Da lunedì 21 gennaio, "Il Globo" di Melbourne ha iniziato ad ospitare una mia colonna settimanale. La rubrica è:
La virgola,
Un occhio attento alle cose italiane …Parlamentari e non …
L’Italia a … orologeria
Una crisi politica ad orologeria. Inizia alla Camera, dove il risultato – la fiducia al governo Prodi – è scontato, continuerà al Senato dove invece è scontato il risultato opposto. Nel frattempo le tesi sull’evoluzione della crisi si rincorrono. Un governo tecnico o un governo istituzionale, oppure le elezioni anticipate prima del referendum? Credo si possa dire che la legislatura è davvero arrivata al momento della verità: avrebbe un senso politico importante continuare l’esperienza dell’esecutivo Prodi se si riuscisse a garantire una fase politica bipartisan per fare le riforme. Non solo quella elettorale, ma le modifiche alla Costituzione ed ai regolamenti parlamentari per rendere davvero efficiente ed efficace il nostro sistema politico e dare nuova credibilità alla “politica”. Ma per conseguire questo obiettivo occorre una maggioranza determinata – che purtroppo non abbiamo – e un’opposizione equilibrata – che purtroppo non abbiamo! Pensate che in un momento di grande difficoltà istituzionale, prima ancora che politica, il leader dell’opposizione minaccia il ricorso alla piazza se non otterrà l’unico vero risultato che desidera da questa crisi: le elezioni anticipate!
In questo clima è davvero comprensibilmente difficile prevedere uno sbocco dalla crisi che consenta le riforme. Il rischio è di consegnare l’Italia ad una XVI legislatura marcata da analoghe instabilità, a partire dal risultato elettorale che potrebbe essere non cosi scontato, come alcuni pensano, a favore del centro-destra.
Un governo istituzionale può consentire di programmare – in un arco temporale ragionevole – la riforma della Costituzione già avviata alla Camera, con la riduzione del numero dei parlamentari, il Senato federale e maggiori poteri al Premier ed anche la riforma elettorale che a questo punto può davvero andare oltre dei semplici “aggiustamenti tecnici” e che richiederebbe quindi una qualificata maggioranza bipartisan.
“Intanto – scherza il sottoscritto – disdite affitti e tenete i bagagli pronti”.
Le ragioni della crisi
Il sostegno al governo Prodi da parte dell’UDEUR di Clemente Mastella è venuto meno nonostante l’espressione unanime della solidarietà umana e politica rispetto alle vicende giudiziarie che hanno colpito l’ex-ministro della giustizia e la sua famiglia. Sulle dichiarazioni rese da Clemente Mastella in aula a Montecitorio, in occasione delle sue dimissioni, era legittimo che chiunque potesse esprimere dissenso, poiché è assolutamente vero che ci si difende nei tribunali. È altrettanto vero che l’Italia ha bisogno di riforme anche per quanto concerne la giustizia e la sua amministrazione e che occorrono una solida maggioranza, un governo forte ed un sistema politico efficiente per dare garanzie di autonomia alla magistratura. La contraddizione di questa crisi è che il centro-destra ha dato prova, nella trascorsa legislatura, di non saper affrontare i nodi della riforma della giustizia dando queste garanzie eppure Mastella, con la crisi, rischia di riconsegnare l’Italia proprio al centro-destra, nonostante l’ottimo lavoro iniziato dal centro-sinistra e proprio dal suo dicastero. Legittimo allora pensare che dietro le posizioni mastelliane si celino altre due ragioni di crisi: la riforma elettorale osteggiata dai piccoli partiti e il riposizionamento politico-morale in un centro catto-clericale che è molto affollato quanto diviso e che le gerarchie ecclesiastiche, a partire dalla Cei, vorrebbero solidamente ed unitariamente impegnato a far regredire l’Italia sul fronte etico-sociale.
La battaglia per la sopravvivenza del governo Prodi è improba. Ma appare all’orizzonte un’altra grande battaglia di civiltà: quella per la laicità dello Stato e per garantire che l’Italia continui a progredire sul fronte delle politiche sociali.
La virgola,
Un occhio attento alle cose italiane …Parlamentari e non …
L’Italia a … orologeria
Una crisi politica ad orologeria. Inizia alla Camera, dove il risultato – la fiducia al governo Prodi – è scontato, continuerà al Senato dove invece è scontato il risultato opposto. Nel frattempo le tesi sull’evoluzione della crisi si rincorrono. Un governo tecnico o un governo istituzionale, oppure le elezioni anticipate prima del referendum? Credo si possa dire che la legislatura è davvero arrivata al momento della verità: avrebbe un senso politico importante continuare l’esperienza dell’esecutivo Prodi se si riuscisse a garantire una fase politica bipartisan per fare le riforme. Non solo quella elettorale, ma le modifiche alla Costituzione ed ai regolamenti parlamentari per rendere davvero efficiente ed efficace il nostro sistema politico e dare nuova credibilità alla “politica”. Ma per conseguire questo obiettivo occorre una maggioranza determinata – che purtroppo non abbiamo – e un’opposizione equilibrata – che purtroppo non abbiamo! Pensate che in un momento di grande difficoltà istituzionale, prima ancora che politica, il leader dell’opposizione minaccia il ricorso alla piazza se non otterrà l’unico vero risultato che desidera da questa crisi: le elezioni anticipate!
In questo clima è davvero comprensibilmente difficile prevedere uno sbocco dalla crisi che consenta le riforme. Il rischio è di consegnare l’Italia ad una XVI legislatura marcata da analoghe instabilità, a partire dal risultato elettorale che potrebbe essere non cosi scontato, come alcuni pensano, a favore del centro-destra.
Un governo istituzionale può consentire di programmare – in un arco temporale ragionevole – la riforma della Costituzione già avviata alla Camera, con la riduzione del numero dei parlamentari, il Senato federale e maggiori poteri al Premier ed anche la riforma elettorale che a questo punto può davvero andare oltre dei semplici “aggiustamenti tecnici” e che richiederebbe quindi una qualificata maggioranza bipartisan.
“Intanto – scherza il sottoscritto – disdite affitti e tenete i bagagli pronti”.
Le ragioni della crisi
Il sostegno al governo Prodi da parte dell’UDEUR di Clemente Mastella è venuto meno nonostante l’espressione unanime della solidarietà umana e politica rispetto alle vicende giudiziarie che hanno colpito l’ex-ministro della giustizia e la sua famiglia. Sulle dichiarazioni rese da Clemente Mastella in aula a Montecitorio, in occasione delle sue dimissioni, era legittimo che chiunque potesse esprimere dissenso, poiché è assolutamente vero che ci si difende nei tribunali. È altrettanto vero che l’Italia ha bisogno di riforme anche per quanto concerne la giustizia e la sua amministrazione e che occorrono una solida maggioranza, un governo forte ed un sistema politico efficiente per dare garanzie di autonomia alla magistratura. La contraddizione di questa crisi è che il centro-destra ha dato prova, nella trascorsa legislatura, di non saper affrontare i nodi della riforma della giustizia dando queste garanzie eppure Mastella, con la crisi, rischia di riconsegnare l’Italia proprio al centro-destra, nonostante l’ottimo lavoro iniziato dal centro-sinistra e proprio dal suo dicastero. Legittimo allora pensare che dietro le posizioni mastelliane si celino altre due ragioni di crisi: la riforma elettorale osteggiata dai piccoli partiti e il riposizionamento politico-morale in un centro catto-clericale che è molto affollato quanto diviso e che le gerarchie ecclesiastiche, a partire dalla Cei, vorrebbero solidamente ed unitariamente impegnato a far regredire l’Italia sul fronte etico-sociale.
La battaglia per la sopravvivenza del governo Prodi è improba. Ma appare all’orizzonte un’altra grande battaglia di civiltà: quella per la laicità dello Stato e per garantire che l’Italia continui a progredire sul fronte delle politiche sociali.
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