lunedì 14 settembre 2009

FEDI (PD): Il Presidente Fini ha ragione sugli immigrati ma sbaglia quando fa distinzioni con gli italiani all’estero

In politica, anche quando non si fanno paragoni diretti, ma si presentano riflessioni su episodi o questioni tra loro distinte ma accomunate nella discussione, occorre stare molto attenti, perchè spesso si cade negli stereotipi.
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini è caduto per la seconda volta in questo errore. Ma è un errore, purtroppo, comune.
Ricordo ad inizio legislatura la sua riflessione su una presunta maggiore gravità delle proteste studentesche e dei centri sociali per la partecipazione di Israele alla fiera del libro di Torino, rispetto invece all’attacco, che comportò la morte di un giovane, da parte di presunti naziskin a Verona! Episodi distinti, non paragonabili. Quindi perchè unirli nella riflessione?
Italiani nel mondo ed immigrati in Italia sono oggi accomunati da un elemento comune, la grande storia dell’emigrazione e della mobilità delle persone nel mondo. È un errore fare distinzioni, separarli su basi stereotipiche, a proposito di italianità o amore per l’Italia, a proposito di voglia di parlare la lingua italiana e di conoscere la cultura del nostro Paese. Perchè fare distinzioni, che sono semmai soggettive, tra italiani all’estero ed immigrati? Soprattutto quando i temi dell’integrazione e della promozione di lingua e cultura italiane nel mondo, dell’intero sistema Italia nel mondo, sono interdipendenti.
Mi pare questo l’errore di Fini: nel merito poi ha ragione quando chiede maggiore attenzione verso gli immigrati e soprattutto verso chi nasce in Italia e si sente legittimamente italiano. Noi diciamo che anche all’estero abbiamo tanti figli e nipoti di italiani che si sentono italiani, che amano l’Italia e che vorrebbero poterla conoscere meglio e parlarne la lingua. Ecco perchè, caro Presidente, dovremmo evitare di tagliare fondi e risorse alle nostre comunità, come ha invece fatto il Governo Berlusconi!

FEDI (PD): Governare i flussi migratori in una società complessa non può voler dire criminalizzare l’immigrazione

Mi chiedo per quanto tempo ancora saremo qui a piangere le centinaia di migranti che ogni estate rendono un cimitero marino quel tratto di Mediterraneo che separa le coste africane dall’Italia.
L’ultima tragedia – partiti in 78 e sbarcati in 5, tra i cadaveri dei loro compagni morti di stenti, dopo ventitré giorni di deriva – rischia già di essere alle nostre spalle.
Ma non possiamo permettere che il conto delle morti diventi un rito stanco, anche quando è promosso con le migliori intenzioni.
L’unica strada praticabile per cominciare, sul serio, a mettere fine a questa carneficina è individuarne le cause per colpirle alla radice. Cause che interrogano la nostra coscienza intorpidita, e che si chiamano fuga dalla fame, dalla miseria, dalla malattia, dalla dittatura, dalla guerra.
Purtroppo, invece, gran parte della maggioranza politica che governa oggi l’Italia, sotto l’egemonia di una formazione xenofoba come la Lega Nord, ripete soltanto slogan contro l’immigrazione clandestina, che sarebbe la fonte di tutti i mali contemporanei, per giustificare respingimenti praticati in maniera bruta e talvolta oscura e sospetti di omissioni di soccorso.
Va bene la lotta per regolare gli arrivi, degna di un Paese maturo, ma non è tollerabile l’insensibilità dimostrata da molti settori della destra di governo verso stragi di questa portata.
L’oblio degli elementari diritti dell’uomo e delle regole internazionali sull’obbligo del soccorso a chi rischia di morire in mare si accompagna alla rimozione di un passato arduo di emigrazione italiana del mondo.
Governare i flussi migratori in una società complessa non può voler dire criminalizzare l’immigrazione in quanto tale, come si è fatto con il pacchetto sicurezza e con la campagna ideologica e propagandistica che l’ha accompagnato.
È tutt’altro che strumentale affermare che la diffusione, incentivata da certa politica e certa informazione, di una rozza e fuorviante sovrapposizione di immigrazione e clandestinità, di clandestinità e criminalità, di immigrazione e disoccupazione per gli autoctoni, agisca contro il senso comune di solidarietà e cooperazione tra i popoli.
Sono i dati, la dura ragione dei numeri, a spiegare come un’immigrazione regolata sia centrale per la nostra economia e come, invece, i clandestini – cresciuti enormemente proprio con la Bossi-Fini – non provengano che per una minima quota dal mare.
Quanto ancora la demagogia dovrà servire ad oscurare gli altri ben più gravi e quotidiani problemi di un’Italia in profonda crisi economica e democratica, impedendo di amministrare razionalmente l’immigrazione? Chiediamo allora al governo italiano di smetterla con questa campagna insensata e ingiustificata e di rivedere il pacchetto sicurezza nei molti punti in cui ostacola l’integrazione degli immigrati. Gli domandiamo inoltre di ascoltare gli appelli che giungono dalle istituzioni internazionali, dalle organizzazioni non governative, dalla società civile, a garantire che gli accordi con i Paesi sulle coste mediterranee per il controllo dei flussi, in particolare con la Libia, non significhino la deresponsabilizzazione circa la sorte di migliaia di esseri umani in cerca di un futuro migliore.

Intenso programma di incontri dell’On. Marco Fedi a Perth




L’On. Marco Fedi ha incontrato i componenti del Comitato degli italiani all’estero del Western Australia ed esponenti della comunità italiana di Perth, Fremantle e Midland, in una serie di incontri in cui, anche in rappresentanza del Sen. Nino Randazzo, ha illustrato i recenti provvedimenti adottati dal Parlamento italiano ed ha fatto il punto sulle riforme che riguardano gli italiani all’estero.
In particolare, l’On. Marco Fedi ha indicato il percorso che si seguirà per arrivare alla riforma della rappresentanza, sia per quanto riguarda i Comites e il Cgie che per quanto attiene alla legge elettorale per l’esercizio in loco del diritto di voto. Fedi ha ricordato i passi avanti fatti in tema di cittadinanza e le questioni ancora aperte che riguardano la riorganizzazione della rete consolare e le pensioni.
I componenti dei Comites hanno auspicato un rapporto più stretto con i Parlamentari eletti all’estero e soprattutto una maggiore attenzione ai temi tradizionali dell’emigrazione italiana nel mondo, a cui si affiancano oggi anche le questioni importanti per le nuove generazioni.
L’On. Marco Fedi, accompagnato dal Presidente del Comites Vittorio Petriconi, ha poi incontrato i soci del Club Italiano di Fremantle, con i quali, oltre a scambiare una serie di valutazioni sul futuro dell’associazionismo in Australia, sulle politiche per gli italiani nel mondo e sull’attività del Club, si è impegnato a realizzare alcuni progetti culturali e di inter-scambio proposti al Presidente Fred Calginari.
Fedi e Petriconi, accompagnati da Nicola Comito, hanno poi incontrato la comunità italiana del Swan Club di Midland, oltre ad avere un incontro con i giovani italo-australiani del Western Australia.

Nelle foto: L’On. Marco Fedi con un gruppo di donne e giovani del Swan Italian Club di Midland.

L’On. Marco Fedi, al centro, con, da sinistra, i componenti del Comites del WA: Fabrizio Roberti, Saverio Fragapane, Gino Bassetti, Nicola Comito, Vittorio Petriconi, Tina D’Orsogna, Giuseppe Fulgaro, Emilia La pegna Lucioli e Salvatore Lucioli.

martedì 1 settembre 2009

L'APAIA di Adelaide


L’On. Marco Fedi ha incontrato a Adelaide, a latere dei lavori della riunione dei Presidenti dei Comites d’Australia, i responsabili dell’Associazione Pensionati e Anziani italo-australiani (A.P.A.I.A.).
Durante la visita alla sede e durante un vivace scambio di opinioni sul futuro dell’attività di assistenza agli anziani, l’On. Fedi ha annunciato il suo impegno, e del Senatore Nino Randazzo, per la realizzazione di progetti a tutela della Terza età.
L’On. Marco Fedi si è intrattenuto con i componenti del Comitato ed è stato invitato a partecipare ad alcune delle numerose attività dell’Associazione.



Nella foto, da sinistra: Nino Monterosso, Vincenzo Timpano (Tesoriere), l’On. Marco Fedi e Carmine Gioiosa (Presidente).