"A conclusione di un’esperienza apertasi nel 2004 e che
si conclude con il Comitato di Presidenza di oggi, sento il dovere di
ringraziarvi per il vostro impegno e per il lavoro che avete svolto. Non sempre
la classe politica di questo Paese è stata all’altezza delle attese delle
nostre comunità e delle positive proposte formulate dal CGIE. Dobbiamo mutare
questo stato di cose. Lo dico con la consapevolezza delle difficoltà che un
tale impegno comporta, soprattutto sul versante del MAECI, che sempre più
dimostra ritardi, contraddizioni e, soprattutto, limiti nella capacità di
conseguire risultati apprezzabili.
Partiamo da un primo obiettivo ancora da centrare: la
riforma della rappresentanza. E’ vero che nella riforma costituzionale si sta
salvaguardando la circoscrizione Estero, sotto tiro prima dei “saggi” e dopo di
forze politiche ed esponenti parlamentari, ma non basta. Per noi la
rappresentanza è più articolata e più radicata nelle comunità, attraverso i
COMITES e il CGIE. Alla loro riforma ci dovremo arrivare nel corso di questa
legislatura, anche se le tensioni che si sono sviluppate tra noi non ci hanno
certo rafforzato, proprio in un momento in cui, dopo le devastazione del
quinquennio berlusconiano, avevamo bisogno di progettare l’uscita dal tunnel.
Non sempre il Parlamento ha aiutato. Nelle chiusure
consolari come nelle forme di assistenza ai nostri connazionali, ad esempio
attraverso i Patronati, siamo in attesa di soluzioni mature ormai da anni. Ma
quello che verrà dobbiamo volerlo noi, con determinazione. Le convenzioni
internazionali, ad esempio, ora che la stagione della loro approvazione sembra
essersi riaperta, devono essere al primo posto dell’agenda politica, insieme
alla tutela dei più deboli, in Italia e nel mondo.
Dobbiamo colmare il vuoto, poi, che si è aperto con le
detrazioni fiscali per carichi di famiglia, che dopo diversi anni in questa
legislatura non sono state prorogate. Alle riforme ancora ferme al palo, si
affiancano alcuni ritardi nell’attuazione delle cose già fatte. Mi riferisco,
ad esempio, alle detrazioni in ambito europeo, che pur essendo state decise non
sono ancora operanti perché mancano i decreti attuativi, come per l’IMU prima
casa per i residenti all’estero iscritti all’AIRE e pensionati.
La promozione della lingua e della cultura italiana merita
non minore vigilanza e impegno. E’ vero che in sede parlamentare si sono
recuperati i tagli inizialmente proposti, ma la cancellazione dei lettorati,
l’indebolimento degli istituti di cultura e la mancata riforma di questo
settore non ci lasciano tranquilli. Sono il segnale di un’incertezza politica e
di una fragilità di proposta che deve essere superata. La proposta di riforma
avanzata dal CGIE può essere certamente uno stimolo e un’utile base di
discussione.
Il rinnovo dei Comites ci consegna un quadro problematico
sia sotto l’aspetto politico che culturale. Il basso dato di iscrizione non
deve sorprendere, dopo gli anni che abbiamo attraversato di riduzione delle
politiche per gli italiani all’estero e dopo il discutibile modo di organizzare
il rinnovo elettorale. La tesi secondo la quale più di una lista significa più
iscrizioni, denota un legame fin troppo diretto tra candidatura ed incentivo a
far iscrivere elettori. Deve crescere, invece, il profilo culturale e politico
per recuperare un rinnovato spirito comunitario e rilanciare impegno e
partecipazione. Dimostrando sul campo la possibilità di superare le remore
imposte da chi, come il MAECI, crea ad ogni passo problemi, facendo ad esempio
il test del DNA alle associazioni e alle nostre comunità nel mondo,
sacrificandone di fatto il ruolo e le potenzialità che derivano da un generoso
e apprezzabile spirito di volontariato".
On. Marco Fedi
Nessun commento:
Posta un commento