L’approvazione, con l’ennesimo ricorso al voto di fiducia, del disegno di legge sulla “sicurezza” è una svolta negativa.
Pessimo è il contenuto di questa legge xenofoba e populista. Ma forse è il caso di guardare anche al contesto in cui si inserisce, mai come stavolta rivelatore della vera anima del governo delle destre.
Gli immigrati in Italia sono oggi al centro di un’offensiva politico-culturale che non ha eguali e precedenti nella storia del nostro Paese. Un attacco ai più deboli e a chi pagherà prima e in modo più severo il peso della crisi. Un attacco che parte dall’emergenza costruita ad arte per arrivare alle proposte di legge che mettono insieme immigrazione e sicurezza.
Ormai la maggioranza non deve più fingere: è stato lo stesso premier Berlusconi, dicendo “No all’Italia multietnica” e sostenendo operato e parole del ministro Maroni, a dirci come intende “promuovere” l’integrazione.
Un’affermazione tra l’altro fuori dalla realtà, ignorante di un Paese abitato da 4 milioni di stranieri regolari (6,7% della popolazione), che generano ricchezza attraverso la gestione in prima persona di 166.000 ditte.
Ma soprattutto è un messaggio retrogrado e pericoloso, subito contestato dall’opposizione, da gran parte della società civile organizzata e da tante voci nell’opinione pubblica nazionale. Per non parlare dello sdegno suscitato all’estero da tali esternazioni, che si unisce ai richiami severi del Consiglio d’Europa e dell’Onu medesima rispetto alla vicenda dei clandestini respinti sommariamente in Libia, ed esposti così a rappresaglie e deportazioni. L’UNHCR, organizzazione mondiale per i rifugiati, ha scritto al governo italiano esprimendo preoccupazione per le espulsioni indiscriminate e ha chiesto di riammettere i migranti che chiedono protezione e asilo politico.
Come se non bastasse, nessuno nella maggioranza ha seriamente censurato i deliri di Matteo Salvini, parlamentare leghista, che ha proposto di tornare ai posti riservati ai milanesi nei mezzi pubblici del capoluogo lombardo. Una follia che non si dovrebbe neanche concepire, prima ancora che esprimere pubblicamente, a oltre mezzo secolo da quando Rosa Parks si ribellò a una regola simile in Alabama, rimanendo seduta sul posto dei bianchi, venendo imprigionata e poi scagionata, fino a vincere una storica battaglia presso la Corte Costituzionale degli Usa. Oggi quell’autobus segregazionista è conservato in un museo, mentre la Lega vorrebbe metterne di simili sulle strade di Milano!
Tutto ciò rivela come al fondo della legge votata con la fiducia vi sia quindi non un’esigenza di maggiore sicurezza, ma soltanto un provocatorio e anacronistico rigurgito razzista, proprio in un Paese come l’Italia che tanta parte ha avuto nella storia delle recenti migrazioni mondiali.
Il ddl “sicurezza” è una manovra propagandistica preelettorale, una strizzata d’occhio all’elettorato più reazionario e un confuso spostamento di baricentro del dibattito pubblico rispetto ai problemi reali dell’Italia di oggi. In un Paese sommerso da una crisi economica di cui la maggioranza continua a negare l’entità, si cerca ipocritamente di incolpare gli stranieri e gli emarginati di tutti i nostri mali. Mentre invece è l’integrazione civile e sociale degli immigrati che può essere una delle chiavi per ridare slancio al nostro sistema produttivo, fornendo intelligenze, manodopera e – perché no? – risorse per il sistema pensionistico e assistenziale. Lo stesso che, indebolito, è oggi spesso integrato da oltre mezzo milione di badanti straniere. Forse gli unici immigrati che vanno bene a questo governo.
È allora il caso di ricordare brevemente i contenuti più di questo disegno di legge.
· È istituito il reato di immigrazione clandestina, che punisce ciò che si è e non ciò che si fa, violando i principi stessi della Dichiarazione dei Diritti Umani e della nostra Carta Costituzionale.
· Le ronde sono legalizzate, favorendo la logica della giustizia “fai da te”, offendendo la dignità delle nostre forze dell’ordine e soprattutto contribuendo a criminalizzare chi vive ai margini della società.
· Il trattenimento degli immigrati non regolari nei Centri di identificazione e di espulsione, spesso gestiti in maniera poco trasparente e oggetto di numerosi scandali, è prolungabile fino alla cifra record di 6 mesi.
· Mentre le inumane e incostituzionali norme sui medici-spia e sui presidi-spia, obbligati a denunciare i malati e i bambini clandestini, sono state stralciate dopo aver provocato malumori anche nella maggioranza – e comunque permane l’obbligo teorico di denuncia da parte di qualsiasi pubblico ufficiale – ci si chiede perché le stesse obiezioni non riguardano invece i funzionari dello stato civile-spia che sono ancora contenuti nel testo del ddl e che impediranno il matrimonio (diritto umano sancito dalla carta dell'ONU - art. 16) e la registrazione delle nascite e delle morti e il riconoscimento di figli naturali.
· A dimostrazione della volontà di ostacolare la regolarizzazione dei migranti, viene inserita una tassa di 200 euro per rinnovare il permesso di soggiorno e per la richiesta della cittadinanza.
· Sono rese più difficili le procedure dei ricongiungimenti familiari.
· Il permesso di soggiorno stesso diventa a punti.
· S’innalzano i parametri per la concessione dell’idoneità alloggiativa, misura che renderà più difficile regolarizzare la propria posizione, di ottenere la residenza in Italia e quindi di numerosi diritti civili.
Tante altre poi sono le restrizioni e le vessazioni persecutorie che riguardano lavoratori e cittadini immigrati regolari che pagano le tasse e rispettano le leggi di questo Stato.
È questo il modo di investire sulla sicurezza? Non è forse così che si creano nuove sacche di emarginazione, irregolarità e criminalità? Non è meglio contrastare i traffici di uomini e merci delle mafie italiane e straniere? Non è pensabile che un Paese civile lavori nella gestione dei flussi senza scorciatoie demagogiche e autoritarie, che invece produrranno soltanto nuova clandestinità? Non può l’Italia ricordare il suo passato di emigrazione, comprendere le virtù delle società multietniche e multiculturali, e mettersi quindi sulla giusta strada della convivenza e della cooperazione civile, nel rispetto dei diritti umani?
È sconfortante dirlo, ma la maggioranza e il governo delle destre hanno deciso di non ascoltare queste domande per proseguire su una strada oscura e pericolosa.
Pessimo è il contenuto di questa legge xenofoba e populista. Ma forse è il caso di guardare anche al contesto in cui si inserisce, mai come stavolta rivelatore della vera anima del governo delle destre.
Gli immigrati in Italia sono oggi al centro di un’offensiva politico-culturale che non ha eguali e precedenti nella storia del nostro Paese. Un attacco ai più deboli e a chi pagherà prima e in modo più severo il peso della crisi. Un attacco che parte dall’emergenza costruita ad arte per arrivare alle proposte di legge che mettono insieme immigrazione e sicurezza.
Ormai la maggioranza non deve più fingere: è stato lo stesso premier Berlusconi, dicendo “No all’Italia multietnica” e sostenendo operato e parole del ministro Maroni, a dirci come intende “promuovere” l’integrazione.
Un’affermazione tra l’altro fuori dalla realtà, ignorante di un Paese abitato da 4 milioni di stranieri regolari (6,7% della popolazione), che generano ricchezza attraverso la gestione in prima persona di 166.000 ditte.
Ma soprattutto è un messaggio retrogrado e pericoloso, subito contestato dall’opposizione, da gran parte della società civile organizzata e da tante voci nell’opinione pubblica nazionale. Per non parlare dello sdegno suscitato all’estero da tali esternazioni, che si unisce ai richiami severi del Consiglio d’Europa e dell’Onu medesima rispetto alla vicenda dei clandestini respinti sommariamente in Libia, ed esposti così a rappresaglie e deportazioni. L’UNHCR, organizzazione mondiale per i rifugiati, ha scritto al governo italiano esprimendo preoccupazione per le espulsioni indiscriminate e ha chiesto di riammettere i migranti che chiedono protezione e asilo politico.
Come se non bastasse, nessuno nella maggioranza ha seriamente censurato i deliri di Matteo Salvini, parlamentare leghista, che ha proposto di tornare ai posti riservati ai milanesi nei mezzi pubblici del capoluogo lombardo. Una follia che non si dovrebbe neanche concepire, prima ancora che esprimere pubblicamente, a oltre mezzo secolo da quando Rosa Parks si ribellò a una regola simile in Alabama, rimanendo seduta sul posto dei bianchi, venendo imprigionata e poi scagionata, fino a vincere una storica battaglia presso la Corte Costituzionale degli Usa. Oggi quell’autobus segregazionista è conservato in un museo, mentre la Lega vorrebbe metterne di simili sulle strade di Milano!
Tutto ciò rivela come al fondo della legge votata con la fiducia vi sia quindi non un’esigenza di maggiore sicurezza, ma soltanto un provocatorio e anacronistico rigurgito razzista, proprio in un Paese come l’Italia che tanta parte ha avuto nella storia delle recenti migrazioni mondiali.
Il ddl “sicurezza” è una manovra propagandistica preelettorale, una strizzata d’occhio all’elettorato più reazionario e un confuso spostamento di baricentro del dibattito pubblico rispetto ai problemi reali dell’Italia di oggi. In un Paese sommerso da una crisi economica di cui la maggioranza continua a negare l’entità, si cerca ipocritamente di incolpare gli stranieri e gli emarginati di tutti i nostri mali. Mentre invece è l’integrazione civile e sociale degli immigrati che può essere una delle chiavi per ridare slancio al nostro sistema produttivo, fornendo intelligenze, manodopera e – perché no? – risorse per il sistema pensionistico e assistenziale. Lo stesso che, indebolito, è oggi spesso integrato da oltre mezzo milione di badanti straniere. Forse gli unici immigrati che vanno bene a questo governo.
È allora il caso di ricordare brevemente i contenuti più di questo disegno di legge.
· È istituito il reato di immigrazione clandestina, che punisce ciò che si è e non ciò che si fa, violando i principi stessi della Dichiarazione dei Diritti Umani e della nostra Carta Costituzionale.
· Le ronde sono legalizzate, favorendo la logica della giustizia “fai da te”, offendendo la dignità delle nostre forze dell’ordine e soprattutto contribuendo a criminalizzare chi vive ai margini della società.
· Il trattenimento degli immigrati non regolari nei Centri di identificazione e di espulsione, spesso gestiti in maniera poco trasparente e oggetto di numerosi scandali, è prolungabile fino alla cifra record di 6 mesi.
· Mentre le inumane e incostituzionali norme sui medici-spia e sui presidi-spia, obbligati a denunciare i malati e i bambini clandestini, sono state stralciate dopo aver provocato malumori anche nella maggioranza – e comunque permane l’obbligo teorico di denuncia da parte di qualsiasi pubblico ufficiale – ci si chiede perché le stesse obiezioni non riguardano invece i funzionari dello stato civile-spia che sono ancora contenuti nel testo del ddl e che impediranno il matrimonio (diritto umano sancito dalla carta dell'ONU - art. 16) e la registrazione delle nascite e delle morti e il riconoscimento di figli naturali.
· A dimostrazione della volontà di ostacolare la regolarizzazione dei migranti, viene inserita una tassa di 200 euro per rinnovare il permesso di soggiorno e per la richiesta della cittadinanza.
· Sono rese più difficili le procedure dei ricongiungimenti familiari.
· Il permesso di soggiorno stesso diventa a punti.
· S’innalzano i parametri per la concessione dell’idoneità alloggiativa, misura che renderà più difficile regolarizzare la propria posizione, di ottenere la residenza in Italia e quindi di numerosi diritti civili.
Tante altre poi sono le restrizioni e le vessazioni persecutorie che riguardano lavoratori e cittadini immigrati regolari che pagano le tasse e rispettano le leggi di questo Stato.
È questo il modo di investire sulla sicurezza? Non è forse così che si creano nuove sacche di emarginazione, irregolarità e criminalità? Non è meglio contrastare i traffici di uomini e merci delle mafie italiane e straniere? Non è pensabile che un Paese civile lavori nella gestione dei flussi senza scorciatoie demagogiche e autoritarie, che invece produrranno soltanto nuova clandestinità? Non può l’Italia ricordare il suo passato di emigrazione, comprendere le virtù delle società multietniche e multiculturali, e mettersi quindi sulla giusta strada della convivenza e della cooperazione civile, nel rispetto dei diritti umani?
È sconfortante dirlo, ma la maggioranza e il governo delle destre hanno deciso di non ascoltare queste domande per proseguire su una strada oscura e pericolosa.
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