giovedì 24 aprile 2014

FEDI (PD): 25 aprile dedicato a chi “resiste” alle tentazioni populistiche e crede nel valore comune della politica.

Il 25 aprile della liberazione d’Italia ci ricorda un impegno assunto con le nuove generazioni per rendere l’Italia un Paese libero e democratico. Un impegno che ricordiamo ogni anno e che ogni anno ci aiuta nell’affrontare le nuove sfide. Il nostro compito oggi è cambiare l’Italia salvaguardando i principi fondamentali della nostra storia repubblicana e rinnovando l’impegno per la libertà e la democrazia. Credo sia doveroso, quindi, anche nel prossimo iter delle riforme costituzionali come delle riforme del lavoro, partire proprio dalla Resistenza. Modifiche costituzionali che rafforzino le garanzie, la democrazia e la libertà. Proposte di legge ed interventi a favore dei più deboli e delle famiglie e per migliorare le opportunità formative e lavorative dei giovani. Il ricordo ci aiuta in questo momento di difficoltà ma anche di innovazione. Dal ricordo e dalla storia comune di tanti connazionali che hanno portato nel mondo storie di emigrazione, di libertà, di crescita politica, sociale e culturale, di partecipazione democratica. Dalla memoria e dalla storia di quanti hanno costruito una presenza nel mondo dal dopoguerra ad oggi. Dall’esperienza di chi oggi resiste, ogni giorno, alla demagogia, alla spinte estremistiche, all’impoverimento culturale e all’isolamento nazionale. Questo 25 aprile lo dedichiamo a chi ancora oggi “resiste” alle tentazioni populistiche e crede ancora nel valore comune della politica. A chi “resiste” alle logiche separatiste e crede ancora nel bene comune, nel vivere insieme entro confini istituzionali, politici e culturali sempre più europei. A chi “resiste” alla distinzione tra italiani, sia in senso geografico che culturale. Essere oggi italiani nel mondo non può significare porsi ai margini ma essere parte di una speranza di crescita che riguarda tutti. In questi anni donne e uomini di tutte le Resistenze hanno lavorato per garantire diritti e partecipazione. Oggi lavoriamo per riformare l’Italia e per migliorare l’Italia, l’Europa e il mondo. On. Marco Fedi

mercoledì 23 aprile 2014

FEDI (PD): Un’altra gita fuoriporta di Filosa sugli italiani all’estero e dintorni

Ricky Filosa coglie l’occasione di una mia intervista a ItaliaChiamaItalia per fare una scorribanda fuoriporta su alcune questioni da me toccate in questa occasione. Poiché l’interpretazione dell’esponente del MAIE è molto libera, sono indotto a fare queste precisazioni. Prima di tutto, non ho mai detto che la questione IMU non sia prioritaria. Ho ricordato semplicemente la mia posizione: priorità assoluta è evitare che chi all’estero non ha casa ma possiede un’unica casa nel mondo, in Italia, la veda considerata ai fini fiscali come seconda casa. Ciò è semplicemente ingiusto! Ho assunto questa posizione da quando è nato il problema, grazie all’eliminazione dell’ICI da parte del Governo Berlusconi su tutte le prime case fuorché su quelle dei residenti all’estero. Ho anche detto, invece, che non è convincente la posizione di chi chiede che la casa in Italia venga considerata prima casa, anche quando all’estero ne possieda altre, magari più di una. Ragionamento che anche Filosa dovrebbe comprendere senza troppi sforzi. Ho aggiunto, infine, che stiamo sensibilizzando i Comuni sul regime di riduzioni e detrazioni, perché un qualche beneficio possa arrivare ad un maggior numero di destinatari. Sulle contraddizioni interne ai deputati eletti nel PD, che Filosa rileva seguendo la linea di opposizione appena varata dal suo movimento, ricordo che in pochi giorni la Farnesina è passata da una decisione di tagli ai Comites ad una di ridimensionamento quantitativo del CGIE: non siamo felici di queste scelte ma erano e sono passaggi obbligati. I parlamentari sono stati coinvolti solo di rimbalzo, non direttamente, come invece è avvenuto per il CGIE. Ed abbiamo semplicemente auspicato una valutazione oggettiva da parte di tutti. Valutazione che poi noi avremmo trasformato in emendamenti al decreto del Governo, una volta arrivato alle Camere per la conversione. Parlare di confusione da parte nostra è abbastanza stravagante, considerato che non abbiamo “ufficialmente” ricevuto nessun testo di proposta. Noi abbiamo una visione del mondo e della rappresentanza che può variare ma è basata su una considerazione di fondo: i diversi livelli di rappresentanza non sono carrozzoni, come qualcuno dice, ma istanze che devono riqualificarsi nella sostanza e quindi anche nella forma. Critichiamo il fatto che non si facciano delle riforme coinvolgendo le comunità nel mondo nella discussione e soprattutto che ci si appelli ad una continua emergenza. Lasciamo ad altri i giudizi sommari sui carrozzoni, anche se vorremmo capire se questi giudizi sono espressione del giornalismo stile ItaliaChiamaItalia o semplicemente le dichiarazioni politiche di un candidato del MAIE. A proposito di giornalismo, infine, vorrei sottolineare come sia abbastanza strano che Filosa faccia un comunicato commentando un passaggio di una mia intervista apparsa solo su ItaliaChiamaItalia ed utilizzandone strumentalmente una parte a suo uso e consumo elettorale. Se questa è la ragione che muove Filosa, allora forse c’è poco da discutere ma solo di augurare buon lavoro. On. Marco Fedi

Marco Fedi intervista SBS 23 aprile 2014 dl lavoro e 25 aprile

mercoledì 16 aprile 2014

FEDI (PD) Lo scambio d’informazioni: unico vero strumento per migliorare i servizi

“L’audizione del Direttore Generale dell’INPS Mauro Nori, in sede di Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione Affari esteri della Camera, ci consente di fare il punto sulla situazione complessiva della tutela dei connazionali nel mondo. Ad una positiva ma ancora timida ripresa delle ratifiche di Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale, tra cui spiccano quelle con Israele, anche se ancora parziale, Nuova Zelanda e Canada, non hanno ancora fatto passi in avanti le ratifiche con i Paesi di immigrazione verso l’Italia. Un segnale questo di scarsa attenzione al tema dei diritti dei lavoratori e dei migranti. Da un lato si continua a penalizzare i cittadini con norme come la ritenuta sui bonifici dall’estero verso l’Italia, dall’altro, si è ancora in forte ritardo sia con le convenzioni contro le doppie imposizioni fiscali, alcune in attesa di modifiche e chiarimenti, che nello scambio di informazioni, unico vero strumento per migliorare i servizi e la lotta all’evasione. In questa partita, l’INPS deve continuare ad essere un Istituto che pone lo scambio di informazioni al primo posto impegnandosi a raggiungere accordi con tutti i Paesi con i quali sono in vigore Convenzioni internazionali. Credo che molto occorra fare per quanto concerne il miglioramento dei servizi. Il pagamento delle pensioni, ad esempio, ancora oggi soffre a causa della carenza di informazioni quali il cambio adottato, gli importi esatti in euro e in valuta locale, il cognome anche da coniugata sia sui bonifici che sugli assegni, la rapida cancellazione e la nuova emissione di bonifici o assegni non incassati. Accanto a questi problemi tecnici di facile soluzione, che però attengono alla sfera della piena trasparenza, vi è ancora la questione della informazione sugli indebiti. Pensionati e patronati chiedono prontezza e precisione nella verifica dei redditi, informazioni chiare e precise con data d’inizio recupero, importo complessivo da recuperare e mensile da porre in recupero, oltre alla data di ripristino del rateo di pensione ordinario. Un prospetto di questo tipo eviterebbe molti ricorsi e tanto lavoro. I miglioramenti sulla verifica dell’esistenza in vita hanno risolto molte problematiche, ma davvero occorre lavorare per rendere sempre più efficace e meno coercitivo il regime di verifica. Il tema delle pensioni INPDAP si pone oggi con nuova attenzione. Recentemente ho interrogato il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali per capire se davvero siano ancora oggi legittime le distinzioni tra pubblico e privato in regimi di fatto equiparati, sia in relazione alle Convenzioni di sicurezza sociale che fiscali, intervenendo anche nella eventuale modifica del modello OCSE. Importante, infine, segnalare come il ruolo dei Patronati debba essere ulteriormente valorizzato attraverso un riconoscimento dei nuovi carichi di lavoro, anche all'estero, come la stampa del CUD o la richiesta di comunicazione dei redditi. Credo sia utile e necessario continuare l'approfondimento tematico con l'INPS e con tutte le amministrazioni competenti”.

FEDI (PD): Si proceda, dopo otto anni, agli aumenti retributivi del personale a contratto in Nuova Zelanda

“Con una interrogazione rivolta ai Ministri degli Esteri e dell’Economia e Finanze ho richiamato con l’urgenza necessaria la condizione del personale a contratto locale impiegato in Nuova Zelanda, le cui retribuzioni sono bloccate da otto anni”. E’ quanto ha affermato l’On. Marco Fedi con riferimento ad una sua recente interrogazione sulla materia. “Si tratta di retribuzioni basse, erose dagli effetti valutari e bloccate da tempo immemore, per le quali si sarebbe dovuta già attivare la procedura di aumento. Ho chiesto ‘quali urgenti iniziative si intendano adottare per rivalutare i trattamenti economici del personale a contratto delle rete diplomatico consolare in Nuova Zelanda’ e ‘se si intenda procedere ad una precisa e puntuale verifica degli importi corrisposti in euro al personale a contratto localmente impiegato ed alla rilevazione del livello delle remunerazioni, assunte a riferimento, per le altre reti diplomatiche in Nuova Zelanda. La procedura – continua Fedi - è infatti nota e richiede una valutazione oggettiva dei livelli retributivi di altre diplomazie. Non è francamente comprensibile come si possano commettere errori di valutazione su dati noti e inconfutabili. Credo sia doveroso ed urgente procedere con gli aumenti retributivi anche a fronte dei consistenti aumenti del costo della vita, alla crisi economica a cui si è accompagnata la svalutazione dell'euro nei confronti di alcune valute, e le difficoltà per il sostentamento quotidiano delle famiglie del personale a contratto impiegato dal Ministero degli affari esteri”.

martedì 8 aprile 2014

Nuova Costituzione, vecchi colpi di coda

La riforma costituzionale, che attendiamo da molti anni, merita una seria riflessione e una giusta discussione. Nel suo complesso, nel merito e nel metodo. Tenendo conto che esiste un accordo ampio tra le forze politiche per approvare un testo di riforma coerente con la legge elettorale già licenziata dalla Camera dei Deputati. È naturale quindi che il confronto politico sia teso e intenso, che avvenga anche all’interno delle forze politiche e dei gruppi parlamentari e che su alcuni passaggi, come il futuro Senato delle Autonomie, vi siano sensibilità diverse. Il disegno di legge di riforma Costituzionale presentato dal Governo prevede il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, la riduzione del costo di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione dei rapporti tra lo Stato e le Autonomie di cui si tratta nel titolo V della Costituzione. In questa ipotesi di riforma si mantengono i dodici deputati eletti nella circoscrizione Estero. Il Senato è composto dai Presidenti di Regione e Provincie autonome, dai sindaci dei capoluogo di Regione e di Provincia e da membri eletti dai Consigli regionali e dai sindaci, oltre che da 21 cittadini, distintisi in campo sociale, artistico, scientifico, nominati dal Capo dello Stato. La proposta alternativa, presentata da 22 Senatori del PD, propone il dimezzamento dei deputati (da 630 a 315), e la completa esclusione degli eletti all’estero; essa, inoltre, prevede la riduzione a 106 senatori, di cui 6 eletti all’estero. Il Senato viene eletto a suffragio universale, ha funzioni di controllo, maggiori competenze, in particolare sui decreti del Governo per i quali non vi sia legge delega. Anche in questo modello il rapporto di fiducia con il Governo, e la formazione stessa del Governo, è affidato esclusivamente alla Camera dei Deputati. Credo sia un errore escludere gli eletti all’estero dalla Camera fondamentale, che vota la fiducia al Governo e le leggi fondamentali dello Stato, limitandone la presenza unicamente al Senato delle Regioni. Non è un problema di architettura istituzionale, ma di cittadinanza, perché significherebbe che il voto dei cittadini residenti all’estero vale meno del voto dei residenti in Italia. Sarebbe più razionale, al limite, porre fine all’esperienza della circoscrizione Estero e consentire il voto sui collegi italiani, di serie A, non solo per la Camera di controllo ma anche per la Camera della fiducia. Forza Italia, dal canto suo, sta rimettendo in campo la strategia del “caos”. Non è la prima volta quando si arriva al punto delle riforme istituzionali, come ricordano quelli che attendevano dalla Bicamerale la svolta di modernizzazione di cui l’Italia aveva bisogno già parecchi anni fa. Per puri calcoli elettorali, si cerca di creare le condizioni per far naufragare il programma riformatore di Renzi sulle contraddizioni interne al PD. Per questa ragione, nonostante lo sforzo congiunto, la buona volontà di tutti, per avere una seria discussione è giusto evitare di assumere posizioni precostituite e la difesa di interessi corporativi. On. Marco Fedi

FEDI (PD): PENSIONI IN REGIME INTERNAZIONALE E CASA, DUE CAMPI DI URGENTE INTERVENTO PARLAMENTARE

“Nella fase di veloce transizione che attraversiamo sia sul piano delle dinamiche internazionali che su quello delle normative interne si pongono ogni giorno di più esigenze di manutenzione di alcuni diritti delle persone che aspettano una risposta attuale e diretta. Anche se per situazioni molto diverse tra loro, desidero fare qualche esempio concreto legato all’attività parlamentare, in particolare a due mie recenti interrogazioni, per rendere l’idea che altrimenti rischierebbe di restare in una sfera astratta. Il primo riguarda la Convenzione tra l’Italia e il Regno di Tailandia contro le doppie imposizioni e l’evasione fiscale. Essa è stata stipulata nel 1980, circa trentacinque anni fa, secondo il modello OCSE, e prevede una dettagliata regolamentazione dell’imposizione nello stato nel quale la pensione è pagata per il fatto che il beneficiario vi ha esercitato un’attività lavorativa. Il problema è che La Convenzione ancora distingue il trattamento riservato alle pensioni pubbliche rispetto a quello pagato per le pensioni private, il che è ormai anacronistico per quanto concerne i livelli contributivi, i trattamenti pensionistici e più in generale i criteri di accesso ai trattamenti. Ne discendono, dunque, due conseguenze alle quali sarebbe tempo di mettere mano, e che comunque sono state oggetto della mia richiesta al Governo: l’aggiornamento dello schema OCSE di convenzione e la revisione della stessa Convenzione Italia Tailandia per rendere più omogenei i trattamenti in essa previsti. Il secondo esempio, per così dire sul fronte interno, riguarda un consistente numero di contratti di locazione, non registrati per responsabilità del locatore. A tutela dei conduttori, un paio d’anni fa era intervenuto il decreto legislativo n. 23 del 14/3/2011, che aveva determinato la formulazione e la registrazione di un nuovo contratto, ma di recente la Corte Costituzionale ha decretato l’illegittimità delle norme previste dal decreto. Si è creato così un vuoto normativo che rischia di pregiudicare gli interessi dei conduttori che si ritrovano con contratti nulli e con il rischio anche di sentenze difformi da parte del giudice ordinario. Si tratta, dunque, di intervenire con urgenza ed è quello che ho sollecitato rivolgendomi sia la Ministro dell’Economia e delle Finanze che a quello della Giustizia. Ecco, si tratta di due esempi concreti di quanta attenzione meritino le tutele sociali delle persone per situazioni di primario interesse, come le pensioni e la casa, e di come sia giusto che l’attività parlamentare non si volga solo ai massimi sistemi, ma riesca anche a guardare alla vita reale delle persone”.

domenica 6 aprile 2014

On. Marco Fedi su riforma Senato

L'On. Marco Fedi interviene sulle riforme Costituzionali e la riforma del Senato



giovedì 3 aprile 2014

FEDI (PD): GLI ELETTI ALL’ESTERO DEVONO SOSTENERE IL CAMMINO DELLE RIFORME

“È possibile perdere la speranza dopo poco più di un mese? Oppure in questo momento abbiamo tutti una responsabilità in più rispetto alla mera rappresentanza di interessi, legittimi, ma specifici e in qualche caso corporativi? Una responsabilità che ci è stata affidata dai nostri elettori, da quel mondo che ci chiede, prima di tutto, un'Italia nuova, che non può non passare attraverso le riforme istituzionali ed elettorale, una diminuzione del peso della burocrazia, la crescita economica e il lavoro. Non ho ancora incontrato, nel mondo, un italiano che chieda unicamente di affrontare il tema dei servizi consolari o della promozione del Made in Italy o della promozione della cultura e lingua italiane senza porsi prima il problema della qualità della nostra economia, della capacità di crescere e quindi di poter competere nel mondo, costruendo opportunità anche per le nostre comunità. E’ la prima cosa che sento di dire rispetto alla notizia del passaggio all’opposizione dei quattro parlamentari del MAIE. Credo anch'io che ci si debba ritenere stanchi del vuoto politico che circonda i temi degli italiani nel mondo. A dire il vero abbiamo anche superato i confini delle chiacchiere e siamo ormai in terra di nessuno. Ma proprio per questo, ribadisco che abbiamo il dovere di continuare a sostenere un Governo del cambiamento chiedendo che in questa fase di rinnovamento istituzionale si salvaguardino la rappresentanza e la qualità della nostra presenza in Parlamento, si facciano le riforme che chiediamo da anni, si evitino altre chiusure consolari e si riveda l'impianto della spesa della Farnesina, privilegiando i servizi ai cittadini. Posizioni ribadite nella mozione presentata al Senato e contenute in una risoluzione che presenteremo alla Camera. Sulle riforme il nostro contributo non mancherà. A partire dalle valutazioni sul Senato e sul collegamento con le comunità nel mondo. Grave errore, invece, quello del testo alternativo di riforma costituzionale, sottoscritto anche da senatori eletti all'estero, che rinuncia preliminarmente ai deputati eletti nella Camera che ha il rapporto fiduciario con il Governo. Sulle deleghe ad un eletto all'estero credo sia opportuno dirci la verità: se non otteniamo il risultato sperato è proprio per le divisioni. Qualcuno dovrà anche spiegare come mai l'unico nome che circolava sui quotidiani nazionali era un nome targato MAIE. Nessuna consultazione, tra noi o per noi o su noi, mi risulta sia stata condotta. Forse neanche è stata richiesta. Ancora una volta è andato in scena la vecchia commedia dello "spero che l'incarico sia mio". Non è da escludere che anche qualche eletto tra le fila del PD possa avere usato una strategia analoga. Preparandosi a sostenere per il futuro la tesi del limite di tre mandati, senza guardare agli anni complessivi, che normalmente per tre mandati sono 15. Ogni mossa è buona per liberarsi di possibili concorrenti nelle elezioni che verranno! Se ci liberassimo di questi trucchetti, se comprendessimo che gli strumenti per contare dobbiamo crearli noi, e se lavorassimo per l'unica soluzione possibile, cioè una bicamerale per gli italiani nel mondo, forse peseremmo di più e otterremmo migliori risultati. A maggior ragione oggi, in qualsiasi ipotesi di riforma del Senato, per collegare la Camera alle autonomie territoriali. Il gruppo unico parlamentare non può essere una soluzione percorribile. Oggi il MAIE vive legittimamente di un sostegno che proviene da varie storie politiche. Credo sia giusto pensare che chi fa politica possa ritrovarsi attorno ad una idea di società, di crescita, di sviluppo sostenibile, di diritti, di partecipazione. Se vogliamo costruire su una base solida, è su questo piano che dobbiamo realizzare anche le riforme per gli italiani nel mondo. E se ci ritrovassimo in una commissione bicamerale, ciascuno con la propria storia, le proprie idee e le proprie proposte, saremmo in grado di trarre con maggiore forza le conclusioni e le strategie per la nostra gente. Questo progetto è condivisibile e possibile. La sfida di Renzi, oggi - e lo dice chi renziano non è, ma sostiene lealmente il suo governo - è proprio quella di conciliare idee e proposte con l'urgenza dell'azione e con la fermezza di alcune richieste. Anche noi dobbiamo dimostrare fermezza, è vero. Lavoreremo per dare spazio di discussione alla mozione Micheloni al Senato, per fermare le attuali chiusure e per evitare che si ripetano in futuro. Credo sia doveroso evitare, però, che l'italianità nel mondo sia percepita come lontana dai bisogni più generali del nostro Paese”.

mercoledì 2 aprile 2014

DEPUTATI PD ESTERO: GIUSTO L’INDIRIZZO DELLA PROPOSTA DI RIFORMA COSTITUZIONALE, MA E’ BENE CHE I RAPPRESENTANTI DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO SIANO IN TUTTE LE ISTANZE ISTITUZIONALI

Il Governo ha licenziato l’atteso disegno di legge costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari e la revisione del titolo V della seconda parte della Costituzione. I tempi delle proposte e la profondità delle soluzioni adottate sono del tutto in linea con le dichiarazioni programmatiche sulle quali il Parlamento ha dato la fiducia all’esecutivo guidato dal Presidente Renzi. Per quanto ci riguarda, prendiamo positivamente atto di questo notevole impulso dato all’azione di Governo e ribadiamo il nostro consenso, espresso già con il voto, per una fase di riforme che possa rendere più snella ed efficiente l’organizzazione istituzionale e più incisivo l’impegno di rilancio del sistema Paese. In particolare, riteniamo che non sia più procrastinabile il superamento del bicameralismo paritario e la riduzione del numero dei parlamentari, sia per rendere più veloce ed efficiente il lavoro parlamentare che per contenere significativamente i costi della politica. Vogliamo ricordare che già ora il rapporto di rappresentanza degli eletti all’estero rispetto al numero degli elettori è tre volte più alto rispetto agli eletti in Italia e non per questo ci sentiamo meno rappresentativi rispetto ai nostri colleghi. Nel disegno di legge sul superamento del bicameralismo paritario, com’è noto, vi è la conferma della Camera dei Deputati che rafforza le sue prerogative diventando la sede esclusiva nella quale si concede la fiducia al Governo e si approvano le leggi fondamentali dello Stato. Il Senato, invece, è trasformato in Senato delle Autonomie, composto dai rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. Gli eletti nella circoscrizione Estero sono confermati alla Camera nell’attuale numero di 12 e aboliti, invece, al Senato. Il paventato svuotamento del potere di rappresentanza degli eletti all’estero non si è dunque concretizzato, dal momento che essi restano componenti di pieno diritto della Camera e, come tali, partecipano alle decisioni fondamentali della vita dello Stato. Come era stato richiesto – ci sia consentito questo atto di verità – da un documento della Direzione del maggior partito di governo, il PD, votato all’unanimità. Ribadiamo il nostro accordo rispetto alla linea di indirizzo della riforma, compresa la trasformazione del Senato in Senato delle Autonomie. Siamo consapevoli, tuttavia, che soprattutto su quest’ultimo punto è aperto un dibattito che tra poco troverà la sua sede propria in Parlamento. Il nostro auspicio è che il confronto si svolga in modo costruttivo e con vera disponibilità all’ascolto reciproco. Vogliamo già dire, però, che la prevista esclusione dei rappresentanti dei cittadini italiani all’estero dal Senato riformato merita, a nostro avviso, un approfondimento e un supplemento di riflessione. Se, com’è detto nel disegno di legge, il Senato delle Autonomie, oltre a rappresentare le istituzioni territoriali, “esercita le funzioni di raccordo tra lo Stato e le Regioni, le Città metropolitane e i Comuni”, non si può sfuggire alla constatazione che le comunità degli italiani all’estero, sia pure caratterizzate da un rapporto del tutto peculiare con i territori, siano parti vive della più ampia comunità nazionale, meritevoli di avere, come tutte le altre, rappresentanza e raccordo con le istituzioni dello Stato. In più, sono decenni che tra le comunità si è sviluppata una rete di relazioni con le Regioni e con gli enti locali che ha dato buoni frutti per la promozione del Paese, e migliori ne potrà dare. Questo è accaduto in forza del fatto che le competenze sull’emigrazione sono state assegnate alle Regioni già nel corso degli anni Settanta, fin dal loro nascere. Non sarebbe giusto tornare indietro. Il nuovo Senato, inoltre, dovrà “partecipare alle decisioni dirette alla formazione e all’attuazione degli atti normativi dell’Unione europea” e anche sotto questo profilo le comunità presenti soprattutto in Europa possono apportare un patrimonio di esperienza e di partecipazione molto importante. Non si tratta, dunque, di una difesa corporativa, ma dell’esatto contrario, vale a dire dell’esigenza di far leva sulla rete globale degli italiani all’estero per lo sviluppo della società e della democrazia italiane. Il nostro auspicio è che nel corso di questo impegnativo lavoro di riforma istituzionale tutti si convincano della giustezza e dell’opportunità della presenza dei rappresentanti degli italiani all’estero in tutti i più importanti livelli decisionali. Come nella fase costituente della vita democratica del Paese si pensò – giustamente – di dare forma ad un progetto di sviluppo sostanziale della società italiana, sia sul piano interno che internazionale, così oggi siamo chiamati a ridefinire la prospettiva di fondo della comunità nazionale per questo difficile presente e per il futuro. E in questa prospettiva gli italiani all’estero, di cittadinanza e di origine, non possono mancare, per il bene del Paese. Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta

martedì 1 aprile 2014

FEDI (PD): Le nuove sfide per l’internazionalizzazione e per il business “italico” nel mondo

“Una nuova strategia con obiettivi e progetti condivisi per la promozione del Made in Italy e del Made by Italy nel mondo": su questo importante tema si è svolta a Milano, il 31 marzo, una prima riunione dell’Advisory Board di AssoCamereEstero. All’incontro ha partecipato l’On. Marco Fedi per conto del Comitato per gli italiani nel mondo della Camera e nelle veci dell’On. Fabio Porta, Presidente del Comitato, impossibilitato ad intervenire. L’On. Fedi ha ricordato che gli eletti all'estero e gli organismi di rappresentanza da tempo stanno cercando di far passare l'idea, nell'opinione pubblica italiana e presso le istituzioni, che il rapporto con l'Italia non deve essere più considerato in termini di sostegno o di relazioni affettive, ma di partecipazione ad un comune sforzo di ripresa e di sviluppo del Paese, che nell'internazionalizzazione deve trovare, come sta già accadendo, il suo fulcro. “Nessun Paese al mondo, come il nostro – ha ricordato il parlamentare - possiede una rete così diffusa e radicata di riferimenti da utilizzare. Tra questi le Camere di Commercio italiane nel mondo. Una rete di professionalità ed esperienze al servizio del Paese". "È sicuramente opportuno che tutti, ad iniziare dai rappresentanti degli operatori economici – ha aggiunto Fedi - facciano uno sforzo per ridefinire, nelle mutate condizioni di mercato e di fronte alla concorrenzialità dei paesi in ascesa, che cosa è oggi il Made in Italy nel mondo, ciò che è necessario conservare e ciò che è utile cambiare”. Un contributo in questo senso è venuto dalla relazione di apertura, tenuta dal Prof. Carlo Alberto Pratesi, che ha aiutato a definire le tipologie rispetto alle quali ridefinire l'agenda degli interventi e delle riforme. "Nelle condizioni di concorrenzialità esistenti nel mercato globale, è indispensabile superare da parte nostra ogni duplicazione – ha aggiunto Fedi -, puntare sull'efficienza del sistema, con un'Agenzia governativa ICE che, attraverso dei veri e propri HUB geo-politico-commerciali nel mondo, concorra alla conoscenza dei mercati ed alle strategie nazionali. In questo sforzo un ruolo di rilievo devono avere rinnovate Camere di Commercio che attingano anche alle nuove professionalità nel mondo, espressione più attuale del grande patrimonio dell'emigrazione, e una rete diplomatica che sia capace di trasformare l'azione internazionale del nostro Paese in opportunità di crescita economica”. “In sostanza, è necessario guardare all'internazionalizzazione in modo integrato, utilizzando in parallelo e contemporaneamente la leva della diplomazia, quella della promozione economica e commerciale, la circolarità della ricerca, soprattutto di quella applicata, la lingua e la cultura, i beni culturali, il turismo, le relazioni delle Regioni con le proprie comunità, i progetti e gli accordi tra le università". In questa ottica – ha tenuto a sottolineare l’On. Fedi - diviene indispensabile il rapporto ed il coinvolgimento diretto delle rappresentanze delle comunità italiane nel mondo: associazioni, Comites e CGIE. Le audizioni condotte in sede di Comitato per gli italiani nel mondo e per la promozione del sistema Paese della Commissione affari esteri della Camera si prefiggevano di portare avanti un serio approfondimento teso ad individuare strategie ed aree di riforma. In conclusione, l’On. Marco Fedi ha annunciato che il prossimo 18 giugno, in un’iniziativa pubblica presso la Camera dei Deputati, Il Comitato per gli italiani nel mondo trarrà le conclusioni di questa attività in un momento di confronto istituzionale, con il concorso di operatori del settore e della stessa AssoCamereEstero. 1 aprile 2014