In politica, anche quando non si fanno paragoni diretti, ma si presentano riflessioni su episodi o questioni tra loro distinte ma accomunate nella discussione, occorre stare molto attenti, perchè spesso si cade negli stereotipi.
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini è caduto per la seconda volta in questo errore. Ma è un errore, purtroppo, comune.
Ricordo ad inizio legislatura la sua riflessione su una presunta maggiore gravità delle proteste studentesche e dei centri sociali per la partecipazione di Israele alla fiera del libro di Torino, rispetto invece all’attacco, che comportò la morte di un giovane, da parte di presunti naziskin a Verona! Episodi distinti, non paragonabili. Quindi perchè unirli nella riflessione?
Italiani nel mondo ed immigrati in Italia sono oggi accomunati da un elemento comune, la grande storia dell’emigrazione e della mobilità delle persone nel mondo. È un errore fare distinzioni, separarli su basi stereotipiche, a proposito di italianità o amore per l’Italia, a proposito di voglia di parlare la lingua italiana e di conoscere la cultura del nostro Paese. Perchè fare distinzioni, che sono semmai soggettive, tra italiani all’estero ed immigrati? Soprattutto quando i temi dell’integrazione e della promozione di lingua e cultura italiane nel mondo, dell’intero sistema Italia nel mondo, sono interdipendenti.
Mi pare questo l’errore di Fini: nel merito poi ha ragione quando chiede maggiore attenzione verso gli immigrati e soprattutto verso chi nasce in Italia e si sente legittimamente italiano. Noi diciamo che anche all’estero abbiamo tanti figli e nipoti di italiani che si sentono italiani, che amano l’Italia e che vorrebbero poterla conoscere meglio e parlarne la lingua. Ecco perchè, caro Presidente, dovremmo evitare di tagliare fondi e risorse alle nostre comunità, come ha invece fatto il Governo Berlusconi!
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini è caduto per la seconda volta in questo errore. Ma è un errore, purtroppo, comune.
Ricordo ad inizio legislatura la sua riflessione su una presunta maggiore gravità delle proteste studentesche e dei centri sociali per la partecipazione di Israele alla fiera del libro di Torino, rispetto invece all’attacco, che comportò la morte di un giovane, da parte di presunti naziskin a Verona! Episodi distinti, non paragonabili. Quindi perchè unirli nella riflessione?
Italiani nel mondo ed immigrati in Italia sono oggi accomunati da un elemento comune, la grande storia dell’emigrazione e della mobilità delle persone nel mondo. È un errore fare distinzioni, separarli su basi stereotipiche, a proposito di italianità o amore per l’Italia, a proposito di voglia di parlare la lingua italiana e di conoscere la cultura del nostro Paese. Perchè fare distinzioni, che sono semmai soggettive, tra italiani all’estero ed immigrati? Soprattutto quando i temi dell’integrazione e della promozione di lingua e cultura italiane nel mondo, dell’intero sistema Italia nel mondo, sono interdipendenti.
Mi pare questo l’errore di Fini: nel merito poi ha ragione quando chiede maggiore attenzione verso gli immigrati e soprattutto verso chi nasce in Italia e si sente legittimamente italiano. Noi diciamo che anche all’estero abbiamo tanti figli e nipoti di italiani che si sentono italiani, che amano l’Italia e che vorrebbero poterla conoscere meglio e parlarne la lingua. Ecco perchè, caro Presidente, dovremmo evitare di tagliare fondi e risorse alle nostre comunità, come ha invece fatto il Governo Berlusconi!