La replica del sottosegretario Mantica, in sede di audizione congiunta delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, aumenta le preoccupazioni di quanti – come il sottoscritto – ritenevano i percorsi di razionalizzazione della rete consolare nel mondo, di riforma del Ministero degli Affari esteri e di aggiornamento delle procedure concernenti il funzionamento della rete consolare, non solo convergenti ma presupposto di base per definire la rete diplomatico-consolare del futuro.
Credo sia importante avere un confronto parlamentare anche su questi temi. Sarebbe un errore pensare alla razionalizzazione della rete consolare come un’operazione di pura contabilità operativa – ricorda l’On. Marco Fedi.
Il percorso avviato in Parlamento – con una risoluzione che invitava a una riflessione sulle prospettate chiusure di consolati, continua Fedi – apriva la strada a questo confronto. Governo e maggioranza – confermando l’impianto originale, non presentando elementi di chiarezza sulla riforma degli Esteri e sul nuovo DPR che regolerà la vita della rete diplomatico-consolare e soprattutto non evidenziando gli investimenti per l’efficienza e la modernizzazione – sembrano più interessati a chiudere definitivamente lo spazio di confronto limitandosi alla semplice comunicazione.
Prendiamo atto della sostanziale conferma delle chiusure e declassamenti, con la forte preoccupazione che ciò che è stato risparmiato oggi sarà oggetto di attenzione nel prossimo futuro e con la consapevolezza che siamo ancora lontani dal mettere in campo un vero tentativo di ripensare la nostra rete nel mondo.
On. Marco Fedi 23 febbraio 2010
Testo integrale intervento On. Marco Fedi
Credo possa essere utile fare insieme una riflessione politica scevra da posizioni precostituite, anche se non sarà facile, poiché questa seconda tappa del processo di razionalizzazione della rete consolare arriva quando le nostre, almeno le mie, opinioni sono ben formate, quando abbiamo acquisito ulteriori informazioni di natura finanziaria – rispetto alle scelte del Governo – ad esempio sulle indennità di sede, quando abbiamo appreso anche di un progetto di riforma del Ministero degli Affari esteri, che dovremo approfondire, rispetto al quale – spero - il Partito Democratico intenda porsi con grande apertura, verificando però puntualmente le proposte. E senza sconti a Governo e maggioranza.
Ecco, la critica credo più severa che possiamo rivolgere alla proposta di razionalizzazione è che presuppone un quadro di riferimento che non esiste. Che è solo teorico. Siamo ad esaminare una proposta di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare nel mondo quando gli altri tasselli – dalle riforme sulle procedure alla efficienza amministrativa, dalla semplificazione amministrativa alla funzionalità gestionale – sono ben lungi dall’essere posizionati e verificati.
In sostanza la realtà che descrivete – efficienza, informatizzazione, accorpamento, snellimento, autonomia gestionale, gestione delle risorse umane e finanziarie, gestione del patrimonio immobiliare – fanno parte di una sospirata wish list ma debbono ancora non solo essere pienamente realizzate, in qualche caso debbono ancora partire!
Potremmo passare ad una elencazione di problematiche inerenti la rete diplomatico-consolare – dal personale a contratto, fondamentale per la sopravvivenza della rete - oggi e ancor più domani – che attende diritti sindacali, oggettivi in termini di retribuzioni e condizioni di lavoro, e legati anche alla rappresentanza sindacale; le modalità con cui si assegna il personale di ruolo – anche diplomatico – alle sedi estere; la gestione degli uffici consolari; l’arretratezza dei sistemi informatici; le difficoltà di comunicazione con le altre pubbliche amministrazioni dello Stato; ecco faremmo un notevole passo avanti se cominciassimo ad affrontare i problemi veri, a rendere davvero efficiente il sistema e poi a razionalizzare come naturale conseguenza. Non siamo in quella situazione. Prendiamo atto della sostanziale conferma delle chiusure e declassamenti, con la forte preoccupazione che ciò che è stato risparmiato oggi sarà oggetto di attenzione nel prossimo futuro e con la consapevolezza che siamo ancora lontani dal mettere in campo un vero tentativo di ripensare la nostra rete nel mondo.
Aggiungo a questi elementi di valutazione anche la mia convinzione che si possa fare “sistema” con ICE e Camere di Commercio – che ricevono finanziamenti dal nostro Paese – per offrire una rete di sostegno alle nostre imprese caratterizzata da best practices e conoscenza delle realtà locali: un progetto di rafforzamento delle potenzialità che abbiamo nel mondo.
Credo sia importante avere un confronto parlamentare anche su questi temi. Sarebbe un errore pensare alla razionalizzazione della rete consolare come un’operazione di pura contabilità operativa – ricorda l’On. Marco Fedi.
Il percorso avviato in Parlamento – con una risoluzione che invitava a una riflessione sulle prospettate chiusure di consolati, continua Fedi – apriva la strada a questo confronto. Governo e maggioranza – confermando l’impianto originale, non presentando elementi di chiarezza sulla riforma degli Esteri e sul nuovo DPR che regolerà la vita della rete diplomatico-consolare e soprattutto non evidenziando gli investimenti per l’efficienza e la modernizzazione – sembrano più interessati a chiudere definitivamente lo spazio di confronto limitandosi alla semplice comunicazione.
Prendiamo atto della sostanziale conferma delle chiusure e declassamenti, con la forte preoccupazione che ciò che è stato risparmiato oggi sarà oggetto di attenzione nel prossimo futuro e con la consapevolezza che siamo ancora lontani dal mettere in campo un vero tentativo di ripensare la nostra rete nel mondo.
On. Marco Fedi 23 febbraio 2010
Testo integrale intervento On. Marco Fedi
Credo possa essere utile fare insieme una riflessione politica scevra da posizioni precostituite, anche se non sarà facile, poiché questa seconda tappa del processo di razionalizzazione della rete consolare arriva quando le nostre, almeno le mie, opinioni sono ben formate, quando abbiamo acquisito ulteriori informazioni di natura finanziaria – rispetto alle scelte del Governo – ad esempio sulle indennità di sede, quando abbiamo appreso anche di un progetto di riforma del Ministero degli Affari esteri, che dovremo approfondire, rispetto al quale – spero - il Partito Democratico intenda porsi con grande apertura, verificando però puntualmente le proposte. E senza sconti a Governo e maggioranza.
Ecco, la critica credo più severa che possiamo rivolgere alla proposta di razionalizzazione è che presuppone un quadro di riferimento che non esiste. Che è solo teorico. Siamo ad esaminare una proposta di razionalizzazione della rete diplomatico-consolare nel mondo quando gli altri tasselli – dalle riforme sulle procedure alla efficienza amministrativa, dalla semplificazione amministrativa alla funzionalità gestionale – sono ben lungi dall’essere posizionati e verificati.
In sostanza la realtà che descrivete – efficienza, informatizzazione, accorpamento, snellimento, autonomia gestionale, gestione delle risorse umane e finanziarie, gestione del patrimonio immobiliare – fanno parte di una sospirata wish list ma debbono ancora non solo essere pienamente realizzate, in qualche caso debbono ancora partire!
Potremmo passare ad una elencazione di problematiche inerenti la rete diplomatico-consolare – dal personale a contratto, fondamentale per la sopravvivenza della rete - oggi e ancor più domani – che attende diritti sindacali, oggettivi in termini di retribuzioni e condizioni di lavoro, e legati anche alla rappresentanza sindacale; le modalità con cui si assegna il personale di ruolo – anche diplomatico – alle sedi estere; la gestione degli uffici consolari; l’arretratezza dei sistemi informatici; le difficoltà di comunicazione con le altre pubbliche amministrazioni dello Stato; ecco faremmo un notevole passo avanti se cominciassimo ad affrontare i problemi veri, a rendere davvero efficiente il sistema e poi a razionalizzare come naturale conseguenza. Non siamo in quella situazione. Prendiamo atto della sostanziale conferma delle chiusure e declassamenti, con la forte preoccupazione che ciò che è stato risparmiato oggi sarà oggetto di attenzione nel prossimo futuro e con la consapevolezza che siamo ancora lontani dal mettere in campo un vero tentativo di ripensare la nostra rete nel mondo.
Aggiungo a questi elementi di valutazione anche la mia convinzione che si possa fare “sistema” con ICE e Camere di Commercio – che ricevono finanziamenti dal nostro Paese – per offrire una rete di sostegno alle nostre imprese caratterizzata da best practices e conoscenza delle realtà locali: un progetto di rafforzamento delle potenzialità che abbiamo nel mondo.
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