mercoledì 28 ottobre 2015

FEDI (PD): SULLE DETRAZIONI FAMILIARI VA CORRETTA L’INGIUSTIFICATA DISPARITÀ DI TRATTAMENTO

Tra le motivazioni addotte dal Ministro dell’Economia e delle Finanze nel preambolo del Decreto regolamentare del 21 settembre 2015 che ha esteso le detrazioni per carichi di famiglia ai soggetti residenti in uno degli Stati membri dell’Unione europea o in uno Stato aderente all’Accordo SEE, ci sono tutte le leggi finanziarie che a partire dal 2007 e fino al 2014 hanno stabilito che tali detrazioni disciplinate dall’articolo 12 del TUIR spettassero a TUTTI i soggetti non residenti (e quindi anche a quelli residenti nei Paesi extraeuropei) a condizione che gli stessi dimostrino con idonea documentazione i requisiti per il diritto e di non godere nel Paese di residenza di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari.
È singolare quindi che il legislatore pur essendo consapevole dell’esistenza di un diritto già concesso a tutti i non residenti, non si sia preoccupato (ancorché il Decreto sia stato emanato in attuazione del dispositivo di una legge comunitaria) di estendere il diritto alle detrazioni a tutti i non residenti e non solo ai “comunitari”. 
Se da una parte abbiamo accolto positivamente tale parziale (geograficamente) e definitivo riconoscimento ai nostri connazionali residenti nella UE, riteniamo che l’esclusione dei non residenti UE rappresenti  un grave vulnus normativo che ha prodotto un inammissibile ed ingiustificato favor legis per una categoria rispetto ad un'altra. Riteniamo infatti che non ci sia diversità di situazione o particolari interessi statali (vista anche l’esiguità numerica degli aventi diritto) che rendano giustificata l’attuale disparità di trattamento. Allora dobbiamo attivarci, nell’ambito dell’iter parlamentare della legge di stabilità, per assicurare prioritariamente una parità di trattamento giuridica della normativa italiana tra tutti i soggetti, cittadini italiani, che risiedono all’estero in modo che non possa influire su tale basilare postulato di uguaglianza giuridica, la residenza in uno Stato piuttosto che in un altro e che quindi le detrazioni siano garantite a tutti i soggetti aventi diritto residenti all’estero. 

mercoledì 14 ottobre 2015

INCLUDERE I DIPENDENTI PUBBLICI NEGLI ACCORDI DI SICUREZZA SOCIALE: FEDI (PD) INTERROGA POLETTI E GENTILONI

INCLUDERE I DIPENDENTI PUBBLICI NEGLI ACCORDI DI SICUREZZA SOCIALE: FEDI (PD) INTERROGA POLETTI E GENTILONI

FEDI (PD) CHIEDE AL GOVERNO DI INCLUDERE I DIPENDENTI PUBBLICI NEGLI ACCORDI DI SICUREZZA SOCIALE

Con una interrogazione presentata ai Ministeri del Lavoro e degli Affari esteri il deputato del PD Marco Fedi ha chiesto la fine della discriminazione dei dipendenti pubblici finora esclusi da quasi tutte le convenzioni bilaterali di sicurezza sociale stipulate dall’Italia. 
Il pretesto per la richiesta sono state le ratifiche degli accordi con Turchia e Israele, ratificati nel 2015, dove – modificando l’orientamento consolidato nel tempo dello Stato italiano - per la prima volta i dipendenti pubblici sono stati inclusi nel campo di applicazione soggettivo di una convenzione di sicurezza sociale. 
Nella sua interrogazione l’On. Fedi, ricordando che invece tale categoria di lavoratori è da tempo tutelata dai regolamenti comunitari di sicurezza sociale, evidenzia come siano migliaia i lavoratori italiani emigrati i quali hanno versato nei regimi pubblici in Italia numerosi anni di contribuzione che non sono tuttavia sufficienti a far maturare un diritto pensionistico autonomo in Italia e allo stesso tempo non sono utili per attivare il meccanismo della totalizzazione con i contributi versati nel Paese di emigrazione. Migliaia di lavoratori che rivendicano da tempo la considerazione e l’impegno dello Stato italiano verso la giusta tutela dei loro diritti anche al fine di consentire loro di perfezionare così un diritto ad una prestazione previdenziale del Paese estero di residenza.
Il parlamentare eletto nella Circoscrizione Estero chiede quindi al Governo di avviare una verifica per valutare la possibilità di inserire i dipendenti pubblici nel campo di applicazione soggettivo delle convenzioni bilaterali di sicurezza sociale già stipulate dall’Italia tramite uno scambio di note o qualunque altra procedura ritenuta attuabile con gli altri Paesi contraenti, considerato che la stragrande maggioranza delle convenzioni prevede la possibilità di sottoporre a revisione una qualsiasi disposizione delle stesse  convenzioni.

venerdì 25 settembre 2015

FEDI (PD) E DI BIAGIO (AP): LE DETRAZIONI FISCALI PER CARICHI DI FAMIGLIA DEVONO ESSERE ESTESE A TUTTI/ LA SCHEDA



FEDI (PD) E DI BIAGIO (AP): LE DETRAZIONI FISCALI PER CARICHI DI FAMIGLIA DEVONO ESSERE ESTESE A TUTTI/ LA SCHEDA

Il passaggio politico parlamentare della prossima legge di stabilità deve vederci impegnati ad affrontare il nodo, ancora irrisolto, delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia per i lavoratori residenti in Paesi extra europei.

La legge Europea bis 2013, recependo direttive comunitarie, ha introdotto, con l’art. 7 della legge 161/2014, l’estensione delle detrazioni e deduzioni, prima previste unicamente per i soggetti residenti nel territorio italiano, ai contribuenti residenti fiscalmente in un altro Stato membro o in un Paese dello Spazio economico europeo, a condizione che producano almeno il 75% del proprio
reddito complessivo in Italia e che non godano nello Stato di residenza di
analoghe agevolazioni fiscali.

Nonostante i numerosi atti di sindacato ispettivo, il MEF non ha ancora
emanato il decreto che dovrebbe finalmente rendere possibile l’attuazione
e il pieno rispetto delle direttive comunitarie. Nel sollecitare nuovamente il Governo ad assolvere questo impegno, Fedi e Di Biagio sottolineano anche l’urgenza di una assunzione di responsabilità relativamente a quei lavoratori che, producendo un
reddito imponibile in Italia per almeno il 75% e non godendo di analoghe
prestazioni famigliari nei Paesi in cui risiedono, sono di fatto
discriminati rispetto sia ai lavoratori in Italia che in ambito Europeo.
“Si tratta – ricordano Fedi e Di Biagio – di una palese ingiustizia
rispetto alla quale auspichiamo che il Governo ritenga prioritario
intervenire con la prossima legge di stabilità. Noi comunque ci
impegneremo nei passaggi parlamentari per vedere realizzata
la piena parità di trattamento così come abbiamo fatto con la legge
comunitaria per i lavoratori in Europa”.

On. Marco Fedi, Sen. Aldo Di Biagio.

SCHEDA SULLE DETRAZIONI PER CARICHI DI FAMIGLIA A FAVORE DEI CONTRIBUENTI
RESIDENTI ALL’ESTERO


La normativa italiana stabilisce che OGNI CONTRIBUENTE che abbia familiari
a carico e rispetti determinati limiti reddituali progressivi, può godere
di un beneficio fiscale al momento della dichiarazione annuale
dei redditi. Esclusi ingiustamente da questo beneficio fino al 2007 erano
i contribuenti italiani residenti all’estero anche se producevano in
Italia la gran parte del loro reddito, come ad esempio i contrattisti
dipendenti dello Stato italiano. Infatti l’art. 24, comma 3, D.P.R.
917/1986 (Testo Unico delle Imposte sul Reddito), prevedeva
l’impossibilità per i soggetti non residenti di usufruire delle detrazioni
per carichi di famiglia.
Tuttavia, in deroga alla citata diposizione normativa,
l’art. 1, comma 1324, L. 296/2006, e le successive leggi finanziarie fino
al 2014 hanno disposto che per i soggetti non residenti, le
detrazioni per carichi di famiglia di cui all'articolo 12 del TUIR,
spettassero per gli anni 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013, 2014 a
condizione che gli stessi avessero dimostrato, con idonea
documentazione, individuata con apposito decreto del Ministro
dell'economia e delle finanze, che le persone alle quali tali detrazioni
si riferiscono non avessero posseduto un reddito
complessivo superiore, al lordo degli oneri deducibili, al limite di cui
al suddetto articolo 12, comma 2, (circa 2850 euro) compresi i
redditi prodotti fuori dal territorio dello Stato, e di non godere, nel
paese di residenza, di alcun beneficio fiscale connesso ai carichi familiari.


Quindi il legislatore italiano, anche grazie alle iniziative e alle pressioni dei
parlamentari eletti all’estero, ha voluto riconoscere – fino al 2014
quando tale beneficio non è stato più rinnovato nella legge
finanziaria per il 2015 – la parità di trattamento rispetto al diritto
alle detrazioni familiari per i contribuenti residenti in Italia e quelli
residenti all’estero, a patto che i predetti familiari possedessero un
reddito complessivo, al lordo degli oneri deducibili e comprensivo dei
redditi prodotti anche
fuori  dal  territorio  dello Stato
di residenza, riferito all'intero periodo d'imposta, non superiore a
2.840,51 euro e che non usufruissero di analoghe prestazioni dal Paese di
residenza.
Tuttavia nel 2014 l’art. 7 della L. n. 161/2014 (Legge Europea bis
2013) ha introdotto il nuovo co. 3/bis all’art. 24 del D.P.R.
917/1986  estendendo le medesime detrazioni
e deduzioni previste per i soggetti residenti nel territorio dello
Stato ai contribuenti che, pur residenti fiscalmente in un altro Stato
membro o in un Paese dello Spazio economico europeo, producono almeno
il 75% del proprio reddito complessivo in Italia.
Anche nel caso delle detrazioni per carichi di famiglia quindi, come
per tante altre  prestazioni, la Comunità europea ha voluto
intervenire per garantire l’esportabilità di un diritto. Infatti le
nuove disposizioni normative rispondono all’esigenza di far fronte alla
procedura d’infrazione aperta dalla Commissione UE nei
confronti dell’Italia, per la violazione degli articoli 21, 45 e 49
del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) e dei
corrispondenti articoli 28 e 31 dell’accordo See, in virtù del fatto che
non si consente ai soggetti non residenti che producono la maggior
parte del proprio reddito in Italia di fruire delle deduzioni e detrazioni
previste per i residenti nel territorio dello Stato. Le condizioni
previste sono le seguenti:

- i soggetti non residenti producano almeno il 75% del proprio reddito
complessivo in Italia;

- siano fiscalmente residenti in paesi UE o SEE;

- non godano nello Stato di residenza di analoghe agevolazioni fiscali.

Ora quindi i cittadini italiani residenti negli Stati dell’Unione europea
potranno finalmente godere in maniera definitiva e permanente delle ambite
detrazioni per carichi di famiglia, che erano state introdotte a
partire dal 2007 per tutti i cittadini residenti all’estero (anche in
Paesi extracomunitari) e prorogate solo provvisoriamente di anno
in anno.
Tuttavia, giova ricordare, il legislatore nella nuova normativa entrata in
vigore nell’ottobre del 2014 demandava l’attuazione delle
relative disposizioni ad un apposito decreto di natura non
regolamentare del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Il Decreto è
stato predisposto dalla Direzione Legislazione Tributaria e Federalismo
Fiscale del Dipartimento delle Finanze e dovrebbe essere emanato a
breve. Rimarranno purtroppo fuori dall’estensione delle nuove disposizioni
i cittadini residenti in Paesi extracomunitari i quali non potranno
usufruire, almeno per quest’anno, delle detrazioni per carichi di famiglia
sul reddito prodotto in Italia. Per eliminare tale disparità
di trattamento sarebbe opportuno intervenire nella prossima legge di
stabilità.

mercoledì 23 settembre 2015

DEPUTATI PD ESTERI: SULLA CITTADINANZA ARRIVARE AD UNA SOLUZIONE COMPLETA ED EQUILIBRATA

La Commissione per gli affari costituzionali della Camera, impegnata a definire il disegno di legge sulla cittadinanza, ha deciso di non modificare l’impianto del testo di iniziativa popolare, contenente alcune facilitazioni per l’acquisto della cittadinanza da parte di stranieri regolarmente residenti e dei loro figli nati nel nostro paese, e quindi di non accogliere gli emendamenti, tra i quali anche i nostri, riguardanti il riacquisto a favore degli italiani all’estero.
Adeguare la nostra normativa su questo tema a quella degli altri paesi avanzati, nostri partner sul piano internazionale e omogenei per cultura e per spirito democratico, è certamente una cosa civile, giusta e indifferibile, come abbiamo detto più volte. I tempi sono cambiati: il principio dello jus sanguinis deve ormai essere contemperato con quello dello jus soli, senza rinunce ma anche senza chiusure. Come cittadini, come parlamentari e come rappresentanti di milioni di persone che hanno costruito altrove le loro esistenze attraverso le migrazioni siamo profondamente d’accordo affinché ciò avvenga. Ci sentiamo, anzi, impegnati con tutta la nostra convinzione a partecipare a questo sforzo di civilizzazione, che pure incontra tanti ostacoli politici e si scontra con tanti pregiudizi.
Restano aperte, tuttavia, alcune questioni riguardanti altri migranti, i nostri migranti, che dal loro paese di origine si aspettano un riconoscimento altrettanto giusto ed indifferibile. Ci riferiamo a chi è nato in Italia e poi, costretto a prendere per ragioni di lavoro e di vita la cittadinanza dei paesi di insediamento, l’ha perduta senza sua colpa. Ci riferiamo soprattutto alle donne che a loro volta l’hanno perduta in forza di una legge del 1912 per avere sposato uno straniero e non possono trasmetterla ai loro discendenti, nonostante che i giudici della Cassazione abbiano ormai riconosciuto che sono state vittime di una discriminazione incompatibile con i nostri principi costituzionali. Ci riferiamo all’esigenza di riaprire i termini per le domande per i discendenti degli italiani che abitavano nelle regioni dell’ex Impero austro-ungarico, per i quali si è usato un trattamento più restrittivo rispetto, ad esempio, a coloro che erano nei territori dell’ex Jugoslavia.
Il non accoglimento dei nostri emendamenti sulla cittadinanza degli italiani all’estero dipende dall'intenzione di affrontare la questione in modo organico attraverso una legge ad hoc che raccolga le proposte da noi già da tempo depositate sia alla Camera che al Senato (Giacobbe ed altri al Senato e Fedi, La Marca, Porta ed altri alla Camera). Di questa impostazione abbiamo avuto un’autorevole conferma in un incontro con il nostro capogruppo alla Camera, Ettore Rosato, che ci ha ribadito il suo impegno personale e del Gruppo nel trovare una soluzione positiva e in tempi ragionevolmente rapidi in dialogo tra Senato e Camera.
Prendiamo atto dell’impegno del Presidente Rosato e lo ringraziamo per la sua attenzione verso gli italiani all’estero. Per quanto ci riguarda, continueremo a lavorare affinché si arrivi in questa legislatura ad una soluzione giusta ed equilibrata venendo incontro alle attese da tempo maturate tra le nostre comunità all’estero.  
I deputati: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi

giovedì 6 agosto 2015

FEDI (PD): IN ATTESA CHE PASSI L’ESTATE!



Neanche quando approviamo le leggi, riusciamo a prevedere tempi ragionevolmente brevi per la loro definitiva entrata in vigore. Si tratta, in questo caso, delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia. Tema importante, sul quale abbiamo vissuto un’esperienza molto interessante dal punto di vista politico.

Detrazioni introdotte dal Governo Prodi, estese ai residenti all’estero, prorogate per tutti fino al 2014, poi sparite fino all’approvazione della legge europea 2013 bis che le estende, insieme a tutte le deduzioni, detrazioni e agevolazioni fiscali previste dal nostro regime fiscale, ai lavoratori che producano il 75% del loro reddito in Italia, quindi soggetti al fisco italiano, anche se residenti in un Paese UE o dello spazio economico europeo.

Bene. Fatta la legge si dovrebbe presumere che i tempi di attuazione siano anch’essi brevi. Invece no. Evidentemente il rischio procedura d’infrazione UE è stato evitato e ora possono tutti attendere che passi l’estate, arrivi l’inverno e la burocrazia del MEF possa finalmente dare una risposta. Sempre che ferragosto non duri tutto l’anno! Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, infatti, deve adottare un proprio decreto con le disposizioni attuative della norma.

Per ricapitolare: l’articolo 7 della legge 30 ottobre 2014 n. 161, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 10/11/2014, ha introdotto il comma 3-bis nell’articolo 24 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) estendendo le agevolazioni fiscali previste per i soggetti residenti in Italia – in termini di deduzioni e detrazioni – ai contribuenti residenti fiscalmente in un altro Stato membro o in un Paese dello Spazio economico europeo, a condizione che producano almeno il 75% del proprio reddito complessivo in Italia e non godano di analoghe agevolazioni fiscali localmente.

Dalla prossima legge di stabilità dobbiamo poi impegnarci per garantire che analoghe detrazioni e agevolazioni, in una logica di piena parità di trattamento e di giustizia sociale, siano estese a tutti i lavoratori, anche i residenti nei paesi extra-UE.

On. Marco Fedi

FEDI (PD): L'UNIONE STRANA E INFELICE

FEDI (PD): L'UNIONE STRANA E INFELICE

martedì 4 agosto 2015

Dopo tre passaggi parlamentari arriva la legge delega che cambierà il volto della Pa/p

Dopo tre passaggi parlamentari arriva la legge delega che cambierà il volto della Pa/p

Il mostro dalle cento teste


IL MOSTRO DALLE CENTO TESTE
Quando la politica si mette ad utilizzare immagini e simboli che ricordano una guerra tra le più sanguinose del ventesimo secolo, come è stata quella del Vietnam, non manda un bel messaggio né ai cittadini né a sé stessa. 
Tanto più che le evocazioni riguardano una guerra che per anni ha precipitato donne, uomini e famiglie nel vortice di uno scontro epocale tra capitalismo e comunismo, ma faremmo bene a dire tra potenze in lotta tra loro per controllare paesi e continenti, con tutto il corollario di costi umani e sociali che ha portato con sé.
Quando una dialettica, sia pure aspra come sempre più spesso avviene si svolge nell’agone politico, magari all’interno dello stesso partito, si trasforma in “parafrasi” della violenza, in sinonimo di “imboscata”, in lontano richiamo a quella “guerra civile”, che pure il nostro Paese ha conosciuto in forma diretta, vuol dire che la politica non è più in buona salute e vive una fase profondamente involutiva, che non è certamente un buon viatico per il futuro.
La vicenda Azzollini ne ha dato un’altra dimostrazione. L’immunità non dovrebbe esistere in alcuna forma, se non nell’insindacabilità del “detto e fatto” nell’esercizio delle proprie funzioni parlamentari. Questa protezione è assolutamente sufficiente. 
Allo stesso modo, il voto segreto, a mio modesto avviso, non dovrebbe esistere, in nessuna forma ed in nessun tipo di votazione. Eppure al Senato abbiamo visto senatori di maggioranza rovesciare un parere della Giunta, dove la maggioranza è la stessa, con un voto d’aula nel quale il voto segreto si è intrecciato con il libero voto di coscienza. 
Su questa vicenda, vorrei rilevare tre contraddizioni. 
La prima è non riconoscere il lavoro di esame e di approfondimento svolto in Giunta per le autorizzazioni a procedere da colleghi senatori di maggioranza e opposizione. Tenuto conto del fatto che l’unico elemento su cui si son dovuti pronunciare è la persecuzione, esistono elementi per far pensare che la richiesta di arresto sia motivata da atteggiamento persecutorio? Se non c’è fumus persecutionis il parere della Giunta non può che avallare l’autorizzazione dell’arresto. Quando la Camera di appartenenza vota il parere, le maggioranze e le minoranze si dovrebbero uniformare alle proprie componenti in Giunta. Perché non è avvenuto al Senato? Per quale ragione si è combinato un inutile richiamo al voto di coscienza con un voto segreto in materia di immunità? 
La seconda contraddizione: si riconosce la libertà di voto ai parlamentari ma poi la si copre con il voto segreto. 
La terza contraddizione si lega alla presa d’atto – giusta - del risultato del voto, riconoscendo in esso la volontà del Senato della Repubblica, che, come è stato autorevolmente detto, non è il passacarte delle Procure. Bene. Perché allora non prendere atto che occorre davvero eliminare qualsiasi forma di immunità, salvaguardando unicamente l’insindacabilità del parlamentare? 
La brutta politica scarica su altri, in questo caso la magistratura, le proprie responsabilità. Sarebbe, invece, più giusto riconoscere la propria incapacità di inserire in un testo di riforma costituzionale una modifica dell’immunità. La brutta politica, come si diceva, è come il mostro mitologico dalle cento teste, se gliene tagli una, presto ne ricresce un’altra. Ma, come tanti di voi, anch’io sono convinto che non è il caso di desistere: a forza di tagliarne le teste una alla volta si arriverà a rendere il mostro meno pericoloso ed aggressivo e a restituire ai cittadini gli spazi e la serenità che la democrazia gli assegna. 
Marco Fedi

giovedì 30 luglio 2015


 
 
Quintana di Ascoli Piceno - Emozioni senza Tempo


Una bella iniziativa per tutti gli italiani all’estero e per i marchigiani in particolare!

 
Da quest’anno è possibile seguire la radiocronaca della Quintana

Le trasmissioni in streaming tramite internet offerte da RADIOASCOLI


In occasione della prossima Giostra della Quintana di Ascoli Piceno, Radio Ascoli (radio ufficiale della manifestazione da vari anni) in accordo con l’ente organizzatore ha deciso di realizzare alcune iniziative per consentire la partecipazione all’evento anche a persone residenti in altre città, con una attenzione particolare ai tanti emigrati del nostro territorio.

In particolare saranno realizzate le seguenti trasmissioni in streaming tramite internet:


1 agosto dalle 19.45  c.a (ora locale CEST, ovvero UTC+2):

Diretta televisiva della Offerta dei Ceri (cerimonia che comprende il sorteggio dell’ordine di partenza, la benedizione dei cavalieri e la lettura del bando). La diretta verrà realizzata in lingua italiana, con le spiegazioni delle fasi più importanti in lingua inglese.

La diretta verrà resa disponibile nei giorni successi in podcasting raggiungibile dal sito www.radioascoli.it


2 agosto dalle 17.00 c.a. (ora locale CEST, ovvero UTC+2):

Diretta audio della Giostra della Quintana in lingua italiana ed inglese (su due canali streaming separati, ciascuno dedicato ad una lingua)


Un invito a seguire questa iniziativa è rivolto a tutti marchigiani all’estero!

 

ISTRUZIONI OPERATIVE


Per seguire le dirette tramite qualunque sistema operativo, da computer o smartphone, senza necessità di installare alcun programma aggiuntivo sugli apparati:

seguire i link nella home page: www.radioascoli.it

Oppure tramite i seguenti link diretti


Per la diretta Video della Offerta dei Ceri:

http://players2.fluidstream.it/RadioAscoli/tv/frame.html


Diretta audio in italiano della Giostra della Quintana:

http://players.fluidstream.it/RadioAscoli/ 


Diretta audio in inglese della Giostra della Quintana):

http://players.fluidstream.it/RadioAscoliLive/ 


Se qualche ente/associazione desidera inserire il link sulle proprie pagine web, basta seguire le istruzioni contenute nel file readme.txt contenuto nel seguente file:

https://www.dropbox.com/s/j5uvfoxxmghg9qr/quintana_istruzioni.zip?dl=0

 
Vedi anche: www.quintanadiascoli.it

mercoledì 29 luglio 2015

IMU/ DEPUTATI PD: ECCO LE REGOLE PER L’AUTOCERTIFICAZIONE


IMU/ DEPUTATI PD: ECCO LE REGOLE PER L’AUTOCERTIFICAZIONE

ROMA\ aise\ - “Nei giorni scorsi abbiamo dato la notizia che l’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), con una sua nota indirizzata a tutti i comuni d’Italia, aveva dato disposizioni affinché ai fini della dimostrazione dello stato di pensionato e della relativa documentazione da esibire presso gli uffici preposti delle amministrazioni comunali per ottenere l’esenzione dal pagamento dell’IMU, ai residenti all’estero fosse concessa la possibilità di attestare tale stato di pensionamento avvalendosi di una dichiarazione sostitutiva di certificazione”. Così i sei deputati del Pd eletti all’estero, Marco Fedi, Fabio Porta, Laura Garavini, Gianni Farina, Alessio Tacconi e Francesca La Marca, precisando che “per una corretta informazione, è l’articolo 46 del Testo unico sulla documentazione amministrativa (D.P.R. 445/2000) che disciplina l’utilizzo delle dichiarazioni sostitutive di certificazioni”.
L’articolo, spiegano, “stabilisce che sono comprovati con dichiarazioni sottoscritte (firmate) dall’interessato e prodotte in sostituzione delle normali certificazioni tutta una serie di stati, qualità personali e fatti, tra i quali la qualità di pensionato e la categoria di pensione. L’articolo 48 dello stesso testo Unico stabilisce che le singole amministrazioni (nel caso dell’esenzione dall’IMU sono i comuni) predispongono i moduli necessari per la redazione delle dichiarazioni sostitutive che gli interessati hanno la facoltà di utilizzare”.
“In tali moduli – chiariscono ancora i parlamentari Pd – le amministrazioni inseriscono il richiamo alle sanzioni penali previste dalla legge per le ipotesi di falsità in atti e dichiarazioni mendaci, ed altre informative. Le autocertificazioni sono validamente presentate alla pubblica amministrazione quando: sono firmate davanti al dipendente addetto, o sono firmate e inviate per fax o per posta con la fotocopia del documento d’identità della persona che l’ha firmata, o sono firmate, scannerizzate e inviate per posta elettronica con la copia del documento di identità della persona che l’ha firmata, o sono sottoscritte con firma digitale e inviate via Pec o posta elettronica ordinaria, o inviate per via telematica quando la persona che l’ha firmata è identificata con la carta di identità elettronica e la carta dei servizi”.
“Per agevolare i nostri connazionali nel reperimento del modulo da utilizzare, alleghiamo un modulo standard ricordando che le dichiarazioni sostitutive sono esenti da autentica della firma ai sensi dell’art. 46 del DPR n. 445/2000; sono esenti da imposte di bollo ai sensi dell’art. 37, commi 1 e 2, del DPR n. 445/2000; la mancata accettazione da parte di un Funzionario Pubblico delle dichiarazioni sostitutive costituisce “Violazione dei doveri di ufficio” ai sensi dell’art. 74 del DPR n.445/2000; le amministrazioni comunali sono tenute ad effettuare idonei controlli, anche a campione, e in tutti i casi in cui insorgano fondati dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni sostitutive stesse (il dichiarante, oltre ad essere soggetto alle sanzioni penali previste, decade dai benefici eventualmente conseguenti al provvedimento emanato sulla base della dichiarazione non veritiera, art. 75 del DPR n. 445/2000)”.
“Nella dichiarazione, - spiegano, concludendo – oltre alla autocertificazione del proprio stato di pensionato, sarebbe opportuno fare riferimento alla nota di commento dell’IFEL del 15 luglio scorso, in materia di agevolazioni sui tributi locali con la quale la Fondazione dell’ANCI fornisce chiarimenti ai Comuni sulle agevolazioni sui tributi locali concesse ai cittadini italiani residenti all'estero e iscritti all'Aire (Anagrafe italiana residenti all'estero) con particolare riferimento alla Risoluzione n. 6 del MEF del 26 giugno 2015”. (aise)

lunedì 6 luglio 2015

FEDI (PD): Rai Italia, dal 1 luglio oscurata verso l’Australia per ragioni tecniche

Uno dei sistemi attraverso i quali Rai Italia arriva in Australia, il DTH (Direct To Home), cioè la ricezione con un’antenna parabolica domestica che si collega direttamente al satellite, è andato in tilt dal 1 luglio e molte famiglie sono rimaste senza segnale ma, cosa ancora più grave, senza alcun tipo di comunicazione o informazione.

“Siamo alle solite. L’informazione non viene prodotta o non arriva ai destinatari che, in Australia, si trovano senza segnale satellitare, senza informazione RAI e senza saperne la ragione” – ricorda l’On. Marco Fedi che ha oggi inviato una richiesta di chiarimenti a Rai Italia. “Qualunque sia la ragione è sempre opportuno informare gli utenti che in molti casi non hanno la più pallida idea di cosa debbono fare”.

“Arrivano segnalazioni da utenti che, oltre a lamentare l’assoluta mancanza di informazione, raccontano di operatori locali che fanno pagare importi elevatissimi per un nuovo decoder”. “Ritengo assolutamente prioritario informare gli utenti del segnale di Rai Italia e continuare a favorire la ricezione del segnale in tutti i modi, incluso il DTH” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

venerdì 26 giugno 2015

DEPUTATI PD ESTERO: La risoluzione del MEF conferma esenzione IMU per i pensionati in convenzione con un’importante novità


Con la risoluzione n. 6 della Direzione per la Legislazione Tributaria e il Federalismo Fiscale del Dipartimento delle Finanze, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ufficializzato l’interpretazione dell’art. 9-bis del DL 28 marzo 2014 n. 47, convertito dalla legge 23 maggio 2014, n. 80, riguardante l’equiparazione ad abitazione principale di una sola unità immobiliare non locata posseduta da cittadini italiani iscritti all’AIRE e pensionati nei Paesi di residenza.
Dopo l’incontro con i dirigenti della Direzione Generale si era stabilito che l’esenzione IMU ed il pagamento ridotto di due terzi di TARI e TASI spettasse non solo ai titolari di pensione corrisposta dai paesi di residenza ma anche ai titolari di pensione in convenzione, anche quando non percepiscono pensione locale, in conseguenza della natura della pensione maturata grazie ai contributi italiani ed esteri. Tale impostazione è ora confermata ufficialmente. Permane l’esclusione dall’esonero per i soli pensionati di pensione italiana maturata autonomamente in assenza di una pensione corrisposta dal paese di residenza. Non sarà invece possibile avvalersi dell’equiparazione se si risiede in un Paese diverso da quello che eroga la prestazione locale. Analogamente è confermata l’impossibilità dei Comuni di applicare ulteriori agevolazioni.
L’esonero IMU e la riduzione a solo un terzo del pagamento di TARI e TASI spettano quindi a chi è titolare di pensione erogata dai paesi di residenza, incluse le pensioni di invalidità, a chi riceve pensione in Convenzione, anche se non percepisce pensione locale, a chi riceve pensione italiana autonoma, purché titolare anche di pensione locale. Non spetta ai soli titolari di pensione autonoma italiana.
Importante infine segnalare che l’equiparazione si applica al cittadino iscritto all’AIRE, pensionato, anche se l’immobile si trova in un comune diverso da quello di iscrizione.

martedì 23 giugno 2015

VISTI, CITTADINANZA, CORSI DI LINGUA: LA NEWSLETTER DI MARCO FEDI (PD)

VISTI, CITTADINANZA, CORSI DI LINGUA: LA NEWSLETTER DI MARCO FEDI (PD)

MARCO FEDI: I TEMI TOCCATI NELL’ULTIMO MESE DI ATTIVITÀ.


1. L’equità prima di tutto

Nei giorni scorsi ho ricevuto messaggi di sostegno alla mie riserve sulla ingiusta tassazione al 32.5% del reddito prodotto dai titolari di visto vacanza-lavoro proposta dal governo australiano. Ho ricevuto, però, anche alcune osservazioni critiche riguardo all’intervista rilasciata a Il Globo.

Sul tema si possono certamente avere opinioni diverse, ma credo sia utile alla discussione spiegare in maniera più precisa e articolata la mia posizione.

La modifica che il Governo si appresta a introdurre dal 1° luglio 2016 riguarderebbe la residenza. Per stabilire il livello di tassazione occorre determinare se si è residenti ai fini fiscali. Si risponde a un test e, generalmente, chi ha trascorso in Australia un periodo ragionevole di tempo con un impiego a carattere continuativo e una fissa dimora, può ragionevolmente qualificarsi per la tassazione da residente e quindi, ove il datore di lavoro abbia applicato una ritenuta del 32.5%, può recuperare a conguaglio, dopo la presentazione della denuncia dei redditi, la differenza tra le tasse dovute e quelle pagate. Oggi possiamo dire che per coloro i quali puntano, dal primo giorno, ad una sistemazione professionale e lavorativa a carattere continuativo esiste un forte incentivo ad essere in regola e a presentare denuncia dei redditi. Dal 1° luglio 2016, con le modifiche alle norme sulla residenza, avremmo tutti i lavoratori con visto vacanza-lavoro tassati all’aliquota fissa del 32.5%, indipendentemente dalla qualità della residenza. Si creerebbe, così, un forte incentivo a non essere in regola, alimentando quell’area di sfruttamento che è stata più volte denunciata nei mesi scorsi.

Si tratta, in definitiva, di una questione di equità fiscale a fronte di un visto vacanza-lavoro che nasce con l’intento di avvicinare i giovani a cultura, lingua e tradizioni di un altro paese. Ma questo dovrebbe avvenire in un regime di equità, senza che questi giovani siano soggetti a sfruttamento o diventino vittime di una palese discriminazione. Ecco perché il richiamo agli impegni australiani in sede di International Labour Organization sono opportuni. Tra l’altro è proprio l’organizzazione internazionale del lavoro (OIL), organismo delle Nazioni Unite, ad occuparsi di questioni del lavoro attinenti alle migrazioni e a garantire parità di trattamento tra lavoratori, assicurando standard internazionali in materia contrattuale, sia per le condizioni di lavoro che per i trattamenti economici.

 

2. La Camera ha approvato la proposta di legge in materia di accesso del figlio adottato alle informazioni sulle proprie origini e sulla propria identità, con 307 sì e 22 no. Il testo passa ora all'esame del Senato.

Si tratta di un risultato importante che offre a migliaia di persone la possibilità di ricongiungersi alle proprie origini.

L’approvazione in prima lettura rappresenta un passo importante di adeguamento del nostro ordinamento alle decisioni della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo. Si sancisce un principio: al diritto della madre che ha partorito nell’anonimato e che va tutelata nella riservatezza, si affianca il diritto del figlio dato in adozione di conoscere le proprie origini, sia per ragioni esistenziali sia per ragioni medico-biologiche. Fino ad oggi, quelli del figlio sono stati diritti negati.

Con la nuova legge si introduce un meccanismo che consente all’adottato non riconosciuto, attraverso i Tribunali per i minorenni, di far interpellare la madre biologica per verificare se le cose sono cambiate e se vuole dare il suo consenso a rendere noti i dati. La madre che non ha riconosciuto il figlio conserva il diritto a confermare l’anonimato, che nessuno può violare. Ma può anche dare la sua approvazione, come sempre più spesso accade, e offrire così a quel figlio il conforto della conoscenza e del riconoscimento della propria origine.

 

3. Cittadinanza: a quando il cambiamento?

Nelle prossime settimane dovrebbe aprirsi alla Camera la discussione sulla proposta di legge d’iniziativa popolare di riforma della cittadinanza.

La proposta di legge apporta delle modifiche alla legge 91 del 1992 per regolare l’acquisto della cittadinanza italiana per i nati in Italia da cittadini di altri paesi con regolare permesso di soggiorno e per ridurre il numero di anni necessario per acquisire la cittadinanza italiana. Si tratta di una proposta importante che affianca altre proposte di analogo tenore già depositate in Parlamento.

Contemporaneamente la Commissione affari esteri del Senato sta esaminando una proposta di legge che raccoglie i principali aspetti sulla cittadinanza riguardanti le nostre comunità all’estero. Si tratta di un testo unificato, specifico per gli italiani nel mondo.

La prima considerazione è relativa a come si comporteranno i gruppi parlamentari. Dovremmo chiedere una prima consultazione tra i gruppi del PD per decidere se il testo unificato che sta avanzando in Senato sia la proposta da sostenere, con la conseguenza di non presentare emendamenti al testo che arriverà alla Camera, che come abbiamo detto riguarda solo gli immigrati in Italia. Sarebbe la strategia auspicabile, a condizione di avere la certezza che il Governo non intralcerà l’iter. È un bel dire, infatti, che la cittadinanza è materia di attenzione del Parlamento se poi si rischia di trovarsi di fronte ad un parere negativo del Governo.

La seconda considerazione riguarda l’esigenza di allargare la strategia sulla cittadinanza agli eletti all’estero. Per quanto mi riguarda, punterei sul testo che ha predisposto il Senato impegnando i gruppi di Senato e Camera a sostenere e votare il provvedimento che affronta il riacquisto della cittadinanza e il superamento della discriminazione verso le donne per quanto concerne la trasmissione jus sanguinis della cittadinanza italiana.

La terza considerazione riguarda l’attesa che il Governo, su alcuni temi centrali degli italiani all’estero, assuma una posizione più precisa e definita. Aspettiamo che qualcuno dica qualcosa in proposito. 

 

4. Quale percorso per la riforma della 153/71 sui corsi di lingua e cultura italiane?

Sull’importante questione della promozione della lingua e cultura italiane all’estero vorrei cercare di chiarire di cosa si parla, quale sia il percorso che il sottoscritto vorrebbe vedere realizzato e cosa sta facendo il Governo.

Gli obiettivi comuni

Realizzare una riforma delle legge 153/71, nata in un tempo lontano per assistere i figli degli emigrati in vista di un loro ritorno in Italia, e successive modifiche, per migliorare la diffusione della lingua italiana nel mondo, renderla più adeguata ai cambiamenti avvenuti nelle nostre comunità e garantire la continuità dell’insegnamento nella scuola dell’obbligo e nel percorso formativo delle persone in un quadro di eduzione interculturale.

I soggetti interessati

Modificare l’orientamento iniziale della legge 153/71, cioè l’assistenza scolastica ai figli dei migranti, ampliandola a tutti i cittadini dei paesi di emigrazione e di presenza italiana nel mondo, come lingua di cultura, lingua comunitaria e lingua straniera: in altre parole rivolgersi a tutti i soggetti, in età scolare e adulti, fissando priorità secondo le esigenze locali.

Gli strumenti per realizzare gli obiettivi

Prima questione: agenzia, dipartimento o ufficio di una Direzione generale? Seconda questione: a chi assegnare le responsabilità gestionali e di controllo, a qualche Ministero o alla Presidenza del Consiglio?

Le proposte di legge finora presentate propongono soluzioni diverse tra loro. Sciogliere questo nodo appare a molti come la questione centrale della riforma. Sia l’agenzia che il dipartimento, però, rischiano di soffrire di un male comune: se l’amministrazione intende utilizzarle a proprio uso e consumo, riuscirà comunque a farlo, indipendentemente dalla soluzione.

In realtà, nella scelta tra agenzia, dipartimento o ufficio di una Direzione Generale, come avviene ora, ci poniamo un falso problema. La vera questione è sotto quale responsabilità politica la nuova struttura debba essere collocata. L’agenzia, se riusciamo a trovare un accordo, è lo strumento che garantisce maggiore autonomia poiché non risponde “direttamente” ad un solo Ministero o alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, come avverrebbe per il Dipartimento o l’ufficio di una Direzione Generale.

Seconda questione: come fissare le priorità. Il Piano Paese è lo strumento utilizzato proficuamente nel recente passato per conoscere le esigenze formative dei Paesi di presenza italiana e poi in molte parti tralasciato per mancanza di convinzione del Ministero. Se riattivato in modo diffuso, da esso si possono desumere l’entità e le caratteristiche della domanda formativa, gli orientamenti per quanto concerne l’inserimento della lingua italiana nel curriculum scolastico, gli interventi diretti nell’insegnamento, con impiego di insegnanti, gli interventi indiretti, con programmi e progetti speciali, gli interventi previsti da accordi bilaterali e gli interventi unilaterali.

Le risorse disponibili o da rendere disponibili

L’orientamento prevalente è quello di mantenere scuola e cultura, insegnamento della lingua italiana e promozione di lingua e cultura italiane, unite sia negli obiettivi che negli strumenti. Possiamo pensare a una soluzione che tenga tutto insieme e quindi coinvolga, oltre agli enti gestori, anche gli Istituti italiani di cultura, la società Dante Alighieri e i lettorati, in una grande azione di coordinamento che includa anche il sistema universitario e le autonomie territoriali.

Come utilizzare le poche risorse

Oggi siamo di fronte ad una scelta obbligata: se pensiamo che sia indispensabile continuare ad inviare all’estero insegnanti di ruolo con le modalità attuali, siamo destinati ad una fase di rapida involuzione. Il primo presupposto deve essere che anche per gli insegnanti di ruolo inviati dall’Italia dove e quando il Piano Paese lo preveda e l’Agenzia, o Dipartimento o Ufficio della DG lo decida, abbiano un trattamento economico uguale a quello degli insegnanti impiegati in loco. Con l’aggiunta di una “ragionevole” indennità per le spese di prima sistemazione e di trasloco.

Il falso dilemma: pubblico o privato

Il problema della distinzione pubblico/privato è basato su un falso presupposto. L’intervento rimane pubblico, gli strumenti possono essere pubblici o privati secondo le richieste del Piano Paese e comunque in linea con standard europei sia formativi che retributivi.

Su cosa mi sentirei di scommettere?

La Farnesina, su questo tema almeno, ha le idee molto chiare. Mantenere fermamente il controllo sia della gestione che delle risorse. La riforma? Per i funzionari del MAE può aspettare. Intanto nella legge sulla “buona scuola” c’è una delega al Governo per la riorganizzazione dell’insegnamento all’estero. Senza farsi soverchie illusioni, forse è un’occasione da cogliere.

On. Marco Fedi

mercoledì 17 giugno 2015

DEPUTATI PD ESTERO: IL MEF CHIARISCE I TERMINI DI APPLICAZIONE DI IMU, TASI E TARI AI PENSIONATI ALL’ESTERO

DEPUTATI PD ESTERO: IL MEF CHIARISCE I TERMINI DI APPLICAZIONE DI IMU, TASI E TARI AI PENSIONATI ALL’ESTERO

BUON ACCORDO PREVIDENZIALE CON ISRAELE CON ALCUNI LIMITI – di Marco Fedi

BUON ACCORDO PREVIDENZIALE CON ISRAELE CON ALCUNI LIMITI – di Marco Fedi:  ROMA aise - Mercoledì scorso 3 giugno il Senato ha definitivamente approvato, dopo il sì della Camera, l’accordo tra la Repubblica italiana e lo Stato di Israele sulla previdenza sociale firmato a Gerusalemme il 2 febbraio 2010.

PATRONATI AL COMITATO DELLA CAMERA/ FEDI (PD): GRANDE CONTRIBUTO AL RINNOVAMENTO DELLA RETE DI SERVIZI PER LE NOSTRE COMUNITÀ

PATRONATI AL COMITATO DELLA CAMERA/ FEDI (PD): GRANDE CONTRIBUTO AL RINNOVAMENTO DELLA RETE DI SERVIZI PER LE NOSTRE COMUNITÀ: ROMA aise - “L’emigrazione degli italiani non si è conclusa. Sono tanti i segnali che ce lo dicono”.

FEDI (PD): PER I CONTRATTISTI IN MAROCCO E IN AUSTRALIA IL MAECI GIUNGA AL PIÙ PRESTO AD UNA SOLUZIONE CONCRETA ED EQUA

FEDI (PD): PER I CONTRATTISTI IN MAROCCO E IN AUSTRALIA IL MAECI GIUNGA AL PIÙ PRESTO AD UNA SOLUZIONE CONCRETA ED EQUA: ROMA aise - “La situazione dei contrattisti che lavorano presso le strutture della nostra amministrazione all’estero e presso gli Istituti di cultura continua ad essere una giungla confusa ed inestricabile.

LA CAMERA RATIFICA ACCORDI CON L’OMS E IL KAZAKHSTAN: IN AULA L’INTERVENTO DI FEDI (PD)

LA CAMERA RATIFICA ACCORDI CON L’OMS E IL KAZAKHSTAN: IN AULA L’INTERVENTO DI FEDI (PD): ROMA aise - Deputato del Pd eletto in Australia, Marco Fedi è intervenuto oggi in Aula per le dichiarazioni di voto del Partito Democratico sulla ratifica di due accordi internazionali.

DEPUTATI PD ESTERO: NON LASCIAR CADERE LA POSSIBILITÀ DI UNA PIÙ EQUILIBRATA RAPPRESENTATIVITÀ DEL CGIE

DEPUTATI PD ESTERO: NON LASCIAR CADERE LA POSSIBILITÀ DI UNA PIÙ EQUILIBRATA RAPPRESENTATIVITÀ DEL CGIE

venerdì 12 giugno 2015

FEDI (PD). Ratificati alla Camera due accordi: con l’OMS per l’ufficio europeo a Venezia e con il Kazakhstan per il contrasto alla criminalità transnazionale e al terrorismo

In dichiarazione di voto per il gruppo del Partito Democratico ho ricordato che l’accordo tra il Governo italiano e l'OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, riguarda l’ufficio regionale per l'Europa. Si tratta di un accordo teso a garantire l’operatività della sede di Venezia che fornisce supporto tecnico agli Stati per il rafforzamento della capacità di intervenire in materia di salute e sui fattori sociali che la determinano. In particolare il raggiungimento degli obiettivi fissati nel documento “Salute 2020” che costituisce un importante benchmark a livello di Nazioni Unite e World Health Organization. In sostanza il voto favorevole del PD tiene conto dell’importante ruolo svolto dall’OMS, degli obblighi internazionali assunti dall’Italia e della dislocazione in territorio nazionale di importanti centri di rappresentanza internazionale ed europea.
L’accordo con il Kazakhstan, per la cooperazione nel contrasto alla criminalità organizzata, al traffico illecito di sostanze stupefacenti e psicotrope, al terrorismo e ad altre forme di criminalità, si affianca agli altri due provvedimenti sottoscritti con Astana esaminati recentemente dal Parlamento in materia di trasferimento delle persone condannate e di cooperazione militare. È un altro passo teso a rafforzare la cooperazione con il Kazakhstan e, contestualmente, a favorire la presenza strategica del nostro Paese e dell’Europa in Asia centrale. L'Accordo è inteso a prevenire, contrastare e reprimere la criminalità organizzata e i reati ad essa connessi, in particolare quelli relativi al traffico di sostanze stupefacenti, all'immigrazione clandestina e al terrorismo, in conformità alle rispettive legislazioni nazionali e agli accordi internazionali riconosciuti dai nostri due Paesi. Evocare questo impegno comune dei due Paesi dovrebbe già soddisfare anche le valutazioni critiche, legittime, ma sbagliate, sul Kazakhstan e sulle sue credenziali in materia di rispetto dei diritti umani. Lo diciamo senza remore: un accordo teso a contrastare ogni forma di criminalità e di attività criminale o delittuosa in genere e di contrasto al terrorismo deve trovarci, oggi più che mai, fermamente impegnati nella ratifica e piena implementazione degli strumenti di ratifica. Questa scelta rafforza noi e il contrasto a ogni forma di criminalità internazionale, oltre a creare le condizioni per una crescita culturale, sociale e politica, nel pieno rispetto dei diritti umani, per tutti i paesi che si riconoscono in una comunità internazionale.

mercoledì 10 giugno 2015

FEDI (PD): PER I CONTRATTISTI IN MAROCCO E IN AUSTRALIA IL MAECI GIUNGA AL PIÙ PRESTO AD UNA SOLUZIONE CONCRETA ED EQUA

La situazione dei contrattisti che lavorano presso le strutture della nostra amministrazione all’estero e presso gli Istituti di cultura continua ad essere una giungla confusa ed inestricabile, nella quale i malcapitati che vi si inoltrano sono esposti ai rischi sia delle incertezze nell’applicazioni delle normative italiane che nelle interpretazioni spesso difformi delle normative locali. E questo accade, purtroppo, anche quando esistono accordi bilaterali finalizzati ad evitare le doppie imposizioni fiscali. 
E’ questa la considerazione che ho fatto leggendo le risposte date a due mie interrogazioni riguardanti rispettivamente il personale acontratto operante in Marocco e quello in servizio in Australia.
Nel primo caso, i nostri contrattisti sono stati fatti oggetto da parte delle autorità fiscali locali di accertamenti e di ingiunzioni di pagamento di imposte calcolate non solo sui redditi prodotti in loco, come sarebbe giusto fare ove vi fossero, ma anche sulle retribuzioni ricevute dall’amministrazione italiana,sulle quali giàsono applicate le prescritte ritenute alla fonte. Questo accade, per la verità, anche per il ritardo e la resistenza manifestati dall’amministrazione italiana a fungere da sostituto d’imposta verso tutte le parti in causa, cosa che libererebbe i lavoratori da pesanti e penosi contenziosi.
Il MAECI, nella sua risposta, dice di aver proposto alle autorità marocchine, d’accordo con il Ministero per l’Economia e finanze, di considerare le retribuzioni sotto il profilo dello svolgimento di funzioni pubbliche e non come semplice retribuzione di lavoro dipendente, soggetta alle verifiche del fisco locale. Poiché il Marocco non ha dato finora risposta, forse è il caso che il MAECI, più che limitarsi ad illustrare la situazione, intensifichi gli sforzi e arrivcelermente ad una conclusione, tenendo presente che non è giusto che i dipendenti intanto debbano affrontare da soli le pretese di pagamento del fisco marocchino.
Nel secondo, riguardante i contrattisti operanti in Australia, con i quali da qualche tempo si trascina un confronto con le autorità locali e con quelle italiane relativo sia ai versamenti contributivi che agli adempimenti fiscali, il MAECI sottolinea il contrasto di modelli normativi tra i due Paesi applicabili al caso. Per questo, il Ministero propone di addivenire ad una scelta tra un accordo “ad hoc” finalizzato a mantenere il contratto “italiano” e l’applicabilità delle regole previste in Italia per i versamenti previdenziali o una modifica del contratto a legge italiana in uno a legge australiana, con i relativi adempimenti regolati dalle normative locali.
Il nodo si potrà sciogliere solo con un’intesa tra i due Paesi, ma intanto anche in questo caso non si può fare come l’asino di Buridano, che paralizzato dall’incertezza di scegliere tra diverse soluzioni, finì con il restarci secco. In questo caso, i guai sono e continuerebbero ad essere solo dei lavoratori contrattisti. Per questo si faccia presto e si faccia in modo equo, sapendo che al di là dei rapporti diplomatici e delle disquisizioni sulle normative vi sono le persone, con i loro problemi e con le loro urgenze”.

On. Marco Fedi

venerdì 29 maggio 2015

FEDI (PD): Sconfiggere “il male oscuro” dell’isolamento sociale

A Sydney, in occasione di una serata di gala dedicata all’Anniversario della Repubblica italiana, ho avuto occasione di rivolgere un saluto ai convenuti dalle pagine di una splendida pubblicazione commemorativa.
“Il CO.AS.IT. di Sydney, ogni anno, dedica questa splendida serata di gala all’Anniversario della Repubblica Italiana. Rappresenta un importante contributo alla commemorazione di un passaggio storico e politico dell’Italia ma anche il riconoscimento del percorso dell’emigrazione e del processo di integrazione in terra d’Australia.
Proveniamo da una storia comune fatta di coraggio, di impegno e di solidarietà. Una storia che ha lasciato una traccia, un forte tratto identitario, per una comunità italo-australiana che ha saputo crescere nell’idea di multiculturalismo e che ha saputo costruire uno spazio di presenza e di arricchimento per tutta la società australiana. Oggi abbiamo bisogno di nuovi strumenti, accanto alle associazioni, ai Comites, al CGIE, ai parlamentari, alle Camere di Commercio, agli enti gestori, ai patronati, per valorizzare e tutelare sia una comunità stabilmente residente che i nuovi flussi in arrivo dall’Italia e dall’Europa. Abbiamo bisogno di una voce comune e di un coordinamento nazionale. Contemporaneamente dobbiamo far fronte alle nuove sfide. Dal tema delle risorse fino ai nuovi servizi per i bisogni emergenti, la globalizzazione ci pone davanti a scelte non più rinviabili. Possiamo vincere le sfide se torniamo a porre al centro della nostra azione le persone, le comunità, la gente. E non possiamo cedere alla paura, nonostante l’aggravarsi della situazione internazionale. Ancora oggi abbiamo bisogno di coraggio e solidarietà per chi valica le frontiere, come ricercatore o professionista, e per chi solca i mari per fuggire da guerra e dolore.
Il CO.AS.IT. dedica questa serata alla Terza età. Una sfida quella per l’autonomia e l’indipendenza che è oggi sempre più forte. La prevenzione, la socialità, la valorizzazione delle persone anziane, riducono malattie e aiutano a sconfiggere “il male oscuro” dell’isolamento sociale. Al CO.AS.IT., in questa serata di celebrazione della Repubblica d’Italia, i migliori auguri per le vostre attività future ed un ringraziamento ai tanti dirigenti, componenti del Comitato, sostenitori e volontari che ogni giorno costruiscono la vostra presenza nel New South Wales e in Australia”.

mercoledì 6 maggio 2015

FEDI (PD). CAMPO MINATO IMU: NOI LAVORIAMO PER SMINARE IL TERRENO, ALTRI ALIMENTANO SOLO POLEMICHE

Procedere con cautela ma fermezza. Sgomberare il terreno da inutili polemiche. Comprendere che l'esenzione IMU per i residenti all'estero, anche se solo per i pensionati iscritti all'AIRE, è un risultato positivo che va liberato da interpretazioni restrittive. Basti pensare che un italiano che risiede in Italia, pagando un affitto, dovrà comunque versare l'IMU prima casa, anche se non ha altre abitazioni.
Dire mezze verità non aiuta mai a capire, in particolare quando si parla di temi che sono politici ma anche tecnici e quando, attorno all'intreccio IMU, TASI e TARI, per gli italiani all'estero si intrecciano anche i rapporti tra deputati e senatori eletti oltreconfine.
Nel regime ICI, smantellato dal Governo Berlusconi, gli italiani all'estero godevano di una posizione di rendita per cui l'abitazione in Italia, se non affittata, veniva esclusa dall'imposta comunale. Il centrodestra, con Forza Italia che allora si chiamava PDL, approvò l'abolizione dell'ICI sulla prima casa dimenticando gli italiani all'estero. E gli italiani all’estero, infatti, cominciarono a pagare l'ICI proprio allora, per la prima volta! Anche per chi non aveva altra casa! Si passò cioè da un regime privilegiato a una palese discriminazione! Quindi sono oggi davvero poco credibili gli attacchi rivolti alla maggioranza da Forza Italia.
In questa legislatura il Senato, con la conferma della Camera, ha introdotto sull'IMU prima casa, non locata, un esonero per i pensionati residenti all'estero e iscritti all'AIRE. Il giorno dopo l'approvazione della norma dicemmo che la sua interpretazione sarebbe stata complessa. Definire "pensionato" non è semplice e, infatti, il Governo ha delimitato la condizione, oltre all'AIRE, anche alla titolarità a pensione estera.
Deputati e senatori di maggioranza stanno lavorando alla interpretazione della norma per assicurare la sua estensione ad una platea più ampia di pensionati ma anche all’elaborazione di eventuali modifiche, qualora non fosse possibile procedere a una interpretazione più ampia. Inoltre, stanno lavorando sia dal punto di vista politico che tecnico a una revisione completa della materia fiscale per i residenti all'estero.
Questo lavoro, politico e tecnico, avviene ogni giorno nelle aule parlamentari. I risultati possono arrivare se insieme si lavora per raggiungere risultati concreti anziché fare campagna elettorale contro qualcuno o, più in generale, denigrando gli eletti all'estero.
ItaliaChiamaItalia, in numerosi articoli e interventi, ci richiama con sollecitudine a trovare una soluzione. Bene farlo con parole ragionevoli, entrando nel merito e contribuendo a trovare soluzioni. Meno utile trasformare l'intera vicenda in una sorta di fallimento degli eletti all'estero. 
Non sono il solo a pensare che per ragioni di equità, per il conseguimento degli obiettivi generali di parità di trattamento, centrali ad una razionale impostazione delle politiche per gli italiani residenti all'estero, risulti fondamentalmente procedere a una completa revisione del regime fiscale per i residenti all'estero.
Noi continueremo a impegnarci. Lasciamo ad altri sia la pavida attesa che le offese gratuite.

On. Marco Fedi