In questi mesi abbiamo fatto una serie di scelte, logiche e sequenziali. Le primarie per i parlamentari, a cui ha fatto seguito il forte rinnovamento nella composizione delle squadre PD di Camera e Senato. La spinta per il “cambiamento”, cui ha fatto seguito l’elezione di Laura Boldrini e Pietro Grasso per Camera e Senato. Poi, improvvisamente, ci siamo bloccati sul nome per la Presidenza della Repubblica.
Ecco, io ho deciso di votare Rodotà per le sue caratteristiche personali. Credo che il PD dovesse continuare sulla strada del cambiamento intrapreso con l'elezione di Boldrini e Grasso e sono convinto che si dovesse discutere di una nostra rosa di candidati da presentare a tutte le forze parlamentari, che tra questi nomi dovessimo avere il meglio del centrosinistra senza "esclusioni" precostituite, esclusioni che sono state addirittura oggetto di scherno, proprio dal capo del PDL, Silvio Berlusconi, come ha fatto con Romano Prodi.
L'elezione del Capo dello Stato non può essere scambiata con accordi di Governo, questo Bersani e la direzione del PD lo dicono da mesi, ma la forte ragione del cambiamento, da sola, doveva spingerci ad avere più coraggio con le proposte da discutere prima tra il centrosinistra e poi con gli altri, non il contrario.
Insomma, io oggi voto Rodotà non perché lo dice Grillo, lo voto dalla prima all'ultima votazione, oppure convergerò, se dovesse esserci la possibilità di eleggere altri, su Bonino o Chiamparino o Prodi, perché ho creduto nella scelta del cambiamento ed ho seguito il percorso costruito insieme. Ogni grande elettore ha a disposizione il suo voto e quindi risponde anche agli elettori. Al PD ricordo che la “convergenza” per arrivare ai due terzi, richiesta anche per le presidenze di Camera e Senato, non può trasformarsi in rinuncia al cambiamento ... proprio dal partito che sul cambiamento ha cercato di costruire una risposta di Governo. Cambiamento che, nel mio caso, nulla, ma proprio nulla, ha a che vedere con i renziani e la rottamazione!
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