Di seguito pubblico la traduzione del mio intervento alla Conferenza dei giovani italo-australiani tenutasi sulla Gold Coast il 5 settembre scorso.
Avevo preparato una presentazione in PowerPoint del mio luogo di lavoro – Montecitorio – la sua composizione, alcuni dati statistici su di esso, perché ci sono due camere di rappresentanza nel Parlamento italiano e una breve storia elettorale: ora ho tuttavia intenzione di ignorare questa presentazione – se qualcuno è interessato può chiederla e gliela invierà via e-mail. Voglio invece utilizzare i dieci minuti che gli organizzatori mi hanno concesso – e sono veramente loro grato per l’invito e per questa opportunità – per aprire una discussione franca con voi, la generazione più giovane. Dieci minuti di politica non adulterata.
L’Italia è un paese strano e complicato: ma noi l’amiamo. Spesso sento dire, non solo da giovani ma anche da Italo-Australiani più anziani: perché siamo scocciati da questa relazione, come uscire da essa? Noi viviamo le nostre vite, a mezzo mondo di distanza, e non abbiamo molto in comune con i mali dell’Italia: un complesso e difficoltoso fare i conti con burocrazia, nepotismo, mancanza di opportunità per i giovani e le loro famiglie, e ogni giorno l’abitudine di vita, di ognuno, a qualsiasi livello, di dire “non è importante cosa tu conosci, ma chi tu conosci”.
Sono convinto che l’Italia può cambiare. Sono convinto che l’Italia può essere un posto migliore per gli Italiani, non importa dove essi vivano, e per coloro che hanno un legame con l’Italia, anche se hanno un passaporto differente da quello italiano.
Dico questo perché sono un parlamentare, perché credo che la politica possa migliorare il nostro modo di vivere, che possa anche fornire chiavi per migliorare le relazioni, come quelle tra l’Italia e le sue comunità all’estero. Il mio primo messaggio che vi rivolgo è che non dovreste distanziarvi dalla politica e dai processi politici: la politica può essere bipartisan ma c’è un momento nel quale le scelte vanno compiute ed è allora che i partiti politici giocano ancora un ruolo vitale. Lasciatemi dire che un vero processo politico dentro un partito politico può ottenere un cambiamento permanente che prende in considerazione gli interessi generali di una comunità, non gli interessi particolari che sono spesso determinati o dominati da forze non democratiche.
Il secondo messaggio è che noi siamo quel che siamo e quelli che siamo, e dobbiamo essere tutti orgogliosi di ciò che abbiamo ottenuto in Australia e in Italia. Le generazioni precedenti hanno spianato la strada contribuendo all’economia italiana durante la crescita del dopoguerra e costruendo il loro nuovo paese, l’Australia. Oggi noi spesso siamo di fronte a una coscienza di essere Italiani che è positiva e che ha permeato tutti i nostri percorsi di vita, fino al punto che potrebbe apparire eccessiva, qualche volta anche troppo alla moda e un po’ pretenziosa, tra gli aussies, gli italofobi e qualche volta anche gli Italiani. Corriamo il rischio di perdere di vista ciò che conta: una cultura che è ricca perché è contaminata da storie e da contatti con altre culture, tradizioni, religioni e genti, contaminata da altre in senso alto. E ciò accade perché sono orgoglioso di essere Italiano.
Così, quando l’Italia non rispetta la propria storia, quando non vediamo noi stessi e il nostro passato nel presente di qualcun altro, quando dimentichiamo che una nazione migrante è oggi una destinazione per l’immigrazione e non abbiamo la forza politica per sviluppare azioni e politiche multiculturali positive – quando l’Italia mostra al mondo il suo peggio, è esattamente allora, io credo, che l’Italia ha maggiormente bisogno di noi! L’Italia ha bisogno del nostro contributo. L’Italia ha bisogno di noi, l’Italia ha bisogno di voi.
E noi possiamo fare la differenza. La differenza inizia con noi: non facciamo favori a nessuno, non crediamo che la politica è sempre corrotta, crediamo che gli Italiani all’estero e le comunità italiane nel mondo abbiano un ruolo da giocare e che questo ruolo sia un vantaggio per l’Italia.
Abbiamo cambiato la Costituzione italiana per ottenere questa unica opportunità. Abbiamo cambiato tre articoli: stabilire le circoscrizioni estere e assegnare loro 12 deputati e 6 senatori.
Non dovremmo rinunciare a questa opportunità. Sembra un’eternità: 25 anni della mia vita sono passati, molto veloci, e sembra che abbiamo avuto da sempre questa opportunità ma in realtà sono solo due anni. Troppo presto per rinunciarci e troppo presto per non lottare per essa: e in Parlamento abbiamo dovuto e dovremo sostenere con forza la rappresentanza delle comunità italiane all’estero, con i Comites, il Cgie e i parlamentari. Avete un’opportunità con questa conferenza e con la conferenza mondiale in Italia per affermare il vostro bagaglio per il futuro: un futuro con la politica. Può essere locale, nazionale, statale o internazionale, ma la politica è uno strumento di partecipazione prezioso, oggi più che mai.
La vostra identità è una complessa realtà intrecciata: cercare di descriverla dicendo Italo-Australiani o “oriundi italiani” è una profonda limitazione perché racconta del luogo di origine, o dei posti dove si è vissuto ma non riflette neanche lontanamente la propria essenza.
Non c’è conflitto tra Italiani, Italo-Australiani o oriundi. Possiamo definirci come ci piace, possiamo essere ciò che noi vogliamo, possiamo costruire relazioni con l’Italia, l’Europa e il resto del mondo.
Il compito di parlare a un’Italia che ci auguriamo favorisca migliori relazioni, con la quale abbiamo bisogno di legami più forti – quando studiamo, lavoriamo, nella nostra vita sociale, culturale e politica – questo compito è appena iniziato. Questa conferenza, il viaggio in Italia alla fine dell’anno, saranno momenti importanti: sta a ognuno fare sì che non vadano perduti e diventino parte di un’esperienza collettiva di questa e delle future generazioni. Grazie.
L’Italia è un paese strano e complicato: ma noi l’amiamo. Spesso sento dire, non solo da giovani ma anche da Italo-Australiani più anziani: perché siamo scocciati da questa relazione, come uscire da essa? Noi viviamo le nostre vite, a mezzo mondo di distanza, e non abbiamo molto in comune con i mali dell’Italia: un complesso e difficoltoso fare i conti con burocrazia, nepotismo, mancanza di opportunità per i giovani e le loro famiglie, e ogni giorno l’abitudine di vita, di ognuno, a qualsiasi livello, di dire “non è importante cosa tu conosci, ma chi tu conosci”.
Sono convinto che l’Italia può cambiare. Sono convinto che l’Italia può essere un posto migliore per gli Italiani, non importa dove essi vivano, e per coloro che hanno un legame con l’Italia, anche se hanno un passaporto differente da quello italiano.
Dico questo perché sono un parlamentare, perché credo che la politica possa migliorare il nostro modo di vivere, che possa anche fornire chiavi per migliorare le relazioni, come quelle tra l’Italia e le sue comunità all’estero. Il mio primo messaggio che vi rivolgo è che non dovreste distanziarvi dalla politica e dai processi politici: la politica può essere bipartisan ma c’è un momento nel quale le scelte vanno compiute ed è allora che i partiti politici giocano ancora un ruolo vitale. Lasciatemi dire che un vero processo politico dentro un partito politico può ottenere un cambiamento permanente che prende in considerazione gli interessi generali di una comunità, non gli interessi particolari che sono spesso determinati o dominati da forze non democratiche.
Il secondo messaggio è che noi siamo quel che siamo e quelli che siamo, e dobbiamo essere tutti orgogliosi di ciò che abbiamo ottenuto in Australia e in Italia. Le generazioni precedenti hanno spianato la strada contribuendo all’economia italiana durante la crescita del dopoguerra e costruendo il loro nuovo paese, l’Australia. Oggi noi spesso siamo di fronte a una coscienza di essere Italiani che è positiva e che ha permeato tutti i nostri percorsi di vita, fino al punto che potrebbe apparire eccessiva, qualche volta anche troppo alla moda e un po’ pretenziosa, tra gli aussies, gli italofobi e qualche volta anche gli Italiani. Corriamo il rischio di perdere di vista ciò che conta: una cultura che è ricca perché è contaminata da storie e da contatti con altre culture, tradizioni, religioni e genti, contaminata da altre in senso alto. E ciò accade perché sono orgoglioso di essere Italiano.
Così, quando l’Italia non rispetta la propria storia, quando non vediamo noi stessi e il nostro passato nel presente di qualcun altro, quando dimentichiamo che una nazione migrante è oggi una destinazione per l’immigrazione e non abbiamo la forza politica per sviluppare azioni e politiche multiculturali positive – quando l’Italia mostra al mondo il suo peggio, è esattamente allora, io credo, che l’Italia ha maggiormente bisogno di noi! L’Italia ha bisogno del nostro contributo. L’Italia ha bisogno di noi, l’Italia ha bisogno di voi.
E noi possiamo fare la differenza. La differenza inizia con noi: non facciamo favori a nessuno, non crediamo che la politica è sempre corrotta, crediamo che gli Italiani all’estero e le comunità italiane nel mondo abbiano un ruolo da giocare e che questo ruolo sia un vantaggio per l’Italia.
Abbiamo cambiato la Costituzione italiana per ottenere questa unica opportunità. Abbiamo cambiato tre articoli: stabilire le circoscrizioni estere e assegnare loro 12 deputati e 6 senatori.
Non dovremmo rinunciare a questa opportunità. Sembra un’eternità: 25 anni della mia vita sono passati, molto veloci, e sembra che abbiamo avuto da sempre questa opportunità ma in realtà sono solo due anni. Troppo presto per rinunciarci e troppo presto per non lottare per essa: e in Parlamento abbiamo dovuto e dovremo sostenere con forza la rappresentanza delle comunità italiane all’estero, con i Comites, il Cgie e i parlamentari. Avete un’opportunità con questa conferenza e con la conferenza mondiale in Italia per affermare il vostro bagaglio per il futuro: un futuro con la politica. Può essere locale, nazionale, statale o internazionale, ma la politica è uno strumento di partecipazione prezioso, oggi più che mai.
La vostra identità è una complessa realtà intrecciata: cercare di descriverla dicendo Italo-Australiani o “oriundi italiani” è una profonda limitazione perché racconta del luogo di origine, o dei posti dove si è vissuto ma non riflette neanche lontanamente la propria essenza.
Non c’è conflitto tra Italiani, Italo-Australiani o oriundi. Possiamo definirci come ci piace, possiamo essere ciò che noi vogliamo, possiamo costruire relazioni con l’Italia, l’Europa e il resto del mondo.
Il compito di parlare a un’Italia che ci auguriamo favorisca migliori relazioni, con la quale abbiamo bisogno di legami più forti – quando studiamo, lavoriamo, nella nostra vita sociale, culturale e politica – questo compito è appena iniziato. Questa conferenza, il viaggio in Italia alla fine dell’anno, saranno momenti importanti: sta a ognuno fare sì che non vadano perduti e diventino parte di un’esperienza collettiva di questa e delle future generazioni. Grazie.
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