giovedì 16 gennaio 2014
Intervista On. Marco Fedi - Italia Chiama Italia
Italiani all’estero, Fedi (Pd) a ItaliaChiamaItalia: ‘Gruppo unico? Meglio una bicamerale’ - di Barbara Laurenzi
15-01-2014 | 21:28:07
L’INTERVISTA
Italiani all’estero, Fedi (Pd) a ItaliaChiamaItalia: ‘Gruppo unico? Meglio una bicamerale’ - di Barbara Laurenzi
Marco Fedi, Pd
Il deputato democratico rilancia una vecchia idea di Tremaglia e spiega: ‘allora sbagliammo a sottovalutarla’. Un gruppo unico composto da tutti gli eletti all’estero ‘si potrebbe formare solo se ci candidassimo tutti come indipendenti’. Sull’idea di riformare il voto: ‘se non si vuole la circoscrizione estero, si possono trovare altre soluzioni come i collegi in Italia’
di Barbara Laurenzi - ItaliaChiamaItalia
Roma - “Non è vero che non facciamo sentire il nostro peso, svolgiamo il nostro lavoro al meglio mentre l’Italia è bloccata su tutti i fronti”. A colloquio con Italiachiamaitalia.it, rivendica l’operato degli eletti all’estero Marco Fedi, deputato democratico residente in Australia, ma a proposito dei tagli alla rete consolare ammette che “se la situazione rimane questa, il nostro ruolo va tutto ripensato”.
On. Fedi, in un’intervista rilasciata a un’emittente australiana, ha dichiarato: “Fassina non si dimetta per provocazioni Renzi. Renzi faccia il segretario del Pd”. È improvvisamente diventato renziano?
“No, affatto. Un buon segretario dovrebbe conoscere tutte le persone che fanno parte del suo partito, è grave se non conosce un sottosegretario o fa finta di non conoscerlo. Sono molto critico nei confronti della nuova linea seguita dal partito e della sceneggiata che sta avvenendo in questi giorni sul rimpasto e sui nuovi nomi. Stiamo dando una pessima dimostrazione del nostro operato, il Pd di Renzi doveva essere una realtà nuova con un’agenda politica da condividere, non una battaglia sui nomi”.
Ha detto anche “la Bonino faccia qualche proposta sull’esercizio in loco del diritto di voto, visto che è Ministro degli Esteri, e non si limiti ad indicare problemi per i quali già in Parlamento sono state indicate soluzioni”. Proprio mentre si pensa a riformare la legge elettorale il Mae non sembra interessato agli italiani nel mondo: la circoscrizione estero sta per sparire?
“La cosa grave è che un ministro della Repubblica, in particolare degli Esteri, tiri fuori una questione già superata dalla storia stessa. Ormai il tema del voto è legato alla cittadinanza, una questione importante e delicata che l’Italia deve ancora affrontare. Mi sorprende che un ministro e una donna di qualità come Emma Bonino si lasci andare a una valutazione così poco seria, dobbiamo superare questa situazione in cui ognuno parla a sproposito sull’argomento. Bisogna capire in che direzione andare, se non si vuole la circoscrizione estero, si possono trovare altre soluzioni come i collegi in Italia. Ciò che conta è preservare il diritto di voto”.
Non crede che questa situazione si sia creata proprio perché voi eletti all’estero, per primi, non avete fatto sentire il vostro peso?
“Non è vero che non facciamo sentire il nostro peso, svolgiamo il nostro lavoro al meglio mentre l’Italia è bloccata su tutti i fronti. Leggo spesso critiche di questo tipo ma le trovo ingiustificate, mi sembra che chiunque si senta in diritto di parlare a vuoto, c’è molta demagogia in giro ma poi, dal punto di vista dei fatti, rimane ben poco. La stessa Bonino ha prodotto dichiarazioni inutili, senza proporre nulla di concreto. Si tratta di un atteggiamento che riguarda ogni settore, non solo la nostra circoscrizione, basti pensare alla vicenda dei ‘saggi’. Prendersela con noi è puerile, il problema non è solamente farsi sentire ma, soprattutto, lavorare insieme per ottenere riforme utili e ben fatte”.
Per contrastare tutto questo non potreste fare fronte comune con un gruppo unico, così come suggerito dal MAIE e rilanciato su ItaliaChiamaItalia anche dal Coordinatore del Movimento in Argentina, Mariano Gazzola?
“Oggi non esistono le condizioni per formare un gruppo che abbia numeri tali da incidere sulle decisioni di governo, così come avvenuto solo nel 2006. Accetto, invece, l’idea di coordinarci meglio insieme, magari con una commissione bicamerale come quella proposta in passato da Tremaglia, un’idea che io per primo, sbagliando, sottovalutai. Avremmo potuto creare un gruppo unico solo se fossimo stati candidati ed eletti con lo stesso partito, dovremmo candidarci come indipendenti, non puoi candidarti con il Pd e poi, il giorno dopo, creare un altro gruppo, sarebbe poco serio. Dovremmo fare, invece, una cosa in cui ancora non siamo riusciti, ossia contare di più all’interno dei nostri partiti e lavorare insieme in una bicamerale”.
Sta rilanciando l’idea di una bicamerale?
“Sì, rilancio l’idea di formare una commissione bicamerale. Oppure ci candidiamo tutti come indipendenti”.
La seconda ipotesi non si avvererà mai.
“Il problema è che come gruppo indipendente non avremmo peso. In parlamento servono i numeri per condizionare la maggioranza, dobbiamo partire iniziando a contare di più nei nostri stessi partiti che, a loro volta, possono poi premere sulla maggioranza di governo. È vero che purtroppo, fino ad oggi, non siamo riusciti ad essere incisivi su molte questioni e se la situazione rimane questa, il nostro ruolo va ripensato tutto”.
I consolati di Adelaide e Brisbane sono salvi. Ma per quanto tempo? Siete sempre appesi a un filo? Quali sono le problematiche più urgenti per la comunità italiana in Australia?
“Innanzitutto bisogna affrontare il problema dell’assistenza e dei servizi e poi quello della rete consolare, o di quello che ne rimane. I consolati non hanno risorse umane adeguate né la giusta dotazione economica, l’assistenza è ormai lasciata all’iniziativa personale e individuale. Inoltre, è importante riconoscere anche ai nuovi emigrati gli stessi diritti e le stesse tutele, come fondi pensione e anzianità contributiva, che in passato sono stati attribuiti all’emigrazione tradizionale. Bisogna riaggiornare, ad esempio, anche le tutele per la disoccupazione”.
Proprio l’Australia è stata al centro, negli ultimi due anni, di un forte incremento di arrivi dal nostro Paese. A che cosa è dovuto, secondo lei che conosce il territorio, questo boom di emigrazione, soprattutto giovanile?
“Il boom di giovani in Australia è legato a questo nuovo visto studio-lavoro dedicato ai giovani tra i sedici e i trenta anni che, in questo modo, possono passare un periodo di dodici o ventiquattro mesi, lavorando e imparando una nuova lingua. In linea generale, invece, l’Australia presenta notevoli restrizioni che noi stiamo cercando di ampliare”.
A proposito dell’esecutivo guidato dal suo stesso partito, ha dichiarato che “il governo di Mario Monti ci aveva riconsegnato una capacità di confronto che si è drammaticamente estinta con il governo Letta”. Il Pd che non parla con il Pd, verrebbe da dire.
“Il governo di larghe intese avrebbe prodotto di più se non avesse avuto alla guida un esponente del Pd. Il governo Monti, basato sulle larghe intese, ha funzionato perché era guidato da un tecnico e i partiti potevano mantenere la giusta distanza. Ora un esponente del Pd è premier e questo significa che non possiamo assolverci da alcuna responsabilità, dobbiamo rendere conto, ad esempio, del fallimento dell’Imu e non possiamo nascondere il fallimento sulle detrazioni fiscali”.
Infatti il testo della legge di stabilità non contiene, per la prima volta dal 2007, le detrazioni fiscali per carichi di famiglia per gli italiani all’estero. Praticamente, perfino il tanto criticato governo Berlusconi aveva fatto più del governo Letta per il settore?
“Sulle detrazioni sì, per tutto il resto no. Vorrei ricordare che è stato il governo Berlusconi a portarci alla condizione attuale, avevamo l’Ici ma poi Berlusconi l’ha tolta solo ai residenti in Italia”.
A proposito del governo, avete in programma nuovi incontri con la Farnesina o con l’esecutivo? La Bonino avrebbe promesso un tavolo politico in Senato. E alla Camera?
“Abbiamo in programma un incontro tra deputati Pd e cercheremo di fare fronte comune verso il governo. Sarebbe utile, però, avere un’interlocuzione diretta col governo come eletti all’estero nella nostra totalità, da parte della Farnesina ci sono stati alcuni segnali di ascolto positivo, ora attendiamo di vedere che cosa accade con la riforma elettorale”.
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