ADELAIDE - Molti pensionati hanno avuto una comunicazione dall’INPS che li informa che, sulla base dei redditi dichiarati per gli anni 2004-2005, si è accumulato un debito. Questo debito in alcuni casi è di pochi dollari ma in altre situazioni è di miglia di dollari.
Sull’argomento Nuovo Paese ha rivolto qualche domanda al deputato per la ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, Marco Fedi.
Ci puoi dire qualcosa sulla dimensione del problema, in altre parole di quanti pensionati stiamo parlando, i dati generali nel mondo ed in Australia? Che cosa ha dato origine al debito e chi ha la maggiore responsabilità per gli errori nei calcoli?
L’INPS ha comunicato che complessivamente la situazione debitoria riguarda circa 50mila pensionati. Immagino molti di questi vivano in Paesi ad economia avanzata e valuta forte, quindi America del Nord, Oceania, Europa.
In queste aree, a causa di prestazioni estere elevate pagate dal Paese di residenza, e per i paesi extra-euro anche agli effetti valutari, si hanno le situazioni più difficili. L’indebito è il risultato delle verifiche reddituali che in Italia sono effettuate con regolarità e cadenza annuale, mentre all’estero sono sempre state condotte con notevole ritardo e relativamente a periodi molto lunghi di 2 ed a volte 3 anni. È evidente che in queste condizioni possono maturare degli indebiti anche consistenti sulle prestazioni aggiuntive legate al reddito come gli assegni al nucleo famigliare, le maggiorazioni sociali, il trattamento minimo. Se è vero che il pensionato ha il dovere di comunicare i cambiamenti reddituali intervenuti, è altrettanto vero che gli utenti, quindi i pensionati, devono avere la possibilità di effettuare la comunicazione in modo efficiente ed in tempi rapidi. La verifica annuale rimane lo strumento più adeguato. Anche perché le variazioni valutarie del rapporto, ad esempio, dollaro australiano/euro, possono rappresentare una variabile consistente nell’arco di un anno e costituire da sola ragione d’indebito. In assenza di una procedura immediata e diretta che consenta la comunicazione annuale dei propri redditi, procedura che può essere concordata con i Patronati, la responsabilità dei ritardi è dell’INPS. È per questa ragione che chiediamo da anni l’approvazione di un provvedimento di sanatoria: la cancellazione del debito in assenza di dolo, vale a dire quando non vi è stato dal pensionato un tentativo di frode ai danni dell’INPS.
Mi pare che il recupero del debito può essere effettuato da una trattenuta fino al 20% della pensione. Vi è consapevolezza a livello di governo delle difficoltà che una tale trattenuta può avere sui pensionati che hanno un tenore di vita più basso nella società per cui ogni centesimo della loro pensione è importante?
La legge già prevede dei meccanismi automatici per il recupero degli indebiti: massimo 1/5 della pensione facendo salvo il trattamento minimo e senza interessi legali. In effetti, su questo fronte la finanziaria 2008 non ha concesso assolutamente nulla. L’INPS deve applicare le disposizioni vigenti. All’Istituto della previdenza sociale chiediamo semmai, semplicemente, di applicare sempre la legge. Ai pensionati ed ai patronati di monitorare l’applicazione della legge. In ogni caso, per ogni violazione, ci si può rivolgere alle Direzioni competenti dell’Istituto ed anche, in casi estremi, alla magistratura. Non sono accettabili, ad esempio, recuperi con importi superiori al quinto oppure la sospensione della pensione. Molti pensionati contano oggi sulla pensione italiana ai fini della sopravvivenza: l’indebito stesso crea una situazione di fortissimo disagio che condanno senza mezzi termini.
Come parlamentare italiano che rappresenta anche i pensionati italiani in Australia cosa hai fatto e quale è stato l'atteggiamento dei tuoi colleghi parlamentari all'estero nel parlamento nazionale?
Abbiamo presentato una proposta di legge per una sanatoria d’iniziativa parlamentare ma la Commissione competente non ha ancora provveduto ad esaminarla. Abbiamo posto costantemente la questione all’attenzione del Governo: sia in sede di attività di controllo parlamentare, con interrogazioni e quesiti, che in sede di approvazione della finanziaria, sia come emendamenti che come ordini del giorno. I colleghi parlamentari eletti all’estero hanno lavorato in questa stessa direzione anche al Senato. La commissione bilancio del Senato ha riproposto una soluzione che già esisteva: recupero non superiore ad 1/5, salvaguardando il trattamento minimo e senza interessi legali. Evidentemente non si sapeva che già le norme esistevano. Ritengo che la questione debba essere posta in termini assolutamente chiari: non abbiamo chiesto privilegi ma la presa d’atto che lo Stato italiano, in questo caso l’INPS, all’estero, non riesce a garantire lo stesso livello di qualità nei servizi e la necessaria trasparenza nel rapporto con gli utenti, quindi i pensionati. Si tratta di una questione che attiene alla sfera dei diritti di cittadinanza. E chiediamo la possibilità di avere a regime un sistema efficiente di dichiarazione e verifica dei redditi tale da evitare la formazione di indebiti. La sanatoria risponde alla necessità di prendere atto che questa situazione esiste, che crea incertezza rispetto al diritto pensionistico maturato, insicurezza nel rapporto con lo Stato italiano ed apprensione relativamente alle proprie capacità di gestione del reddito individuale e famigliare. Non è una bella situazione.
Come ha risposto il Governo Prodi a questa problematica e come si distingue dall'atteggiamento dell'opposizione e dal governo precedente?
Il Governo Prodi ha finora ignorato le nostre richieste. Un vero errore politico. L’opposizione continua in modo strumentale a proclamare che Prodi ha fatto regali agli italiani all’estero e non si impegna a prospettare soluzioni alternative. Una proposta di sanatoria era già stata presentata durante il Governo Berlusconi ma si era subito arenata. L’aspetto interessante è che l’INPS stesso ha proposto una sanatoria rendendosi conto che si tratta spesso di indebiti inesigibili, che le procedure di recupero sono comunque lente e comportano un costo sotto il profilo amministrativo, che hanno come Istituto delle responsabilità evidenti non avendo effettuato le verifiche reddituali ogni anno anche all’estero e che si perpetua il meccanismo del “pago oggi” – anche con la quattordicesima è andata così – “poi si vedrà”.
Che consigli puoi dare ai pensionati e alla comunità in generale per affrontare questo problema?
Ai pensionati ed alla comunità di rimanere calmi. Anche questa ultima iniziativa comunicativa dell’INPS lascia molto a desiderare: è possibile inoltrare nuovamente i propri redditi ma senza sapere quali redditi sono stati effettivamente considerati dall’Istituto (non quelli inseriti dal
Patronato!) quali i cambi adottati per le valute diverse dall’euro, quali i redditi esclusi e poi il conteggio. Il conteggio è il come si è arrivati a quell’importo ma soprattutto il quando si estinguerà il debito, il cosiddetto piano di recupero. In quante mensilità l’INPS effettuerà il recupero. Invece vi è una comunicazione di indebito senza conteggio. Al buio il pensionato, ed anche il Patronato che lo assiste, deve rispondere senza sapere quando e come avrà inizio e fine l’azione di recupero. Non è possibile in queste condizioni tutelare i propri diritti. Chiederemo all’INPS di modificare le procedure rendendole più chiare e trasparenti: la comunità può attivarsi con petizioni e prese di posizione forti nei confronti del Governo.
E’ ancora possibile convincere il governo del merito di una sanatoria e di una maggiore trasparenza nei rapporti tra INPS e pensionati?
Sono molto scettico sulle reali possibilità di rendere concreto un provvedimento di sanatoria. In ogni caso noi continueremo la nostra azione di proposta. Sono convinto che in ogni caso il nostro compito primario è quello di rendere effettiva la parità di trattamento a tutti i livelli e questo del rapporto con le amministrazioni dello Stato è sicuramente uno degli aspetti centrali: anche ottenere un certificato di nascita o registrare un matrimonio o divorzio è ancora un problema. La nostra presenza in Parlamento deve riuscire a migliorare anche questi aspetti.
(Frank Barbaro, direttore Nuovo Paese/Inform)