venerdì 29 maggio 2015

FEDI (PD): Sconfiggere “il male oscuro” dell’isolamento sociale

A Sydney, in occasione di una serata di gala dedicata all’Anniversario della Repubblica italiana, ho avuto occasione di rivolgere un saluto ai convenuti dalle pagine di una splendida pubblicazione commemorativa.
“Il CO.AS.IT. di Sydney, ogni anno, dedica questa splendida serata di gala all’Anniversario della Repubblica Italiana. Rappresenta un importante contributo alla commemorazione di un passaggio storico e politico dell’Italia ma anche il riconoscimento del percorso dell’emigrazione e del processo di integrazione in terra d’Australia.
Proveniamo da una storia comune fatta di coraggio, di impegno e di solidarietà. Una storia che ha lasciato una traccia, un forte tratto identitario, per una comunità italo-australiana che ha saputo crescere nell’idea di multiculturalismo e che ha saputo costruire uno spazio di presenza e di arricchimento per tutta la società australiana. Oggi abbiamo bisogno di nuovi strumenti, accanto alle associazioni, ai Comites, al CGIE, ai parlamentari, alle Camere di Commercio, agli enti gestori, ai patronati, per valorizzare e tutelare sia una comunità stabilmente residente che i nuovi flussi in arrivo dall’Italia e dall’Europa. Abbiamo bisogno di una voce comune e di un coordinamento nazionale. Contemporaneamente dobbiamo far fronte alle nuove sfide. Dal tema delle risorse fino ai nuovi servizi per i bisogni emergenti, la globalizzazione ci pone davanti a scelte non più rinviabili. Possiamo vincere le sfide se torniamo a porre al centro della nostra azione le persone, le comunità, la gente. E non possiamo cedere alla paura, nonostante l’aggravarsi della situazione internazionale. Ancora oggi abbiamo bisogno di coraggio e solidarietà per chi valica le frontiere, come ricercatore o professionista, e per chi solca i mari per fuggire da guerra e dolore.
Il CO.AS.IT. dedica questa serata alla Terza età. Una sfida quella per l’autonomia e l’indipendenza che è oggi sempre più forte. La prevenzione, la socialità, la valorizzazione delle persone anziane, riducono malattie e aiutano a sconfiggere “il male oscuro” dell’isolamento sociale. Al CO.AS.IT., in questa serata di celebrazione della Repubblica d’Italia, i migliori auguri per le vostre attività future ed un ringraziamento ai tanti dirigenti, componenti del Comitato, sostenitori e volontari che ogni giorno costruiscono la vostra presenza nel New South Wales e in Australia”.

mercoledì 6 maggio 2015

FEDI (PD). CAMPO MINATO IMU: NOI LAVORIAMO PER SMINARE IL TERRENO, ALTRI ALIMENTANO SOLO POLEMICHE

Procedere con cautela ma fermezza. Sgomberare il terreno da inutili polemiche. Comprendere che l'esenzione IMU per i residenti all'estero, anche se solo per i pensionati iscritti all'AIRE, è un risultato positivo che va liberato da interpretazioni restrittive. Basti pensare che un italiano che risiede in Italia, pagando un affitto, dovrà comunque versare l'IMU prima casa, anche se non ha altre abitazioni.
Dire mezze verità non aiuta mai a capire, in particolare quando si parla di temi che sono politici ma anche tecnici e quando, attorno all'intreccio IMU, TASI e TARI, per gli italiani all'estero si intrecciano anche i rapporti tra deputati e senatori eletti oltreconfine.
Nel regime ICI, smantellato dal Governo Berlusconi, gli italiani all'estero godevano di una posizione di rendita per cui l'abitazione in Italia, se non affittata, veniva esclusa dall'imposta comunale. Il centrodestra, con Forza Italia che allora si chiamava PDL, approvò l'abolizione dell'ICI sulla prima casa dimenticando gli italiani all'estero. E gli italiani all’estero, infatti, cominciarono a pagare l'ICI proprio allora, per la prima volta! Anche per chi non aveva altra casa! Si passò cioè da un regime privilegiato a una palese discriminazione! Quindi sono oggi davvero poco credibili gli attacchi rivolti alla maggioranza da Forza Italia.
In questa legislatura il Senato, con la conferma della Camera, ha introdotto sull'IMU prima casa, non locata, un esonero per i pensionati residenti all'estero e iscritti all'AIRE. Il giorno dopo l'approvazione della norma dicemmo che la sua interpretazione sarebbe stata complessa. Definire "pensionato" non è semplice e, infatti, il Governo ha delimitato la condizione, oltre all'AIRE, anche alla titolarità a pensione estera.
Deputati e senatori di maggioranza stanno lavorando alla interpretazione della norma per assicurare la sua estensione ad una platea più ampia di pensionati ma anche all’elaborazione di eventuali modifiche, qualora non fosse possibile procedere a una interpretazione più ampia. Inoltre, stanno lavorando sia dal punto di vista politico che tecnico a una revisione completa della materia fiscale per i residenti all'estero.
Questo lavoro, politico e tecnico, avviene ogni giorno nelle aule parlamentari. I risultati possono arrivare se insieme si lavora per raggiungere risultati concreti anziché fare campagna elettorale contro qualcuno o, più in generale, denigrando gli eletti all'estero.
ItaliaChiamaItalia, in numerosi articoli e interventi, ci richiama con sollecitudine a trovare una soluzione. Bene farlo con parole ragionevoli, entrando nel merito e contribuendo a trovare soluzioni. Meno utile trasformare l'intera vicenda in una sorta di fallimento degli eletti all'estero. 
Non sono il solo a pensare che per ragioni di equità, per il conseguimento degli obiettivi generali di parità di trattamento, centrali ad una razionale impostazione delle politiche per gli italiani residenti all'estero, risulti fondamentalmente procedere a una completa revisione del regime fiscale per i residenti all'estero.
Noi continueremo a impegnarci. Lasciamo ad altri sia la pavida attesa che le offese gratuite.

On. Marco Fedi

FEDI (PD): SPEZZARE LA SOLITUDINE DELLE NUOVE EMIGRAZIONI

Il Corriere della Sera di oggi pubblica con grande evidenza una corrispondenza da Brisbane sullo sfruttamento dei giovani che entrano in Australia con un visto di vacanze-lavoro. Si tratta di vicende riguardanti non pochi dei circa 150.000 giovani che nel 2014 hanno usufruito di questo particolare visto, tra i quali circa 15.000 italiani, vicende portate alla luce da un noto programma televisivo australiano. La decorrenza del visto, come è noto, è di un anno e può essere prorogata di un altro anno a condizione che il lavoro si svolga per almeno tre mesi in zone rurali abbastanza disagiate. Nel programma si parla di prevaricazioni riguardanti l’orario e le condizioni di lavoro, di inadempienze e sfruttamento salariali e addirittura di abusi anche di carattere personale, resi possibili dalla necessità di ottenere un’attestazione delle prestazioni lavorative effettuate in zone rurali ai fini del prolungamento della permanenza nel Paese.
Nella stessa corrispondenza si riporta la testimonianza della presidente del Comites di Brisbane che afferma di avere ricevuto molte denunce dello stesso tenore e di avere constatato la reticenza degli interessati a denunciare l’accaduto, a causa del timore di dover lasciare il Paese.
Le autorità dello Stato del Victoria hanno aperto un’inchiesta sul caso e quelle federali hanno deciso che la permanenza “volontaria” nelle farm non sarà più una condizione per il rinnovo del visto vacanze-lavoro. Diamo atto alle autorità australiane, dunque, di una capacità di reazione pronta e ci auguriamo efficace. Una decisione in linea con la richiesta formulata dalle rappresentanze di base. Insieme alla esigenza di una maggiore informazione al fine di inquadrare il visto vacanze-lavoro nel filone delle opportunità formative, di studio e lavoro, e non tra le scelte di vita legate alle migrazioni, per le quali esistono prassi, categorie di visti e procedure chiarissimi! 
Si pone, tuttavia, per noi italiani, che esprimiamo uno dei maggiori contingenti delle richieste di visti in Australia, il problema di cosa le nostre rappresentanze vogliano e possano fare per seguire, sostenere e tutelare i nuovi emigranti che lasciano il Paese in cerca del lavoro che non trovano in Patria.
Si tratta di una questione che evidentemente trascende le vicende portate alla luce in Australia e che riguarda la maggior parte dei Paesi verso i quali si dirigono i protagonisti delle nuove mobilità. A differenza di altre fasi emigratorie, quando gli accordi bilaterali incanalavano i flussi entro regole abbastanza definite, questa nuova emigrazione in larga misura si svolge in assenza dell’intervento pubblico e di sostegni operativi. Eppure, per quanto riguarda i giovani, il fenomeno ha raggiunto dimensioni allarmanti, che si attestano oltre la soglia delle centomila unità ufficialmente censite, nei fatti più alta almeno di un terzo.
I consolati, ridotti all’osso e oberati da impegni crescenti, si limitano a raccogliere richieste e proteste, a cose fatte. Gli stessi COMITES, dove ancora ci sono, intervengono per dare indicazioni e consigli se sono contattati dai nuovi arrivati, non avendo poteri e risorse per iniziative autonome. 
Il vero problema è dunque questo: come assumere urgentemente le nuove emigrazioni nelle politiche pubbliche sia dello Stato che delle Regioni. Solo a titolo di esempio, si potrebbero tentare alcune soluzioni, come creare un sistema di coordinamento dell’attività dei soggetti che operano nei luoghi di destinazione, (i patronati, le associazioni, gli istituti di rappresentanza), con l’obiettivo di costituire una rete di riferimento e di servizio; attivare nei consolati corsie preferenziali di contatto e dialogo con i nuovi migranti; organizzare un sistema permanente di informazione, articolato per area e per paese e istituire un portale pubblico interattivo a loro destinato, nel quale per ciascuna area indicare le regole di ingresso e di permanenza, le qualifiche professionali richieste, e altre cose di diretto interesse; aprire tavoli di collaborazione con le autorità dei paesi nei quali si dirigono i flussi più consistenti, e così via.
Insomma, non possiamo attendere le corrispondenze dall’Australia o da qualche altra parte del mondo per giustificare un nostro ritardo e allontanare delle responsabilità precise di intervento che al nostro sistema pubblico toccano qui e ora.

On. Marco Fedi