mercoledì 25 febbraio 2015

FEDI (PD): Alle associazioni: costruiamo questo passaggio insieme

Abbiamo una condizione che ci accomuna. Comprendere l’evoluzione di comunità italiane nel mondo che cambiano, per problematiche che affrontano, con i temi della crisi economica e della sicurezza, per composizione, con i nuovi flussi migratori, per qualità della rappresentanza, sia politica che tematica.

Dobbiamo poi sviluppare un’idea nuova di “comunità di italici nel mondo”, con strumenti di contatto, ascolto e progettazione che tengano conto delle nuove esigenze di partecipazione diretta, ad esempio in campo politico, di interlocuzione diretta, ad esempio, tra cittadini e strutture di servizio, di partecipazione alla definizione degli obiettivi, dei progetti e degli strumenti per realizzarli. Le associazioni, tradizionalmente percepite unicamente come corpi intermedi, possono trasformarsi nella evoluzione di una esigenza primaria di cittadinanza legata sia alla rappresentanza che alla identificazione dei progetti che alla realizzazione dei servizi. Questo passaggio può avvenire solo con una paziente costruzione politica alla quale anche noi parteciperemo.
Condivido la preoccupazione espressa dai rappresentanti delle associazioni sulla necessità di superare slogan e posizioni precostituite. Abbiamo bisogno di un’idea di Italia che dica ai cittadini italiani “dove siete voi c’è l’Italia”, per sostenerli e tutelari con pari dignità. Che parli agli oriundi dicendo che “dove sono loro deve esserci l’Italia”, per continuare a crescere nel mondo. Che parli alle nuove migrazioni dicendo che “il nostro impegno è per rendere l’emigrazione o la mobilità un passaggio ordinario della propria vita, mosso dalla voglia di conoscere il mondo e riportarne pezzi in Italia e non mossi dal bisogno.
Collaboreremo con voi in questo percorso.

lunedì 23 febbraio 2015

FEDI e GIACOBBE (PD): Positiva serie di incontri in Tunisia.

Un intenso fine settimana di incontri ha caratterizzato la visita dell’On. Marco Fedi e del Sen. Francesco Giacobbe a Tunisi. Il programma ha previsto riunioni con la comunità italiana a Tunisi ed a Hammamet, con le forze politiche e sindacali tunisine e un colloquio con l’Ambasciatore De Cardona.
Gli incontri con la comunità italiana, sono stati organizzati “Democratici italiani in Tunisia”, lista di candidati per l’elezione del Comites in Tunisia.
 “È stato utile dialogare con tanti italiani provenienti da storie diverse e trasferitisi in Tunisia in momenti diversi, oggi tutti alle prese con le preoccupazioni quotidiane, soprattutto nei rapporti con la pubblica amministrazione italiana e, contemporaneamente, testimoni delle tensioni che si addensano attorno al mediterraneo. 
Con loro – hanno sottolineato Fedi e Giacobbe - abbiamo discusso e preso impegni per affrontare le questioni che riguardano il pagamento delle pensioni, le convenzioni bilaterali, il sistema di concessione dei visti, la cittadinanza, oltre a fare il punto sulle riforme per la promozione di lingua e cultura italiane all’estero”. “Tante sono le aspettative per il rinnovo dei Comites. Da parte nostra abbiamo sollecitato la più ampia partecipazione e l’impegno per creare strutture di coordinamento e di servizio”.
Dopo l’incontro con rappresentanti politici e sindacali locali, tra cui il sindaco di Hammamet ed il segretario generale del partito Al-Massar, Samir Taieb, accompagnato da Hatem Khechine, l’On. Marco Fedi e il Sen. Giacobbe hanno incontrato l’Ambasciatore italiano, De Cardona. Nell’incontro sono stati ribaditi gli obiettivi comuni da perseguire per migliorare i servizi ai cittadini italiani in Tunisia, tra cui il funzionario itinerante.
Condivisa la necessità di fornire un quadro preciso della situazione in Tunisia. Un Paese che attualmente non crea particolari preoccupazioni, che garantisce un positivo processo democratico a livello politico nazionale e che assume un ruolo significativo nell’area del mediterraneo e nelle zone di crisi, tra cui la Libia. In questo senso l’Italia rimane un partner internazionale di prima grandezza per la Tunisia e la prossima visita del Ministro degli esteri italiano Gentiloni consentirà di rafforzare le prospettive di collaborazione.

On. Marco Fedi e Sen. Francesco Giacobbe

martedì 10 febbraio 2015

Andarsene sognando. L’emigrazione nella canzone italiana è il bellissimo libro di Eugenio Marino

Andarsene sognando. L’emigrazione nella canzone italiana è il bellissimo libro di Eugenio Marino, pubblicato recentemente dall’Editore Cosmo Iannone nella collana Quaderni sulle Migrazioni (pp. 390).
Non ho, purtroppo, una bella voce. E’ uno dei crucci della mia vita. Altrimenti direi poche parole con una bella canzone, piena di sentimento e poesia, ed avrei trovato una chiave musicale attraverso la quale raccontarvi un libro che è una … canzone. Anzi, una storia di canzoni.
 
Sarebbe bello dirvi di Eugenio Marino, prima che di Andarsene Sognando, la sua più recente, e speriamo non ultima, fatica letteraria.
Perché l'uomo è la sua esperienza, perché uomo ed esperienza sono qui con noi, perché con noi è il pensiero originale che genera idee, amore per la musica, poesia. Elementi sempre umanamente presenti in Eugenio Marino, che dovrebbero essere presenti e vivi, quasi una condizione di essenzialità, in chi si occupa di italiani nel mondo, perché quegli elementi sono ben presenti nelle genti migranti.
Direi che l'emigrazione ha saldato amore, musica e poesia in un percorso di emancipazione culturale, sociale e politica che non ha eguali. Un’esperienza che racconta povertà e sfruttamento, che ci porta per mano nei vicoli delle downtown del mondo, che ci presenta storie di integrazione e ricchezza come di morti sul lavoro, incomprensione, disattenzione, razzismo e xenofobia. La musica vive accanto a queste realtà, le accompagna, inizia a raccontarle, crea speranza, emancipazione, crescita e, soprattutto, genera passione, partecipazione, emozioni.
Ma è anche la rabbia di chi vorrebbe sbattere la porta, di chi lo ha fatto e se ne è pentito, di chi non l'ha fatto ed avrebbe voluto farlo, di chi oggi lo fa per le delusioni, per la mancanza di speranza, per la mancanza d'amore: poesia e canzoni possono aiutarci a ritrovare la strada, a non sbattere la porta, a ricostruire una storia comune.
Le canzoni ci hanno accompagnato in questo cammino e la poesia della vita in esse ha trovato spazio ed echi. Lo stesso è accaduto quando esse ha trovato accordi e chiavi di lettura dei temi del sociale, della giustizia, del lavoro, dell'emigrazione appunto, arricchendo i motivi tradizionali dell’amore, della passione, della famiglia, dell'amicizia.
E poi nella storia dell’emigrazione ci sono i valori della pace e della libertà quando i migranti si sono trovati coinvolti nei fronti di guerra, nella lotta partigiana, nelle resistenze alle dittature e alle limitazioni dei diritti e delle libertà, contro ogni fascismo. E la lotta per l'integrazione è stata anche affermazione del diritto alla mobilità, all'accoglienza, alla disponibilità umana e alla generosità.
Oggi abbiamo bisogno di canzoni di libertà, di resistere alle spinte xenofobe, di respingere ogni forma di intolleranza e di razzismo.
E chi ha il coraggio su queste cose di scriverci un libro sogna un Paese migliore, dove la rabbia possa trovare spazio in una canzone, dove la poesia si possa fare musica, dove musica e poesia possano migliorare gli animi e le relazioni tra gli uomini e aiutarci a fare un Paese migliore.
 
 
Il "Paese di gente autunnale, con pensieri soltanto autunnali, il cui passo di notte sui marciapiedi ha suono di pioggia", come racconta Ray Bradbury nel suo Paese d'Ottobre, è anche il "Paese di gente che andandosene, sognando, trovi la forza e il coraggio di cantare, di scrivere prosa, di raccontare una parte di se stessa”.
Su un piano di riflessione, il lavoro di Marino è un esempio concreto di come la storia dell’emigrazione italiana possa finalmente trovare spazio e dignità nel dibattito pubblico italiano. Ci sono voluti decenni perché nel nostro paese si parlasse dell’emigrazione come di un elemento costitutivo della storia nazionale. E questo libro è un passo importante in questa direzione.
 
Marino racconta la storia della nostra emigrazione lungo un arco di 120 anni. E lo fa attraverso la canzone italiana, sia quella d’autore che quella popolare. Un viaggio che parte dalle più famose e antiche canzoni, quelle più decisamente melodrammatiche, per arrivare a quelle dei grandi cantautori contemporanei – dalla Scuola genovese ai giorni nostri – attraverso le cui parole è possibile ricostruire l’itinerario lungo e ricco di avvenimenti che ha portato milioni di italiani in tutto il mondo.
E’ un lavoro che utilizza la canzone dell’emigrazione, filone che attraversa la storia della canzone italiana intrecciandosi ai diversi repertori e tradizioni stilistiche musicali, senza essere però un libro sulle canzoni. La storia della diaspora italiana è sempre messa a fuoco e inserita, con puntuale rigore, nell’affresco più complesso e intricato della nostra storia nazionale.
Le oltre 200 canzoni che troviamo nel testo sono, in effetti, segni di interpunzione, vere e proprie dissolvenze incrociate che – come nell’uso comune cinematografico – delimitano un flashback, un fatto accaduto in precedenza.
Nel libro, Marino cita Proust - «le canzoni, anche quelle brutte, servono a conservare la memoria del passato» - per affermare che in esse risiede qualcosa del “tempo perduto”. Aggiungerei del “tempo di tutti”.
Nel leggere il libro, ho avuto l’impressione che le canzoni funzionassero come vere e proprie macchine del tempo. Leggiamo i testi e ne ricordiamo le sonorità per averle incontrate in qualche momento della nostra vita. Sono depositi collettivi – e individuali - di umori, sentimenti, emozioni. Permettono di farci abitare un’epoca ma soprattutto di calarci sulla scena dei protagonisti: di sentire quello che sentono, di vedere quello che vedono, di ricordare quello che ricordano; in una parola, di vivere l’emozione che muove il loro viaggio. E si tratta di viaggi diversi: per epoche, luoghi di partenza, di arrivo e di ritorni, motivazioni…
Gli autori di queste canzoni hanno saputo cogliere – come spesso capita agli artisti - i segni dei tempi e cantato, interpretandola, la diaspora della loro gente in maniera efficace e profonda.
Il merito di questo bellissimo libro – rigoroso scientificamente, ricco di rimandi, di contributi, di apparati bibliografici, discografici, filmici – è quello di raccontare le vicende della nostra emigrazione attraverso la storia della canzone italiana con un linguaggio inclusivo, non specialistico, disponibile a essere strumento aperto, per tutti. Questa attitudine - generosa, militante e autenticamente politica dell’autore -  è preziosa per affermare, ancora una volta e con forza, che i tempi sono ormai maturi per inserire lo studio multidisciplinare delle migrazioni nei programmi scolastici del nostro Paese.
 
Marco Fedi

martedì 3 febbraio 2015

MATTARELLA PRESIDENTE/ FEDI (PD): UNITÀ NAZIONALE PER UN ORIZZONTE DI SPERANZA

MATTARELLA PRESIDENTE/ FEDI (PD): UNITÀ NAZIONALE PER UN ORIZZONTE DI SPERANZA

MATTARELLA GIURA IN PARLAMENTO: VOGLIAMO UN POPOLO PIÙ LIBERO SICURO E SOLIDALE/ IL SALUTO AGLI ITALIANI ALL’ESTERO

MATTARELLA GIURA IN PARLAMENTO: VOGLIAMO UN POPOLO PIÙ LIBERO SICURO E SOLIDALE/ IL SALUTO AGLI ITALIANI ALL’ESTERO

Mattarella, Fedi (Pd): unità nazionale per orizzonte di speranza

“Il Presidente Sergio Mattarella entra nel pieno delle sue funzioni con il giuramento a Montecitorio ed un saluto che è stato un forte richiamo all’unità del Paese per un orizzonte di speranza”. Così Marco Fedi, deputato Pd eletto oltre confine e residente in Australia. “Il richiamo alle prerogative del Parlamento è stato forte. Un Parlamento rinnovato – continua il parlamentare -, con un aumentato numero di giovani e donne, chiamato a impedire il rischio di una rottura del patto sociale che la stessa Costituzione garantisce. Il richiamo ai diritti e doveri sanciti dalla Costituzione ha consentito al Presidente Mattarella di indicare le sue prerogative come garante di una Costituzione reale, che si attua ogni giorno, e di arbitro della legittimità costituzionale”. 
“Il garante della Costituzione, Sergio Mattarella, ha chiesto l’impegno del Parlamento per facilitare il suo compito sul terreno delle riforme, ma anche nell’affrontare un’idea di unità nazionale che non è unicamente dei territori ma riguarda le aspirazioni dei cittadini italiani. Dal Capo dello Stato – osserva Fedi - arriva al Parlamento ed alle forze politiche un appello a lavorare per far ripartire la crescita economica, creare occupazione, sanare le ferite sociali, le nuove povertà e le emarginazioni apertesi con la crisi”.
“Il Presidente Mattarella ha ricordato come sia indispensabile avere un’idea di unità nazionale inclusiva delle comunità italiane nel mondo e degli stranieri in Italia. E nell’avvertire pienamente la responsabilità di rappresentare l’unità nazionale, che non è solo quella dei territori ma quella delle aspirazioni, ha indicato un impegno comune per ridare speranze e futuro all’Italia. Non ha dimenticato la nostra storia – conclude il deputato dem -, dalla Resistenza alle ragioni della nostra forte democrazia, e non ha dimenticato le nuove sfide, dalla lotta al terrorismo e agli integralismi, fino all’impegno per l’Unione Europea. Al Presidente di tutti gli italiani, Sergio Mattarella, i migliori auguri di buon lavoro”.

lunedì 2 febbraio 2015

Mattarella presidente, Fedi (Pd) a ItaliaChiamaItalia: l’ho conosciuto, farà bene

Sergio Mattarella presidente della Repubblica. Giurerà martedì, di fronte al Parlamento

Marco Fedi, deputato eletto all’estero e residente in Australia, ha conosciuto personalmente il nuovo capo dello Stato, nel 2006. E a ItaliaChiamaItalia racconta: “Ho conosciuto Sergio Mattarella, perché a conclusione della sua carriera parlamentare è stato capogruppo della commissione Esteri alla Camera, eravamo parlamentari dell’Ulivo all’epoca, e ho potuto avere con lui un rapporto privilegiato in qualità di componente della commissione. Poi nel 2008 io sono stato rieletto, lui ha concluso la sua carriera parlamentare e tempo dopo è stato votato dal Parlamento, anche da me, come giudice costituzionale”. 
Per Fedi “è stato un piacere avere l’opportunità di contribuire a eleggerlo presidente della Repubblica. Grande statura morale, all’altezza del compito, sia per le sue qualità professionali che per la conoscenza del diritto costituzionale e della politica. E’ una personalità adatta perché ha forti basi tecniche e di conoscenza politica. Ha conosciuto anche la parte organizzativa della politica perché è stato un dirigente prima della Dc, poi della Margherita, poi ha contribuito a fare nascere il Pd. Non c’era nulla che potesse ostacolare la sua elezione da parte dei grandi elettori del centrosinistra. Inoltre è stato votato anche da personalità del centrodestra, ricompattando in qualche modo il Parlamento sul prosieguo della attività riformatrice in Italia”.
Cosa dobbiamo attenderci da Mattarella presidente?
“Dai presidenti ci si attende sempre fatti simbolici, perché in sé il capo dello Stato – secondo Costituzione - non ha poteri esecutivi. Da lui ci si attende che sia un garante, che tenga conto della carta costituzionale. E poi i richiami che il presidente della Repubblica può fare in relazione alle emergenze di politica nazionale e di attualità. Mi pare lo abbia già fatto nelle poche parole dette appena eletto, ricordando l’Italia che soffre, l’emergenza occupazionale, la povertà. Questa è già una dimostrazione del simbolo e del percorso politico che ha svolto. Francamente aspettarsi di più da un presidente sarebbe sbagliato. Sarà comunque una presidenza improntata alla sobrietà, alla correttezza, alla rettitudine morale e non ho dubbio che Mattarella sarà custode attento della Costituzione. Seguirà anche la vicenda politica in maniera molto attenta”.
Con l’elezione di Mattarella il patto del Nazareno si è rotto?
“Io del patto del Nazareno ho sempre dato questa mia personale lettura: la mia visione è sempre stata che in quell’accordo vi fossero solo le riforme costituzionali e la legge elettorale. Null’altro. E’ lecito presumere che quando ci si siede intorno a un tavolo qualcuno possa cercare di mettere nell’accordo altre questioni. O almeno, che questo si aspetti. La dimostrazione di quello che è avvenuto è che nell’accordo c’era solo quello e non altro”.
D’accordo, ma a questo punto le riforme si fermano? La legge elettorale troverà più ostacoli sul proprio cammino?
“Io spero che tutti ragionino su questo. Noi abbiamo intrapreso questi percorsi di riforma perchè tutti avevamo detto che erano importanti. Se questo è l’obiettivo, ora rinunciarci solo per questione di metodo, ovvero solo perché Renzi ha indicato un solo candidato, per altro un nome di grande significato votato con ampio consenso in Parlamento, sarebbe poco giustificabile. Credo che dovremo riprendere il percorso delle riforme con rinnovato vigore e questo auspico. Magari con qualche lentezza in più, se dobbiamo stare attenti a ciò che facciamo”.