mercoledì 29 febbraio 2012

Intervento On. Marco Fedi ai lavori del Cgie, 29 febbraio 2012

Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha raggiunto, nella sua storia, importanti risultati. Oggi, tuttavia, siamo lontani da un’analoga fase di costruzione “riformista” della nostra presenza nel mondo. Le responsabilità del Governo Berlusconi sono davanti a tutti.
Nel 1992 abbiamo dato un contributo alla riforma della legge sulla cittadinanza, nel 1995 alla introduzione del minimale della pensione INPS, all’esercizio in loco del diritto di voto con norme costituzionali e legge ordinaria, rispettivamente nel 2000 e 2001.
Raggiungemmo insieme obiettivi importanti. Sul riconoscimento della doppia cittadinanza, sul principio parità tra uomo e donna, non ancora raggiunta per tutte le donne, tanto è vero che stiamo lavorando ad altre modifiche di quella legge per superare definitivamente la discriminazione nei confronti delle donne sposatesi con cittadini stranieri, dando risposta anche ad una sentenza della Corte di Cassazione e chiedendo che il Governo faccia partire un tavolo di concertazione MAE/Interno, teso a raggiungere questo importante risultato. Il minimale sulle pensioni INPS, primo segnale di attenzione nei confronti dei pensionati residenti all’estero, a cui, in pieno Governo Prodi, abbiamo fatto seguire la quattordicesima. Il lavoro incessante sia sul fronte del pagamento delle pensioni che sull’esistenza in vita e la sanatoria degli indebiti. E la riforma degli organismi di rappresentanza, i Comites nel 2003 e il Cgie nel 1998, ci consentirono di disegnare una rappresentanza, radicata territorialmente, che aveva forte il senso della consultazione con le aree geografiche, della conoscenza, della proposta politica.
Oggi abbiamo davanti a noi le opportunità offerte dal Governo Monti, che ha una solida maggioranza bipartisan e che potrebbe, se lavoriamo bene insieme, portare avanti un pacchetto di proposte unitarie del mondo dell’emigrazione.
Dobbiamo far ripartire il lavoro unitario, senza rinunciare alle differenze. Credo sia necessario riportare nella sede naturale del confronto politico, i partiti, le associazioni, i sindacati, alcune delle questioni che, da tempo, a volte ci dividono, spesso ci portano a prendere posizioni che appaiono distanti tra loro, quasi mai ci hanno condotto ad una soluzione positiva di un problema. Ecco oggi possiamo lavorare insieme. Dobbiamo farlo per senso di responsabilità nei confronti di chi ci ha eletto.
Uomini e donne di emigrazione renderebbero “onore” al Ministro Tremaglia riconoscendo di aver commesso un errore non ascoltandolo quando chiedeva un luogo parlamentare di incontro e confronto oppure un posto al tavolo del Consiglio dei Ministri, dove vengono prese le decisioni e devi essere ascoltato anche dai sordi.

Il modo migliore per ricordare Mirko Tremaglia è la coerenza. Dobbiamo modificare la legge elettorale, la 459 del 2001, le cui responsabilità sono condivise da tutte le forze politiche che l’approvarono ed i cui difetti erano noti prima ancora che l’approvassero ed i cui rimedi vennero da noi tutti forniti il giorno dopo l’approvazione parlamentare! Il CGIE deve agire oggi. Anche il tempo per la proposta sulle riforme costituzionali è oggi: perché una volta che i saggi avranno consegnato il testo di proposta di riforma costituzionale alle segreterie dei partiti, per la definitiva approvazione politica, proposta che prevede la riduzione del numero dei parlamentari ed anche della rappresentanza dall’estero, ogni intervento di modifica rischierebbe di arrivare fuori tempo massimo. Credo che il CGIE debba chiedere che il Comitato per gli italiani del Mondo della Commissione Affari esteri della Camera dei Deputati, più volte presieduto dal Ministro Tremaglia, torni a riunirsi perché luogo di confronto, incontro, analisi e proposta. Se potessimo evitare di perdere i pochi momenti di confronto parlamentare in questo delicato passaggio, sarebbe utile per tutti.
Un pacchetto di riforme affiancato da momenti di riflessione e discussione. Credo che il CGIE, oltre al tema della promozione e diffusione di lingua e cultura nel mondo, potrebbe sviluppare un’utile discussione sul tema delle mobilità, della integrazione e della cittadinanza. Non solo in vista della discussione sulla riforma della cittadinanza promossa dal Ministro Riccardi, tema sul quale riteniamo che lo jus sanguinis debba affiancare lo jus soli, ma per dare un contributo anche alle ipotesi di riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza.
Credo che il CGIE debba continuare ad esprimersi anche sulle questioni che attengono alla sfera dei diritti delle persone, sostenendo le riforme. Riforme che si debbono fare perché necessarie ma anche perché giuste. Come il definitivo superamento della discriminazione nei confronti del personale a contratto locale che non gode del diritto alla partecipazione elettorale per il rinnovo delle RSU.
Nella relazione del Governo ho colto segnali positivi di ascolto, di attenzione, di predisposizione a fare un lavoro comune. Non basta ma è un buon inizio. Da questo primo inizio passa il graduale recupero del ruolo della Farnesina, che deve tornare ad essere percepita come la casa comune della diplomazia e degli italiani all’estero. Spesso percepita, invece, come “matrigna” dagli italiani nel mondo.
Possiamo avviare insieme una discussione su un nuovo pacchetto di riforme, da far partire subito, da consegnare al nuovo Governo dopo le prossime elezioni. Anzi, potreste pensare ad una piattaforma da presentare ai partiti politici in vista dei prossimi impegni elettorali.

Saremo chiamati, tutti, nei prossimi anni, in ogni paese, a ripensare il modo in cui ogni giorno viviamo, lavoriamo e produciamo, cresciamo e rispondiamo ai doveri di cittadinanza. Saremo chiamati a costruire una possibile via alternativa. Per queste ragioni dobbiamo guardare a ciò che abbiamo, non solo limarne i contorni, non solo la spending review, direi un vero e proprio tagliando: sulle spese di una rete consolare in serie difficoltà, favorendo i servizi; sulla promozione di lingua e cultura italiane nel mondo, favorendo l’integrazione linguistica e culturale nei curriculum locali; sull’informazione radiotelevisiva nel mondo, favorendo le positive esperienze locali e ad esse collegando la presenza di Rai Internazionale; sulla previdenza e sicurezza sociale, ridando credibilità ad un sistema sempre più coercitivo, sempre meno efficiente, sempre più distante dalla gente e restituendo dignità “internazionale” alle convenzioni bilaterali; sulla parità di trattamento che riguarda lavoratrici e lavoratori italiani, ovunque essi vivano, sia per quanto attiene il regime fiscale che per quanto concerne i diritti sindacali.
Promuovere la costituzione di una Fondazione culturale mondiale, o meglio globale, per le nuove generazioni di professionisti, artisti, ricercatori, scienziati, docenti, dirigenti, imprenditori. Affrontare i grandi temi della nostra presenza nel mondo legati all’essere Italia nel mondo.
Sul tema del rinnovo di Comites e Cgie, in epoca remota, indicammo i rischi che derivavano dalla proroga. Bene avremmo fatto a rinnovare gli organismi di rappresentanza e poi, dopo la riforma costituzionale, pensare ad una nuova architettura della rappresentanza. Non è andata così. Credo sia poco utile oggi guardarsi indietro mentre dobbiamo tutti chiedere al Governo di far svolgere le elezioni per il rinnovo dei Comites e del Cgie subito, appena possibile, non consentendo alcuna confusione con il voto politico per il rinnovo del Parlamento italiano. Se il Governo crede di poter presentare una nuova proposta di riforma che tenga conto delle criticità indicate fino ad oggi, recuperando in tempi brevissimi, e con il Cgie, il tempo perduto, lo dica chiaramente. Altrimenti le elezioni subito, senza confusione politica e istituzionale.
Abbiamo bisogno di parole chiare sulla Circoscrizione estero e sull’architettura complessiva della rappresentanza, senza mai dimenticare che il passaggio costituzionalmente ineludibile è quello della partecipazione politica ed elettorale di 4 milioni di iscritti all’AIRE. 4 milioni di cittadini italiani di pieno diritto.

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