La risposta dell’on. Marco Fedi alle considerazioni del
Consigliere
CGIE , Mario
Bosio , sulla proposta di riforma costituzionale della
Commissione dei
quaranta.
Caro
Bosio,
La ringrazio per il fatto che, nonostante le
differenze di orientamento politico, Lei consideri i parlamentari del PD eletti
all’estero possibili interlocutori delle persone che, come Lei, guardano con
attenzione e preoccupazione agli italiani all’estero. Con la stessa chiarezza
con cui Lei si è rivolto a noi, mi permetta però di dirLe che vedo nella Sua
riflessione un pregiudizio che andrebbe superato. Cerco di
spiegarmi.
La decisione di "creare" la circoscrizione estero,
dando risposta con essa all’esigenza dell'esercizio in loco del diritto di voto,
fu presa grazie ad un accordo tra tutte le maggiori forze politiche e
parlamentari, con il pieno sostegno pieno dell'On.
Tremaglia.
Ho sempre pensato, e ripetuto innumerevoli volte, che
se anche oggi si rimettesse in discussione la circoscrizione Estero, lo Stato
italiano dovrebbe comunque garantire l'esercizio in loco del diritto di
voto.
Gli stessi saggi lo dicono, anche se non specificano
come. L'abolizione della circoscrizione Estero, infatti, non introduce alcun
altro sistema di voto in loco ed è per questa ragione che abbiamo criticato i
saggi, i quali motivano l’eliminazione della circoscrizione proprio con il non
positivo funzionamento del voto per corrispondenza. Essi non offrono un'idea
alternativa e parlano di problemi che nulla hanno a che vedere con la qualità
della rappresentanza e tutto a che vedere, invece, con le modalità di voto, che
possono essere migliorate o anche radicalmente modificate intervenendo sulla
legge ordinaria 459 del 2001.
Della qualità della rappresentanza, invece, si occupa
molto Lei.
Mi consenta di dire che credo non sia giusta la sua
critica a una legge che prevede la parità di trattamento tra personale di ruolo
e a contratto su temi fondamentali, anche questi costituzionalmente
riconosciuti, come i diritti sindacali. Parla, inoltre, di una litigiosità che
non è mai uscita dalle logiche della diversità di idee e di giudizio politico:
normali per chi fa politica! Se ci comportassimo diversamente cadremmo in quella
logica della riserva indiana che Lei sembra accettare, vale a dire del
silenzioso accoglimento di un ruolo inferiore, nella qualità e quantità della
nostra rappresentanza. Noi abbiamo sempre pensato, invece, che le nostre
comunità nel mondo abbiano bisogno sì di chiarezza di idee e di proposte serie e
sensate, ma senza rinunciare alla pari dignità della rappresentanza e alla
parità di trattamento. Non abbiamo chiesto privilegi ma il riconoscimento di
diritti.
Anche nell’ipotesi del voto in loco per i collegi
italiani, non dovremmo cessare di chiedere che i futuri candidati, eletti anche
grazie al nostro voto, si impegnino per la parità di trattamento. Una parità che
oggi deve significare poter accedere a servizi consolari efficienti e vicini, a
un sistema pensionistico giusto e degno, a diritti sindacali e trattamenti equi tra personale
dei consolati, alla parità sull'IMU e sulle detrazioni fiscali per carichi di
famiglia, a investimenti adeguati su scuola, cultura e
assistenza.
Mi creda, Bosio, non è per nostra responsabilità se si
rischia di tornare ai momenti più oscuri della storia delle nostre comunità, ma
di una classe politica e dirigente nazionale ancora oggi impreparata a
comprendere il potenziale enorme rappresentato dagli italiani nel
mondo.
Cordiali
saluti,
Deputato eletto Circoscrizione
Estero
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