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martedì 15 dicembre 2009

Positivo incontro con l’On. Anthony Albanese, Ministro australiano delle Infrastrutture, Trasporti, Sviluppo regionale e Autonomie Locali


Positivo incontro a Montecitorio con l’On. Anthony Albanese, Ministro australiano delle Infrastrutture, Trasporti, Sviluppo regionale e Autonomie Locali.

In visita in Italia per ragioni legate all’incarico ministeriale, il Ministro Anthony Albanese ha incontrato a Montecitorio, lo scorso 1 dicembre, l’On. Marco Fedi, Presidente del gruppo interparlamentare di amicizia Italia-Australia, e il Sen. Nino Randazzo.

Durante l’incontro vi è stato un franco ed aperto scambio di opinioni su alcune delle questioni attinenti ai rapporti bilaterali Italia-Australia e su ipotesi di lavoro per migliorare l’interscambio tra i due Paesi.

Nella foto: da sinistra, il Sen. Nino Randazzo, con al centro il Ministro Anthony Albanese e a sinistra l’On. Marco Fedi che consegna al Ministro australiano un volume divulgativo della Camera dei Deputati.

lunedì 9 febbraio 2009

Il profondo cordoglio dei parlamentari del PD, On. Fedi e Sen. Randazzo, per le vittime dei disastrosi incendi che hanno colpito l'Australia

In un messaggio inviato al Premier dello Stato del Victoria John Brumby ed al Primo Ministro Kevin Rudd - per il tramite dell'Ambasciatrice d'Australia a Roma, Amanda Vanstone - l'On. Marco Fedi ed il Sen. Nino Randazzo (eletti nella Circoscrizione Estero per la Ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide), hanno espresso il loro profondo cordoglio per tutte le vittime dei disastrosi incendi che hanno colpito l'Australia ed in particolare il Victoria.

"La notizia dell'incendio più devastante della storia d'Australia che ha colpito in questi giorni il Victoria e ha causato la perdita di tante vite umane, ingenti danni e distruzioni, ci ha profondamente addolorati"- si legge nel messaggio. "Esprimiamo per il suo tramite ai cittadini australiani e alla comunità italiana d'Australia, a tutti coloro che in questa terribile disgrazia hanno perso l'affetto dei propri cari e i frutti di un'intera vita di lavoro, i sentimenti del nostro sincero cordoglio e della nostra vicinanza". I due parlamentari hanno dato all'Ambasciatrice Vanstone la piena disponibilità per attivarsi in progetti di aiuto per le zone colpite dal disastro.

giovedì 5 febbraio 2009

Dai primi di gennaio, le misure anticrisi del Governo australiano hanno raggiunto anche i residenti in Italia … e l’Italia?

Il decreto anticrisi del governo Berlusconi, passato con il ricorso all’undicesimo voto di fiducia in meno di dieci mesi di governo, al fine di blindare il testo evitando qualsiasi modifica, è un provvedimento che abbiamo giudicato inadeguato. 5 miliardi di euro che per il Partito Democratico sono largamente insufficienti di fronte all’entità della crisi economica in atto tanto che chiedevamo un impegno per 15 miliardi di euro, pari a un punto percentuale di Pil. Era possibile farlo, in primo luogo perché grazie alle contro-proposte del PD – volte a far muovere investimenti e a redistribuire la ricchezza, e non a incoraggiare il risparmio e a lasciare intatto lo status quo sociale - il Pil sarebbe cresciuto producendo maggiori entrate per lo Stato. Inoltre, sarebbe necessario tornare a innescare, come avvenne durante il governo Prodi, quella virtuosa lotta all’evasione tributaria del tutto abbandonata dal governo Berlusconi, accompagnando ciò con una seria battaglia contro gli sprechi della pubblica amministrazione. Il giudizio sul provvedimento era ed è quindi negativo. Ora arriva dal Governo un impegno per 40 miliardi di euro. Quanto arriverà direttamente a famiglie, pensionati e ceti sociali più deboli? E quanto arriverà, o sarà recuperato rispetto ai tagli, a favore dei residenti all’estero?
Ogni giorno ascoltiamo dichiarazioni contrastanti di esponenti dell’esecutivo e della maggioranza che propongono soluzioni protezionistiche e iniziative che allontanano qualsiasi prospettiva di coordinamento internazionale e di nuova governance economica. Non solo. Viene prospettata una rinuncia preventiva alla sfida globale in campo economico e sociale.
Il Governo australiano ha intanto introdotto misure urgenti per contrastare la crisi economica. Un pacchetto di misure introdotte a metà ottobre e scattate a dicembre del valore complessivo di 10.4 billion dollars (circa l’1.35% del PIL) e pari a circa 5.4 miliardi di euro. Accompagnate da importanti dichiarazioni del Primo Ministro Rudd, in suo articolo sul Financial Times, il quale ritiene che tutte queste misure richiederanno una cooperazione senza precedenti tra i governi. Se falliamo le conseguenze saranno serie. Se siamo all’altezza della sfida non solo ridurremo l’impatto a lungo termine della disoccupazione, ma avremo anche iniziato a sviluppare una nuova forma di governance economica che gli imperativi della globalizzazione da lungo tempo ci spingono ad adottare.
Il pacchetto di misure, annunciate dal Primo Ministro Kevin Rudd, fa parte dell’Economic Security Strategy e prevede interventi per i pensionati, per le famiglie a basso reddito, per l’acquisto della prima casa e per la creazione di 56,000 nuove opportunità di prima occupazione.
Tra le misure introdotte segnaliamo un intervento straordinario sulle pensioni, un bonus di dollari australiani $1,050 per ciascuno i componenti una coppia o di dollari australiani $1400 per il pensionato singolo – erogato anche a tanti pensionati residenti in Italia.
Un pagamento unico ai pensionati per un valore di 2.4 miliardi, 1.95 per le famiglie, 750 milioni per la prima casa e 93 milioni per 56,000 nuove opportunità occupazionali. Oltre ad accelerare l’attuazione del programma Nation Building, uno dei più impegnativi piani nazionali per la realizzazione di infrastrutture. Interventi mirati nel settore auto per 3 miliardi di euro nei prossimi 13 anni sia con finanziamenti diretti che con la riduzione al 5%, a partire dal 2010, delle tariffe.

La virgola


Sulla legge elettorale e oltre…

Certamente abbiamo qualche difficoltà nel rapporto con la sinistra. Dico subito che anch’io spero davvero che anche a sinistra il processo di aggregazione utile – non voto utile – continui. Per il bene della politica e dell’Italia. Ma questo è solo un auspicio perché è giusto che ciascuno sia libero di fare le proprie scelte. Credo che il principio di semplificazione politica sia stato ben illustrato durante la campagna per le politiche e quindi non torno su argomenti validi sempre, anche quando non si elegge un esecutivo. Non siamo stati capaci di svolgere, sul tema delle regole, una riflessione più ampia, più articolata, internamente al partito democratico e fuori.
Il voto del gruppo PD, che ha anticipato la votazione in aula, è stato un buon esempio di discussione e consultazione ma certamente non è stato sufficiente. Non abbiamo ben spiegato perché, a quattro mesi dal voto per il rinnovo del Parlamento Europeo, vi sia stata un’accelerazione sulla riforma della legge elettorale, introducendo uno sbarramento del 4% e le preferenze. La posizione iniziale del PD – mantenere le preferenze e sbarramento al 3% - va detto – non era molto distante dalle norme introdotte con la riforma. Possiamo dire che il PD, in fondo, ha fatto un percorso molto breve rispetto alle posizioni espresse già nella trascorsa legislatura – e sulle quali vi era un “possibile” accordo anche di alcune forze della sinistra – un percorso dell’1%, dal 3 al 4% di quota di sbarramento. Il Popolo delle Libertà – rispetto alle posizioni iniziali – ha dovuto rinunciare a un “no” alle preferenze oltre che a 1 punto percentuale in senso opposto. Tutti sanno che se si vogliono riforme condivise in Parlamento e nel Paese, se si vuole evitare che, sulle regole e sulle grandi riforme strutturali, dalla Costituzione alla giustizia, ogni maggioranza faccia e disfaccia, occorrono convergenze ampie. Non inciuci. Le analisi introspettive, psicologiche e politiche che si fanno in questi giorni m’interessano poco. Per fare le riforme fondamentali per il paese serve condivisione, ed è ancora più evidente come per riforme di questo tipo servano i due partiti più grandi. Meglio forse sarebbe stato partire da una riforma della legge elettorale nazionale per arrivare poi a quella europea, ma i tempi non lo permettevano e alla fine abbiamo fatto la scelta giusta. Non abbiamo rinunciato a una piccola e breve opportunità di dialogo e abbiamo fatto una riforma insieme.

Le intercettazioni non sono il Grande Fratello

Sulle intercettazioni è in corso da alcuni giorni una polemica molto bizzarra. Il premier Berlusconi e la sua maggioranza stanno palesemente agendo per confondere le acque, sparando numeri grossolani (350.000 intercettati in Italia) e costruendo presunti “nemici pubblici” (l’agente Genchi).
In realtà lo scopo del governo è di produrre una contro-riforma che proibisca l’uso dello strumento delle intercettazioni per le indagini giudiziarie. Lo dimostrano le parole dello stesso Berlusconi quando afferma candidamente di non volere fermare le intercettazioni, ma di circoscriverle “ai casi di reato già provato, per aumentare le prove a carico”. In pratica le intercettazioni non potranno più essere utilizzate per accertare un reato, ma solo per incrementare le accuse a carico dell’imputato.
Il Partito Democratico ha presentato un ddl che include tutti i gravi reati per i quali il ddl del ministro Alfano non prevede l'uso di intercettazioni: sequestro di persona, violenza sessuale e atti sessuali con minorenni, prostituzione, rapina, estorsione, truffa ai danni dello Stato, circonvenzione di incapaci, usura, ricettazione, traffico illecito di rifiuti, associazione per delinquere, adulterazione contraffazione e commercio di sostanze alimentari, incendio e incendio boschivo, bancarotta fraudolenta.
Il ministro, poi, vuole impedire del tutto la pubblicazione dei testi delle intercettazioni. Il PD ha proposto invece che quelle irrilevanti vengano distrutte, eliminando all’origine la materia del contendere, e che tutte possano essere pubblicate solo dopo le indagini preliminari.
Inoltre, il governo vuole limitarne l’uso fino a un massimo di 45 giorni. Che un limite debba esserci, siamo tutti concordi. Ma se fosse così basso condannerebbe le intercettazioni all’inutilità. È bene ricordare che se fosse stata in vigore la riforma del centro-destra un criminale come Bernardo Provenzano sarebbe ancora latitante.

Dai primi di gennaio, le misure anticrisi del Governo australiano hanno raggiunto anche i residenti in Italia … e l’Italia?

Il decreto anticrisi del governo Berlusconi, passato con il ricorso all’undicesimo voto di fiducia in meno di dieci mesi di governo, al fine di blindare il testo evitando qualsiasi modifica, è un provvedimento che abbiamo giudicato inadeguato. 5 miliardi di euro che per il Partito Democratico sono largamente insufficienti di fronte all’entità della crisi economica in atto tanto che chiedevamo un impegno per 15 miliardi di euro, pari a un punto percentuale di Pil. Era possibile farlo, in primo luogo perché grazie alle contro-proposte del PD – volte a far muovere investimenti e a redistribuire la ricchezza, e non a incoraggiare il risparmio e a lasciare intatto lo status quo sociale - il Pil sarebbe cresciuto producendo maggiori entrate per lo Stato. Inoltre, sarebbe necessario tornare a innescare, come avvenne durante il governo Prodi, quella virtuosa lotta all’evasione tributaria del tutto abbandonata dal governo Berlusconi, accompagnando ciò con una seria battaglia contro gli sprechi della pubblica amministrazione. Il giudizio sul provvedimento era ed è quindi negativo. Ora arriva dal Governo un impegno per 40 miliardi di euro. Quanto arriverà direttamente a famiglie, pensionati e ceti sociali più deboli? E quanto arriverà, o sarà recuperato rispetto ai tagli, a favore dei residenti all’estero?
Ogni giorno ascoltiamo dichiarazioni contrastanti di esponenti dell’esecutivo e della maggioranza che propongono soluzioni protezionistiche e iniziative che allontanano qualsiasi prospettiva di coordinamento internazionale e di nuova governance economica. Non solo. Viene prospettata una rinuncia preventiva alla sfida globale in campo economico e sociale.
Il Governo australiano ha intanto introdotto misure urgenti per contrastare la crisi economica. Un pacchetto di misure introdotte a metà ottobre e scattate a dicembre del valore complessivo di 10.4 billion dollars (circa l’1.35% del PIL) e pari a circa 5.4 miliardi di euro. Accompagnate da importanti dichiarazioni del Primo Ministro Rudd, in suo articolo sul Financial Times, il quale ritiene che tutte queste misure richiederanno una cooperazione senza precedenti tra i governi. Se falliamo le conseguenze saranno serie. Se siamo all’altezza della sfida non solo ridurremo l’impatto a lungo termine della disoccupazione, ma avremo anche iniziato a sviluppare una nuova forma di governance economica che gli imperativi della globalizzazione da lungo tempo ci spingono ad adottare.
Il pacchetto di misure, annunciate dal Primo Ministro Kevin Rudd, fa parte dell’Economic Security Strategy e prevede interventi per i pensionati, per le famiglie a basso reddito, per l’acquisto della prima casa e per la creazione di 56,000 nuove opportunità di prima occupazione.
Tra le misure introdotte segnaliamo un intervento straordinario sulle pensioni, un bonus di dollari australiani $1,050 per ciascuno i componenti una coppia o di dollari australiani $1400 per il pensionato singolo – erogato anche a tanti pensionati residenti in Italia.
Un pagamento unico ai pensionati per un valore di 2.4 miliardi, 1.95 per le famiglie, 750 milioni per la prima casa e 93 milioni per 56,000 nuove opportunità occupazionali. Oltre ad accelerare l’attuazione del programma Nation Building, uno dei più impegnativi piani nazionali per la realizzazione di infrastrutture. Interventi mirati nel settore auto per 3 miliardi di euro nei prossimi 13 anni sia con finanziamenti diretti che con la riduzione al 5%, a partire dal 2010, delle tariffe.

mercoledì 24 settembre 2008

Due ratifiche importanti per l'Italia

Accordo tra Italia e Nuova Zelanda per il lavoro dei familiari del personale diplomatico

“I trattati internazionali sono sempre atti importanti, indipendentemente dal numero di persone che se ne avvantaggiano” – ha dichiarato l’On. Marco Fedi.
“Nel caso della ratifica, appena avvenuta alla Camera, dell’accordo tra Italia e Nuova Zelanda si risponde a un’esigenza primaria quale è quella del diritto al lavoro dei familiari del personale diplomatico e consolare e del personale presso le organizzazioni internazionali”. “Con questo accordo non solo la questione viene regolamentata ma anche semplificata nelle procedure e questo è sempre positivo in una fase in cui si parla tanto di semplificazione amministrativa”. “Nell’accordo tra l’altro è previsto il pieno rispetto di tutte le normative locali, sul lavoro, in materia tributaria e di sicurezza sociale”.
“Il ricorso ai trattati internazionali è un atto dovuto in assenza di regolamentazioni internazionali in materia. Su alcune questioni ritengo possa esserci uno sforzo degli organismi internazionali teso a prevedere risposte multilaterali anziché lasciare tutto alla reciprocità bilaterale ma fino a quando non avremo questa visione autenticamente “globale” anche delle relazioni tra singoli Paesi non potremo che utilizzare gli strumenti che abbiamo” – ha ricordato l’On. Marco Fedi.
“Soprattutto quando questi accordi sono l’unico strumento che abbiamo per arricchire il quadro normativo per le reti diplomatico-consolari nel mondo facilitando in questo modo la scelta delle destinazioni estere. Dovremmo proseguire in questa direzione. Ad esempio uno dei Paesi che richiederebbe interventi in questo senso è l’Australia, non solo per quanto attiene al lavoro ma anche ai visti che al momento non possono eccedere complessivamente 10 anni. Anche se ritengo che su questa materia si renda necessaria una riflessione più ampia che la semplice introduzione di incentivi” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

Italia e Repubblica dominicana per la promozione e protezione degli investimenti
“L’approvazione da parte della Camera dei deputati del disegno di legge di ratifica dell’accordo per la promozione e la protezione degli investimenti tra Repubblica italiana e Repubblica dominicana è un atto importante per incentivare le iniziative di collaborazione economica tra i due Paesi” – ha sottolineato l’On. Fedi intervenuto in discussione generale ed in dichiarazione di voto sul provvedimento.
“Non bastano i trattati internazionali per proteggere l’Italia che investe all’estero, occorre una vera azione di sistema che parta anche dal sistema economico italiano. In questo momento le scelte economiche sbagliate del Governo Berlusconi, invece, indeboliscono l’economia italiana, non sostengono lo sviluppo, impoveriscono il Paese, disincentivano gli investimenti. Non solo. Anche la cooperazione internazionale è sottoposta a tagli. Nonostante l’importante lavoro svolto, l’Istituto per il commercio con l’estero è sottoposto a riduzioni di bilancio. Credo si debba riflettere su questi elementi, sulla sostanziale incapacità dell’Italia di oggi di rispondere alle nuove sfide globali. Occorre in definitiva una seria azione di sistema a livello nazionale ed internazionale per poter parlare di promozione e protezione degli investimenti italiani all’estero” – ha ricordato Fedi.
“Poi è vero che accordi internazionali di questo tipo debbano sempre più rispondere a nuovi modelli etici. Nel predisporre trattati internazionali di questa natura dovremmo preoccuparci di riequilibrare lo sbilanciamento tra i diritti degli investitori e quelli delle comunità dei Paesi contraenti, in termini di rispetto dell’ambiente, di diritti umani, di diritti del lavoro. Tuttavia questo è un aspetto che va trattato separatamente dalla natura bilaterale di questo accordo che tiene conto dei notevoli passi avanti fatti dalla Repubblica dominicana nella legislazione nazionale sui temi della protezione degli investimenti, delle norme antiriciclaggio e della trasparenza degli investimenti. In una realtà – ha concluso l’On. Marco Fedi – che è davvero interessante per le opportunità di investimento e per il posizionamento geo-politico”.

martedì 16 settembre 2008

Intervento alla Conferenza dei giovani italo-australiani

Di seguito pubblico la traduzione del mio intervento alla Conferenza dei giovani italo-australiani tenutasi sulla Gold Coast il 5 settembre scorso.
Avevo preparato una presentazione in PowerPoint del mio luogo di lavoro – Montecitorio – la sua composizione, alcuni dati statistici su di esso, perché ci sono due camere di rappresentanza nel Parlamento italiano e una breve storia elettorale: ora ho tuttavia intenzione di ignorare questa presentazione – se qualcuno è interessato può chiederla e gliela invierà via e-mail. Voglio invece utilizzare i dieci minuti che gli organizzatori mi hanno concesso – e sono veramente loro grato per l’invito e per questa opportunità – per aprire una discussione franca con voi, la generazione più giovane. Dieci minuti di politica non adulterata.
L’Italia è un paese strano e complicato: ma noi l’amiamo. Spesso sento dire, non solo da giovani ma anche da Italo-Australiani più anziani: perché siamo scocciati da questa relazione, come uscire da essa? Noi viviamo le nostre vite, a mezzo mondo di distanza, e non abbiamo molto in comune con i mali dell’Italia: un complesso e difficoltoso fare i conti con burocrazia, nepotismo, mancanza di opportunità per i giovani e le loro famiglie, e ogni giorno l’abitudine di vita, di ognuno, a qualsiasi livello, di dire “non è importante cosa tu conosci, ma chi tu conosci”.
Sono convinto che l’Italia può cambiare. Sono convinto che l’Italia può essere un posto migliore per gli Italiani, non importa dove essi vivano, e per coloro che hanno un legame con l’Italia, anche se hanno un passaporto differente da quello italiano.
Dico questo perché sono un parlamentare, perché credo che la politica possa migliorare il nostro modo di vivere, che possa anche fornire chiavi per migliorare le relazioni, come quelle tra l’Italia e le sue comunità all’estero. Il mio primo messaggio che vi rivolgo è che non dovreste distanziarvi dalla politica e dai processi politici: la politica può essere bipartisan ma c’è un momento nel quale le scelte vanno compiute ed è allora che i partiti politici giocano ancora un ruolo vitale. Lasciatemi dire che un vero processo politico dentro un partito politico può ottenere un cambiamento permanente che prende in considerazione gli interessi generali di una comunità, non gli interessi particolari che sono spesso determinati o dominati da forze non democratiche.
Il secondo messaggio è che noi siamo quel che siamo e quelli che siamo, e dobbiamo essere tutti orgogliosi di ciò che abbiamo ottenuto in Australia e in Italia. Le generazioni precedenti hanno spianato la strada contribuendo all’economia italiana durante la crescita del dopoguerra e costruendo il loro nuovo paese, l’Australia. Oggi noi spesso siamo di fronte a una coscienza di essere Italiani che è positiva e che ha permeato tutti i nostri percorsi di vita, fino al punto che potrebbe apparire eccessiva, qualche volta anche troppo alla moda e un po’ pretenziosa, tra gli aussies, gli italofobi e qualche volta anche gli Italiani. Corriamo il rischio di perdere di vista ciò che conta: una cultura che è ricca perché è contaminata da storie e da contatti con altre culture, tradizioni, religioni e genti, contaminata da altre in senso alto. E ciò accade perché sono orgoglioso di essere Italiano.
Così, quando l’Italia non rispetta la propria storia, quando non vediamo noi stessi e il nostro passato nel presente di qualcun altro, quando dimentichiamo che una nazione migrante è oggi una destinazione per l’immigrazione e non abbiamo la forza politica per sviluppare azioni e politiche multiculturali positive – quando l’Italia mostra al mondo il suo peggio, è esattamente allora, io credo, che l’Italia ha maggiormente bisogno di noi! L’Italia ha bisogno del nostro contributo. L’Italia ha bisogno di noi, l’Italia ha bisogno di voi.
E noi possiamo fare la differenza. La differenza inizia con noi: non facciamo favori a nessuno, non crediamo che la politica è sempre corrotta, crediamo che gli Italiani all’estero e le comunità italiane nel mondo abbiano un ruolo da giocare e che questo ruolo sia un vantaggio per l’Italia.
Abbiamo cambiato la Costituzione italiana per ottenere questa unica opportunità. Abbiamo cambiato tre articoli: stabilire le circoscrizioni estere e assegnare loro 12 deputati e 6 senatori.
Non dovremmo rinunciare a questa opportunità. Sembra un’eternità: 25 anni della mia vita sono passati, molto veloci, e sembra che abbiamo avuto da sempre questa opportunità ma in realtà sono solo due anni. Troppo presto per rinunciarci e troppo presto per non lottare per essa: e in Parlamento abbiamo dovuto e dovremo sostenere con forza la rappresentanza delle comunità italiane all’estero, con i Comites, il Cgie e i parlamentari. Avete un’opportunità con questa conferenza e con la conferenza mondiale in Italia per affermare il vostro bagaglio per il futuro: un futuro con la politica. Può essere locale, nazionale, statale o internazionale, ma la politica è uno strumento di partecipazione prezioso, oggi più che mai.
La vostra identità è una complessa realtà intrecciata: cercare di descriverla dicendo Italo-Australiani o “oriundi italiani” è una profonda limitazione perché racconta del luogo di origine, o dei posti dove si è vissuto ma non riflette neanche lontanamente la propria essenza.
Non c’è conflitto tra Italiani, Italo-Australiani o oriundi. Possiamo definirci come ci piace, possiamo essere ciò che noi vogliamo, possiamo costruire relazioni con l’Italia, l’Europa e il resto del mondo.
Il compito di parlare a un’Italia che ci auguriamo favorisca migliori relazioni, con la quale abbiamo bisogno di legami più forti – quando studiamo, lavoriamo, nella nostra vita sociale, culturale e politica – questo compito è appena iniziato. Questa conferenza, il viaggio in Italia alla fine dell’anno, saranno momenti importanti: sta a ognuno fare sì che non vadano perduti e diventino parte di un’esperienza collettiva di questa e delle future generazioni. Grazie.

mercoledì 10 settembre 2008

La virgola



I giovani: no ad enfasi ideologiche e assistenzialismo

Non vi è occasione, incontro, momento pubblico o privato, in cui non si percepisca in maniera evidente e netta come la comunità italiana senta profondamente il legame con l’Italia: spesso si è trattato anche di un rapporto di odio-amore. Le difficoltà di dialogo con la burocrazia italiana, le opportunità mancate, i ritardi nelle scelte strategiche per chi studia, lavora, ricerca e costruisce innovazione. I giovani vivono ad un livello diverso le difficoltà dei loro genitori: non si tratta di un problema di pensione o di cittadinanza o di usucapione ma, nel caso dei giovani, di visti, permessi di soggiorno, riconoscimenti di cittadinanza, informazioni. In alcuni casi i figli oggi si battono ancora per i diritti dei genitori. Eppure sono ancora oggi consapevoli che l’Italia può farcela a migliorare, ad uscire da questa situazione di stagnazione “morale”, “etica”, “civica” e politica. Lo hanno detto con la Conferenza dei giovani italo-australiani tenutasi sulla Gold Coast il 5 settembre scorso. Il contributo è di intelligenza, innovazione, proposta. Sono pronti a lavorare con le istituzioni italiane per avere maggiori scambi, per rafforzare le opportunità formative e di interscambio lavorativo, per fare anche “business” con l’Italia. Chiedono serietà, semplificazione amministrativa, passaggi rapidi e soprattutto trasparenza.
Interessante registrare che le nuove generazioni non esprimono giudizi negativi sull’associazionismo tradizionale. “It’s not our thing” – non è la soluzione per noi. Sono d’accordo. Non credo si sia trattato di fallimento da parte delle Associazioni tradizionali nel coinvolgere le nuove generazioni. Si è trattato di inevitabili percorsi storici. I tentativi di aggregazione sono falliti perché si proponevano modelli vecchi e superati. Anche per i trentenni, quarantenni o cinquantenni. Perché è difficile aggregare tutti, figuriamoci i più giovani che cambiano lavoro, abitazione, corso di studi o paese con molta facilità e velocità. Ecco perché – ad esempio tra i giovani italo-australiani intervenuti alla conferenza sulla Gold Coast – vi è la convinzione che la prima cosa è costruire una rete tra i giovani, comunicare, lavorare insieme, anche a distanza, e poi avanzare proposte. Funzionerà. L’associazionismo tradizionale ha ancora un ruolo, anche se in crisi profonda. Per uscire dalla crisi deve anch’esso re-inventarsi. La mia impressione della conferenza è stata assolutamente positiva. Non solo perché circa ottanta giovani provenienti da tutta Australia si sono ritrovati sulla Gold Coast dedicando un fine settimana – a loro spese – al tema del rapporto con l’Italia, non solo perché hanno deciso di organizzare questo incontro prima ancora che venisse predisposto il decreto per l’organizzazione della Conferenza mondiale dei giovani ed hanno preso la decisione di andare avanti con o senza questo appuntamento di fine anno, non solo per la determinazione e far vivere il network dei giovani oltre la Conferenza, ma soprattutto per le idee e le proposte emerse dai lavori. Non vi è traccia di assistenzialismo ma si richiama l’Italia ai propri doveri, alla proprie responsabilità, alla necessità di avviare un rapporto concreto con le nuove generazioni. Ho anche percepito interesse per la partecipazione politica. Un segnale che la rappresentanza degli italiani all’estero nel Parlamento italiano potrà continuare anche con le nuove generazioni.
Libertà e democrazia… ancora oggi contro ogni oppressione e dittatura

A chi giova confondere le parti e cambiare la storia – si chiedeva alcuni anni fa l’amico Giuseppe Morsanutto, dirigente dell’ANPI di Melbourne, durante una manifestazione per le celebrazioni del 25 aprile. Come si può pensare di porre sullo stesso piano chi ha lottato per libertà e democrazia e chi invece ha combattuto con le forze che sostenevano dittatura ed oppressione. Il fascismo ed il nazismo hanno pesato sulla storia del nostro Paese: non si tratta di fare confronti tra fascismo e comunismo o le grandi filosofie del ventesimo secolo. Fascismo e nazismo hanno portato lutti e dolore nei villaggi, nelle città e nelle famiglie. Chi ha scelto di combatterli lo ha fatto per liberare l’Italia ed il popolo italiano. Chi ha scelto di difenderli ha preso una strada che portava ad affermare l’esatto opposto: ha combattuto per la dittatura, per il nazismo ed il fascismo, per le leggi razziali e lo sterminio degli ebrei. Se non si intendeva porre tutti sullo stesso piano a che scopo ricordare, insieme, vittime e carnefici? Come ha fatto il Ministro della difesa La Russa. A che scopo ricordare le cose positive fatte dal fascismo prima che si completasse nel “male assoluto”? Come ha fatto il sindaco di Roma Alemanno. Credo sia superfluo ricordare il ruolo di garante della Costituzione che svolge il Capo dello Stato, il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano. Dobbiamo ringraziarlo per il lavoro che sta svolgendo in un momento in cui davvero rischiamo di perdere di vista le poche cose che ci uniscono e sulle quali non dovremmo avere più dubbi. Tanti cittadini italiani in questi giorni, in Italia ed all’estero, ce lo stanno dicendo.

venerdì 9 maggio 2008

Le idee chiare, a partire dai fatti

Caro On. Marco Zacchera, costruiamo un dialogo su presupposti corretti

Crediamo che una discussione seria sull’immigrazione, o meglio sulle politiche migratorie del nostro Paese, sia indispensabile ed urgente. In parte per rispondere ad una richiesta di chiarezza che ci arriva dalla società civile ma soprattutto per evitare che su una materia delicata come questa si perpetuino atteggiamenti di semplice propaganda elettorale o peggio degli slogan tesi a semplificarne contenuti e conseguenze. Per sviluppare una riflessione politica seria occorre partire da una base comune e da una cognizione dei fatti condivisa. Non necessariamente per arrivare a posizioni bipartisan – anche se, guardando all’esperienza australiana, ad esempio, questo è sicuramente uno degli elementi di spicco – ma almeno per valutare esperienze e scelte strategiche di altri Paesi, alcuni di questi con fenomeni d’immigrazione di massa che ci hanno visto, italiani ed europei, autentici protagonisti. Partiamo dai fatti, allora.
Non ci risulta che l’ex Ministro del Tesoro dell’ex Governo conservatore di John Howard – che vanta un’impeccabile carriera tra le fila del Partito Liberal conservatore australiano – abbia mai aderito al centrosinistra (australiano o italiano che sia!) ne tanto meno si è mai vantato di avere origini italiane (che ci pare proprio non abbia!). Naturalmente, oltre alle precisazioni di carattere formale, che è sempre utile fare – anche perché in questo momento il Governo laburista di Kevin Rudd propone una riflessione sulle politiche dell’immigrazione che ci auguriamo siano di segno opposto – vorremmo entrare nel merito delle dichiarazioni dell’on. Marco Zacchera sulle politiche dell’immigrazione e sulle scelte di un Paese come l’Italia. Anzi, vorremmo rispondere al testo tradotto di un intervento di Costello limitatamente al quale l’On. Zacchera, partendo dalle vittorie elettorali, trae un’idea di Governo. Poiché si trae un’idea di Governo da presupposti sbagliati è opportuno chiarirsi le idee.
Il modello australiano di immigrazione parte dal presupposto che l’integrazione – cioè la partecipazione sociale, economica, culturale e politica dei migranti alla vita di un Paese – è un processo essenziale ed irrinunciabile e, proprio per questa ragione, i flussi migratori debbono essere “compatibili” con questa esigenza. Raggiunto il limite fissato dal Governo relativamente ai vari programmi, in Australia non entra più nessuno! I controlli sono severi – anche per chi arriva in Australia semplicemente per turismo e deve compilare la documentazione di arrivo e partenza.
I confini sono controllati e con molti Paesi sono stati siglati accordi per evitare l’arrivo di imbarcazioni cariche di quella umanità non annunciata che troppi definiscono “illegali”. Rispetto alle scelte dell’ex Governo conservatore di John Howard – che non fece approdare neanche la Tampa, imbarcazione carica di una umanità appena ripescata dall’oceano, credo che l’Italia adotti un atteggiamento assolutamente sacrosanto nell’accoglimento delle persone. Persone che se non hanno titolo per rimanere in Italia e non soddisfano i requisiti delle categorie che prevedono l’adozione di misure internazionali di tutela delle persone, debbono tornare a casa.
L’Australia quindi definisce quote che per definizione, ed anche per pratica quotidiana, non sono espandibili. Sulla base di queste quote viene adottato un programma di interventi che fino alla prima metà degli anni ottanta prevedevano – ad esempio – anche per la comunità italiana – programmi di assistenza definiti Grant-in-Aid diretti ad assistere le nuove comunità nella fase di primo insediamento e di integrazione. Oggi questi finanziamenti sono diretti alle nuove comunità di arrivi e non riguardano più gli italiani o gli europei.
La politica del multiculturalismo, sviluppatasi con la creazione di strumenti tesi a mantenere e sviluppare l’identità culturale delle persone – come l’SBS, rete radiotelevisiva multiculturale o gli Office of Multicultural Affairs nei vari stati o i provvedimenti legislativi contro la discriminazione razziale, religiosa o culturale – non ha mai confuso il tema dell’appartenenza ad un Paese, l’Australia, di cui si abbracciano lingua, cultura, tradizioni, valori e principi proprio con la “naturalizzazione”, cioè la libera scelta di diventare cittadini australiani. La politica multiculturale mette tutti in grado di dare il meglio della nostra identità per essere australiani “non omologati”, persone che costruiscono una realtà che è ricca e composita, diversa. Ecco, essere australiani, prima che ogni altra cosa, significa amare la diversità. Riconoscerla come valore, apprezzarla come ricchezza, valorizzarla come elemento unificante. Non è vero che divide. Non abbiamo mai conosciuto un australiano, immigrato, di ieri o di oggi, che non abbia dato il meglio di se stesso per imparare l’inglese, per essere in grado di comunicare, per poter far comprendere meglio agli altri il significato delle proprie tradizioni, della propria cultura, della propria religione. Conoscere per capire meglio. Non abbiamo mai conosciuto un immigrato, di ieri o di oggi, che abbia preteso un trattamento diverso da quello che le leggi dello Stato prevedono. Lo Stato, che tutela la diversità, che è laico, e quindi protegge tutte le appartenenze religiose garantendo la professione della fede, che promuove la conoscenza di lingue e culture straniere perché è intelligente farlo ed apre i Paesi ad opportunità di diffusione dei propri prodotti all’estero, che promuove le conoscenze culturali perché la cultura unisce i popoli e rafforza i processi di pace nel mondo.
Non abbiamo mai conosciuto un immigrato, di oggi o di ieri, che non abbia – e sono stati tanti – giurato fedeltà allo Stato australiano ed ai suoi simboli. Oggi, da australiani, possono anche chiedere che l’Australia diventi una repubblica come chiesero ed ottennero che il giuramento di fedeltà venisse fatto nei confronti del popolo australiano e non della Regina Elisabetta.
Il laburista Rudd, che oggi è al Governo, ha una visione molto diversa da quella di Howard e del suo ex Ministro del Tesoro conservatore. Se vogliamo con serietà parlare di scelte politiche sul delicato tema dell’immigrazione e desideriamo valutare – anche ai fini della conoscenza – assicuriamoci di avere le informazioni giuste e fare – insieme – le analisi giuste.

On. Marco Fedi, Deputato PD.
Sen. Nino Randazzo, Senatore PD.

domenica 6 aprile 2008

Il PD forte… dal cuore della gente

Una campagna elettorale è occasione propizia per parlare con vecchi e nuovi amici. La nascita del Partito Democratico, il coraggio di cambiare, di andare da soli e rischiare, la voglia di vedere un’Italia nuova, semplificata sotto il profilo politico e capace di prendere le decisioni più difficili: questa la speranza di chi oggi vota PD. Per combattere l’evasione fiscale, aumentare le pensioni e gli stipendi, introdurre un salario minimo garantito per i giovani, ed allo stesso tempo far quadrare i conti pubblici – continuando a tutelare gli interessi degli italiani all’estero, sulle pensioni, come abbiamo fatto con la 14esima INPS e sulla cittadinanza, con l’intenso lavoro per riaprirne i termini per il riacquisto.
Ma esiste anche un’altra ragione: voler credere in un’Italia più giusta, più efficiente, più organizzata, che si possa amare non solo per le nostre origini e la sua storia, non solo per le sue bellezze artistiche e naturali, ma anche per quello che oggi può essere e rappresentare in Europa e nel mondo. Amare l’Italia anche per il suo sistema politico.
Franco mi dice che ha trascorso la sua vita a giustificare le scelte fatte, prima alla famiglia poi ai figli, ma che non si è mai pentito di aver sposato Maria – a cui vanno tanti auguri – di essere emigrato in Australia e di aver sempre creduto nella gente: per questa ragione vede Veltroni come una speranza vera per l’Italia. Anche i laburisti ed i liberali d’origine italiana la dovrebbero veder così, pensa Franco. Meno partiti è anche più democrazia, perché con tanti partiti i messaggi si confondo, si sentono solo urla, si vedono solo litigi, si sentono sempre promesse e giustificazioni. Ora basta: con il PD al Governo un solo programma, un solo partito, un solo gruppo parlamentare ed una sola risposta all’Italia.
Maria ricorda i tanti problemi, dai tempi della pensione, nel rapporto con il Consolato. Anche oggi, ci ricorda, che non ha ricevuto le carte per votare. Spieghiamo che può telefonare. Dice: spero che si possa risolvere al telefono perché io al Consolato non vado! Non possiamo dar torto alla Signora Maria ma dobbiamo anche difendere i consolati: dopo cinque anni di tagli con Berlusconi, stavamo riprendendo un difficile cammino verso un potenziamento della rete consolare nel mondo: con più personale a contratto, con condizioni di lavoro e di carriera riformate, personale di ruolo sufficiente a garantire i servizi ed una semplificata gestione della spesa per i Consoli. L’impegno di tutto il personale – soprattutto durante i periodi elettorali – è un atto di serietà professionale e dimostra un grande senso di responsabilità verso le istituzioni.
Mauro, da Sydney, invece, mi sorprende favorevolmente: vado al Consolato a ritirare i plichi non arrivati! Dico grazie per ciò che fa per noi e lui: lo faccio anche per me! Bella risposta.
Ringrazio anche uno stimatissimo signore, tal Gianfranco – sempre da Sydney – che ci spedisce indietro il nostro materiale elettorale informandoci sull’uso più indicato per tale materiale. Deve averlo provato lui stesso!
Bello, infine, l’appello della signora Eleonora, da Perth, che mi dice: dobbiamo combattere l’astensionismo, ma dobbiamo anche far capire che un voto per alcuni partiti, come i socialisti, è un voto sprecato, per un partito che non avrà eletti in Parlamento e che per disperazione ha provato a candidare pure Mastella!
Il Signor Randazzo – omonimo del collega Senatore Randazzo, candidato al Senato –mi ricorda che l’Italia di Prodi ha visto le liberalizzazioni ed i primi segnali di modernità. Dice giustamente che i litigi interni alla maggioranza non sono mai utili ma che le coalizioni fatte da tanti partiti portano a questo risultato. Chiede: ma Forza Italia e AN non stavano litigando solo alcune settimane prima del tradimento di Mastella? Come mai per le elezioni sono tornati tutti amici? È convinto che cominceranno a litigare appena dopo le elezioni, che vincano o perdano: meglio non votarli!
Il Signor Enzo ci riconosce almeno due meriti: aver lavorato bene sulle pensioni, in particolare la quattordicesima, e l’onestà e l’integrità dimostrata, in particolare dal Senatore Randazzo. Caro Enzo grazie per le sua parole e grazie per aver riconosciuto il nostro lavoro: per fortuna la gente è più generosa dei nostri avversari che sanno solo offendere: pensiamo a Zacchera – responsabile di AN per gli italiani nel mondo – che attacca il sottoscritto poiché da parlamentare di maggioranza sarei intervenuto solo una volta. Non dice il vero poiché sono intervenuto in aula due volte e non dice il vero poiché intervenire due volte, da parlamentare di maggioranza in un gruppo di oltre duecento, è un privilegio che tocca a pochi.
Mario da Sydney che mi dice: votiamo per voi ma dovete dire ai vostri colleghi parlamentari che è ora di fare pulizia, che la pulizia è quella che deve liberarci dal malcostume ma anche dalla cattiva politica. Dico che abbiamo già cominciato, proprio facendo partire un partito nuovo, il Partito Democratico.
E che dire dell’incredibile numero di indipendenti – dice Giovanni. Tutti i candidati fanno capo a partiti o a coalizioni eppure tutti amano definirsi indipendenti. Veramente noi no. Non abbiamo mai sputato sui partiti, soprattutto i nostri. Alcuni candidati non sanno neanche quali siano i loro partiti, devono essere davvero indipendenti – rispondo!
Giuseppe, che legge il Globo, oltre a chiedermi come votare per Veltroni, vuole sapere se davvero guadagniamo tanto: caro Giuseppe, il nostro stipendio lordo – cioè con le tasse – è di oltre 11,000 euro al mese. Il netto, dopo tutte le ritenute, è circa 5,000 euro al mese. Da questi il partito trattiene 1,500 euro al mese. L’indennità forfetaria di 4,100 al mese per vivere a Roma è appena sufficiente a pagarsi albergo o affitto (basta fare i conti: a 150 euro a notte per una media di 20 notti al mese o informarsi sugli affitti medi a Roma) e 4,000 euro al mese per impiegare personale che – se assunto in regola come abbiamo fatto noi, dico Fedi e Randazzo – costa circa 3,000 euro al mese. Gli altri mille euro sono stati utilizzati per avere un ufficio di rappresentanza – che non è uno sgabuzzino – ma la sede di un’Associazione, quella degli amici e stimati lucani che saluto con affetto! Noi non abbiamo ricevuto rimborsi elettorali. Non è affatto vero che un MP australiano, statale o federale, costi meno, a chi paga le tasse. Calcolatrice alla mano, il personale e l’ufficio elettorale sono pagati – giustamente – dal Parlamento e, facendo i conti, è molto più della quota di rapporto con il territorio dei parlamentari italiani.
Infine, a proposito di querele e ingiunzioni: i tribunali non sono la mia passione e gli avvocati vorrei vederli solo come amici e non per la professione che svolgono. Ho sempre pensato che la politica – la rappresentanza – fosse ad un livello più elevato della gutter politics di cui, purtroppo, qualcuno ci ricorda l’esistenza.

Marco Fedi.

mercoledì 20 febbraio 2008

Lettera aperta agli elettori


20 febbraio 2008

Care amiche e cari amici,

la crisi politica che ha determinato la fine del Governo Prodi è la dimostrazione chiara ed inequivocabile che l’Italia ha bisogno di scelte coraggiose. Le riforme istituzionali non sono solo uno slogan o peggio una distrazione dall’affrontare i problemi più urgenti che attanagliano le fasce sociali più deboli, i pensionati, il lavoro dipendente, le famiglie e i giovani.
Le riforme consentiranno all’Italia di uscire dalla situazione di blocco in cui si trova, di avere governi che abbiano maggioranze forti e coese. Per avere maggioranze capaci di governare occorrono modifiche alla Costituzione, alla legge elettorale ed ai regolamenti parlamentari.
Per rendere finalmente possibile che ciascuno svolga bene il proprio ruolo, di maggioranza o di opposizione, attraverso un autentico dibattito interno alle forze politiche ed ai gruppi parlamentari e con la società civile.
Liberando il campo dai timori, spesso utilizzati come ricatto, di far entrare in crisi un “Governo” democraticamente eletto per svolgere il programma sul quale ha ottenuto il consenso degli elettori. Accettando l’idea che nel dibattito interno si può vincere o perdere e chi perde accetta l’orientamento espresso dalla maggioranza, non sceglie la strategia del ricatto, dal centro o da sinistra o da destra. In questo modo si rafforzano gli strumenti della democrazia che debbono consentire di fare bene maggioranza ed opposizione e di produrre scelte e riforme.
La proposta di fare in poco tempo le riforme istituzionali, o quanto meno la riforma della legge elettorale – affidata con l’incarico esplorativo al Presidente del Senato Marini – è stata respinta dal centro destra: questo momento, il grande rifiuto, potrebbe davvero passare alla storia come la grande occasione mancata. La grande occasione per non essere ricattati e fare le riforme!
Il centro destra si prepara ad una nuova stagione di instabilità interna alla coalizione e nel Paese.
La sfida del Partito Democratico costituisce per tutti occasione di riflessione. Per noi democratici è la sfida verso l’unità non la solitudine. L’unità che non si sgretola perché il collante è la voglia di cambiare, insieme, l’Italia. Le liste PD avranno bisogno del nostro sostegno pieno, del nostro lavoro ed impegno, della nostra convinzione.
Ventuno mesi di legislatura non hanno indebolito il significato della rappresentanza eletta dall’estero: hanno confermato che ancora il sistema politico italiano, nel suo complesso, non ha recepito le novità di questo momento politico-culturale. L’attività parlamentare è stata intensa a sostegno delle scelte e degli indirizzi del Governo Prodi. Nella finanziaria 2007 abbiamo contribuito al risanamento dei conti pubblici, a far ripartire la lotta all’evasione fiscale, a fare le liberalizzazioni, ad estendere le detrazioni per carichi di famiglia ai residenti all’estero. Abbiamo evitato i tagli ai capitoli di bilancio del Ministero degli affari esteri ed investito nuove risorse per la rete commerciale all’estero, per la scuola e la cultura e per l’assistenza sanitaria ai connazionali indigenti. Nella finanziaria 2008, dopo il decreto fiscale ed il protocollo sul welfare che ha aumentato le pensioni anche per i residenti all’estero, abbiamo ulteriormente aumentato le dotazioni dei capitoli degli esteri di 32 milioni di euro. Ed abbiamo chiesto al Governo di raccogliere la sfida verso l’obiettivo della parità di trattamento per quanto riguarda l’ulteriore detrazione ICI, la puntuale verifica reddituale per i pensionati residenti all’estero anticipata da una sanatoria degli indebiti, l’utilizzo del modello 730 per la dichiarazione dei redditi del personale impiegato da amministrazioni che sono sostituiti d’imposta, il potenziamento della rete diplomatico-consolare e la ratifica di importanti convenzioni internazionali.
L’azione del Governo non ha sempre dato le necessarie risposte alle richieste della rappresentanza parlamentare degli eletti all’estero anche per i diversi ruoli e le diverse responsabilità che rivestono Governo e Parlamento. La debolezza della coalizione, la risicata maggioranza al Senato, l’attacco costante dell’opposizione su ogni singolo aspetto – anche sugli aumenti ai capitoli per l’estero, tacciati di costituire merce di scambio – sono altre ragioni addebitabili ai ritardi su alcune questioni. Tra le proposte più significative e sulle quali il PD deve riprendere la propria azione, vi sono: cittadinanza e riapertura dei termini per il suo riacquisto, immigrazione e diritti di partecipazione, riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, conferenza dei giovani, partecipazione del personale a contratto alle elezioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali, riforma della legge 153/71 su diffusione di lingua e cultura italiane all’estero, riordino delle carriere per il personale a contratto e l’assegno di solidarietà per i connazionali emigrati indigenti.
Le scelte dei prossimi giorni – la selezione dei candidati, le proposte programmatiche, la campagna elettorale – peseranno molto sulle possibilità concrete di eleggere un deputato ed un senatore nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide (D). Avranno conseguenze anche sulla nostra capacità – prospettica – di costruire un Partito Democratico forte, attraverso i propri circoli all’estero, ed un PD che continui anche in futuro ad essere punto di riferimento per associazioni e persone che intendono trasformare il loro impegno sociale, culturale e politico in un progetto che leghi sempre più gli italiani ovunque essi vivano nel mondo.


On. Marco FEDI
Camera dei Deputati
Via del Pozzetto, 105
00187 ROMA
Tel. +39 06 67605701 uff.
Fax.+39 06 67605004
+39 334 6755167 cell. Italia
+61 412 003 978 cell. Australia
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www.marcofedi.blogspot.com

mercoledì 30 gennaio 2008

"Un po' di spirito anglosassone farebbe anche all'Italia"

(Adnkronos) - "Della mia esperienza quotidiana di vita parlamentare do una valutazione negativa, così come negativo è il bilancio generale di una legislatura che si è conclusa anzitempo e in modo non certo esaltante", dice all'ADNKRONOS, Marco Fedi, dirigente d'azienda eletto nelle liste del centrosinistra nella circoscrizione D, quella che comprende Africa, Asia, Oceania e Antartide. Ma se la vita parlamentare non è stata entusiasmante, Fedi è comunque contento di aver vissuto un'esperienza, se pure limitata nel tempo, nell'arena politica. E lo rifarebbe: "sono a disposizione del partito – dice - se vorrà ricandidarmi, anche se sono convinto che il ricorso alle primarie sarebbe giusto anche per i candidati nelle circoscrizioni estere". "Ammetto che l'esperienza, per quanto importante e per certi aspetti interessante, è stata deludente sotto il profilo della concretezza, anche per i problemi dei nostri connazionali all'estero: abbiamo vissuto per 20 mesi in una situazione bloccata e ora l'unica soluzione possibile sembra, purtroppo, quella delle elezioni. Anche se nelle condizioni in cui versa il Paese il voto anticipato è sicuramente un danno per l'Italia. Se la politica italiana non affronta alcuni nodi cruciali del suo modo di essere, se non accelera sulle riforme, rischia di non essere in grado di assolvere il proprio compito". "Vengo da un Paese (l'Australia, ndr) in cui la politica dà risultati quotidiani e dove il Parlamento funziona. E poi esistono confini netti tra poteri, ognuno fa il proprio mestiere e lo fa al meglio, secondo il migliore spirito anglosassone. Un po' di quello spirito - sottolinea Fedi - farebbe bene all'Italia. Nella classe politica del nostro Paese ci sono certamente capacità, che spesso, purtroppo, restano inespresse. E soprattutto, la politica italiana è troppo autoreferenziale. Servirebbe più pragmatismo".

(Fer/Zn/Adnkronos)
27-GEN-08 16:05

martedì 15 gennaio 2008

Confusione e preoccupazione su indebiti INPS: “Nuovo Paese” a colloquio con Marco Fedi

ADELAIDE - Molti pensionati hanno avuto una comunicazione dall’INPS che li informa che, sulla base dei redditi dichiarati per gli anni 2004-2005, si è accumulato un debito. Questo debito in alcuni casi è di pochi dollari ma in altre situazioni è di miglia di dollari.
Sull’argomento Nuovo Paese ha rivolto qualche domanda al deputato per la ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, Marco Fedi.


Ci puoi dire qualcosa sulla dimensione del problema, in altre parole di quanti pensionati stiamo parlando, i dati generali nel mondo ed in Australia? Che cosa ha dato origine al debito e chi ha la maggiore responsabilità per gli errori nei calcoli?

L’INPS ha comunicato che complessivamente la situazione debitoria riguarda circa 50mila pensionati. Immagino molti di questi vivano in Paesi ad economia avanzata e valuta forte, quindi America del Nord, Oceania, Europa.
In queste aree, a causa di prestazioni estere elevate pagate dal Paese di residenza, e per i paesi extra-euro anche agli effetti valutari, si hanno le situazioni più difficili. L’indebito è il risultato delle verifiche reddituali che in Italia sono effettuate con regolarità e cadenza annuale, mentre all’estero sono sempre state condotte con notevole ritardo e relativamente a periodi molto lunghi di 2 ed a volte 3 anni. È evidente che in queste condizioni possono maturare degli indebiti anche consistenti sulle prestazioni aggiuntive legate al reddito come gli assegni al nucleo famigliare, le maggiorazioni sociali, il trattamento minimo. Se è vero che il pensionato ha il dovere di comunicare i cambiamenti reddituali intervenuti, è altrettanto vero che gli utenti, quindi i pensionati, devono avere la possibilità di effettuare la comunicazione in modo efficiente ed in tempi rapidi. La verifica annuale rimane lo strumento più adeguato. Anche perché le variazioni valutarie del rapporto, ad esempio, dollaro australiano/euro, possono rappresentare una variabile consistente nell’arco di un anno e costituire da sola ragione d’indebito. In assenza di una procedura immediata e diretta che consenta la comunicazione annuale dei propri redditi, procedura che può essere concordata con i Patronati, la responsabilità dei ritardi è dell’INPS. È per questa ragione che chiediamo da anni l’approvazione di un provvedimento di sanatoria: la cancellazione del debito in assenza di dolo, vale a dire quando non vi è stato dal pensionato un tentativo di frode ai danni dell’INPS.

Mi pare che il recupero del debito può essere effettuato da una trattenuta fino al 20% della pensione. Vi è consapevolezza a livello di governo delle difficoltà che una tale trattenuta può avere sui pensionati che hanno un tenore di vita più basso nella società per cui ogni centesimo della loro pensione è importante?

La legge già prevede dei meccanismi automatici per il recupero degli indebiti: massimo 1/5 della pensione facendo salvo il trattamento minimo e senza interessi legali. In effetti, su questo fronte la finanziaria 2008 non ha concesso assolutamente nulla. L’INPS deve applicare le disposizioni vigenti. All’Istituto della previdenza sociale chiediamo semmai, semplicemente, di applicare sempre la legge. Ai pensionati ed ai patronati di monitorare l’applicazione della legge. In ogni caso, per ogni violazione, ci si può rivolgere alle Direzioni competenti dell’Istituto ed anche, in casi estremi, alla magistratura. Non sono accettabili, ad esempio, recuperi con importi superiori al quinto oppure la sospensione della pensione. Molti pensionati contano oggi sulla pensione italiana ai fini della sopravvivenza: l’indebito stesso crea una situazione di fortissimo disagio che condanno senza mezzi termini.

Come parlamentare italiano che rappresenta anche i pensionati italiani in Australia cosa hai fatto e quale è stato l'atteggiamento dei tuoi colleghi parlamentari all'estero nel parlamento nazionale?

Abbiamo presentato una proposta di legge per una sanatoria d’iniziativa parlamentare ma la Commissione competente non ha ancora provveduto ad esaminarla. Abbiamo posto costantemente la questione all’attenzione del Governo: sia in sede di attività di controllo parlamentare, con interrogazioni e quesiti, che in sede di approvazione della finanziaria, sia come emendamenti che come ordini del giorno. I colleghi parlamentari eletti all’estero hanno lavorato in questa stessa direzione anche al Senato. La commissione bilancio del Senato ha riproposto una soluzione che già esisteva: recupero non superiore ad 1/5, salvaguardando il trattamento minimo e senza interessi legali. Evidentemente non si sapeva che già le norme esistevano. Ritengo che la questione debba essere posta in termini assolutamente chiari: non abbiamo chiesto privilegi ma la presa d’atto che lo Stato italiano, in questo caso l’INPS, all’estero, non riesce a garantire lo stesso livello di qualità nei servizi e la necessaria trasparenza nel rapporto con gli utenti, quindi i pensionati. Si tratta di una questione che attiene alla sfera dei diritti di cittadinanza. E chiediamo la possibilità di avere a regime un sistema efficiente di dichiarazione e verifica dei redditi tale da evitare la formazione di indebiti. La sanatoria risponde alla necessità di prendere atto che questa situazione esiste, che crea incertezza rispetto al diritto pensionistico maturato, insicurezza nel rapporto con lo Stato italiano ed apprensione relativamente alle proprie capacità di gestione del reddito individuale e famigliare. Non è una bella situazione.

Come ha risposto il Governo Prodi a questa problematica e come si distingue dall'atteggiamento dell'opposizione e dal governo precedente?

Il Governo Prodi ha finora ignorato le nostre richieste. Un vero errore politico. L’opposizione continua in modo strumentale a proclamare che Prodi ha fatto regali agli italiani all’estero e non si impegna a prospettare soluzioni alternative. Una proposta di sanatoria era già stata presentata durante il Governo Berlusconi ma si era subito arenata. L’aspetto interessante è che l’INPS stesso ha proposto una sanatoria rendendosi conto che si tratta spesso di indebiti inesigibili, che le procedure di recupero sono comunque lente e comportano un costo sotto il profilo amministrativo, che hanno come Istituto delle responsabilità evidenti non avendo effettuato le verifiche reddituali ogni anno anche all’estero e che si perpetua il meccanismo del “pago oggi” – anche con la quattordicesima è andata così – “poi si vedrà”.

Che consigli puoi dare ai pensionati e alla comunità in generale per affrontare questo problema?

Ai pensionati ed alla comunità di rimanere calmi. Anche questa ultima iniziativa comunicativa dell’INPS lascia molto a desiderare: è possibile inoltrare nuovamente i propri redditi ma senza sapere quali redditi sono stati effettivamente considerati dall’Istituto (non quelli inseriti dal
Patronato!) quali i cambi adottati per le valute diverse dall’euro, quali i redditi esclusi e poi il conteggio. Il conteggio è il come si è arrivati a quell’importo ma soprattutto il quando si estinguerà il debito, il cosiddetto piano di recupero. In quante mensilità l’INPS effettuerà il recupero. Invece vi è una comunicazione di indebito senza conteggio. Al buio il pensionato, ed anche il Patronato che lo assiste, deve rispondere senza sapere quando e come avrà inizio e fine l’azione di recupero. Non è possibile in queste condizioni tutelare i propri diritti. Chiederemo all’INPS di modificare le procedure rendendole più chiare e trasparenti: la comunità può attivarsi con petizioni e prese di posizione forti nei confronti del Governo.

E’ ancora possibile convincere il governo del merito di una sanatoria e di una maggiore trasparenza nei rapporti tra INPS e pensionati?

Sono molto scettico sulle reali possibilità di rendere concreto un provvedimento di sanatoria. In ogni caso noi continueremo la nostra azione di proposta. Sono convinto che in ogni caso il nostro compito primario è quello di rendere effettiva la parità di trattamento a tutti i livelli e questo del rapporto con le amministrazioni dello Stato è sicuramente uno degli aspetti centrali: anche ottenere un certificato di nascita o registrare un matrimonio o divorzio è ancora un problema. La nostra presenza in Parlamento deve riuscire a migliorare anche questi aspetti.

(Frank Barbaro, direttore Nuovo Paese/Inform)

mercoledì 10 ottobre 2007

“Gli italiani sono ancora utili? A chi e come. La ricerca scientifica e la collaborazione universitaria”

Non potendo partecipare al “Seminario Italia-Australia: Ipotesi progettuali sul Museo delle Migrazioni”, tenutosi lunedì 8 ottobre presso l’Istituto Diplomatico Mario Toscano di Roma, ha inviato il seguente contributo.

«Desidero scusarmi per non essere riuscito a partecipare a questa iniziativa ma sono in Australia – territorio elettorale – per le primarie del Partito Democratico. Anche questo nuovo progetto di “architettura politica” della rappresentanza può trasformarsi in occasione di incontro e scambio tra le forze politiche e contrinbuire a rafforzare i legami tra Italia ed Australia.
Ringrazio il Vice Ministro Franco Danieli per quest’invito, l’Ambasciatrice Amanda Vanstone per la sua qualificata presenza, le Università La Sapienza di Roma e di Adelaide per aver saputo cogliere l’importanza del tema delle migrazioni, che accomuna le esperienze dei nostri Paesi, sia sotto il profilo storico, che come grande questione culturale, sociale e politica dei nostri tempi. Un momento di discussione significativo anche in direzione di un rafforzamento dei rapporti bilaterali tra Italia e Australia, legato all’ambizioso ed entusiasmante progetto, seguito con dedizione dal Prof. Norberto Lombardi, di realizzare una rete museale dell’emigrazione italiana nel mondo. Un’opportunità per conferire maggiore attenzione alle “migrazioni”, alle straordinarie opportunità di conoscenza, crescita e sviluppo che lo spostamento di persone nel mondo offre alle nostre società. È straordinario che le facoltà di architettura di due prestigiose Università mettano al servizio di questo grande tema universale, globale, la loro capacità di ricerca, di analisi, di conoscenza e comprensione, ed infine di progettazione.
L’Italia è un grande Paese che può offrire, anche nei settori della ricerca, significative opportunità di collaborazione. L’Italia ed i nostri ricercatori, scienziati, tecnici e professionisti sono apprezzati nel mondo: per la loro originalità, preparazione e competenza. Gli italiani, quindi, per rispondere alla domanda posta nel titolo del mio breve intervento, sono certamente ancora utili. Più utili di quanto si creda e di quanto la limitatezza delle risorse autorizzerebbe a pensare.
Vi è quindi una questione risorse che riguarda l’Italia, ma non solo. Vi è un problema di coordinamento, di comunicazione ed informazione, di saper fare squadra e quindi sistema. Per cogliere le opportunità del nostro tempo dobbiamo saper utilizzare la rete di presenza italiana nel mondo, attraverso le Università, le Regioni, le amministrazioni dello Stato: attraverso il sistema Italia nel suo complesso. E possiamo costruire – insieme – un percorso bilaterale Italia-Australia per superare alcuni degli ostacoli che ancora esistono per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli accademici, le opportunità di estendere a Paesi come l’Australia i progetti di ricerca e di formazione a livello europeo, gli scambi a livello universitario, le borse di studio ed i progetti di ricerca aperti alla collaborazione con l’Australia, che è un Paese la cui ricerca è all’avanguardia in molti settori.
Sono certo che lavorando bene insieme possiamo contribuire ad avvicinare ulteriormente questi due grandi Paesi».

Di seguito il medesimo testo in lingua inglese:
«I wish to apologise for not being able to attend this event. I am currently in Australia for the primaries of the Democratic Party. This is also a new “architectural political project”, endeavouring for stability, cohesion and capacity to deliver good government and policies in Italy. This also – at the political level – can become an opportunity to establish stronger links between Italy and Australia.
Vice Minister Franco Danieli, Madam Ambassador Amanda Vanstone, delegations from two prestigious Universities, La Sapienza and Adelaide, thank you for this invitation and this opportunity. Thank you for choosing the important subject of migration as the central element of your joint work. This project means you will exchange experiences and skills, share knowledge, develop ideas and then plan and design a museum, which will prove to be beneficial in strengthening the ties between Australia and Italy.
And this is happening at the same time as Prof. Norberto Lombardi – a dedicated member of Vice Minister Danieli’s staff – is working on a project that is looking at establishing a network of museums on migration and the Italian Diaspora specifically.
Italy can offer significant opportunities for joint research projects, international cooperation and bilateral exchanges. Resources are limited, and unfortunately this is a dangerous trend, but we also must work towards better coordination and exchange of information.
Italy and Australia can profit from better and stronger relations and we should foster opportunities to use Australia’s strong research position in certain areas and Italy’s competent and skilled researchers. We can achieve stronger relations between Universities, research institutions, Italian Regional Governments and Australian States and the Commonwealth of Australia and the Republic of Italy.
We can work together to achieve a better environment for bilateral and multilateral cooperation. We can start addressing issues like the recognition of academic titles, the extension of international European research project to countries like Australia, the increase of both study grants and the number of research grants.
I’m confident that working together we can contribute to closer relations between these two countries».

Roma, 10 ottobre 2007