Evidentemente esiste una tendenza, diffusa tra tanti, a introdurre nella discussione politica elementi divisivi legati alle appartenenze e scollegate dal merito delle questioni. Sull'emendamento Bueno, votato e bocciato con 35 voti favorevoli, 345 voti contrari e 123 astenuti, nell'iter di conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2013, n. 54, ci siamo astenuti e non abbiamo votato contro, semplicemente perché abbiamo ritenuto utile porre la questione all'attenzione del Parlamento. L'emendamento è sbagliato nella forma perché introduce la sospensione del versamento senza aver raggiunto l'equiparazione, in altre parole sposta nel tempo il problema che dovrà poi essere risolto nella riforma. Sbagliato nella sostanza perché introduce una sospensione di un versamento unicamente per i Comuni che non hanno già provveduto alla equiparazione senza dare risposta alle tante situazioni in cui esistono difficoltà interpretative legate alla residenza AIRE del possessore l'abitazione e la dislocazione in un diverso Comune AIRE. Su questo punto l'emendamento avrebbe dovuto semplicemente prevedere la sospensione per tutti in attesa della riforma. Ma su questo tema, come detto prima, il PD ha deciso di affidarmi alla riforma e di evitare confusione in un momento in cui abbiamo bisogno di serietà e chiarezza.
È sufficiente, infatti, leggere l'emendamento Bueno per rendersi conto che la formulazione non afferma il principio cardine della equiparazione tra abitazioni principali. Principio sul quale dobbiamo lavorare insieme se vogliamo raggiungere un risultato politico positivo per gli italiani all'estero. Occorre però unire tecnica e politica e tenersi alla giusta distanza dalla demagogia. Affermare un diritto non può essere mai confuso con l'assistenzialismo. Non ci rimettiamo alla bontà del Governo ma abbiamo la responsabilità di convincere le aule parlamentari delle nostre ragioni. Gli italiani all'estero non debbono restituire proprio nulla. Possiamo ricordarlo ai parlamentari del MAIE?
On. Marco Fedi
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