Uno degli elementi salienti della riforma costituzionale sulla quale i maggiori partiti stanno lavorando è la riduzione del numero di parlamentari.
Sullo sfondo della riduzione complessiva del numero dei parlamentari, entra in scena anche la revisione quantitativa della rappresentanza della circoscrizione estero. Se ne prevede la conferma, infatti, sia per la Camera che per il Senato, ma subisce una riduzione di oltre il 30%, a fronte di una percentuale di riduzione complessiva del 20%.
È fin troppo evidente, comunque, che il futuro della circoscrizione estero non può essere ridotto a mero fatto aritmetico, ma deve rispondere ad un’idea complessiva della rappresentanza e ad un progetto politico che punti ad un collegamento organico con gli italiani nel mondo. Se con le riforme si persegue l’obiettivo di un sistema parlamentare più efficiente e più incisivo sotto il profilo della rappresentatività, allora la questione dei numeri ha una sua rilevanza e dovrebbe essere esplicitamente affrontata in questo momento. Il tempo per un dibattito su questi temi è ora. Questo potrebbe rivelarsi l’unico e ultimo momento per poter intervenire, prima dell’avvio di un iter parlamentare lungo, il cui esito sarà comunque segnato dal primo voto in prima lettura.
Credo sia necessario partire da un’analisi comune dell’esercizio in loco del diritto di voto e delle risposte normative che l’Italia ha dato in questi anni.
Il dato incontrovertibile è che la Costituzione include nel novero degli elettori anche i cittadini italiani residenti all’estero, il che induce a ricercare per il tema dell’effettiva partecipazione, indipendentemente dalla soluzione che si adotterà, una risposta soddisfacente. I pochi che propongono la cancellazione della Circoscrizione estero, quindi, vengano allo scoperto e propongano anche una soluzione alternativa, non sul piano teorico ma pratico.
Il secondo dato è che la soluzione fino ad oggi adottata ha dato risultati che possono essere misurati qualitativamente solo attraverso l’esame dell’attività dei singoli parlamentari che ogni elettore è chiamato a svolgere in sede di rinnovo del Parlamento italiano. Un’ulteriore valutazione qualitativa devono invece svolgerla i partiti e le coalizioni nel contesto delle modalità con le quali saranno discusse e decise le candidature.
La terza questione riguarda il definitivo superamento delle incertezze e delle esitazioni che hanno caratterizzato questa fase e quindi il definitivo superamento di ogni dubbio sul nostro assetto costituzionale e sulla circoscrizione estero. Contemporaneamente è necessario mettere mano alla riforma della legge ordinaria che regola il voto, garantendo trasparenza e democrazia.
Sullo sfondo della riduzione complessiva del numero dei parlamentari, entra in scena anche la revisione quantitativa della rappresentanza della circoscrizione estero. Se ne prevede la conferma, infatti, sia per la Camera che per il Senato, ma subisce una riduzione di oltre il 30%, a fronte di una percentuale di riduzione complessiva del 20%.
È fin troppo evidente, comunque, che il futuro della circoscrizione estero non può essere ridotto a mero fatto aritmetico, ma deve rispondere ad un’idea complessiva della rappresentanza e ad un progetto politico che punti ad un collegamento organico con gli italiani nel mondo. Se con le riforme si persegue l’obiettivo di un sistema parlamentare più efficiente e più incisivo sotto il profilo della rappresentatività, allora la questione dei numeri ha una sua rilevanza e dovrebbe essere esplicitamente affrontata in questo momento. Il tempo per un dibattito su questi temi è ora. Questo potrebbe rivelarsi l’unico e ultimo momento per poter intervenire, prima dell’avvio di un iter parlamentare lungo, il cui esito sarà comunque segnato dal primo voto in prima lettura.
Credo sia necessario partire da un’analisi comune dell’esercizio in loco del diritto di voto e delle risposte normative che l’Italia ha dato in questi anni.
Il dato incontrovertibile è che la Costituzione include nel novero degli elettori anche i cittadini italiani residenti all’estero, il che induce a ricercare per il tema dell’effettiva partecipazione, indipendentemente dalla soluzione che si adotterà, una risposta soddisfacente. I pochi che propongono la cancellazione della Circoscrizione estero, quindi, vengano allo scoperto e propongano anche una soluzione alternativa, non sul piano teorico ma pratico.
Il secondo dato è che la soluzione fino ad oggi adottata ha dato risultati che possono essere misurati qualitativamente solo attraverso l’esame dell’attività dei singoli parlamentari che ogni elettore è chiamato a svolgere in sede di rinnovo del Parlamento italiano. Un’ulteriore valutazione qualitativa devono invece svolgerla i partiti e le coalizioni nel contesto delle modalità con le quali saranno discusse e decise le candidature.
La terza questione riguarda il definitivo superamento delle incertezze e delle esitazioni che hanno caratterizzato questa fase e quindi il definitivo superamento di ogni dubbio sul nostro assetto costituzionale e sulla circoscrizione estero. Contemporaneamente è necessario mettere mano alla riforma della legge ordinaria che regola il voto, garantendo trasparenza e democrazia.
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