nostro Comitato, deve essere di controllo e di indirizzo sulla globalità di questa nuova azione.
Le recenti convenzioni con il Touring Club italiano, per il sostegno alla promozione del turismo verso l’Italia, e con il CNR, per la rete della ricerca scientifica e tecnologica nel mondo – ha proseguito Fedi - sono un buon esempio di quanto sia importante sviluppare un percorso parallelo di riforma di settori strategici per il nostro Paese.
E’ urgente una ricognizione sui nuovi flussi migratori, un fenomeno che assume le caratteristiche di un vero e proprio esodo dall'Italia. Così come è indispensabile verificare le nuove necessità di tutela, accanto al regime pensionistico esistente, che dovremmo continuare ad esaminare con l’INPS in relazione alle condizioni, spesso peggiorate, del sistema di pagamento delle pensioni o di verifica dell’esistenza in vita o degli indebiti.
Il tema della promozione del sistema Italia nel mondo, che è nell'intestazione di questo Comitato,   richiede una riflessione non meno approfondita. Ogni giorno si perdono opportunità legate alla diffusione del made in Italy e ad investimenti stranieri in Italia e quindi porrei tra le priorità anche audizioni dirette a delineare nuove forme di promozione economico-commerciale in ambito globale.
Non potremo eludere, inoltre, la crisi crescente nel settore dell’informazione, sia per le testate storiche dell’emigrazione, che chiudono e lasciano un vuoto, che per i ritardi nell'approvare nuovi criteri per l’erogazione dei contributi ai periodici. Senza trascurare il fatto che abbiamo una Rai internazionale che non è oggi in grado di rispondere alle sfide dell’informazione e della comunicazione globale.
Volendo toccare alcuni temi specifici, credo che il Comitato possa anticipare la discussione sul tema della cittadinanza, in particolare su jus soli e jus sanguinis, impegnando il Parlamento a mantenere i capisaldi attraverso i quali i due principi si possono attuare in modo coordinato, risolvendo anche l’annosa condizione di discriminazione nei confronti delle donne.
E’ prioritario per il nostro Paese avere una nuova proposta per diffondere lingua e cultura italiane nel mondo. La rete diplomatico-consolare, inoltre, va rafforzata garantendo i diritti del personale a contratto. Soprattutto, una grande attenzione dovremmo avere per le proposte innovative che sono state presentate in questa legislatura, riguardanti ad esempio le forme di aggregazione e l’associazionismo, la rete della ricerca scientifica italiana nel mondo, il tema delle “migrazioni” come elemento centrale sia nella formazione scolastica che nella rete museale del nostro Paese.

Credo possa essere utile, infine, lavorare per una risoluzione in Commissione Esteri che impegni le forze politiche e il Governo, nell'ottica dell’esercizio in loco del diritto di voto, a mantenerne inalterato lo spirito iniziale di pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza degli italiani all'estero, senza insopportabili parzialità e mutilazioni.

martedì 16 luglio 2013

Roma, 16 luglio 2013 FEDI (PD): Positivo incontro del Circolo Valenzi di Tunisi



Importante incontro, a Tunisi, del Circolo Maurizio Valenzi del Partito Democratico. Iscritti, dirigenti e simpatizzanti hanno incontrato l’On. Marco Fedi, deputato eletto nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide.
Nell’incontro sono stati affrontati, anche con toni critici, i temi legati al momento politico nazionale e all’inedita maggioranza Parlamentare che sostiene il Governo Letta. Il Circolo ha inoltre discusso i temi della crisi economica e le proposte per affrontarla oltre alla necessità di urgenti riforme istituzionali.
Sono state discusse le criticità del dibattito interno al PD, anche in vista del congresso, con la piena disponibilità e l’impegno di tutti a proseguire il percorso di rafforzamento del Partito Democratico.
Il Circolo Valenzi di Tunisi, sulla base della discussione avvenuta, ha elaborato una proposta di calendario di lavoro per i prossimi mesi da proporre al PD, mettendo in calendario proposte di riflessione sui nuovi flussi migratori, sulla transizione democratica nei Paesi del Mediterraneo e sul voto degli italiani all’estero.
In particolare il Circolo Valenzi propone una discussione su:
Il voto degli italiani all’estero (la circoscrizione estero, le modalità di voto e la riforma della legge 459 del 2001, i risultati delle elezioni 2013, panoramica sulle proposte presentate in vista della riforma della legge elettorale, posizione del PD).
La nuova emigrazione italiana, con particolare riferimento al Mediterraneo e al Maghreb  – Presentazione di testimonianze e/o pubblicazioni sulle migrazioni.
La transizione democratica nei Paesi del Mediterraneo – Analisi del contesto internazionale e nazionale relativo alle rivoluzioni arabe in presenza di personalità del mondo politico tunisino.
La comunità italiana a Tunisi con focus sulla comunità siciliana – Con invito al governatore della Sicilia Rosario Crocetta.

lunedì 15 luglio 2013

FEDI (PD): La Lega degli insulti

Dobbiamo condannare con fermezza gli insulti che il Senatore Calderoli ha rivolto alla Ministro Kyenge. E dobbiamo tutti considerarci offesi per la gravità del suo attacco alle Istituzioni. Un attacco alle Istituzioni della Repubblica è un attacco a tutti noi. Non vi è giustificazione alcuna per le offese personali, sia quando arrivano dalla Lega Nord, da suoi dirigenti e da esponenti della sua base politica, in direzione di un Ministro della Repubblica, sia quando sono pronunciate da un Senatore della Repubblica che ricopre anche il ruolo di Vice Presidente del Senato.
Non è più possibile qualificare questi attacchi come semplici “battute”, o considerarle dialettica politica o, peggio, creare le condizioni per una sorta di assuefazione al “peggio” che la politica italiana è in grado di offrire.
La condanna deve essere severa ma non è più sufficiente. Dobbiamo chiedere che il Vice Presidente del Senato della Repubblica si dimetta. Non è concepibile, infatti, che l’incarico istituzionale ricoperto da Roberto Calderoli contraddica lo spirito e la lettera dell’art. 3 della Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali”.  In che misura la cittadina Kyenge è diversa dal cittadino Calderoli, o da ogni altro cittadino dell’amato Nord, da meritare una offesa personale?

Credo sia urgente in questo Paese approvare norme più chiare e incisive su tutte le forme di intolleranza e razzismo, anche quando queste si celano dietro la barbarie delle offese ad personam.

giovedì 11 luglio 2013

ON. MARCO FEDI: RATIFICARE LA CONVENZIONE DI SICUREZZA SOCIALE CON ISRAELE Interrogazione del parlamentare del Pd al Ministro del lavoro e a quello degli esteri per l’aggiornamento e la ratifica della convenzione di reciprocità in materia di sicurezza sociale tra Italia e Israele


“Nel suo recente viaggio in Israele, il Presidente Letta ha ricevuto dalla comunità italiana che vi risiede, tramite i rappresentanti del COMITES, la richiesta di ratifica da parte italiana della convenzione bilaterale di sicurezza sociale, in attesa da anni. Lo stesso era accaduto nel recente passato con i ministri degli esteri Frattini e Terzi.
E’ del tutto comprensibile questa insistenza dal momento che le relazioni tra i due Paesi si sono consolidate con il tempo non solo per le ragioni storiche inerenti alla stessa formazione dello stato di Israele, ma anche per lo sviluppo dei rapporti commerciali, imprenditoriali e professionali, che hanno coinvolto un gran numero di lavoratori dipendenti, autonomi e professionisti”.  
L’on. Marco Fedi, nel presentare una sua interrogazione ai Ministri del lavoro e degli esteri, richiama i presupposti dai quali è nata l’esigenza della stipula di un accordo bilaterale di sicurezza sociale.
“Voglio ricordare  - prosegue l’on. Fedi – che gli strumenti in campo con Israele sono due: il primo riguardante la convenzione di reciprocità in materia di sicurezza sociale, con il quale i due Paesi sono chiamati a coordinare le rispettive legislazioni nazionali per favorire la libera circolazione dei cittadini; il secondo, risalente al 1989, con il quale si sono regolamentati i distacchi temporanei di lavoratori dipendenti da un’impresa che ha la sua sede in uno stato e che per un certo tempo opera nel territorio dell’altro stato. La mia sollecitazione riguarda il primo strumento, la convenzione di reciprocità, che, sia chiaro, attiene esclusivamente alla maturazione del diritto alla pensione a seguito di eventuale totalizzazione, non alla determinazione dell’importo.
Con la mia interrogazione ai ministri competenti, sulla quale in questi giorni a Roma ho avuto modo di confrontarmi con il Presidente del Comites d’Israele, Beniamino Lazar, ho richiamato una duplice esigenza: aggiornare il testo della convenzione, messo a punto ormai da anni, e quindi bisognoso di adattamento alle situazioni nuove che si sono venute a creare; procedere finalmente, da parte italiana, a ratificare la convenzione per corrispondere ad un’obiettiva necessità che interessa tanti lavoratori e professionisti. Ne va il diritto delle persone ad avere una tutela volta a far valere giusti diritti legati a esperienze di lavoro effettivamente realizzate. Si fa un gran parlare di internazionalizzare il nostro sistema, poi nei casi in cui succede veramente, c’è sempre qualcuno che rischia di pagarne le spese. Ne va, ancora, la credibilità del nostro paese di fronte ad una realtà politica e sociale molto dinamica, come Israele, collocata in una delle aree strategiche del mondo.
Con il Presidente Lazar, inoltre, ho potuto approfondire altre questioni di particolare importanza per la nostra collettività in Israele, tra queste la ratifica ed entrata in vigore dell'accordo per il riconoscimento reciproco delle patenti di guida, su cui ho garantito il mio impegno.
L’invito del Presidente Lazar di recarmi in Israele con il sen. Giacobbe per incontrare la nostra comunità sarà certamente un’occasione proficua per approfondire ulteriormente le questioni in agenda”.

Crisi annunciata o discussione aperta nel PDL?


Crisi annunciata o discussione aperta nel PDL?

La lettura dei fatti di questi giorni, in particolare la decisione di sospendere per un giorno i lavori parlamentari su richiesta del PDL, si presta ad alcune riflessioni.
Innanzitutto la capacità di esponenti del PD, con in testa i renziani, a trasformare l’attuale situazione di crisi interna al PDL in una crisi delle larghe intese. Anzi, qualcuno prova a trasformare le responsabilità di una crisi annunciata, che oggi avrebbe unicamente il PDL come autore, in una sorta di crollo “psicologico” del Partito Democratico. Incapace di trovare soluzioni e di dare risposte politiche. Sul piano delle larghe intese dobbiamo continuare a far prevalere la logica del bene comune.
Per questa ragione credo che abbiamo dato la migliore risposta politica proprio con quel voto: non abbiamo accettato ricatti, se ne erano stati presentati non sono stati annunciati in aula, non abbiamo dato un peso eccessivo ad una legittima richiesta di sospensione, non forniamo alibi a chi dovesse lavorare per far cadere il Governo.
E non commentiamo le sentenze! Se solo avessimo la forza di confermare questa linea di fermezza politica riusciremmo da un lato ad avere una forte e coerente posizione del PD e dall’altra a far ricadere le responsabilità dove giacciono.


Ambasciatori di nomina politica

Tra gli ambasciatori americani di nuova nomina figura John Phillips, destinato a Roma, di origine italiana. Il New York Times dedica un interessante articolo al tema degli ambasciatori di nomina politica. La ripartizione è del 70/30, con il settanta percento di diplomatici ed il 30 percento di nomine politiche. In questo caso però tre nomine politiche, tra cui Phillips, sono anche i principali finanziatori/donatori della campagna presidenziale del Presidente Obama.
Tra i primi a congratularsi proprio Matteo Renzi. Coerente posizione giacché, anche in Italia, ci si appresta ad avere partiti che dovranno funzionare unicamente con i contributi dei privati. Seguirà anche per l’Italia nomina politica di finanziatori/donatori in importanti ambasciate nel mondo?
On. Marco FEDI
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Proposta di legge Fedi sulla cittadinanza in I Commissione


ROMA\ nflash\ - Anche la proposta di legge dell’onorevole Marco Fedi (Pd) "Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n.91, in materia di riacquisto della cittadinanza" è stata assegnata alla Commissione Affari Costituzionali della Camera, dove già sono state incardinati i testi di Bueno, Merlo e Borghese (Misto - Maie). Sottoscritta da tutti i colleghi eletti all’estero del Pd – Porta, La Marca, Garavini e Farina – e dalla deputata di Scelta Civica Fucsia Nissoli, oltre che da Rosato, Valente, Benamati e D'Incecco, la proposta di legge dovrà essere sottoposta al parere della Commissione Bilancio. Due gli articoli che compongono il testo, volto a consentire il riacquisto della cittadinanza alle donne sposate con uno straniero ante 1948 e agli italiani all’estero che hanno dovuto rinunciarvi perché costretti dalle leggi del paese di residenza. Di seguito il testo degli articoli. (nflash)

lunedì 8 luglio 2013

ON. MARCO FEDI FORUM DEL PD IMMIGRAZIONE - Sabato 6 luglio 2013

Questa legislatura sembra essersi avviata all’insegna di una diversa sensibilità verso i molteplici e complessi problemi d’integrazione che gli italiani debbono affrontare, sia dentro che fuori dai confini nazionali. Sin dal voto di fiducia al nuovo Governo, il Presidente Letta, in un breve ma significativo passaggio, ha dichiarato la volontà di valorizzare la presenza dei “nuovi italiani ” e di far tesoro della risorsa costituita dai 4 milioni e mezzo di cittadini italiani che vivono all’estero, senza contare i sessanta milioni di italo-discendenti presenti in diverse parti vitali del mondo.
Noi eletti all’estero, poi, non abbiamo mancato di sottolineare il valore, non solo simbolico, ma politico culturale ed etico, della nomina di un migrante a Ministro dell’integrazione. Mi permetto di dire, anche in relazione alle scomposte reazioni che questa decisione ha suscitato, che il fatto che alcuni rappresentanti istituzionali degli emigrati italiani abbiano pubblicamente condiviso questa decisione e riconoscano nel Ministro Kyenge un interlocutore serio e positivo per diverse questioni riguardanti le comunità italiane all’estero, sia un segnale da non minimizzare dei cambiamenti culturali e politici che stanno avvenendo in questo campo. Tuttavia, non ci siamo fermati ai messaggi.

Integrarsi – lo sappiamo bene noi che l’abbiamo dovuto fare nelle nostre società di insediamento – significa intraprendere nuovi percorsi sociali, stabilire nuove relazioni, misurarsi con altre culture e altri modelli di vita, ma anche individuare interlocutori istituzionali con cui dialogare e trovare risposte a problemi concreti e impellenti. Da parlamentari quali siamo, con un forte radicamento nelle comunità italiane all’estero ma “senza vincolo di mandato”, come recita la Costituzione, abbiamo cercato di sostanziare questa prospettiva di lavoro sull’integrazione con una serie di atti che tengano conto delle esigenze che si manifestano sui due versanti, quello dell’emigrazione e quello dell’immigrazione. Abbiamo dunque avanzato proposte sul tema della cittadinanza e su quello del rilancio delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con paesi nei quali sono presenti comunità italiane e dei quali ospitiamo non meno importanti comunità, sul tema della formazione dei giovani ad una cultura dell’integrazione mediante l’insegnamento multidisciplinare dell’emigrazione nel quadro delle migrazioni contemporanee e sulla trasformazione del Museo dell’emigrazione italiana in Museo delle migrazioni, sulla creazione di una sede istituzionale di partecipazione degli stranieri in Italia e sui delicati problemi previdenziali che riguardano sia gli emigrati che gli immigrati.
Crediamo, comunque, che dobbiamo riflettere insieme sull’opportunità di dare sviluppo, almeno sugli aspetti che si prestino a farlo, a questo lavoro comune sui due versanti che ci interessano. Non è mancata in passato qualche voce dubbiosa, nel senso di considerare più proficuo una distinzione nel modo di lavorare e nella ricerca di soluzioni specifiche, per gli italiani all’estero e per gli stranieri in Italia. La nostra idea è che, in un paese come l’Italia che ha sacche piuttosto ampie di resistenza al mutamento sociale e culturale, anche per l’incidenza della crisi che acutizza i problemi aperti, sia opportuno costruire insieme il campo della cultura e delle pratiche dell’integrazione. Non si tratta di fare semplicistiche assimilazioni tra gli italiani all’estero e gli stranieri in Italia né di perdere il senso della specificità dei problemi da affrontare, entrando in una dimensione di generiche affermazioni di principio in cui tutti i gatti diventano bigi.


Si tratta di riportare a galla, invece, quella cultura della mobilità che ha attraversato molte generazioni di italiani e dimostrare con i fatti che il contributo che i nostri connazionali hanno dato allo sviluppo e alla modernizzazione di intere aree del pianeta, altri oggi lo possono dare a noi, aiutandoci a superare la grave crisi che attraversiamo. Sul piano etico, poi, noi possiamo aiutare gli italiani a convincersi che non è giusto fare agli altri quello che gli altri hanno fatto a noi, dal razzismo all’emarginazione, dallo sfruttamento all’insicurezza e alle tragedie sul lavoro, dalla selezione scolastica dei ragazzi immigrati al non riconoscimento delle competenze e del merito.

Ci auguriamo che questa volontà di intrecciare le nostre energie e di concorrere allo sviluppo di un unitario, anche se articolato processo di integrazione, sia condivisa anche da voi. Anche perché ci sono serie questioni che dentro e fuori dal Parlamento ci impongono un confronto immediato. Ad iniziare dal tema della cittadinanza. Non abbiamo avuto alcuna esitazione, noi parlamentari del PD eletti all’estero, a sostenere con convinzione il proposito del Ministro Kyenge e di componenti politiche importanti, di attualizzare con realismo e umanità le forme di concessione della cittadinanza agli stranieri, a partire dai ragazzi che nascono in Italia. Alle vestali dello jus sanguinis, che pure per gli italiani all’estero è il principio guida del riconoscimento della loro cittadinanza, abbiamo ricordato che milioni e milioni di italiani sono diventati cittadini di altri paesi perché hanno potuto godere dello jus soli riconosciuto da nazioni che, in conseguenza delle migrazioni internazionali, sono diventate tra le più moderne e potenti del mondo. Anzi, ci sembra arrivato il momento di rilanciare in termini generali il confronto culturale e giuridico sulla cittadinanza, non pretendendo banalmente di sostituire un principio all’altro, come in un gioco di scatole cinesi, ma interrogandosi seriamente sul modo come cercare un equilibrio tra lo ius sanguinis e lo jus soli, adeguato ai tempi e alla realtà di un Paese come l’Italia che ormai ha nel suo territorio tante persone di origine straniera quanti cittadini residenti oltre i confini.
Sul piano normativo, non si possono avere più remore a rimettere mano, con serietà e senza permissivismo, alla legge sulla cittadinanza del ’92. Si tratta di fare oggi l’operazione di inquadramento giuridico e culturale che si fece vent’anni fa rispetto alla vecchia legge del 1912. Il passo più importante da compiere è quello che altri nostri partner hanno fatto da anni, vale a dire adeguare la normativa alla transizione sociale avvenuta negli ultimi decenni a seguito delle migrazioni. Voglio dire, però con sincerità che sarebbe per noi deludente se in una materia tanto delicata si operasse per compartimenti stagno e in un’ottica di pura emergenza, limitandosi a dare risposte parziali alla questione della cittadinanza e mutilandola di alcune sue articolazioni. Pensiamo, in concreto, che contestualmente alle decisioni che si andranno a prendere per la concessione della cittadinanza a chi è in Italia, non si possano eludere situazioni altrettanto urgenti attinenti alla condizione degli italiani all’estero. Mi riferisco a due aspetti, che mi limito ad accennare. Il primo si riferisce alle donne che hanno perduto la cittadinanza senza colpa per avere sposato uno straniero e non la possono trasmettere ai loro figli. Anzi, dopo alcune sentenze che hanno eccepito l’incostituzionalità di tale privazione, l’hanno potuta trasmettere ai figli nati dopo l’entrata in vigore della Costituzione, non a quelli nati prima. Sicché, in una stessa famiglia, alcuni figli di una stessa madre sono cittadini, altri non lo sono.

Una sentenza della Cassazione ha consentito di superare questa aberrazione sul piano giurisdizionale, non su quello amministrativo perché manca una banale modifica della legge. Temiamo che procedere nella direzione della concessione della cittadinanza ai figli di stranieri, com’è giusto che avvenga, senza rimuovere questa contraddizione che pesa sui figli degli italiani possa offrire pretesti a chi li cerca per non farne niente.
Un secondo aspetto non più rinviabile è quello riguardante gli italiani che, emigrati in altri paesi, si son dovuti naturalizzare per ragioni di lavoro. Essi sono nati in Italia e vorrebbero morire italiani, ora che è consentito quasi ovunque la duplice cittadinanza. E’ giusto negargli questo riconoscimento?

Prima di concludere, vorrei accennare ad un’altra proposta, da me avanzata assieme agli altri colleghi del PD eletti all’estero, che vi riguarda direttamente. Riflettendo sul laboratorio australiano, che conosco bene, abbiamo proposto l’istituzione di un Consiglio nazionale per l’integrazione e il multiculturalismo. L’intento è quello di stabilizzare e dare continuità alle politiche dell’integrazione creando una sede riconosciuta istituzionalmente nella quale si possano elaborare proposte e realizzare un coordinamento pi ù efficace di tali politiche, con la partecipazione degli stessi immigrati tramite le loro associazioni.


Oltre a svolgere attività consultiva di vari organismi e a contribuire alla elaborazione della legislazione in materia, il Consiglio si può dotare di un osservatorio capace di monitorare le modalità di integrazione e lo sviluppo del multiculturalismo in Italia. Anche in questo caso, ci ha aiutato a capire e a individuare qualche soluzione l’esperienza fatta nel percorso di costruzione della rappresentanza degli italiani all’estero per aprire spazi di partecipazione.
Non ho più il tempo per accennare ad altre iniziative, in corso o possibili. In conclusione vorrei ribadire la fecondità di un impegno comune per l’integrazione sostanziato di esperienze vissute dagli italiani in paesi stranieri e da stranieri in Italia. Sarebbe certamente utile per contenere e ridurre il provincialismo che ancora irretisce certe posizioni politiche e la stessa opinione pubblica su queste cose, e per temperare pregiudizi e resistenze. Per quanto ci riguarda come parlamentari eletti all’estero, spesso ci sentiamo ripetere che la nostra presenza si rivelerà feconda solo se riuscirà a diventare un valore aggiunto per il Parlamento e per l’opinione pubblica. Ebbene, ci piacerebbe aggiungere valore alla democrazia italiana soprattutto nel campo della cultura e delle buone pratiche di integrazione, riportando in Italia il meglio delle esperienze che gli italiani hanno vissuto come emigrati e come “nuovi cittadini” di importanti paesi del mondo.

martedì 2 luglio 2013

MARCO FEDI (PD): NEL NUOVO DISEGNO COSTITUZIONALE RIPARTIAMO DALL’EFFETTIVITA’ DEL VOTO DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO




Il parlamentare eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania è intervenuto al seminario organizzato dalla School of Government della LUISS. Presente il sen. Giacobbe e i professori D’Alimonte e Lupo


“L’esercizio in loco del diritto di voto merita una definitiva collocazione costituzionale e  istituzionale in un quadro di regole condiviso. La circoscrizione Estero è stata una risposta concreta, possiamo ripensarla, ma dobbiamo salvaguardare pienamente il principio dell’effettivo esercizio del voto dei cittadini italiani residenti all’estero”.
E’ questa l’affermazione centrale dell’intervento che l’on. Marco Fedi ha fatto nel corso di un seminario sul voto italiano all’estero svoltosi venerdì 29 luglio presso la School of Government della LUISS. L’occasione è stata data dalla presentazione del libro di Simone Battiston e Bruno Mascitelli: Il voto italiano all’estero: riflessioni, esperienze e risultati di un’indagine all’estero (Firenze University Press, 2012). All’incontro sono intervenuti, oltre agli autori e ai parlamentari Fedi e Giacobbe, eminenti studiosi come il prof. Roberto D’Alimonte e il prof. Nicola Lupo.

“Non possiamo accettare diritti e doveri dimezzati. Per troppo tempo il diritto di voto degli italiani all’estero è stato puramente virtuale perché quasi nessuno poteva tornare in Italia per votare. La circoscrizione Estero e il voto per corrispondenza, sia pure con limiti e contraddizioni, hanno appianato questo deficit di democrazia. Oggi, se i rappresentanti degli italiani all’estero fossero esclusi dalla Camera riformata, che vota la fiducia al Governo, ritorneremmo ad un sistema di voto parziale”.

Con questa considerazione ha concordato il prof. D’Alimonte che ha affermato che l’effettività del voto deve essere assicurata. Egli, però, in linea con sue precedenti posizioni, vede come possibile il voto sui collegi italiani, che risolverebbe anche la questione di un diritto-dovere già oggi dimezzato a causa del fatto che il voto espresso all’estero non concorre al premio di maggioranza. L’attuale normativa, ha aggiunto D’Alimonte, è poi deficitaria nel senso della impossibilità materiale di alcune aree del mondo, come l’Africa, l’Asia e anche alcune aree d’Europa, di poter mai esprimere una rappresentanza.

“C’è un’altra riflessione da fare”, ha proseguito Fedi. “Deputati e Senatori eletti nella circoscrizione Estero, nata come strumento attuativo dell’esercizio in loco del diritto di voto, rappresentano una grande opportunità per l’Italia. Offrono un legame diretto con le comunità nel mondo, garantiscono un collegamento politico, sociale ed economico con le società di emigrazione, consentono immediatezza nel confronto con le legislazioni di altri Paesi e raccordano la presenza organizzata dei partiti italiani nel mondo con la rete delle forze politiche e sociali dei Paesi di residenza delle nostre comunità”.

La circoscrizione Estero – ha ammesso il prof. D’Alimonte – può rappresentare effettivamente un’opportunità se i parlamentari in essa eletti saranno in grado di diventare un valore aggiunto per il Parlamento e per l’Italia.

In conclusione, l’on. Fedi ha manifestato il proposito di organizzare un incontro, assieme agli altri eletti all’estero del PD, sul valore aggiunto che la rappresentanza dell’estero può arrecare sul piano sociale, economico e politico. 

lunedì 1 luglio 2013

Voto estero, Fedi e Giacobbe (PD): “I difetti della legge frenano l’affluenza”




Roma, 28 giu – “Il rischio di pagare l’Imu sulla prima casa e di perdere l’assistenza sanitaria allontana molti italiani all’estero dal voto”. Il commento è di Marco Fedi, parlamentare del Partito democratico che ha partecipato, insieme al senatore Francesco Giacobbe (entrambi eletti nella circoscrizione Estero e residenti in Australia), al seminario sul voto degli italiani all’estero tenutosi oggi alla School of Government della Luiss. L’occasione per l’incontro è stata data dalla pubblicazione in italiano del libro di Giuseppe Battiston, presente all’incontro, e di Bruno Mascitelli “Il voto italiano all’estero: riflessioni, esperienze e risultati di un’indagine all’estero”. In rappresentanza dell’università erano presenti i professori Nicola Lupo e Roberto D’Alimonte. I temi principalmente trattati sono stati quelli delle problematiche dell’attuale legislazione sul voto estero e sulla cittadinanza, introdotti dai dati presentati da Battiston: 60-70 milioni di oriundi italiani nel mondo, titolari di diritto di cittadinanza anche grazie ad avi di sesta o settima generazione, a cui si contrappongono gli iscritti all’Aire, più di quattro milioni nel 2011, in aumento più grazie alla legge per la cittadinanza che per l’emigrazione. Di questi ultimi ha votato alle ultime elezioni il 31%, un dato in calo rispetto al 38% del 2008. Fedi imputa il dato alle difficoltà causate dall’attuale legislazione, dall’Imu all’assistenza sanitaria, che rischia di esser persa nei Paesi che non hanno convenzioni con l’Italia: “Noi pensavamo di rendere obbligatoria la registrazione per il voto estero, ma abbiamo incontrato resistenze”. L’importante per Fedi è che “si faccia una scelta definitiva sulla circoscrizione estero”. Un discorso reso ancora più attuale dai lavori della commissione sulle riforme costituzionali, che potrebbero influire pesantemente sulla sua struttura: “Non siamo sicuri che verrà mantenuta, se la riforma si farà”. Il parlamentare si è anche espresso sulla riforma della cittadinanza: “Io sono a favore dello Ius Soli, ma mantenendo anche lo Ius Sanguinis: bisogna ripensare una convivenza ragionevole tra i due principi”; tutto ciò non senza porre limiti: “E’ assurdo che chi ha un trisavolo italiano prenda la cittadinanza, magari solo per poter entrare nell’Unione Europea”. Giacobbe è sulla stessa linea d’onda: “Il dibattito sullo Ius Soli o Sanguinis è anacronistico, ora ha senso parlare più di partecipazione alla cittadinanza”. Un concetto che è alla base del suo pensiero: “L’importanza del voto di rappresentanti italiani all’estero può stare nel rapporto che questi hanno con le comunità”, viste dal senatore come risorse importanti: “Gli italiani all’estero possono favorire l’inserimento delle Pmi in altri Paesi, grazie anche alla mediazione dei loro rappresentanti in Parlamento”. Un discorso che Giacobbe estende agli scambi tra giovani professionisti, quale modo per migliorare le professionalità italiane e per espandere l’immagine dell’Italia nel mondo. Il pensiero del senatore è andato anche al funzionamento della legge sul voto: “Fuori vanno considerate le cause naturali, gli scioperi, gli errori nelle liste Aire per spiegare la bassa partecipazione al le urne”. A ciò aggiunge che “nell’ultima legislatura i rappresentanti italiani non si sono mai visti all’estero; questo causa sfiducia”. Nonostante ciò per Giacobbe i cittadini all’estero hanno votato meglio di chi è in Italia: “La riflessione è stata più obiettiva che nel Paese, anche grazie all’assenza del voto di scambio”. Al termine della conferenza è intervenuto Massimo Scialla, autore della post-fazione del libro di Battiston e Mascitelli: “Non bisogna ignorare gli studenti Erasmus, i ricercatori e tutti quegli italiani residenti temporaneamente all’estero che di fatto non possono partecipare al voto”. Un tema sul quale Fedi ha dichiarato che esiste una proposta di legge alla Camera, a firma Meloni, ma che ancora non porta una risposta definitiva sull’argomento “che è molto più complesso di quanto non sembri; servono degli strumenti nuovi, indipendenti dall’Aire”. (Lap)