Giuseppe Di Vittorio ricordato in Australia. Dopo Melbourne è stata la volta di Sydney. Sabato 30 agosto, presso l’Associazione napoletana, si è tenuta una serata organizzata dalla Fondazione Di Vittorio e patrocinata da Insieme Australia.
“Ricordare, celebrare ed ancora oggi “lottare”: questo in sintesi il significato di questa manifestazione” – ha ricordato l’on. Marco Fedi portando il suo saluto ai convenuti.
Ricordare il sindacalista ed uomo politico, Giuseppe Di Vittorio, nato a Cerignola l’11 agosto 1892 e deceduto a Lecco il 3 novembre del 1957. Socialista poi iscritto al Pci, antifascista, prende parte alla guerra civile spagnola e poi milita nelle brigate Garibaldi durante la lotta partigiana e di liberazione. Segretario generale della CGIL, nel 1945 è eletto all’assemblea costituente con il partito comunista italiano.
Celebrare la sua vita e le sue idee, la sua capacità d’essere, prima da sindacalista e poi da Parlamentare, sempre, in ogni caso, vicino alla gente. Celebrare la passione politica che porta ai cambiamenti, alle grandi trasformazioni, al miglioramento delle condizioni di vita di tutti ma soprattutto all’affermazione di principi d’eguaglianza, giustizia sociale, solidarietà. E le similitudini tra Garibaldi e Di Vittorio sono tante, a cominciare dalla loro popolarità che continua ancora oggi. Opportuno allora parlarne in un’unica iniziativa. Senza retorica. Ricordando che attaccare i simboli dell’unità nazionale significa attaccare il patrimonio comune - di storia, di cultura, di politica – che è alla base della nostra Costituzione.
E Lottare, ancora oggi, per i diritti delle persone.
A partire da quella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, che oggi ci impegna a fare in modo che: ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
Le iniziative su Garibaldi e Di Vittorio cadono nell’anno del sessantesimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e della Costituzione della Repubblica italiana. Particolarmente rilevante, inoltre, il fatto che le manifestazioni si svolgano in Australia, un paese alla ricerca di un futuro repubblicano.
Non solo. Le iniziative cadono in un momento in cui il tema del lavoro è più che mai in primo piano, sia presso l’opinione pubblica sia nel mondo politico.
Una giusta attenzione al tema del lavoro, nonostante le nostre società tendano a rendere precari diritti fondamentali, non solo il diritto al lavoro, ma anche a costruire una famiglia o un futuro. Fino alle nuove precarietà nei rapporti tra cittadino e Stato e nei rapporti tra i componenti le nostre complesse società multietniche.
“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini, il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”: è il primo articolo della Costituzione italiana, ed è fortemente carico di questo impegno morale e politico. Oggi dobbiamo porre con forza l’accento anche sulla tutela del lavoro e sulla sicurezza di chi lavora.
La parola lavoro appare nel testo della Costituzione italiana almeno 20 volte: oltre agli articoli 1 e 4 che concernono il principio base del diritto al lavoro e la necessità di rendere effettiva questo diritto, la parola lavoro appare all’art.35 sulla tutela del lavoro in tutte le sue forme, alla tutela del lavoro a livello internazionale, alla libertà di emigrazione ed a tutelare il lavoro italiano all’estero. La retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, appare all’articolo 36.
La parità di genere per quanto riguarda il lavoro, affermata all’articolo 37 e le condizioni che garantiscano l’adempimento del ruolo famigliare, il limite di età per il lavoro salariato ed allo stesso tempo la tutela del lavoro minorile in termini di regole.
La tutela degli inabili al lavoro, prevista all’articolo 38, con il diritto ad un posto di lavoro sicuro, le rappresentanza sindacali, la contrattazione ed il salario, previsti all’articolo 39, il diritto di sciopero previsto all’articolo 40 e la collaborazione aziendale tra lavoratori e proprietà, prevista al 46.
Il 51 prevede la possibilità, per chi lavora, di accedere a cariche elettive senza compromettere il posto di lavoro, l’art.99 che istituisce il CNEL, consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, l’art.117 che definisce le materie di legislazione concorrente, tra Stato e Regioni, anche in materia di lavoro, ed infine l’articolo 120 che vieta ogni limitazione al diritto al lavoro in ogni parte del territorio dello Stato.
L’uomo Di Vittorio, il sindacalista Di Vittorio, il Parlamentare Di Vittorio – ha contribuito a costruire questo grande momento politico nazionale ed internazionale, la Costituzione Repubblicana, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dalle Nazioni Unite – in entrambe il lavoro è elemento fondamentale per la costruzione della persona umana e di una società a dimensione umana.
Con il nostro lavoro diamo anche noi un piccolo contributo alla costruzione di società migliori, aperte e democratiche, giuste, solidali. In cui sia possibile mantenere un forte senso di appartenenza, in cui sia possibile riferirsi ad una storia patrimonio condiviso, a simboli, patrimonio comune, in cui sia possibile parlare di unità, senza chiusure nazionalistiche ma con aperture culturali e sociali che le sfide della modernità ci pongono.
On. Marco Fedi
“Ricordare, celebrare ed ancora oggi “lottare”: questo in sintesi il significato di questa manifestazione” – ha ricordato l’on. Marco Fedi portando il suo saluto ai convenuti.
Ricordare il sindacalista ed uomo politico, Giuseppe Di Vittorio, nato a Cerignola l’11 agosto 1892 e deceduto a Lecco il 3 novembre del 1957. Socialista poi iscritto al Pci, antifascista, prende parte alla guerra civile spagnola e poi milita nelle brigate Garibaldi durante la lotta partigiana e di liberazione. Segretario generale della CGIL, nel 1945 è eletto all’assemblea costituente con il partito comunista italiano.
Celebrare la sua vita e le sue idee, la sua capacità d’essere, prima da sindacalista e poi da Parlamentare, sempre, in ogni caso, vicino alla gente. Celebrare la passione politica che porta ai cambiamenti, alle grandi trasformazioni, al miglioramento delle condizioni di vita di tutti ma soprattutto all’affermazione di principi d’eguaglianza, giustizia sociale, solidarietà. E le similitudini tra Garibaldi e Di Vittorio sono tante, a cominciare dalla loro popolarità che continua ancora oggi. Opportuno allora parlarne in un’unica iniziativa. Senza retorica. Ricordando che attaccare i simboli dell’unità nazionale significa attaccare il patrimonio comune - di storia, di cultura, di politica – che è alla base della nostra Costituzione.
E Lottare, ancora oggi, per i diritti delle persone.
A partire da quella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, adottata dall’assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre del 1948, che oggi ci impegna a fare in modo che: ogni individuo in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.
Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia un'esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, ad altri mezzi di protezione sociale.
Ogni individuo ha il diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
Le iniziative su Garibaldi e Di Vittorio cadono nell’anno del sessantesimo anniversario della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e della Costituzione della Repubblica italiana. Particolarmente rilevante, inoltre, il fatto che le manifestazioni si svolgano in Australia, un paese alla ricerca di un futuro repubblicano.
Non solo. Le iniziative cadono in un momento in cui il tema del lavoro è più che mai in primo piano, sia presso l’opinione pubblica sia nel mondo politico.
Una giusta attenzione al tema del lavoro, nonostante le nostre società tendano a rendere precari diritti fondamentali, non solo il diritto al lavoro, ma anche a costruire una famiglia o un futuro. Fino alle nuove precarietà nei rapporti tra cittadino e Stato e nei rapporti tra i componenti le nostre complesse società multietniche.
“L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro”. “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini, il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”: è il primo articolo della Costituzione italiana, ed è fortemente carico di questo impegno morale e politico. Oggi dobbiamo porre con forza l’accento anche sulla tutela del lavoro e sulla sicurezza di chi lavora.
La parola lavoro appare nel testo della Costituzione italiana almeno 20 volte: oltre agli articoli 1 e 4 che concernono il principio base del diritto al lavoro e la necessità di rendere effettiva questo diritto, la parola lavoro appare all’art.35 sulla tutela del lavoro in tutte le sue forme, alla tutela del lavoro a livello internazionale, alla libertà di emigrazione ed a tutelare il lavoro italiano all’estero. La retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del lavoro, appare all’articolo 36.
La parità di genere per quanto riguarda il lavoro, affermata all’articolo 37 e le condizioni che garantiscano l’adempimento del ruolo famigliare, il limite di età per il lavoro salariato ed allo stesso tempo la tutela del lavoro minorile in termini di regole.
La tutela degli inabili al lavoro, prevista all’articolo 38, con il diritto ad un posto di lavoro sicuro, le rappresentanza sindacali, la contrattazione ed il salario, previsti all’articolo 39, il diritto di sciopero previsto all’articolo 40 e la collaborazione aziendale tra lavoratori e proprietà, prevista al 46.
Il 51 prevede la possibilità, per chi lavora, di accedere a cariche elettive senza compromettere il posto di lavoro, l’art.99 che istituisce il CNEL, consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, l’art.117 che definisce le materie di legislazione concorrente, tra Stato e Regioni, anche in materia di lavoro, ed infine l’articolo 120 che vieta ogni limitazione al diritto al lavoro in ogni parte del territorio dello Stato.
L’uomo Di Vittorio, il sindacalista Di Vittorio, il Parlamentare Di Vittorio – ha contribuito a costruire questo grande momento politico nazionale ed internazionale, la Costituzione Repubblicana, la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo adottata dalle Nazioni Unite – in entrambe il lavoro è elemento fondamentale per la costruzione della persona umana e di una società a dimensione umana.
Con il nostro lavoro diamo anche noi un piccolo contributo alla costruzione di società migliori, aperte e democratiche, giuste, solidali. In cui sia possibile mantenere un forte senso di appartenenza, in cui sia possibile riferirsi ad una storia patrimonio condiviso, a simboli, patrimonio comune, in cui sia possibile parlare di unità, senza chiusure nazionalistiche ma con aperture culturali e sociali che le sfide della modernità ci pongono.
On. Marco Fedi
Camera dei Deputati
Segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari
Piazza San Claudio 166 - 00187 Roma
Tel. +39 06 67605701
Fax. +39 06 67605004
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