A proposito di immigrazione e… sicurezza
Per quale ragione il dibattito politico italiano confonde immigrazione, Rom e sicurezza, temi sicuramente importanti, ma che andrebbero trattati distintamente? L’impressione netta è che il Governo – impegnato ancora in una fase di enunciazioni-annunci sulla direzione delle riforme che si accinge a portare in Parlamento – stia sondando il terreno e verificando – sul terreno pratico – come meglio utilizzare le logiche della paura che, pur avendo prodotto un risultato in campagna elettorale, non sempre sono immediatamente trasferibili nell’azione di Governo. Il clima politico e sociale si sta rapidamente surriscaldando, con i recenti fatti di violenza marcatamente segnati da un misto di intolleranza, razzismo, xenofobia. L’opposizione sta richiamando il governo di centro-destra alla necessità di un rapido confronto parlamentare che riporti l’attenzione dell’opinione pubblica, ed il dibattito politico, nell’ambito di un confronto delle idee. Un confronto parlamentare che può essere duro – anche durissimo – ma che rimane autentico strumento di democrazia.
Il tema della sicurezza – ad esempio – riguarda sempre tutti. Non solo i cittadini italiani. Riguarda i cittadini italiani, anche residenti all’estero, come i turisti, i temporaneamente residenti in Italia – per motivi di studio e di lavoro – gli immigrati, sia regolari che irregolari. La sicurezza riguarda tutti poiché è interesse di tutti poter vivere, lavorare ed integrarsi in serenità, armonia e nel pieno rispetto delle leggi. Non esiste altro percorso. Se desideriamo una società aperta dobbiamo costruire le condizioni per determinare i flussi d’ingresso, le politiche d’integrazione, le politiche di tutela ed il rispetto delle leggi dello Stato, con analoga severità per chiunque non le rispetti. La Costituzione della Repubblica italiana, prima che le scelte politiche, ce lo impone.
L’immigrazione regolare è utile all’Italia, è necessaria in termini economici ma anche in termini culturali e sociali. L’immigrazione irregolare, se determinatasi per incapacità del sistema di gestire i flussi o per incapacità del sistema di definire flussi rispondenti ai bisogni del Paese o per incapacità del sistema a garantire criteri realistici per la regolarizzazione, deve essere combattuta proprio dando risposta alle insufficienze del sistema, attraverso le riforme. La prima vittima della violenza, del razzismo e della xenofobia è proprio la capacità di ragionare e riflettere. Il brutto clima politico e sociale è stato capace di trasferire sui Rom – a livello mediatico e in alcuni atti di vera e propria barbarie perpetrati in Italia nei mesi scorsi – tutta la violenza verbale che proviene da alcune parti politiche. E non solo, purtroppo, dalla Lega Nord.
Governo… battuto
Per quale ragione il dibattito politico italiano confonde immigrazione, Rom e sicurezza, temi sicuramente importanti, ma che andrebbero trattati distintamente? L’impressione netta è che il Governo – impegnato ancora in una fase di enunciazioni-annunci sulla direzione delle riforme che si accinge a portare in Parlamento – stia sondando il terreno e verificando – sul terreno pratico – come meglio utilizzare le logiche della paura che, pur avendo prodotto un risultato in campagna elettorale, non sempre sono immediatamente trasferibili nell’azione di Governo. Il clima politico e sociale si sta rapidamente surriscaldando, con i recenti fatti di violenza marcatamente segnati da un misto di intolleranza, razzismo, xenofobia. L’opposizione sta richiamando il governo di centro-destra alla necessità di un rapido confronto parlamentare che riporti l’attenzione dell’opinione pubblica, ed il dibattito politico, nell’ambito di un confronto delle idee. Un confronto parlamentare che può essere duro – anche durissimo – ma che rimane autentico strumento di democrazia.
Il tema della sicurezza – ad esempio – riguarda sempre tutti. Non solo i cittadini italiani. Riguarda i cittadini italiani, anche residenti all’estero, come i turisti, i temporaneamente residenti in Italia – per motivi di studio e di lavoro – gli immigrati, sia regolari che irregolari. La sicurezza riguarda tutti poiché è interesse di tutti poter vivere, lavorare ed integrarsi in serenità, armonia e nel pieno rispetto delle leggi. Non esiste altro percorso. Se desideriamo una società aperta dobbiamo costruire le condizioni per determinare i flussi d’ingresso, le politiche d’integrazione, le politiche di tutela ed il rispetto delle leggi dello Stato, con analoga severità per chiunque non le rispetti. La Costituzione della Repubblica italiana, prima che le scelte politiche, ce lo impone.
L’immigrazione regolare è utile all’Italia, è necessaria in termini economici ma anche in termini culturali e sociali. L’immigrazione irregolare, se determinatasi per incapacità del sistema di gestire i flussi o per incapacità del sistema di definire flussi rispondenti ai bisogni del Paese o per incapacità del sistema a garantire criteri realistici per la regolarizzazione, deve essere combattuta proprio dando risposta alle insufficienze del sistema, attraverso le riforme. La prima vittima della violenza, del razzismo e della xenofobia è proprio la capacità di ragionare e riflettere. Il brutto clima politico e sociale è stato capace di trasferire sui Rom – a livello mediatico e in alcuni atti di vera e propria barbarie perpetrati in Italia nei mesi scorsi – tutta la violenza verbale che proviene da alcune parti politiche. E non solo, purtroppo, dalla Lega Nord.
Governo… battuto
Il Governo va in minoranza, per la prima volta in questa legislatura, sulla caccia e la pesca, lo stesso provvedimento dove è stato inserito l'emendamento sulle frequenze televisive nel contesto della discussione sul disegno di legge di conversione del decreto sulle infrazioni comunitarie. Decreto emanato dal governo Prodi – sul quale quindi doveva esserci per prassi consolidata un unanime consenso – rispetto al quale, invece, la maggioranza aveva inserito emendamenti come quello sulle frequenze televisive. L’emendamento "salva Rete 4" è stato ora ritirato dal Governo e su tutta la materia – che richiede un approfondimento di merito – si tornerà a discutere nei prossimi mesi nel contesto dell’assetto del sistema radiotelevisivo e del recepimento delle direttive comunitarie in materia. Il fatto politico è quello di una maggioranza che, dopo le aperture sulle riforme da fare insieme e sulla necessità di un dialogo tra maggioranza ed opposizione, ha dato dimostrazione di venir meno ad un primo principio, quello di lavorare per gli interessi generali del paese e non per interessi “particolari” o corporativi. Una maggioranza che ha dimostrato una iniziale arroganza rispetto alle richieste dell’opposizione, arroganza venuta meno grazie al lavoro di tutti i gruppi di opposizione e venuta meno anche in aula, relativamente ai numeri. Una maggioranza che anche nella prassi consolidata di Montecitorio ha dimostrato in questi giorni, dal Presidente della Camera fino ai Ministri del governo, un atteggiamento di superficiale arroganza. Continuiamo a sperare in un generale miglioramento dei rapporti reali tra opposizione e maggioranza, cioè quelli riscontrabili sul terreno del confronto parlamentare e non auspicati o richiamati dai teleschermi. Intanto l'ostruzionismo, che continueremo a fare quando sono in gioco questioni essenziali per il Paese, è stato utile a dimostrare che anche i numeri possono essere sconfitti dalla coerenza e dall’azione seria di tutta l’opposizione.
A proposito di Repubblica, Costituzione e… diritti umani
A proposito di Repubblica, Costituzione e… diritti umani
Si avvicinano la celebrazioni dell’Anniversario della Repubblica italiana ed è opportuno fare considerazioni sulla nostra condizione di italiani nel mondo. Celebriamo il 62° anniversario della Repubblica italiana. Un paese preoccupato ma mai rassegnato, in cerca di soluzioni a problemi complessi, come l’immigrazione, la sicurezza, le sfide della nuova economia. Questa Italia rischia di perdersi nelle paure: dei diversi, dei bisogni insoddisfatti, della mancanza di certezze – non solo nella vita professionale ma anche in quella famigliare e nella propria esistenza. I governi hanno un compito – primario – far superare le paure! Con le riforme, quelle serie e giuste che tutti comprendiamo come necessarie, senza far prevalere la violenza, il razzismo, la xenofobia, le appartenenze, gli egoismi individuali e corporativi. La politica ci chiede tutto ciò. Non basta il dialogo tra maggioranza ed opposizione in Parlamento e nelle istituzioni. Occorre un dialogo nel paese. In Italia come in Australia, le paure sono state utilizzate sempre dalle forze di destra – anche per vincere le elezioni – ed hanno avuto sempre, come conseguenza, il ritardo nell’affrontare i problemi reali che sono legati all’integrazione, al lavoro, ai diritti di cittadinanza, al riconoscimento che siamo parte di un’umanità che ha bisogno di tante risposte, dai bisogni primari ai diritti civili e democratici. Celebriamo anche il 60° della Costituzione italiana: un atto politico di grande rilevanza che ha fissato non solo regole della convivenza civile ma ha segnato i grandi temi della nostra democrazia. La libertà, il lavoro, il rispetto degli altri, la tutela dei più deboli, la solidarietà ed il rifiuto della guerra: elementi centrali alla Costitutione della Repubblica italiana. Una Costituzione che ha segnato il nostro percorso di uomini e donne – liberi dal fascismo e dall’oppressione, grazie al sacrificio della Resistenza, avviati, in quei giorni, verso la costruzione di un’Italia repubblicana e democratica – e che, ancora oggi, segna il nostro tempo: il tempo delle riforme e del cambiamento. Celebriamo, infine, anche sessanta anni di storia dei diritti umani. Il 10 dicembre del 1948 un australiano – l’allora Ministro degli esteri, Evatt, in qualità di presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, proclamò l’adozione ufficiale della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, “Un passo avanti nel grande processo di evoluzione”, la definì Evatt. Ed aveva ragione: senza quella Dichiarazione oggi non sapremmo chi siamo e dove siamo come genere umano. Saremmo tristemente persi nel mare della storia, senza fari in nostro soccorso, senza speranza, con un’umanità in movimento – i migranti, i rifugiati, i cercatori di fortuna – in balia della sorte, con tanti paesi in cerca di emancipazione, sviluppo e crescita, con tante persone in cerca di soddisfazione di bisogni primari – acqua, cibo, medicinali – con tante persone in cerca di un modo nuovo per affermare la propria cittadinanza: il diritto al lavoro, alla casa, ai servizi sociali, alla salute, alla famiglia, alla parità di trattamento ed alle pari opportunità.
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