giovedì 27 marzo 2008

Lettera di Walter Veltroni agli elettori


sono Walter Veltroni, candidato
Presidente del Consiglio del
Partito democratico alle elezioni
del 13 e 14 aprile 2008.
Le scrivo perché voglio parlarle dei nostri progetti per l’Italia. Quell’Italia che lei onora ogni
giorno col suo lavoro, la sua voglia di fare, le sue idee. Da italiano nel mondo, orgoglioso del
suo meraviglioso Paese. Le nuove generazioni di italiani hanno bisogno di crescita economica e coesione sociale. Compenso minimo legale, recupero del potere d’acquisto delle famiglie, riduzione del debito pubblico.
Sono alcune delle nostre priorità, che si affiancano a quelle che più direttamente riguardano
gli italiani nel mondo: misure concrete per la promozione della lingua e della cultura italiana,
una legge per il riacquisto della cittadinanza, una riorganizzazione dei Consolati utilizzando
le professionalità degli italiani all’estero nei servizi, nell’informazione, nelle attività di promozione del made in Italy, valorizzando le associazioni dei residenti all’estero e i servizi dei patronati. Senza dimenticare, come proponiamo nel nostro programma, una equa regolazione dell’imposizione fiscale e tariffaria (Ici e Tarsu) sulle abitazioni di proprietà di tutti i connazionali residenti per la maggior parte dell’anno all’estero.
Il vostro contributo, la vostra esperienza, la testimonianza del vostro impegno e la diversa percezione con cui guardate alle prospettive della nostra patria sono indispensabili per costruire
un’Italia nuova, e più attenta alle esigenze di tutte le nostre comunità nel mondo.
Ora dipende anche da voi. Dipende da ciò che tutti gli italiani, ovunque vivono, sceglieranno
alle prossime elezioni. La scelta sarà netta. Da un parte la tentazione del ritorno al passato, dall’altra il futuro, la possibilità di voltare pagina, la voglia di correre, di rischiare, di conquistare nuove frontiere e nuove opportunità.
Il Partito democratico ha voluto rompere la vecchia logica degli schieramenti costruiti esclusivamente per sconfiggere l’avversario. Noi ci siamo candidati da soli alla guida del Paese, liberi finalmente di presentare le nostre proposte, il nostro programma di governo.
Mi auguro che insieme lavoreremo per cambiare l’Italia, per renderla più moderna, serena,
veloce e giusta.

Con i miei migliori saluti

Walter Veltroni


Partito Democratico
Piazza Sant’Anastasia, 7 - 00186 Roma
Servizio informazioni 848.88.88.00
Committente responsabile Ermete Realacci
www.partitodemocratico.it
Roma, 21 marzo 2008

domenica 23 marzo 2008

mercoledì 19 marzo 2008

ELEZIONI: FEDI (PD), Pari dignità per gli italiani all’estero

Il candidato alla Camera: la sfida di queste elezioni è la modernizzazione

Roma, 17 mar. (Adnkronos) - Pari dignità per gli italiani all'estero, e non solo in occasione delle elezioni: questo il merito principale del governo Prodi secondo Marco Fedi, il candidato alla Camera del Pd nella Circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, la stessa nella quale era stato eletto nel 2006 nelle liste dell'Unione. "Intendiamo ricominciare esattamente da dove abbiamo sospeso la nostra attività: non abbiamo nulla di cui vergognarci – ha dichiarato Fedi all'Adnkronos - Il governo Prodi ha ben governato, abbiamo ben rappresentato gli italiani all'estero e le loro aspirazioni. Non mi pare poco in 18 mesi".

Tra i risultati già ottenuti ricordati da Fedi, l'estensione ai pensionati Inps residenti all'estero della quattordicesima, l'ulteriore detrazione Ici, le detrazioni per carichi di famiglia. "Eravamo inoltre molto vicini all'approvazione della riforma della legge sulla cittadinanza e alla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana", ha sottolineato.
Ora, guardando al futuro, Fedi raccoglie la sfida di una nuova candidatura in una delle Circoscrizioni più articolate e complesse. "Occorre poter garantire un minimo di collegamento e la possibilità di mantenere un costante rapporto con l'elettorato. Questo è in parte mancato - ha spiegato - La costruzione di un Pd forte e articolato, che raccolga circoli, personalità ed intelligenze, e le metta al servizio del partito di tutti i democratici nel mondo, è anche un modo per superare la tirannia della distanza che rischia di penalizzare proprio questa ripartizione della circoscrizione estero".

"Credo - ha aggiunto Fedi - che gli italiani all'estero una cosa l'abbiano davvero capita: che la sfida di queste elezioni è la modernizzazione del sistema politico italiano, la stabilità e la governabilità. All'estero questa sfida è compresa molto bene ed è una sfida che il Pd di Veltroni ha posto con determinazione al centro delle proprie scelte, dalle candidature al programma. La nostra sfida è quella della partecipazione al voto, della lotta all'astensionismo ed il messaggio politico culturale che comunque vadano le cose, indietro non si torna. Non si torna, dopo le elezioni, al vecchio sistema politico frammentato ed alle litigiose coalizioni".

(Clt/Col/Adnkronos)17-MAR-08 13:00

Fedi: intervistato da Salvatore Viglia

Centrodestra: campagna elettorale di segno “qualunquista”
Salvatore Viglia

Intervista all’on. Marco Fedi estero AFRICA, ASIA, OCEANIA E ANTARTIDE
In quale considerazione il Partito Democratico tiene gli italiani all’estero?

Il Partito Democratico è nato con la piena partecipazione degli italiani all’estero. Lo dimostrano due aspetti, entrambi rilevanti: le primarie, che hanno visto un’ottima partecipazione, e l’entusiasmo con il quale stanno nascendo i circoli PD all’estero. Il problema non è in che considerazione il PD tiene gli italiani all’estero – domanda alla quale la risposta immediata è “altissima” – ma piuttosto in che modo un moderno partito democratico può integrare nelle sue scelte programmatiche, nei suoi metodi di lavoro, nella sua identità politico-culturale, le aspirazioni, le richieste, la voglia di partecipazione e la composita identità degli italiani nel mondo. Un moderno partito democratico vede nella risorsa degli italiani all’estero le opportunità di conoscenza, relazione e sviluppo reciproco a livello bilaterale con i singoli Paesi ma soprattutto a livello mondiale. Ritengo che la crescita qualitativa del rapporto tra Italia ed italiani all’estero – attraverso i partiti per quanto attiene alla politica – sia indispensabile e passi attraverso alcune indispensabili ed urgenti riforme per poi trasformarsi in un nuovo spazio di partecipazione, non solo di rappresentanza. Costruire un PD con queste caratteristiche è la nostra aspirazione.
Se sarà rieletto, farà in modo che, in una eventuale riforma della legge elettorale, gli eletti all’estero siano la maggioranza alla Camera dove possono incidere sulle decisioni del governo invece che al Senato dove non avrebbero nessuna voce in capitolo?

L’ipotesi di riforma costituzionale, il cui iter avviato alla Camera ha visto già l’approvazione di tre articoli, non sminuisce affatto il ruolo del Senato federale. Si passa da un bicameralismo perfetto ad un sistema in cui le diversità di compiti e composizione determinano, per il Senato, un ruolo di “garanzia” nei confronti delle specificità territoriali, tra cui anche quella degli italiani nel mondo. Dovremo riprendere la discussione – che ancora oggi deve partire dalla necessità di un pieno riconoscimento dell’importanza della rappresentanza eletta dall’estero – da dove si è interrotta, con la convinzione che dobbiamo modificare la costituzione per rendere il sistema politico-istituzionale più efficiente e nel far questo garantire la presenza anche degli italiani all’estero. Il Senato avrebbe voce in capitolo poiché dai territori e dalle specificità arriverebbe un contributo di idee e riflessioni che arricchirebbe il confronto. Piuttosto dobbiamo ricordare le posizioni ostili al voto all’estero purtroppo emerse nella stessa discussione. A dimostrazione del fatto che la vera grande, unica, battaglia, è quella per la parità dei diritti e dei doveri e per mantenere in Parlamento una rappresentanza degli eletti all’estero: ci batteremo per mantenere la rappresentanza dall’estero e per rafforzarla a livello culturale e politico.

All’estero sembra essere più incisiva la campagna elettorale di Berlusconi e del centrodestra in generale come lo spiega? Comitati ed Associazioni del centrodestra proliferano anche nella sua circoscrizione? Non trova che le parole “libertà e popolo" siano termini storicamente di sinistra?

Le campagne elettorali di segno “qualunquista” appaiono sempre efficaci, all’inizio. Dire che in due anni i parlamentari de l’Unione non hanno fatto nulla – quando è evidente il contrario – dire che siamo stati assenti dal Parlamento e dalla circoscrizione, come gli avversari, ed anche qualche vecchio alleato va dicendo – è un ulteriore segnale negativo relativamente al voto all’estero! Attenzione a mantenere i toni del confronto entro limiti ragionevoli. Ognuno può pensare che avrebbe fatto meglio e di più e può proporsi come alternativa ma le condizioni sono “oggettive” e riguardano il nostro sistema parlamentare. Abbiamo lavorato bene per gli italiani nel mondo e continueremo a farlo. Comitati ed associazioni proliferano in tutti i campi, occorre capirne l’utilità. Mi spiego: che senso ha far nascere qualcosa che dura una campagna elettorale? Ieri casa delle libertà, oggi popolo, domani “macerie” – anche se non lo auspico, non tanto per ragioni politiche ma perché credo nel two-party system – quando la delicata coalizione messa insieme per queste elezioni si scontrerà con le enormi differenze interne ed avremo la ripetizione delle esperienze del passato? Diverso se il progetto politico della destra si tramuterà nella creazione di un nuovo partito. Quindi ciò che spaventa non è l’organizzazione degli altri ma l’ondata antipolitica ed il possibile seguente astensionismo: perché sarà dura convincere nuovamente questi nostri connazionali a tornare alle urne. Ecco perché i toni della campagna elettorale debbono essere non solo civili ma anche attenti a queste considerazioni.

Il provvedimento sulla cittadinanza agli italiani all’estero è stato estrapolato dalla legge, perché? Forse non c’era più la volontà di votarla?

È vero il contrario. Ci si è resi conto che la riforma complessiva della legge sulla cittadinanza tarderà ancora mentre l’unico ostacolo per avere la riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza e per il superamento della discriminazione nei confronti delle donne – le risorse per le dotazioni alla nostra rete diplomatico-consolare – era stato superato grazie all’azione congiunta di Parlamento e Governo. Ecco perché vi è stata la proposta di stralcio dal testo unificato presentato in Commissione affari costituzionali. Avremmo avuto la normativa – che è confermata nel programma del Partito Democratico – approvata in poco tempo. La fine anticipata della legislatura non ne ha consentito l’approvazione. Riprenderemo il cammino nella nuova legislatura.

Non crede che sia ora, nella prossima legislatura, di fare in modo di creare le condizioni internazionali per poter sfruttare, a livello italiano, le grandi risorse della presenza italiana all’estero?

Il Partito Democratico lo ha posto al centro della sua azione e delle proposte politiche. Sono convinto che la rappresentanza dall’estero – ecco una seconda ragione per cui comunque la presenza al Senato sarebbe importante anche in un sistema riformato – abbia questo compito.

Come spiegherà ai suoi elettori che il Partito Democratico non ha una dislocazione europea come il PDL di Berlusconi nel Partito Popolare Europeo?

Il Partito Democratico – per sua natura – abbraccia molto più delle tradizionali divisioni tra partiti del socialismo europeo e partiti popolari europei. È in ciò l’originalità del PD e la sua spinta innovativa. È una grande sfida per trovare la sintesi tra posizioni interne ad un partito che rappresenta davvero tutti i cittadini e non categorie o interessi individuali, ma interessi collettivi. Il posizionamento europeo sarà importante anche perché prevedo davvero elementi di novità nella statica politica europea. Pensi se il PD riuscisse a far uscire la politica europea dal tradizionale confronto per portarlo su un piano più programmatico e meno ideologico?

Nei giovani nati e vissuti in quella terra, si sente ancora il legame con l’Italia simbolo dell’edonismo europeo?

I giovani desiderano mantenere con l’Italia e con l’Europa un legame culturale e professionale ed oggi anche politico. Ovviamente vivono in maniera assolutamente originale la loro appartenenza alla cultura italiana. Non dobbiamo rischiare di perdere questa originalità ed è per questo che il nuovo Governo dovrà organizzare in tempi rapidi la prima conferenza dei giovani italiani nel mondo. Per il resto i giovani italo-esteri hanno imparato il valore del lavoro e dell’indipendenza molto presto e guardano all’Italia ed al’Europa come punto di confluenza delle loro esperienza formative, professionali e culturali. Come tanti giovani italiani.

domenica 9 marzo 2008

La virgola,

Intervengo volentieri nel merito delle molte cose dette in questi giorni a proposito della rappresentanza degli italiani all’estero, del lavoro svolto dai parlamentari eletti all’estero, del rapporto con i partiti e con l’Italia nel suo complesso.
Partirei, per semplicità, con la questione centrale, pare ancora non superata da tutti: è giusto avere dei parlamentari della diaspora italiana nel mondo nel Parlamento della Repubblica italiana? E per fare cosa?
Sono convinto che sia giusto esserci perché il mondo richiede oggi il superamento delle barriere e le diaspore sono elemento di congiunzione tra lingue, culture, religioni: un modo nuovo di vedere il mondo, di discuterlo, di rappresentarlo. Anche se è vero che non tutti ne sono convinti, a partire da alcuni partiti come la Lega Nord, Rifondazione comunista ed i socialisti italiani, che, legittimamente, la pensano diversamente. Ed è necessario esserci in applicazione del dettato costituzionale, che abbiamo contribuito a scrivere.
I parlamentari eletti all’estero sono stati sempre e tutti in grado di rappresentare questa novità? Forse non sempre e forse non tutti, ma il potenziale è ancora tutto da utilizzare e, come in ogni sperimentazione, occorre avere un periodo di tempo ragionevole per provare una tesi o quella opposta. Per fare gli interessi di comunità che a lungo sono state trascurate e che chiedono, sostanzialmente, di avere gli stessi diritti e doveri degli italiani in Italia: una ragionevole rete di sicurezza sociale e di tutela, pensioni giuste, una pubblica amministrazione efficiente, programmi linguistici e culturali e scambi e rapporti con l’Italia. Costruire rapporti più forti con l’Italia e con l’Unione europea è utile a tutti perché in questo modo si rafforzano i livelli di cooperazione che consentono il progresso, la crescita, la solidarietà ed anche i percorsi verso la pace. Ed i parlamentari eletti all’estero possono essere veicolo per una migliore conoscenza di realtà all’estero costruite anche con il lavoro, l’intelligenza e le idee degli italiani. Gli italiani che oggi vanno all’estero, ricercatori, professionisti, imprenditori e lavoratori, dimostrano ancora oggi
Perché questa prima esperienza è stata particolarmente dura? Lo scontro politico particolarmente aspro, l’opposizione che non ha accettato di aver perso le elezioni, la risicata maggioranza al Senato e la litigiosità tra gli alleati, anche nel centro sinistra, non hanno consentito, in meno di 21mesi, di portare a compimento l’opera di comunicazione alla società italiana. I partiti non sono stati sempre all’altezza del compito, è vero. Ma l’antipolitica, il dibattito sui costi della politica e sul ruolo dei partiti, ha condizionato la capacità di dare una risposta innovativa. Il Partito Democratico sta cercando di farlo: superando gli schematismi del passato, innovando sotto il profilo delle alleanze, delle scelte dei candidati e dei programmi, di metodi di consultazione e di partecipazione. Un partito che è aperto e che non intende occupare spazi di società civile.
Questo modello di partito ascolterà anche gli italiani all’estero. Ecco perché la discussione su candidati rischia – a mio avviso – di non farci vedere la soluzione. Tutto ciò che abbiamo ottenuto, dall’estensione della 14esima ai pensionati all’estero fino alla ulteriore detrazione ICI per i residenti all’estero, dai 14 milioni euro aggiuntivi per le politiche a favore degli italiani all’estero fino alle iniziative per l’assistenza sanitaria, dai 5,5 milioni di euro in più per la scuola fino all’estensione delle detrazioni per carichi di famiglia ai residenti all’estero, ci ha visto protagonisti di un lavoro incessante con il Governo e con i partiti. Dobbiamo riuscire ad integrare una sana logica di rappresentanza territoriale con le esigenze complessive del sistema Italia. Per far questo occorrono, è vero, sensibilità politica, partiti aperti ed impegnati davvero anche all’estero. Ecco perché vogliamo costruire all’estero – ed anche in Australia – un PD forte ed autentico.
Anche il rapporto con il territorio – penalizzante per tutti ma ancor più per la nostra ripartizione – sarà rafforzato dalla presenza organizzata dei partiti. I parlamentari – bloccati a Roma da un’attività parlamentare che è intensa e continua – attraverso i partiti potranno essere vicini agli elettori e potranno continuare a fare il loro dovere. In attesa che anche il Parlamento italiano vari le necessarie riforme – a partire da quelle costituzionale ed elettorale – per favorire la governabilità e rendere i processi legislativi più semplici ed efficienti.

Marco Fedi è deputato
del Gruppo Partito Democratico - L’Ulivo