mercoledì 19 settembre 2012
FEDI (PD): SUL TRATTAMENTO RETRIBUTIVO DEL PERSONALE A CONTRATTO LE RISPOSTE DEL GOVERNO ACCRESCONO LE PREOCCUPAZIONI
Agli inizi di luglio, avevo presentato un’interrogazione al Ministro degli Esteri sugli
adeguamenti retributivi del personale a contratto della rete
diplomatico-consolare e sul pagamento delle retribuzioni in euro anziché in valuta locale. La risposta, arrivata in
questi giorni, anziché
dissiparle, conferma le preoccupazioni esposte in molteplici sedi, le stesse che
erano alla base della mia iniziativa parlamentare. Tali preoccupazioni sono
legate sia alle difficoltà che
incontra un’evoluzione normativa su tutta la materia che
alle vertenze in corso in vari Paesi, tra cui India, Giappone e Australia.
La norma che regola le disposizioni contrattuali
contenute nei documenti di lavoro dei dipendenti a contratto è tuttora in essere ed è il DPR 18/67, art. 154, che prevede che il
MAE applichi, oltre alle norme locali imperative, quelle più favorevoli ai lavoratori.
In alcuni Paesi, tra cui l’Australia, cui si faceva riferimento nell’interrogazione, sono in corso vertenze
sindacali molto difficili sia sotto il profilo politico e dell’immagine che sotto quello dell’esito, tuttora incerto, ma che potrebbe
rivelarsi molto pesante per le casse dello Stato. In Australia, infatti, non esiste prescrizione e
sono in vigore norme del lavoro certamente più
favorevoli per i lavoratori, che tuttavia non trovano applicazione nei
contratti di lavoro finora stipulati.
Per quanto riguarda poi l'aspetto economico,
occorre ricordare che gli adeguamenti retributivi del personale a contratto
sono stati congelati nel 2010.
A ottobre dello scorso anno il parere del Consiglio di
Stato ha tuttavia sbloccato tale disposizione prevedendo che il blocco non si estendesse ai
lavoratori con contratto locale e nazionale. Il MAE, dal canto suo, ha disposto
gli aumenti delle retribuzioni, purtroppo selettivamente, solo per un numero limitato
di Paesi e dopo moltissimi anni di blocco delle retribuzioni. In seguito, l'art.14,
comma 24, del Dl.95/2012 ha reintrodotto il blocco fino alla fine dell'anno in
corso. Il blocco, in ogni caso,
non ha riguardato tutti e ne sono stati esclusi i diplomatici. Tra le deroghe
possibili quella per il
personale a contratto locale è la più urgente. Non è
tollerabile, infatti, che per il
personale a contratto, anche in servizio presso la stessa
sede, si registrino puntualmente forti e ingiustificate disparità di trattamento tra lavoratori che svolgono
analoghe mansioni.
Per quanto concerne, infine, il pagamento
delle retribuzioni in valuta locale, il
decreto ministeriale (MAE/MEF) del 2002, che dispone la corresponsione in euro
recependo norme riguardanti il
personale di ruolo, non fa riferimento alcuno all'art.157 del
DPR 18, che dispone invece il pagamento degli stipendi in valuta locale. La
chiarezza e nettezza della richiesta arrivata dal personale a contratto di vari
Paesi conferma l'esigenza di una interpretazione autentica delle norme e
conferma la preoccupazione politica di fondo: l'equiparazione modulata a seconda delle convenienze è una pessima pratica amministrativa e la
politica deve trovare la forza per riformare l'intero settore. Dispiace dirlo,
ma il Governo oggi non produce atti capaci di migliorare la gestione
amministrativa e non sembra avere la forza per portare avanti le riforme.
martedì 18 settembre 2012
FEDI (PD): LA TARDIVA RISPOSTA DEL GOVERNO SUI PENSIONATI IN SUD AFRICA NON ESIME DALL’IMPEGNO DI UNA CONTINUA VIGILANZA.
L’ormai consolidato ritardo con cui il Governo risponde alle interrogazioni dei parlamentari rischia di rendere questo insostituibile strumento di richiesta di intervento su problemi urgenti una specie di tranquilla narrazione a consuntivo. E’ il caso di una mia interrogazione dell’8 febbraio scorso sulla sospensione dei ratei a centinaia di nostri pensionati in Sud Africa per intralci burocratici riguardanti la dimostrazione dell’esistenza in vita, una sollecitazione urgente che ha avuto risposta precisamente a sei mesi di distanza.
In essa chiedevo in ogni caso di garantire ai pensionati quell’unica fonte di sostentamento, di indicare con maggiore elasticità i soggetti autorizzati alle certificazioni, di vigilare perché nel passaggio da un centro di erogazione ad un altro non si smarrissero le documentazioni, di pagare in Sud Africa nelle more degli accertamenti le mensilità necessarie per la normale sopravvivenza.
Il drammatico ritardo con cui sono stati pagati i ratei dei primi tre mesi di quest’anno a persone che spesso non hanno altro sostegno per vivere – si evince dalla risposta – è dovuto sia al passaggio di gestione dei pagamenti dall’I. C. B. P. I. (Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane) alla Citibank che al mancato ricevimento della documentazione attestante l’esistenza in vita del pensionato. Con l’aggiunta della sciagurata decisione di dirottare per un mese centinaia di migliaia di pensionati in tutto il mondo agli sportelli della Western Union, che non è presente dapertutto – e infatti in Sud Africa non lo è -, creando disagio e disorientamento tra i nostri anziani.
Non mi dilungo sulla descrizione delle procedure seguite e ricostruite nella risposta, mi interessa piuttosto fermarmi su due punti che ritengo più importanti.
Il primo è che dopo diversi passaggi, sollecitati per altro dagli interessati e da chi in loco ha sostenuto le loro istanze, dovrebbero essere ormai solo alcune decine i casi irrisolti. Una constatazione che ci proponiamo di verificare e che, comunque, solo in parte rassicura, perché anche un solo pensionato senza risorse per mesi dovrebbe allarmare e preoccupare.
Il secondo è che l’INPS e gli istituti convenzionati per il pagamento negli ultimi anni ne stanno facendo di tutti i colori per complicare la vita e creare voragini lungo il cammino dei pensionati. Per il Governo e l’istituto previdenziale, invece, pare che la colpa sia sempre dei pensionati. E’ una logica distorta che rovescia il discorso vero: la pensione è un diritto e prima di sospenderne gli effetti, quasi sempre indispensabili per la sopravvivenza, chi lo contesta dovrebbe dimostrare la non esistenza di quel diritto. E’ certamente giusto accertare l’esistenza in vita del pensionato, non è giusto invece considerare un ritardo postale o una complicazione burocratica come una prova di “non esistenza” e quindi come una ragione per sospendere un diritto guadagnato con una vita di lavoro.
mercoledì 12 settembre 2012
FEDI (PD): “MAGGIORI RISORSE E PIU’ CORAGGIO NEL CAMBIARE
“La Commissione Esteri ha espresso ieri parere favorevole su Rendiconto eAssestamento di bilancio, con alcune valutazioni importanti relativamente allo stanziamento complessivo destinato al Ministero degli Affari Esteri. Le risorse destinate al MAE, per opinione comune di tutti i componenti la Commisssione, sono largamente insufficienti. In particolare, sono state ribadite la necessità e l’urgenza di recuperare finanziamenti in due settori importanti quali la cooperazione internazionale e le politiche per gli italiani nel mondo.
Ho voluto ricordare questi aspetti nel dibattito in Commissione - sottolinea Fedi - perché il nostro impegno nei prossimi mesi deve essere il recupero di risorse. Perfinola Corte dei Conti, notoriamente vigile sul contenimento della spesa, ha sottolineato nella relazione sul Rendiconto dello Stato la presenza di due aree di sofferenza: la cooperazione internazionale e gli italiani nel mondo.
In ordine a quest’ultimo punto, voglio sottolineare che la destinazione di soli due milioni ai corsi di lingua e cultura italiane dei 6,7 milioni inizialmente destinati al rinnovo dei Comites e del Cgie, può essere considerata una misura tampone di qualche situazione di emergenza, non la reintegrazione di risorse che, assieme ad altri colleghi del mio gruppo, ho più volte richiesto.
A ciò si aggiunge il ritardo nell’attuazione delle norme sull'utilizzo delle entrate extra-tributarie rispetto alle quali si registra un forte ritardo ed una riduzione delle entrare rispetto alla previsione di cassa. Tra queste, voglio ricordare, vi sono anche gli introiti non irrilevanti che provengono dalle nostre comunità attraverso l’ordinaria attività amministrativa.
Crediamo che il Governo ed il Ministro Terzi, prima di ipotizzare una nuova fase di chiusura di sedi consolari, abbia il dovere di utilizzare al meglio tutte le opportunitàche le attuali disposizioni offrono per incrementare le risorse e per mantenere la qualità dei servizi consolari.
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