mercoledì 27 gennaio 2010

FEDI (PD): “IL CENTRODESTRA NON STRUMENTALIZZI IL BURQA”

La questione del burqa non può essere strumentalizzata dalla destra - questo il monito dell’On. Marco Fedi, deputato del Partito Democratico eletto nella circoscrizione estero. Una cosa è regolarizzare l’uso di questi abiti nei luoghi pubblici, come giustamente sta cercando di fare la Francia. Altra è il divieto totale per legge proposto dalle forze conservatrici, spiega il parlamentare del PD.
La legge italiana già prevede limiti all’uso, non solo del burqa, ma anche di altre forme di copertura della propria identità. Accade già per il passaporto e i documenti di identità, nelle banche e in altri luoghi sensibili, e via dicendo. Mi domando qual è la necessità di estendere questo limite in altri luoghi pubblici, definendo tutto come luogo pubblico. L’On. Fedi prosegue spiegando che “se il burqa è una libera scelta, anche se la riteniamo personalmente una pessima decisione, non possiamo impedirla. Al contrario, se si tratta di un’imposizione non gradita dalla donna che lo indossa, essa va impedita applicando le leggi già esistenti a tutela delle persone. Ma la chiave per risolvere questi problemi è rappresentata dalle politiche di integrazione degli immigrati e non da norme ad effetto – insiste il parlamentare del PD.
Credo che i modelli culturali non possano essere imposti a livello normativo. Poi se incontrassimo una ragazza marocchina che vuole essere libera di vivere la sua vita, dobbiamo aiutarla a farlo. Se un giovane immigrato vuole partecipare alla vita sociale e culturale e politica, dobbiamo essere presenti con le leggi, con gli interventi, con le iniziative. Ed offrire una vera opportunità di integrazione. Oggi purtroppo non siamo in grado di predisporre interventi per i giovani in generale, figuriamoci per i giovani migranti. E non siamo in grado di mettere in campo autentiche politiche di integrazione. Questo è il vero problema che dobbiamo affrontare.
Credo sia più saggio fare tutto ciò che ci consentono le leggi nazionali ed internazionali allo scopo di far crescere la democrazia e la consapevolezza delle proprie libertà. Dobbiamo lavorare sulla crescita comune – insiste il deputato eletto all’estero – giacché anche il nostro modello è frutto di una storia di contaminazioni tra diversi. Un modello che ha sì tra i suoi principi la parità tra generi, ma anche quella tra etnie, culture e religioni diverse, spesso messa da parte.
In questa vicenda si registra un alto tasso di strumentalizzazione e di demagogia – conclude l’On. Fedi – che non aiuta affatto la soluzione dei problemi delle complesse società contemporanee e che ostacola le politiche di integrazione civile.

27 gennaio 2010

FEDI (PD) SULLA GIORNATA DELLE MEMORIA

Troppo spesso attorno alle commemorazioni si stende un pesante velo di retorica celebrativa, allontanando noi tutti dal compito arduo del ricordo e della riflessione. La memoria rischia talvolta di essere tramandata in maniera troppo fredda e ufficiale perché viva realmente nelle menti e, soprattutto, nelle azioni dei cittadini.
Credo che il modo migliore di passare questa Giornata della Memoria sia quello di fare lo sforzo di immedesimarci - grazie a tanti racconti, come quello tenuto oggi alla Camera dal Premio Nobel Elie Wiesel -- nella condizione delle vittime dello sterminio nazifascista. Persone che avevano come unica “colpa” quella di essere ebrei, zingari, omosessuali, disabili, oppositori politici. Andavano scartati, agli occhi di un’ideologia che non ammetteva la ricchezza della diversità.
Oggi abbiamo la fortuna che, grazie al contributo eroico di tanti uomini e donne di oltre sessant’anni, quella barbarie è alle nostre spalle. Ma solo la Memoria può metterci al sicuro dall’orrore, che si presenta sempre in maniera irrazionale e incontrollata.
Memoria è per me il dovere di continuare a indignarci ogniqualvolta, anche nelle nostre società democratiche, qualche individuo viene discriminato per la sua presunta “differenza”. Solo così potremmo vivere e praticare ogni giorno lo spirito di questa Giornata.

On. Marco Fedi

martedì 26 gennaio 2010

FEDI (PD): Sulla rete consolare attendiamo il confronto parlamentare con il Governo

Credo sia giusto ricordare che il Governo si è impegnato a riferire al Parlamento il nuovo piano di riorganizzazione della rete consolare nel mondo – rileva l’On. Marco Fedi che ha presentato sul tema un’interrogazione a risposta scritta.

In questi mesi abbiamo espresso nettamente la nostra opposizione alla proposta iniziale di riorganizzazione della rete consolare. Abbiamo ascoltato comunità, Comites, Cgie. Abbiamo preso visione del progetto di informatizzazione e delle prospettive di maggiore efficienza. Abbiamo acquisito gli elementi utili a far progredire l’esame di una proposta di ammodernamento della rete diplomatico-consolare nel mondo.
Non vorremmo che – nonostante gli atti di indirizzo e controllo approvati in entrambi i rami del parlamento – il processo di riorganizzazione andasse avanti, sulla spinta dell’amministrazione degli esteri, senza fare chiarezza sulle sue linee guida.
Siamo preoccupati – in sostanza – che si faccia procedere una riorganizzazione senza un piano, sottraendo le decisioni al confronto parlamentare chiesto da noi con forza.
Per queste ragioni il confronto parlamentare è urgente – ricorda l’On. Marco Fedi.
In questa interrogazione chiedo se si intenda mantenere operative le sedi consolari di Adelaide e Brisbane assicurando la pubblicità delle stesse alla scadenza del mandato di sede degli attuali Consoli. Analoga domanda riguarda molte altre sedi consolari nel mondo – ha concluso l’On. Marco Fedi.

Testo integrale interrogazione a risposta scritta.

Al Ministro degli affari esteri.

- Per sapere - premesso che:

la comunità italo – australiana ha manifestato, attraverso una petizione che ha raggiunto oltre 15,000 sottoscrittori, la propria ferma opposizione alla prospettata chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane,

i Comitati degli Italiani all’Estero d’Australia (Com.It.Es.), i rappresentanti al Consiglio Generale degli Italiani all’Estero (C.G.I.E.), i rappresentanti di Associazioni nazionali e regionali e tutte le istanze rappresentative della comunità italiana, hanno unanimemente condannato e protestato contro tale scelta del Governo,

il Governo Federale australiano, i Governi statali ed i Parlamenti Federale e degli Stati d’Australia, hanno espresso legittime preoccupazioni per le prospettate chiusure di Adelaide e Brisbane chiedendo una modifica della decisione,

i cittadini italiani-utenti i servizi consolari chiedono rapporti forti con le istituzioni italiane e servizi efficienti dalle pubbliche amministrazioni del nostro Paese,

i continui tagli e le riduzioni di bilancio si sommano ai problemi organizzativi di una rete consolare che necessita invece piena dignità poiché rappresenta oggi un essenziale elemento di collegamento con le comunità italiane oltre ad essere al servizio del sistema Italia nel mondo,

i rapporti bilaterali tra l’Italia e i vari Stati d’Australia, i progetti regionali, la partecipazione australiana a importanti manifestazioni fieristiche nazionali e regionali, il livello dell’interscambio tra i due Paesi, si fondano su una reciprocità di impegno che la chiusura dei Consolati di Adelaide e Brisbane pone in dubbio,

il Governo italiano si era impegnato a comunicare al più presto un nuovo piano di riorganizzazione della rete consolare nel mondo -:
se si intenda mantenere operative le sedi consolari di Adelaide e Brisbane assicurando la pubblicità delle stesse alla scadenza del mandato di sede degli attuali Consoli.


On. Marco Fedi

20 gennaio 2010

FEDI (PD): “PROCESSO BREVE E PIANO CARCERI: UNO STRANO GOVERNO”

È una strana maggioranza, quella che governa l’Italia.
Passa al Senato il cosiddetto “processo breve”, legge che farà arenare migliaia di procedimenti giudiziari in corso e che ha pesanti vizi di costituzionalità.
Credo sia evidente a tutti che non riusciremo, nonostante la nostra forte opposizione, a fermare le leggi ad personam del centrodestra. Riformare la giustizia per ridurre i tempi di attesa nei processi è un’esigenza sentita da tutte le forze politiche: la soluzione adottata, però, non farà celebrare dei processi e questo risultato non garantisce i cittadini, non migliora l’efficienza del nostro sistema giudiziario e non rende più “rapida” la giustizia.
Si tratta dell’ennesima accelerazione, dopo alcune speranze di possibile dialogo subito tramontati. Riguarda anche la norma sul “legittimo impedimento” – l'obbligo per il giudice di riconoscere l'impossibilità a partecipare alle udienze di un eventuale processo per tutti i soggetti che stiano esercitando la funzione di governo – che inizierà il suo iter alla Camera dei Deputati.
Nel frattempo, però, una seria discussione sulla condizione delle carceri in Italia, come quella proposta alla Camera la scorsa settimana dalle mozioni Franceschini e Bernardini, è stata derubricata dietro il proposito del Ministro Alfano di costruire nuove galere. Ecco le contraddizioni quotidiane che affollano, purtroppo, la politica del nostro Governo.
Le carceri italiane scoppiano: oltre 64.000 detenuti per meno di 44.000 posti di capienza, per un tasso di utilizzo di circa il 150%. La popolazione reclusa cresce di circa 800 unità al mese, tanto che si prevede che tra tre anni giungerà a sfondare le 100.000 persone, rendendo del tutto inefficace e insufficiente, se non vi saranno interventi di altra natura, il piano edilizio del Governo.
Il 27% dei detenuti è tossicodipendente e il 37% straniero. Questi ultimi sono la prova di un paradosso: molti di loro dovrebbero essere espulsi ma la Bossi-Fini li costringe in carcere.
Solo il 20% dei reclusi è sano, mentre il 41% è in condizioni di salute mediocri o scadenti, come provano, tra l’altro, i 71 suicidi avvenuti nel 2009, record negativo da decenni a questa parte.
A queste emergenze l’esecutivo in carica risponde decidendo ci costruire più carceri o di ampliare quelle esistenti. Ma, oltre ad essere insufficienti, le nuove strutture previste dal Governo andrebbero ad assecondare, inseguendone la tendenza, l’aumento della popolazione reclusa. Una spirale fatta di oneri aggiuntivi per l’amministrazione carceraria, in termini di personale da assumere, di gestione quotidiana delle carceri, per non parlare dell’eventuale costo del lavoro dei detenuti. Inoltre, vi sarebbe un aggravio dei costi per la spesa sanitaria dei reclusi, capitolo a carico delle Regioni e dei propri contribuenti.
Al contrario bisognerebbe favorire l’impiego delle misure alternative previste in taluni casi dalla legge, come la possibilità di scontare parte della pena fuori dalle mura del carcere, gli affidamenti in prova e i lavori esterni. Del resto, se tra il 2002 e il 2006 i beneficiari delle misure alternative sono stati circa 20.000 l’anno, dal 2007 sono tra i 5.000 e i 7.000.
Ciò dimostra come in Italia il sistema delle misure alternative si sia ormai arenato, nonostante le statistiche spieghino che il detenuto che sconta la pena con una misura alternativa ha un tasso di recidiva molto basso (circa il 28%), mentre chi sconta la pena in carcere torna a delinquere con una percentuale del 68%. Ad oggi, soltanto un detenuto su quattro lavora, e di questi appena il 15% lo fa fuori dal carcere.
Purtroppo, però, all’aumento delle misure alternative per i condannati si preferisce non condannare eventuali colpevoli, come dimostra il “processo breve”.

mercoledì 20 gennaio 2010

FEDI (PD): Affrontare i temi della cittadinanza e dell’integrazione dalla prospettiva degli italiani nel mondo

“Cittadinanza e integrazione: sono questi i temi da unire in una necessaria ed urgente discussione che il Comitato per gli italiani nel mondo della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati deve proporre e svolgere al più presto” – è questa la proposta avanzata dall’On. Marco Fedi in sede di lavori del Comitato permanente per gli italiani nel mondo.
“Abbiamo il dovere di presentare una riflessione su questi temi, guardando anche alle legislazioni in materia di cittadinanza di altri Paesi, sia nei continenti di emigrazione italiana che in Paesi europei che vivono esperienze di immigrazione simili a quella italiana”. “Abbiamo la responsabilità di legare il tema della cittadinanza alle questioni dell’integrazione fornendo una prospettiva che porti le nostre esperienze a confronto”. “Governo e maggioranza stanno dimostrando scarsa sensibilità su questi temi ed hanno finora ignorato le questioni legate alla cittadinanza che sono particolarmente sentite dalle nostre comunità nel mondo, in particolare la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana”.
“Importante inoltre accelerare in questi primi mesi dell’anno – ha proseguito l’On. Marco Fedi –l’approfondimento tematico sulla rete consolare e sull’informazione, sia per quanto concerne il settore delle provvidenze all’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri che per quanto concerne Rai Italia, il cui nuovo piano editoriale è stato appena approvato”.

FEDI (PD): Aumenta l’indennità di sede mentre si chiudono Consolati

Credo sia doveroso chiedere ragione di un aumento di € 856.287,00 delle risorse del capitolo 1503 della tabella 6 dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri, dotazione prevista per le indennità di sede – ha rilevato l’On. Marco Fedi nel ricordare uno dei pochi visibili aumenti di bilancio rispetto alle previsioni assestate per l’anno finanziario 2009.

Nell’interrogazione – rivolta al Ministro degli affari esteri dagli On.li Fedi e Bucchino – si chiede quali siano i motivi di un aumento a valere sul capitolo 1503 considerato che, in conseguenza della limitatezza delle risorse, si sta procedendo a drastici tagli nella gestione della rete consolare e si sta contemporaneamente ipotizzando una altrettanto drastica riduzione della estensione della nostra rete diplomatico-consolare nel mondo.

Un aumento nella disponibilità per le indennità di sede – che potrebbe essere congruo alle esigenze della nostra rete – dovrebbe affiancarsi però a un impegno per il mantenimento di una rete diplomatico-consolare efficiente e capace di rispondere alle esigenze delle comunità italiane nel mondo – ricorda l’On. Marco Fedi.

Non solo. Dovremmo anche affrontare altri nodi che riguardano gli aumenti dei trattamenti economici del personale non di ruolo che svolge compiti importanti a sostegno della rete diplomatico-consolare nel mondo.

Testo integrale dell’interrogazione a risposta scritta presentata il 19 gennaio 2010.

Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta
Presentata da
MARCO FEDI
19 gennaio 2010
FEDI, BUCCHINO
Al Ministro degli Affari esteri
Per sapere – premesso che
il capitolo 1503 (competenze accessorie al personale al netto dell’imposta regionale sulle attività produttive e degli oneri sociali a carico dell’amministrazione, meglio nota come indennità di sede) della tabella 6, riguardante le previsioni per l’anno finanziario 2010 per il Ministero degli Affari Esteri, è stato aumentato, rispetto alle previsioni assestate per l’anno finanziario 2009, di € 856.287,00;
l’Amministrazione del Ministero degli Affari Esteri intende razionalizzare drasticamente la presenza delle nostre Rappresentanze diplomatiche e Consolari nel mondo, alla quale dovrebbe relativamente conseguire una minor presenza di personale di ruolo nelle sedi a rischio chiusura;

si chiede di sapere
quali sono i motivi di questo aumento di risorse sul capitolo 1503;
se quest’aumento è riconducibile ad un aumento della presenza di personale in missione all’estero ed in caso di risposta affermativa se non fosse possibile ovviare a questo aumento di costi con una maggiore presenza di personale locale che garantisca in ugual modo la funzionalità delle sedi estere;

quali sono i motivi che portano l’Amministrazione del Ministero degli Affari Esteri a ridurre da un lato il numero di Rappresentanze Diplomatiche e Consolari all’estero per produrre risparmi e dall’altro a finanziare, annullando gli effetti benefici della suddetta rimodulazione, aumenti dell’Indennità di Sede per il personale di ruolo in servizio all’estero.


On. Marco Fedi


On. Gino Bucchino

FEDI (PD): Sulla cittadinanza… Governo se ci sei batti un colpo!

“Dopo 18 mesi il Ministero dell’interno risponde a una interrogazione alla quale ci eravamo dati già una risposta”. “Anche per i richiedenti l’iscrizione anagrafica in Italia, ai fini del riconoscimento o del riacquisto della cittadinanza italiana jure sanguinis, si applicano le norme introdotte con la legge 28 maggio 2007, n. 68, cioè il rilascio di una semplice “dichiarazione di presenza” in luogo del permesso di soggiorno” – ha ricordato l’On. Marco Fedi commentando la risposta del Governo alla sua interrogazione.
“Apprezziamo l’impegno a monitorare l’applicazione delle circolari 14/2008, 32/2007 e 52/2007, oltre alla possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per “attesa di cittadinanza”, ma riteniamo ancora insufficiente lo sforzo per fare in modo che vi sia un’informazione immediata, accurata e diffusa nel modo più ampio sul territorio: lo testimoniano le continue richieste di chiarimento ed intervento che riceviamo”.
“La discussione svolta in Commissione affari costituzionali ha evitato di toccare questi temi nonostante l’impegno a produrre un testo unificato di riforma della cittadinanza”.
“Siamo lontani da un testo unificato che tenga conto della sentenza con la quale il 26 febbraio di quest'anno la Corte di cassazione ha riconosciuto alle donne italiane coniugate con cittadini stranieri prima dell'entrata in vigore della nostra Carta costituzionale il diritto di trasmettere la cittadinanza ai propri discendenti”.
“Il Governo è stato assente”. “Credo sia utile rilevare come sia mancata, in questa delicata fase, l’azione del Governo tesa sia a predisporre una riforma organica della cittadinanza che tenga conto dei grandi temi vicini alle nostre comunità, dalla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana fino al superamento della discriminazione nei confronti delle donne, sia nel chiedere un eventuale stralcio di queste norme dal testo unificato per un esame distinto dagli altri temi di riforma” – ha concluso l’On. Marco Fedi.

Risposta Ministero dell’interno a INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/00837

La soluzione alla problematica segnalata è da individuarsi nelle direttive che il Ministero dell'interno ha emanato già in occasione dell'entrata in vigore delle disposizioni introdotte con la legge 28 maggio 2007, n. 68 recante "Disciplina dei soggiorni di breve durata degli stranieri per visite, affari, turismo e studio".
Tale normativa ha previsto, per i soggiorni inferiori a tre mesi, il rilascio di una "dichiarazione di presenza" in luogo del permesso di soggiorno e le istruzioni ministeriali hanno precisato che a tale dichiarazione possono fare ricorso anche i discendenti di cittadini italiani onde poter disporre di un titolo per l'iscrizione anagrafica finalizzata all'acquisto della cittadinanza iure sanguinis.
Analoga opportunità, pertanto, deve ritenersi disponibile anche per lo straniero che si trasferisce in Italia per attivare la procedura del riacquisto della cittadinanza di cui all'art. 13 della legge 5 febbraio 1992, n.91: anche questi può e deve rendere la dichiarazione di presenza di cui alla predetta legge 28 maggio 2007, n. 68 ai fini dell'iscrizione anagrafica occorrente per il riacquisto.
Ove la procedura si protragga per oltre tre mesi, superando cosi i tempi del permesso di soggiorno di breve durata, gli interessati possono chiedere al Questore del luogo di residenza il permesso di soggiorno "per attesa di cittadinanza".
In presenza di particolari presupposti di necessità ed urgenza, peraltro opportunamente documentati dagli interessati, le Questure potranno procedere, in via eccezionale, al rilascio di un'autorizzazione al soggiorno sul modello cartaceo (con validità limitata a seconda delle esigenze prospettate) nelle more della produzione del titolo in formato elettronico da parte del competente Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.
Tali opportunità sono state oggetto di specifiche direttive già indirizzate alle Prefetture ed alle Questure. I competenti uffici del Ministero dell'interno, per il tramite delle Prefetture, continueranno ad effettuare periodici monitoraggi al fine di scongiurare difformi e pregiudizievoli applicazioni dei predetti indirizzi, anche da parte dei Comuni, sul territorio nazionale.

mercoledì 13 gennaio 2010

FEDI (PD): Grave il rinvio in Commissione del provvedimento di riforma sulla cittadinanza

La maggioranza ha votato il rinvio in Commissione del provvedimento sulla cittadinanza. La forte resistenza della Lega Nord ha vinto sulla volontà di numerosi esponenti della maggioranza che avrebbero invece auspicato un confronto parlamentare maturo su questi temi – ha dichiarato l’On. Marco Fedi dopo il voto che riporta la discussione in Commissione Affari Costituzionali. Il Partito Democratico si è opposto al rinvio ritenendo che i tempi siano maturi per un dibattito aperto e sereno sul tema della cittadinanza e soprattutto non riconoscendosi nelle motivazioni presentate dalla maggioranza.
Il testo unificato, emerso dai lavori della Commissione, è stato da noi giudicato sbagliato nella sua impostazione complessiva. Lo abbiamo giudicato incompleto per l’assenza delle norme contenute in proposte di legge presentate da parlamentari eletti all’estero e concernenti le comunità italiane nel mondo e non rispondente alle esigenze di una società moderna ed aperta che punti a rafforzare i processi di integrazione, che passano anche per l’acquisizione della cittadinanza, affermando, come avviene in tutte le moderne legislazioni sulla cittadinanza, la piena convivenza dei due principi del “soli” e del “sanguinis”. Per queste ragioni avevamo presentato emendamenti ed eravamo pronti al confronto in aula.
Nulla lascia presumere – ha sottolineato l’On. Marco Fedi – che il dibattito in Commissione possa produrre un risultato diverso se non rischiare di affossare definitivamente la speranza che vi possa essere in Italia una seria riforma della cittadinanza.