Particolarmente significativo dedicare un incontro-dibattito del Circolo Raffaello Carboni di Melbourne al tema della cittadinanza. Una scelta opportuna poiché abbiamo il dovere di impegnarci per una riforma della legislazione sulla cittadinanza che introduca il principio dello ius soli riconoscendo la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia. È l'impegno politico del PD con la campagna "Italiani si nasce" ma rappresenta anche una straordinariamente opportunità per rilanciare i temi legati alla cittadinanza per gli italiani all'estero: dal superamento della discriminazione nei confronti delle donne alla possibilità del riacquisto.
Il tema della cittadinanza, dello ius soli, cioè la possibilità che la legislazione italiana riconosca la cittadinanza ai nati in Italia è un fatto di civiltà. È vero. Ma attraverso lo ius soli si determina una convergenza con i principi della nazionalità contenuti nello ius sanguinis. La dimostrazione tangibile che, non solo i due principi possono e debbono convivere, ma che questa “convivenza” nasce anche da un’idea di costruzione di uno Stato sovranazionale.
L’aspirazione autenticamente europeista di uomini e donne che in questi anni si sono impegnati per rafforzare la visione sovranazionale dell’Unione Europea, dotata di politiche e di strumenti d’intervento da Stato sovranazionale più che da semplice organizzazione di raccordo tra Stati, comportava il passaggio a una dimensione di cittadinanza attiva che, rispondendo a quel progetto, ne determinava anche la crescita qualitativa. Quel progetto è oggi in crisi? A causa della crisi economica e finanziaria, e quindi per il riemergere di nazionalismi, oppure per il ritardo nella costruzione europea? Oggi i cittadini europei sono meno europeisti e la tendenza al “nazionalismo”, anche per i Paesi in crisi, metterà in discussione l’intero progetto europeo. Questa discussione politica è importante anche nell’affrontare il tema della cittadinanza e del rapporto con la nazionalità.
I più europeisti speravano che con la costruzione di organismi sovranazionali, come Unione Europea e Nazioni Unite, con il loro potenziamento politico oltre che culturale, i concetti di nazionalità e cittadinanza potessero fondersi, realizzando da un lato un senso di appartenenza sovranazionale e dall’altro una partecipazione civica effettiva, non solo traducibile nella cittadinanza di uno Stato-Nazione ma anche nella partecipazione attiva e piena, nel riconoscimento di diritti e doveri, nei confronti di uno Stato sovranazionale.
La globalizzazione avrebbe potuto accelerare questo processo ma alla base avremmo dovuto collocare un progetto di crescita politica delle nazioni e culturale dei popoli. La globalizzazione invece si è realizzata unicamente come rafforzamento dello scambio di merci e degli scambi economico-finanziari, e un effettivo rallentamento della costruzione di organismi sovranazionali. In questo senso i nazionalismi, gli egoismi nazionali, hanno rallentato la costruzione di un’Unione Europea più forte sul piano politico come hanno rallentato la costruzione di una cittadinanza sovranazionale.
Le moderne legislazioni sulla cittadinanza favoriscono il fondersi di questi principi attraverso il riconoscimento dello ius soli accanto al principio dello ius sanguinis. La legislazione italiana ha negli anni rafforzato i principi dello ius sanguinis. Le forze politiche e di Governo, particolarmente negli ultimi anni, hanno allontanato ogni possibile modifica legislativa che aprisse al diritto alla cittadinanza italiana in base alla nascita in Italia. Le forze politiche di centro-destra, particolarmente la Lega Nord nel Governo Berlusconi, sostengono tesi contrarie all’Europa sovranazionale così come si oppongono al riconoscimento della cittadinanza legata al diritto di suolo. La convergenza tra antieuropeismo e anti diritto di suolo, in materia di cittadinanza, dimostra la continuità culturale tra nazionalismo e nazionalità. Credo, invece, che la nazionalità sia un modo di appartenere che, quando affiancato alla cittadinanza piena, rende la persona in grado di partecipare alla vita civica e meglio preparata alle sfide della modernità, tra cui riconoscere che il mondo è comunque più vicino perché i popoli crescono, si muovono, chiedono riconoscimento, sia a livello economico che culturale e sociale, indipendentemente dalla globalizzazione intesa come libero scambio. Le risposte nazionali, dello Stato Nazione, non sono più sufficienti perché comunque parziali e comunque non più in grado di affrontare il futuro del pianeta. Anche in tema di partecipazione e diritti dobbiamo riconoscere questa convergenza tra nazionalità e cittadinanza e quindi dare sostanza giuridica e normativa allo ius soli senza abbandonare lo ius sanguinis.
Il tema della cittadinanza, dello ius soli, cioè la possibilità che la legislazione italiana riconosca la cittadinanza ai nati in Italia è un fatto di civiltà. È vero. Ma attraverso lo ius soli si determina una convergenza con i principi della nazionalità contenuti nello ius sanguinis. La dimostrazione tangibile che, non solo i due principi possono e debbono convivere, ma che questa “convivenza” nasce anche da un’idea di costruzione di uno Stato sovranazionale.
L’aspirazione autenticamente europeista di uomini e donne che in questi anni si sono impegnati per rafforzare la visione sovranazionale dell’Unione Europea, dotata di politiche e di strumenti d’intervento da Stato sovranazionale più che da semplice organizzazione di raccordo tra Stati, comportava il passaggio a una dimensione di cittadinanza attiva che, rispondendo a quel progetto, ne determinava anche la crescita qualitativa. Quel progetto è oggi in crisi? A causa della crisi economica e finanziaria, e quindi per il riemergere di nazionalismi, oppure per il ritardo nella costruzione europea? Oggi i cittadini europei sono meno europeisti e la tendenza al “nazionalismo”, anche per i Paesi in crisi, metterà in discussione l’intero progetto europeo. Questa discussione politica è importante anche nell’affrontare il tema della cittadinanza e del rapporto con la nazionalità.
I più europeisti speravano che con la costruzione di organismi sovranazionali, come Unione Europea e Nazioni Unite, con il loro potenziamento politico oltre che culturale, i concetti di nazionalità e cittadinanza potessero fondersi, realizzando da un lato un senso di appartenenza sovranazionale e dall’altro una partecipazione civica effettiva, non solo traducibile nella cittadinanza di uno Stato-Nazione ma anche nella partecipazione attiva e piena, nel riconoscimento di diritti e doveri, nei confronti di uno Stato sovranazionale.
La globalizzazione avrebbe potuto accelerare questo processo ma alla base avremmo dovuto collocare un progetto di crescita politica delle nazioni e culturale dei popoli. La globalizzazione invece si è realizzata unicamente come rafforzamento dello scambio di merci e degli scambi economico-finanziari, e un effettivo rallentamento della costruzione di organismi sovranazionali. In questo senso i nazionalismi, gli egoismi nazionali, hanno rallentato la costruzione di un’Unione Europea più forte sul piano politico come hanno rallentato la costruzione di una cittadinanza sovranazionale.
Le moderne legislazioni sulla cittadinanza favoriscono il fondersi di questi principi attraverso il riconoscimento dello ius soli accanto al principio dello ius sanguinis. La legislazione italiana ha negli anni rafforzato i principi dello ius sanguinis. Le forze politiche e di Governo, particolarmente negli ultimi anni, hanno allontanato ogni possibile modifica legislativa che aprisse al diritto alla cittadinanza italiana in base alla nascita in Italia. Le forze politiche di centro-destra, particolarmente la Lega Nord nel Governo Berlusconi, sostengono tesi contrarie all’Europa sovranazionale così come si oppongono al riconoscimento della cittadinanza legata al diritto di suolo. La convergenza tra antieuropeismo e anti diritto di suolo, in materia di cittadinanza, dimostra la continuità culturale tra nazionalismo e nazionalità. Credo, invece, che la nazionalità sia un modo di appartenere che, quando affiancato alla cittadinanza piena, rende la persona in grado di partecipare alla vita civica e meglio preparata alle sfide della modernità, tra cui riconoscere che il mondo è comunque più vicino perché i popoli crescono, si muovono, chiedono riconoscimento, sia a livello economico che culturale e sociale, indipendentemente dalla globalizzazione intesa come libero scambio. Le risposte nazionali, dello Stato Nazione, non sono più sufficienti perché comunque parziali e comunque non più in grado di affrontare il futuro del pianeta. Anche in tema di partecipazione e diritti dobbiamo riconoscere questa convergenza tra nazionalità e cittadinanza e quindi dare sostanza giuridica e normativa allo ius soli senza abbandonare lo ius sanguinis.
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