giovedì 27 settembre 2007

Fedi sul rinvio della riforma della cittadinanza: "Ora il Governo trovi le risorse"

«Ennesima calendarizzazione, ennesimo rinvio della riforma della legge sulla cittadinanza, ennesima conferma del problema risorse per le comunità italiane nel mondo.
Non è bastato al provvedimento – che ricordo prevedeva la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana e il superamento della discriminazione nei confronti delle donne – superare gli ostacoli di natura politica nel corso della lunga discussione in Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati. È toccato infatti alla Commissione Bilancio della Camera prendere la decisione che, per carenza di copertura finanziaria, ha condotto allo stralcio degli articoli 14 e 17.
Se il governo non è stato in grado di individuare le risorse, tocca ora all’esecutivo stesso promuovere un’azione concreta e immediata a partire dalla prossima Finanziaria per dare una risposta alle attese delle comunità italiane nel mondo».

Roma, 27 settembre 2007

martedì 25 settembre 2007

"Alle primarie appoggio Veltroni"

Onorevole Fedi, anche lei aderirà al Partito Democratico. Si sentiva davvero la necessità di una ennesima forza politica nello scenario italiano?
Decisamente sì. In primo luogo, il Partito che nasce può allargare gli orizzonti, rapportandosi meglio a tante realtà politiche di altri Paesi a livello internazionale: dagli Stati Uniti dove c’è una formazione politica omonima, all’Australia dove il Partito Laburista ha all’interno sia le forze moderate che la sinistra. Ma soprattutto il Pd contribuisce al rinnovamento della politica italiana. Siamo consapevoli che non sarà la sua nascita a risolvere i problemi del sistema politico nazionale, ma certamente si va nella direzione di un rafforzamento dell’ipotesi bipolare che contribuisce alla semplificazione del quadro politico.

Quali sono i punti fondamentali del programma del Pd per gli italiani nel mondo?
Ancora è presto per parlare di un programma del Pd, e in ogni caso attualmente, nell’operato governativo e parlamentare, vale quello sottoscritto dalle forze dell’Unione. Certamente, però dovranno continuare a valere l’impegno per un piano di riforme e di investimenti dello Stato su scuola, lingua e cultura italiane, per la tutela sociale in particolare per i più disagiati tra i nostri connazionali all’estero, e per il rafforzamento dell’interscambio economico. Inoltre auspico che il Pd, anche grazie al contributo dei suoi sostenitori fuori dall’Italia, costruisca un rapporto più solido con le forze progressiste, di centro-sinistra e socialiste del mondo intero, sui grandi temi che ci riguardano tutti a livello globale: pace, sicurezza, diritti umani, lavoro. Questioni che toccano sì i governi nazionali, ma che nell’era della globalizzazione debbono essere sempre più gestite a livello sopranazionale.

Ma nel parlamento europeo esiste un gruppo del Partito Socialista cui la Margherita ha già detto di non voler aderire. Veltroni si sta spendendo per ora invano per fargli cambiare nome, con l’aggiunta dell’aggettivo “democratico”. Insomma, la collocazione del Pd è già difficile a livello europeo. O no?

Non è tanto importante la collocazione quanto la capacità di lavorare assieme sui contenuti. Non mi scandalizzerebbe se su molti punti programmatici concreti ci fosse un impegno congiunto tra le forze politiche socialiste e quelle moderate, in Europa e in generale a livello internazionale. È nel Dna del Pd avere dentro diverse correnti di pensiero. Certo, molte di queste posizioni apriranno un dibattito, ma credo che i partiti servano a questo: a trovare una sintesi.

Prendiamo la laicità. Come la mettiamo?
Come in Australia. Nel Partito Laburista ci sono posizioni che coprono un ampio spettro di vedute, come accade in Italia tra Ds e Margherita. Nonostante ciò si è trovata un’intesa comune. Cosa che dobbiamo fare anche da noi, per poi meglio dialogare con le nostre forze omologhe all’estero.

Veniamo alle primarie del 14 ottobre. Lei appoggia Veltroni. Perché?

Chiariamoci, tutte e sei le candidature alla segreteria nazionale sono valide. Il comitato che ho contribuito a mettere in piedi nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, scende in campo per Walter Veltroni perché a nostro modo di vedere l’attuale sindaco di Roma, con la sua capacità politica, può tenere insieme la varie anime del Partito Democratico, e mi riferisco non solo a quelle già esistenti, ma anche a delle nuove soggettività che riusciremo a portare dentro. C’è bisogno di una forte ventata di novità. Un contributo positivo può venire dalle donne. Ho subito ritenuto importante il fatto che il regolamento preveda che la metà dei candidati alla costituente siano donne. Mi auguro non sia percepito come un peso da nessuno.

Come si voterà all’estero?
Chiunque potrà votare a distanza via internet. Iscrivendosi prima del 14 ottobre, si riceverà una password tramite sms e quindi accedendo a un sito che a breve verrà segnalato si potrà esprimere la propria preferenza. L’iscrizione preventiva alle primarie, che non coincide con quella al partito, dovrebbe essere una garanzia di sicurezza. Ma voglio aggiungere qualcosa aldilà dei metodi di voto e delle candidature.

Aggiunga pure.

Io vorrei che in questo clima di antipolitica, il prossimo 14 ottobre sia una giornata in grado di riaffermare il valore della politica. Che la partecipazione democratica dei cittadini sia l’anticorpo all’antipolitica, nella quale spesso si insinuano anche i poteri forti.

E bastano le primarie?
No. Queste sono un momento essenziale di coinvolgimento reale dal basso. Ma non mi illudo. Credo che la priorità oggi siano le riforme. Parlo di quelle riforme che possono sbloccare lo stallo della politica italiana. È tutta qui, io credo, la ragione dell’antipolitica montante. Noi abbiamo una classe politica immobilizzata dalle eccessive litigiosità all’interno delle coalizioni e soprattutto dallo scontro tra maggioranza e opposizione. Questo continuo conflitto non aiuta a trovare un terreno sereno di confronto per cambiare in meglio il Paese.

Ma la cosiddetta antipolitica chiede altro. Che ne dice del V-Day di Beppe Grillo?
Mi chiedo che senso abbia promuovere un movimento segnato dal "vaffa": la raccolta firme su proposte concrete mi pare ragionevole, al punto che io stesso avevo risposto alle tre domande rivolte da Grillo ai parlamentari. Tre sì con alcuni distinguo. Sì all'ineleggibilità per i condannati in via definitiva con interdizione dai pubblici uffici. Sì al limite di due mandati: 10 anni sono tanti in Parlamento, anche se su questo punto vale la pena discutere trovando altri modi, altre vie, alla necessità di sbloccare il sistema politico per quanto concerne il ricambio generazionale della classe dirigente di questo Paese. Sì alla preferenza per lasciare liberi i cittadini di scegliere. Il Parlamento deve saper ascoltare ma non può tirarsi indietro dal compito di guidare la politica e con i movimenti, tutti, andrebbe avviato un confronto aperto ma chiaro nei rapporti che non possono essere fuori dalle logiche della politica e del confronto. Non certo con il “vaffa”! Sono convinto che l'antipolitica non sia utile ai cambiamenti "veri", una politica seria, che sia meno spettacolo e più fatti concreti, meno scontro e più confronto, meno ideologia e più riforme.

Però c’è grande disillusione sul ruolo dei partiti, che dovrebbero essere i soggetti in grado di raccogliere le spinte dal basso e tradurle in decisioni concrete.

È vero, i partiti hanno oggi un grande difetto: sono strutture pesanti che hanno organigrammi gerarchici e promuovono sostanzialmente se stessi. Invece dovrebbero promuovere le idee ed i valori di cui sono portatori ed essere più ricettivi nei confronti della società civile. È necessario che cambino in fretta, si alleggeriscano per stare al passo dei tempi di internet e della globalizzazione. Nonostante ciò, credo che non si possa invitare a distruggerli. È giusta l’autocritica ed è sacrosanta la spinta a cambiare i partiti, ma ricordiamoci sempre che essi sono lo strumento della politica democratica, alla quale non saprei proprio proporre alternative migliori.

Altro motivo di protesta dei cittadini sono i costi della politica.
D’accordo, il costo della nostra politica è troppo elevato. Ma se vogliamo tagliare questi eccessi e soprattutto rendere le istituzioni più efficienti e funzionali, l’unica soluzione sono le riforme, quelle costituzionali e quella elettorale, per fare le quali è necessario un atteggiamento più costruttivo da parte di tutte le forze politiche. C’è infatti una forte richiesta di funzionalità e semplificazione. L’opposto della situazione attuale nella quale i regolamenti pesanti di due Camere troppo identiche tra loro allungano i tempi di discussione e approvazione dei provvedimenti.

Queste sono riforme istituzionali. E quella elettorale?
In realtà l’urgenza di una nuova legge elettorale è dettata soprattutto dall’instabilità che quella attuale ha provocato, come si vede al Senato. Non ci si può permettere di ritornare alle urne con questo sistema.

Quindi vede elezioni a breve? O se le augura?

Tutt’altro. Io credo che il governo Prodi debba lavorare fino al termine della legislatura. E non solo perché nella mia ripartizione sono stato il candidato di tutta l’Unione. Ma perché credo che solo portando a termine la legislatura si possano varare le riforme di cui parlavo.

Non crede però che poi i temi che toccano la gente siano altri, come ad esempio l’occupazione o la quarta settimana del mese?
Non c’è dubbio che bisogna riportare la discussione politica sui temi che stanno a cuore ai cittadini. Ma anche qui il governo e la maggioranza si sono mossi. Faccio un esempio. L’intervento di aumento delle pensioni non raggiunge tutti coloro che vivono in condizioni di difficoltà economica in questo Paese. Si può quindi fare di più, ma va riconosciuto che è un primo passo importante.

Gli aumenti pensionistici non sono un po’ poco?
Mi limiterò a ricordare alcune questioni che concernono gli italiani all'estero:, le detrazioni per carichi di famiglia, la riforma della cittadinanza (calendarizzata per il 28 settembre con la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana), la conferma degli impegni di spesa nel 2007 ed ora il progetto di finanziaria 2008 con la maggiore attenzione alla rete consolare. Insomma, non è possibile dire che non si è fatto niente.

La Finanziaria è in arrivo. Cosa bolle in pentola sul fronte degli italiani all’estero?
La Finanziaria la predispone il governo, è bene ribadirlo. Le nostre richieste sono note: vanno dalla sanatoria sugli indebiti pensionistici Inps fino all’assegno di solidarietà, dalla maggiore dotazione delle rete consolare all’implemento delle risorse per la promozione e la diffusione di lingua e cultura italiane. Alla Camera valuteremo il percorso per raggiungere questi obbiettivi, coordinando la nostra iniziativa con gli eletti all’estero del Senato, dove quest’anno inizierà l’iter della Finanziaria.

Un’ultima domanda. Cosa risponde alle riflessioni di Silvana Mangione del CGIE sulla riforma del voto all’estero?
A Silvana dico che non dobbiamo temere una discussione sulla riforma delle legge 459 del 2001. Anche perché se non affrontiamo i nodi posti dalle legge in vigore c’è il rischio di ritrovarsi di fronte a una replica degli stessi problemi già emersi. Noi eletti all’estero da tempi non sospetti non siamo soddisfatti dalle soluzioni individuate dalla legge attuale. Lo abbiamo segnalato già all’indomani delle prime consultazioni elettorali, cioè dopo i referendum e l’elezione dei Comites. Conosciamo i problemi reali legati a queste modalità di voto: dall’anagrafe dei residenti italiani all’estero fino alla tempistica del voto, dal materiale elettorale fino alle modalità della sua espressione. Come risulta dagli atti delle audizioni presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato della XIV legislatura, noi abbiamo subito proposto delle modifiche. All’amica Silvana Mangione dico inoltre che al mio appello estivo in tal senso ho ricevuto varie risposte, le quali entreranno a far parte di un ulteriore approfondimento tematico. Spero che insieme agli altri contributi che giungeranno, possano costituire una valida base di partenza per il lavoro di coordinamento sul tema che spetta ai due comitati per gli italiani all’estero di Camera e Senato.
Lorenzo Rossi

Fedi: "L'Italia non è un Paese normale"

Di seguito l'intervista apparsa ieri sul quotidiano "Il Globo" di Melbourne a firma di Paul Scutti.
Partito Democratico, crisi della politica, legge sulla cittadinanza, pensioni. La carne al fuoco non manca nell’intervista con l’On. Marco Fedi, da poco rientrato in Italia per la ripresa dei lavori parlamentari.
Convinto sostenitore della candidatura di Walter Veltroni alla guida del nascente PD, Fedi conferma che entro pochi giorni sarà resa nota la lista dei candidati che – in rappresentanza della ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide – andranno ad unirsi alla costituente del nascente partito.
“Grazie alla lista Democratici Italiani nel Mondo per Veltroni, anche i nostri cittadini che risiedono all’estero possono esser certi che stanno dando un contributo originale alla creazione di questa nuova formazione politica”, sottolinea l’esponente dell’Unione.
Resta da chiedersi fino a che punto gli italiani saranno ricettivi nei confronti di un nuovo partito, nel momento in cui il Paese sembra vivere uno dei momenti più bassi nel rapporto tra cittadini e politica. “Da parte mia posso affermare di essere uno di quei politici che hanno risposto alle proposte avanzate da Beppe Grillo. Sulla ineleggibilità dei condannati e sul mandato parlamentare limitato a due legislature sono d’accordo. Provvedimenti del genere non sarebbero necessari se l’Italia fosse un Paese normale, ma purtroppo non è così e a circostanze eccezionali a volte è il caso di rispondere con misure eccezionali”.
La riapertura del Parlamento segna anche la ripresa del dibattito su uno dei temi più cari agli italiani che risiedono all’estero: la cittadinanza. “Ci sono notizie confortanti in merito. Il governo ha dato il suo parere positivo sulla legge e sulla copertura finanziaria necessaria alla sua attuazione. Serviranno infatti maggiori risorse per i consolati affinché possano smaltire le situazioni pregresse e soddisfare le richieste di quegli italiani che vogliono vedersi riconosciuta la cittadinanza. Sui tempi è difficile fare pronostici, in Italia bisogna battersi letteralmente su tutto. La speranza è che la legge possa avere il via libera della Camera entro la fine dell’anno”.
Un ultimo accenno infine alle pensioni, dopo che anche quelle in regime internazionale hanno goduto del recente aumento riservato agli assegni più bassi. “Bisogna riconoscere che la platea degli aventi diritto è limitata – precisa Fedi –, perché con la combinazione di varie pensioni si supera facilmente il limite stabilito dei 14.000 dollari australiani. Ciò detto, l’aumento resta comunque un ottimo risultato, per nulla scontato. Peccato però che, ancora una volta, l’INPS si sia distinta per l’assoluto vuoto informativo in materia”.
Approvati gli aumenti, resta da risolvere il problema degli oltre 50.000 pensionati residenti all’estero che si sono visti richiedere un rimborso da parte dell’INPS. “Abbiamo presentato una proposta di legge per la sanatoria degli indebiti relativi al periodo tra il primo gennaio 2002 e il 31 dicembre 2005”, conferma Fedi. Se approvata, la sanatoria dovrebbe essere anche l’ultima, visto che l’INPS sta studiando un nuovo provvedimento per eliminare alla radice le cause che provocano l’insorgere delle situazioni debitorie.
PAUL SCUTTI
Melbourne, 24 settembre 2007

giovedì 20 settembre 2007

Nascono i "Democratici italiani nel mondo per Veltroni" anche nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide

La candidatura di Walter Veltroni alla guida del Pd è davvero internazionale. A giorni, infatti, anche per la ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide verrà ufficializzata la lista dei candidati alla costituente del Partito democratico in sostegno al sindaco di Roma come segretario del nuovo soggetto politico. La lista si chiamerà “Democratici italiani nel mondo per Walter Veltroni”. Numerosi comitati in appoggio all’iniziativa sono già nati e stanno raccogliendo le firme per presentarsi in tutta l’Australia, in Tunisia e in Sudafrica, ed è probabile che nuovi se ne aggiungeranno da qui al giorno delle primarie. Questa circoscrizione estera, che è la più estesa, invierà sette componenti alla costituente del Pd. L’on. Marco Fedi, deputato eletto nelle file dell’Unione proprio in questa ripartizione, è tra i più convinti sostenitori della candidatura di Veltroni a segretario, da lui definito come “una figura in grado di unire le varie anime del Partito che sta nascendo e di portare nella politica italiana l’innovazione di cui c’è forte bisogno”. “Si sta lavorando molto per le primarie del 14 ottobre – aggiunge Fedi – affinché esse riscontrino un’ampia partecipazione. Il Pd non può fare a meno, infatti, del protagonismo degli italiani nel mondo, se davvero intende misurarsi con temi dell’agenda politica globale, come la pace, la sicurezza e i diritti umani”.

martedì 18 settembre 2007

Festa nazionale de l'Unità: il mio intervento


Cliccando sul titolo del post si accede alla breve speciale video dedicato al dibattito su gli italiani nel mondo dalla Tv online Ds, inclusi dei commenti di Marco Fedi.

Resoconto dell'Agenzia AISE:

Ad evidenziare l’importanza della storia dell’emigrazione e della "storia dei processi di integrazione dei nostri connazionali nei Paesi di residenza" anche Marco Fedi nel suo intervento. "Oggi possiamo dire con orgoglio di essere riusciti a realizzare il progetto di integrazione nei Paesi in cui tante nostre comunità vivono", ha osservato. "Molti dei presenti sanno che i nostri connazionali sono diventati parlamentari dei Paesi in cui vivono, hanno segnato il tempo dell’integrazione e così sono riusciti a rafforzare il legame politico tra l’Italia e gli italiani all’estero". Quanto al futuro PD, Fedi ha espresso la necessità di un progetto politico "che garantisca all’Italia di utilizzare al meglio il patrimonio che esiste fuori dai confini, di utilizzare al meglio l’opportunità di sviluppo che ha all’estero e di avere, a livello europeo ed internazionale, legami sempre più forti dal punto di vista economico e culturale. In tal senso, "il progetto politico che portiamo avanti è importante. Oggi creiamo un nuovo partito, il PD, un processo politico che oggi è compreso con forza anche dagli italiani all’estero, i quali si rendono conto che con il loro contributo alla costruzione del PD si creano le condizioni per rinnovare l’Italia". Per Fedi, "attraverso la realizzazione del PD, deve venirsi a creare un nuovo legame con gli italiani all’estero, che guardi ai grandi temi internazionali, quali la pace, la sicurezza, la stabilità. Siamo nell’era della globalizzazione e la globalizzazione, attraverso i legami internazionali, deve permettere una crescita anche in quei Paesi che oggi sono instabili e sono in situazioni conflittuali. E anche con il contributo delle comunità italiane all’estero possiamo riuscire a fare questo". Puntando, infine, l’attenzione sui temi della precarietà e del lavoro, il deputato diessino ha precisato che "non si tratta di problemi che riguardano solo l’Italia, ma riguardano tutti i Paesi occidentali. E anche noi all’estero su questi temi possiamo dare un contributo. In Parlamento gli eletti all’estero possono portare un bagaglio di esperienze che ancora oggi ha avuto poca possibilità di essere raccontato e quindi acoltato". "Penso che il PD", ha concluso Marco Fedi, "debba trovare questo collegamento nuovo con le comunità italiane nel mondo e dare anche risposte concrete. Se c’è un italiano indigente, ovunque egli viva, va tutelato, se c’è un immigrato indigente dovrà essere tutelato. E l’Italia e il PD dovranno farsi carico di avere una politica adatta a queste esigenze".

(federica cerino\aise)

lunedì 17 settembre 2007

Anche gli italiani nel mondo voteranno alle primarie del Pd: il dibattito alla Festa nazionale de l'Unità di Bologna.

Presso la Festa nazionale de l'Unità a Bologna, domenica 16 settembre alle ore 11.00, si è tenuto un dibattito molto partecipato (circa 400 i presenti) dal titolo: "Le politiche dell'Italia e degli italiani nel mondo". L'incontro, moderato dal responsabile comunicazione dei Ds nel mondo Eugenio Marino, è stato introdotto da Maurizio Chiocchetti (resp. Italiani nel mondo Ds). A seguire c'è stato spazio per gli interventi di: Luciano Vecchi (resp. Esteri Ds), Michele Schiavone (segr. federazione europea Ds), Mariza Bafile (deputata eletta nella circoscrizione Americhe), Marco Fedi (deputato eletto nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide), Franco Danieli (viceministro degli Esteri con delega agli Italiani nel mondo), Silvia Bartolini (presidente Consulta regionale immigrazione e emigrazione dell'Emilia Romagna), Claudio Micheloni (senatore eletto nella circoscrizione Europa), Elio Carrozza (segr. gen. CGIE). le conclusioni sono state affidate a Marina Sereni (vicepresidente del gruppo dell'Ulivo alla Camera dei Deputati).
Dall'agenzia stampa 9 colonne:
Gli italiani residenti all'estero potranno votare per le primarie del Partito democratico. A margine di un dibattito tenutosi alla Festa nazionale de l'Unità, il responsabile Italiani nel mondo dei Ds Maurizio Chiocchetti ha illustrato le modalità di voto possibili per i nostri concittadini. "Il voto per gli italiani residenti all'estero - ha detto - è un risultato importante che abbiamo ottenuto con l'avallo del comitato dei 45. Vi sono due modi per votare. In primo luogo allestiremo seggi in moltissime città". Saranno cinquanta solo in Svizzera, ma anche uno in ognuna delle città più importanti al mondo, da Melbourne a Buenos Aires, da San Paolo a Sidney. "Poi - ha aggiunto Chiocchetti - c'è la via telematica. I cittadini che vorranno votare lo potranno fare via posta elettronica, richiedendolo prima del 14 ottobre. Per rendere il voto unico e riservato verrà inviata una password con la quale accedere al servizio. Un' importante sperimentazione perché ormai lavorare in una dimensione planetaria implica il coinvolgimento delle persone via internet". Quanto alla partecipazione, le previsioni sono ottimistiche. Due anni fa, alle primarie dell'Unione votarono in 20mila. "Possiamo superare quella cifra", ha detto Chiocchetti. Previsione confermata da Marco Fedi, eletto alla Camera nella circoscrizione Oceania, Asia, Africa e Antartide: "Da noi in Australia due anni fa votarono in duemila, ma questa volta ci aspettiamo più partecipazione".

mercoledì 12 settembre 2007

Lingua e cultura italiana all'estero, pensioni, Partito Democratico: le linee guida del mio impegno durante il periodo estivo

L’On. Marco Fedi, deputato eletto nelle file dell’Unione nella circoscrizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, di ritorno dall’Australia, sta riprendendo in questi giorni l’attività parlamentare a Roma. Varie le questioni sul tappeto che lo riguardano da vicino.Nel Parlamento italiano esistono molte proposte di legge di riforma della 153/71, la norma che regola l’insegnamento della lingua e della cultura italiana all’estero. Qual è la sua idea?
Sgombriamo subito il terreno da un equivoco. L’insegnamento di lingua e cultura italiane all’estero non va “privatizzato”. Credo invece che si debbano trovare soluzioni adeguate rispetto a situazioni davvero diverse tra loro in termini di realtà dell’insegnamento e della diffusione della nostra lingua. Ci sono casi in cui l’impegno principale è degli enti gestori, altri dove il ruolo centrale è delle scuole italiane ed altri ancora dove gli ordinamenti scolastici locali hanno assunto un ruolo centrale. È fin troppo evidente, quindi, che il nuovo quadro normativo debba articolare e differenziare gli interventi conformemente al Piano Paese predisposto per ciascuna situazione specifica.
Esiste però un problema di risorse economiche?
Va affrontato con “realismo”. Mi spiego. Ci possono essere trasferimenti di risorse ad enti di diritto privato, che non perseguano il lucro, che si propongano fini ed obiettivi statutari relativi al benessere della comunità italiana e che rispondano, sia in Italia che in base alle legislazioni locali, a criteri di trasparenza e di corretta gestione amministrativa, sottoposta a controlli annuali. E tutto ciò non può definirsi una “privatizzazione” in senso tradizionale. Il dibattito, che si è trasferito sul piano ideologico, deve tornare ad essere legato alle soluzioni ottimali.
Quali sono?
Penso alla già citata differenziazione degli interventi a seconda della realtà Paese, all’azione didattico-formativa e di coordinamento affidata ai dirigenti scolastici i cui uffici devono essere adeguatamente dotati di personale amministrativo, all’azione di controllo da parte dell’autorità consolare, all’assunzione in loco di docenti e, in alcune realtà, se il Piano Paese indica quella soluzione come la più confacente ai bisogni formativi, anche assunti dall’Italia. Inoltre, è necessario operare un coordinamento tra diverse Direzioni del MAE con altri Ministeri che hanno competenza specifiche come il Ministero della Pubblica Istruzione, per concorrere a determinare le linee generali dell’azione di promozione e diffusione di lingua e cultura italiane. Mi sembra che questi elementi possano portare all’elaborazione di un testo condiviso da sottoporre all’attenzione del Governo o da ripresentare come proposta unitaria in Parlamento.
C’è poi un’altra questione “spinosa”. I diritti sindacali dei lavoratori del Ministero degli affari esteri.
A tal proposito, è necessario un chiarimento con i sindacati per quanto attiene due aspetti: la partecipazione democratica all‘elezione delle rappresentanze sindacali unitarie (RSU) e la questione delle retribuzioni e della ristrutturazione della carriera professionale. Parliamo delle RSU.Una premessa. La Costituzione della Repubblica italiana garantisce ai lavoratori, indipendentemente dalla natura del loro contratto di lavoro, la possibilità di partecipare alla vita sindacale e di eleggere le proprie rappresentanze. Qui noi stiamo parlando di circa 1.200 lavoratori, la maggior parte dei quali cittadini italiani o comunitari, che non hanno la facoltà di esercitare liberamente i loro diritti sindacali. Infatti questi lavoratori non sono destinatari della contrattazione collettiva e non possono eleggere le rappresentanze sindacali unitarie. Lo dimostra il fatto che in occasione delle ultime elezioni delle RSU, su un contingente di oltre 2.500 impiegati a contratto, solo il 50 per cento circa ha avuto il diritto di partecipare attivamente e passivamente alla elezione di propri rappresentanti.
Come è potuto accadere?
L’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), ha determinato che solo i destinatari del contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) possono partecipare alle elezioni delle RSU, escludendo pertanto dal diritto di voto gli impiegati in possesso di un contratto regolato dalla legge locale. Tale grave discriminazione, in stridente contrasto con l’art. 3 della Costituzione e con i princýpi comunitari, non tiene conto dello spirito del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 (attualmente decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165), con il quale il legislatore ha inteso garantire la partecipazione di tutti i lavoratori alle consultazioni per le RSU. A ciò si aggiunga il dettato dell’art. 93 del decreto del Presidente della Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, come sostituito dall’articolo 11 della legge 23 aprile 2003, n. 109. Cito: «Il personale dell’Amministrazione degli affari esteri è costituito (...) dal personale delle aree funzionali come definiti e disciplinati dalla normativa vigente, nonché dagli impiegati a contratto in servizio presso le rappresentanze diplomatiche, gli uffici consolari e gli istituti italiani di cultura». Seconda questione: retribuzione e carriera.
Cosa pensa a tal proposito?
Bisogna riconoscere l’attività svolta per anni con impegno, professionalità e dedizione dagli impiegati assunti localmente dalle rappresentanze diplomatiche, dagli uffici consolari e dagli istituti di cultura. C’è una proposta di legge che stiamo esaminando e che riprende un’analoga proposta presentata nella scorsa legislatura dai deputati Calzolaio, Spini ed altri, che dà luogo a un quadro normativo più adeguato, ispirato dalla legge n. 775 del 1956, la quale istituiva il ruolo speciale transitorio ad esaurimento. Anche su questo tema il confronto con i sindacati deve portarci a raggiungere un’ipotesi di riforma dell’intero settore.
Cambiamo argomento. Anche le pensioni in regime internazionale hanno goduto del recente aumento delle pensioni basse.
È un ottimo risultato. Non scontato. Però dobbiamo lamentare, nuovamente, un assoluto vuoto informativo da parte dell’INPS e di chi ha ulteriormente esaminato la legge n. 127 del 18 agosto 2007, approvata prima della pausa estiva, e ne ha limitato alcuni effetti.
I parlamentari eletti all’estero non hanno colpe in tal senso?
Non è un nostro compito esclusivo informare, soprattutto quando vi sono interpretazioni della legge da parte delle pubbliche amministrazioni. Il compito dei parlamentari è di monitorare l’applicazione pratica della legge affinchè sia rispettata la volontà del Parlamento. E in tal senso esprimiamo ancora preoccupazione per la mancata messa a regime di un sistema di verifica reddituale annuale anche all’estero. Questa situazione potrebbe portare al crearsi di ulteriori indebiti. Semmai noi parlamentari dell’Unione abbiamo dei meriti.
Quali meriti?
Per quanto concerne le nuove modalità di pagamento delle pensioni all’estero, alla luce dei problemi insorti e relativamente alle misure adottate dall’Istituto per il superamento dei problemi iniziali, è stato significativo l’intervento dei parlamentari de l’Unione eletti all’estero e dei patronati. Abbiamo ribadito la necessità della messa a regime del nuovo sistema di pagamento e, soprattutto, la realizzazione di un archivio informatico. Si è discusso anche di una sanatoria indebiti pensionistici di recente.Per la sanatoria abbiamo presentato una proposta di legge che dispone l’abbandono del recupero delle prestazioni pensionistiche e familiari erogate indebitamente dall’Inps a oltre 50.000 pensionati residenti all’estero per i periodi dal 1° gennaio 2002 al 31 dicembre 2005. Si tratta di una ragionevole ed inderogabile sanatoria di indebiti che si sono spesso costituiti a causa di ritardi e di farraginose procedure con cui vengono acquisite e registrate le informazioni reddituali dei pensionati residenti all’estero.
Insomma un condono degli indebiti pensionistici dei residenti all’estero a cui potrebbero seguirne di altri in futuro…
No, questa sanatoria potrebbe essere l’ultima, dal momento che, ci è stato riferito dallo stesso Inps, è allo studio un provvedimento che, riformando e sistematizzando con cadenza annuale le procedure relative alla rilevazione dei redditi dei pensionati residenti all’estero, dovrebbe eliminare a regime le cause che provocano l’insorgere delle situazioni debitorie.
I costi dell’operazione?
In realtà non si tratterebbe di costi effettivi ma di un minor recupero, peraltro di somme difficilmente esigibili per ragioni legislative, tecniche e territoriali.
Ultimo argomento. Il Partito democratico è in costruzione. Anche nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide?
Il cantiere procede. Sono nati anche in Australia i comitati a sostegno della candidatura di Walter Veltroni alla guida del Partito Democratico. Importanti iniziative si sono svolte a Perth, Adelaide, Sydney e Melbourne. I comitati hanno approvato un documento politico in cui si stabiliscono gli orientamenti per le candidature nella lista Democratici Italiani nel Mondo per Veltroni, nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide.
Quali orientamenti?
I Democratici Italiani nel mondo si accingono a dare un contributo significativo alla costruzione di un partito nuovo. Un partito che nasce anche con il contributo originale degli italiani all’estero e che determinerà, fin dalla sua nascita, sia la struttura organizzativa all’estero che l’indirizzo programmatico. È un passo decisivo per la costruzione di una nuova cultura politica, in cui gli italiani all’estero possano contribuire anche alla creazione di percorsi internazionali, globali, per la pace e la sicurezza, lo sviluppo sostenibile, la tutela dell’ambiente, l’avanzamento dei diritti delle persone e la loro integrazione. Inoltre, il nuovo partito dei democratici italiani nel mondo avrà il compito di contribuire a rafforzare il legame politico e culturale con le comunità italiane nel mondo, a portare avanti un piano di riforme indispensabili per rendere davvero efficaci gli investimenti del nostro Paese all’estero.
A chi vi rivolgete?
Il Partito dei Democratici italiani nel mondo si aprirà a nuovi soggetti attingendo da esperienze politiche e culturali diverse tra loro, ma in grado di costruire un percorso autenticamente riformatore. La novità di questo processo politico è rappresentata dalla candidatura di Walter Veltroni. Su capacità di aggregazione di forze e soggetti nuovi e programma, dovremo fare insieme una valutazione di merito nei prossimi mesi. Il mio auspicio è che l’apertura sia la più vasta possibile. Credo che la politica sia bella quando è servizio e quando tutti i cittadini hanno occasione per costruirla, per parteciparla, per rappresentarla.
Ma poi i democratici italiani nel mondo conteranno davvero nel Pd?
Mi sembra che l’elezione di sette componenti dell’assemblea costituente è anche occasione di partecipazione. Una partecipazione che vedrà altri momenti signficativi con l’elezione nei prossimi mesi, sia in Australia che nell’intera ripartizione elettorale, degli organismi dirigenti del Partito Democratico.

sabato 8 settembre 2007

Un forte impegno per la comunità italiana d’Australia e per rafforzare il collegamento con l’UE

Forte impegno per il coordinamento delle iniziative a sostegno della comunità italiana d’Australia, soprattuto sui temi prioritari della tutela della terza età e della diffusione della lingua e della cultura italiane, e rafforzamento, anche con progetti specifici, dei rapporti con l’Unione europea e con la rappresentanza UE a Canberra. Questi i risultati del secondo incontro del forum dei parlamentari italiani – Italian MP Forum – svoltosi venerdì 7 settembre a Canberra, nella sede del Parlamento nazionale.
Una giornata di lavori apertasi con un aggiornamento relativo all’attività parlamentare italiana, in particolare l’aumento delle pensioni basse appena votato dal Parlamento e la ripresa dell’iter, in Commissione Affari Costituzionali della Camera, della riforma della cittadinanza italiana con la riapertura dei termini per il riacquisto.
Il Senatore Nino Randazzo e l’On. Marco Fedi hanno illustrato gli aspetti centrali delle riforme in discussione oltre ad indicare i futuri impegni relativi alla riforma elettorale, al possibile referendum ed alla riforma dell’ordinamento dello Stato.
Il Forum ha poi ascoltato il Dott. Roberto Mengoni, in rappresentanza dell’Ambasciatore d’Italia, che ha illustrato la situazione dei rapporti bilaterali Italia-Australia e le opportunità createsi a seguito dei forti rapporti con le Regioni italiane, in settori strategici per il futuro dei due Paesi.
Il Forum ha incontrato l’Ambasciatore Bruno Julien, capo della rappresentanza dell’UE in Australia, che ha fatto il punto delle relazioni Australia-UE, concentrandosi sui programmi di scambio esistenti e sulle opportunità progettuali per il futuro, oltre che su aspetti e considerazioni di carattere generale che riguardano l’impegno comune per l’ambiente, per la pace e per lo sviluppo nell’area dell’Asia e del Pacifico.
Il Forum ha fissato un calendario di incontri per i prossimi dodici mesi, oltre ad indicare una rotazione tra le città australiane che li ospiteranno.

Nella foto: da sinistra il Senatore Nino Randazzo, i parlamentari Richard Dalla Riva (VIC), Danielle Green (VIC), Marco Fedi, Roberto Mengoni in rappresentanza dell’Ambasciata Italiana, John D’Orazio (WA), il Commissario europeo Ambasciatore Bruno Julien, Don Nardella (VIC), Vicki Dunne (ACT), Tony Piccolo (SA) e Amanda Fazio (NSW).