Dobbiamo poi sviluppare un’idea
nuova di “comunità di italici nel mondo”, con strumenti di contatto, ascolto e
progettazione che tengano conto delle nuove esigenze di partecipazione diretta,
ad esempio in campo politico, di interlocuzione diretta, ad esempio, tra
cittadini e strutture di servizio, di partecipazione alla definizione degli
obiettivi, dei progetti e degli strumenti per realizzarli. Le associazioni, tradizionalmente
percepite unicamente come corpi intermedi, possono trasformarsi nella evoluzione
di una esigenza primaria di cittadinanza legata sia alla rappresentanza che
alla identificazione dei progetti che alla realizzazione dei servizi. Questo
passaggio può avvenire solo con una paziente costruzione politica alla quale
anche noi parteciperemo.
Condivido la preoccupazione
espressa dai rappresentanti delle associazioni sulla necessità di superare
slogan e posizioni precostituite. Abbiamo bisogno di un’idea di Italia che dica
ai cittadini italiani “dove siete voi c’è l’Italia”, per sostenerli e tutelari
con pari dignità. Che parli agli oriundi dicendo che “dove sono loro deve
esserci l’Italia”, per continuare a crescere nel mondo. Che parli alle nuove
migrazioni dicendo che “il nostro impegno è per rendere l’emigrazione o la
mobilità un passaggio ordinario della propria vita, mosso dalla voglia di
conoscere il mondo e riportarne pezzi in Italia e non mossi dal bisogno.
Collaboreremo con voi in questo
percorso.
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