Il sottosegretario Giro ha illustrato al Comitato di Presidenza del CGIE i contenuti di una proposta di ripartizione dei 43 futuri membri elettivi del Consiglio. In audizione con il CGIE ho ricordato che un’azione unitaria del Consiglio, con delle proposte, andava svolta prima che i “numeri” uscissero dal cappello magico della Farnesina.
Credo sia giusto ricordare che la norma, approvata dal Parlamento con voto di fiducia sul decreto recante “misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale”, arrivò al nostro esame dopo che il Governo aveva inizialmente prospettato una drastica azione di ridimensionamento sui Comites, rispetto alla quale azione CGIE e parlamento si opposero, indirizzando successivamente l’azione di riduzione dei costi sul CGIE.
La norma, cioè l’art. 19-bis, predisposta dal Governo, venne scritta in modo sommario ed inserita in gran fretta nel testo del decreto. Prevede che la ripartizione avvenga in base ai dati degli iscritti all’AIRE al 31 dicembre 2014. L’art. 19-bis del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito con legge 23 giugno 2014, n. 89, prevede che la ripartizione dei componenti eletti venga effettuata “ripartendo i membri di cui all'articolo 4, comma 2, tra i Paesi in cui sono presenti le maggiori collettività italiane, in proporzione al numero di cittadini italiani residenti al 31 dicembre dell'anno precedente, sulla base dei quozienti interi e dei più alti resti”.
Il dato politico è che nuovamente il Governo persegue semplicemente obiettivi di riduzione della spesa con poca attenzione alle conseguenze materiali. Il dato storico è che per la prima volta ci si allontana dagli oriundi, quindi da consistenti comunità di italiani con i quali però aspiriamo a mantenere i contatti. È possibile ora chiedere al Governo che, tenendo conto degli oriundi, delle ampiezze territoriali, delle nuove realtà geografiche da rappresentare, modifichi questo testo così restrittivo? L’obiettivo è ottenere un risultato più equo che ricomponga un quadro di rappresentanza autenticamente democratico ed altamente rappresentativo.
On. Marco Fedi
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