La discussione alla Camera del disegno di legge “sicurezza” e i lavori del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, possono apparire come due eventi lontani nello spazio-tempo di una settimana davvero unica e molto triste: rappresentano invece due lati di una stessa medaglia, che si ricompongono, condannando all’incertezza due mondi che l’Italia, ancora oggi, conosce poco e valorizza ancora meno. La Camera dei Deputati ha approvato – con tre voti di fiducia – un pacchetto “sicurezza” che non ci rende più sicuri mentre condanna all’incertezza il nostro rapporto con i “nuovi italiani” di cui ha parlato il Presidente Napolitano. Una svolta negativa che produce una situazione davvero pericolosa in cui la sicurezza dei cittadini non si ottiene con maggiori risorse alle forze dell’ordine e con un loro più efficace coordinamento, ma istituendo le ronde e introducendo il reato di immigrazione clandestina. È giusto che un Ministro esulti per il respingimento in mare di “persone” non ancora identificate? Non sarebbe ragionevole lavorare per raggiungere accordi con i Paesi da cui partono le imbarcazioni della speranza, anche sulle richieste di asilo? Evitare che da quei porti prendano il largo i “mercanti di persone” e di “speranza”? E nel frattempo, in attesa che l’Unione europea si doti di una politica comune sull’immigrazione, accogliere e identificare le persone che sono intercettate? Non solo per rispondere a un richiamo dell’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) ma per assumerci le responsabilità che derivano dalla nostra Costituzione, dai trattati internazionali che abbiamo ratificato e dall’essere parte di una comunità di nazioni. Il clima pre-elettorale è utile alla Lega Nord per condizionare il centrodestra su posizioni ancora più estremiste. L’esultanza del Ministro Maroni per i primi respingimenti, cui hanno fatto seguito gli attacchi del Ministro La Russa all’ONU e all’alto commissario per i rifugiati, e la mediazione del Ministro Frattini dimostrano che “falchi” e “colombe” di questa maggioranza sono comunque utili a creare confusione, ad allontanare un serena riflessione sulle scelte di fondo legate all’immigrazione. Legate ai flussi regolari di immigrazione, decisi annualmente dal Governo, che purtroppo diminuiscono. Agli immigrati, che sono più esposti alla crisi economica, e pagheranno un prezzo elevato in termini socio-economici e di integrazione nella realtà di questo Paese.
Legate anche alla necessità di svolgere una valutazione sugli effetti del disegno di legge sicurezza, una volta che il Senato lo approverà e sarà legge dello Stato: perché avremo persone che oggi lavorano e assistono i nostri anziani che a tutti gli effetti commetteranno il reato di “immigrazione clandestina”.
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha svolto una plenaria in cui ha affrontato una discussione complessa. Occorreva riportare la discussione sulla strategia complessiva del nostro Paese nei confronti delle comunità italiane nel mondo e i componenti del Consiglio sono riusciti in questa operazione politica. Contrastare il teorema della residualità e marginalità oggi identificate con Comites e Cgie, organismi di rappresentanza per i quali la maggioranza ha proposto riforme che ne prevedono lo smantellamento.
Dobbiamo riaffermare – come peraltro già fatto in occasione della Conferenza mondiale dei giovani – che Comites e Cgie sono strumenti di partecipazione delle nostre comunità e che non esprimono interessi corporativi, ma rispondono invece a un’esigenza, sempre più sentita, di coordinamento, di proposta unitaria, di comprensione delle realtà in cui vivono i connazionali all’estero e di rafforzamento del livello di rappresentanza parlamentare.
Lo Stato italiano deve garantire diritti e consentire l’assolvimento di doveri: con una rete consolare e servizi efficienti, con la promozione e diffusione di lingua e cultura italiane, con la sicurezza sociale e l’assistenza, con la cooperazione internazionale.
La risposta del Governo non può essere confusa con le “necessità” di una maggioranza che oggi non riesce a vedere oltre l’immediatezza dei tagli e che confonde le riforme su temi fondamentali, come la diffusione della lingua italiana, con una discussione, che dovrebbe riguardare non solo la rappresentanza degli italiani all’estero, ma il futuro assetto di tutto il mondo della rappresentanza. Anche per gli italiani all’estero sarebbero utili, e non è troppo tardi, sia un recupero di risorse sia un sereno confronto sulle priorità. Ecco perché in questo momento le responsabilità del Governo vanno distinte dall’azione della maggioranza.
Legate anche alla necessità di svolgere una valutazione sugli effetti del disegno di legge sicurezza, una volta che il Senato lo approverà e sarà legge dello Stato: perché avremo persone che oggi lavorano e assistono i nostri anziani che a tutti gli effetti commetteranno il reato di “immigrazione clandestina”.
Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha svolto una plenaria in cui ha affrontato una discussione complessa. Occorreva riportare la discussione sulla strategia complessiva del nostro Paese nei confronti delle comunità italiane nel mondo e i componenti del Consiglio sono riusciti in questa operazione politica. Contrastare il teorema della residualità e marginalità oggi identificate con Comites e Cgie, organismi di rappresentanza per i quali la maggioranza ha proposto riforme che ne prevedono lo smantellamento.
Dobbiamo riaffermare – come peraltro già fatto in occasione della Conferenza mondiale dei giovani – che Comites e Cgie sono strumenti di partecipazione delle nostre comunità e che non esprimono interessi corporativi, ma rispondono invece a un’esigenza, sempre più sentita, di coordinamento, di proposta unitaria, di comprensione delle realtà in cui vivono i connazionali all’estero e di rafforzamento del livello di rappresentanza parlamentare.
Lo Stato italiano deve garantire diritti e consentire l’assolvimento di doveri: con una rete consolare e servizi efficienti, con la promozione e diffusione di lingua e cultura italiane, con la sicurezza sociale e l’assistenza, con la cooperazione internazionale.
La risposta del Governo non può essere confusa con le “necessità” di una maggioranza che oggi non riesce a vedere oltre l’immediatezza dei tagli e che confonde le riforme su temi fondamentali, come la diffusione della lingua italiana, con una discussione, che dovrebbe riguardare non solo la rappresentanza degli italiani all’estero, ma il futuro assetto di tutto il mondo della rappresentanza. Anche per gli italiani all’estero sarebbero utili, e non è troppo tardi, sia un recupero di risorse sia un sereno confronto sulle priorità. Ecco perché in questo momento le responsabilità del Governo vanno distinte dall’azione della maggioranza.