La definitiva approvazione della legge sulle prerogative sindacali del personale a contratto locale del Ministero degli affari esteri rafforzerà la democrazia nella rappresentanza sindacale, avvicinerà le molte categorie contrattuali nella elaborazione di una piattaforma unitaria di rivendicazioni, che tenga conto di tutte le realtà, e migliorerà le condizioni generali di lavoro ed impiego di lavoratrici e lavoratori impegnati ogni giorno al servizio delle nostre comunità. Si tratta di un provvedimento che prevede la possibilità dell’elettorato attivo e passivo per il personale a contratto locale della rete diplomatico-consolare e degli Istituti italiani di cultura. Non bisogna sminuirne il valore o il significato ma neanche pensare che rappresenti la soluzione di tutti i problemi. Innanzitutto perchè si tratta unicamente di rappresentanza sindacale. Non si tratta di esportare diritti, come sostenuto da un ex sottosegretario, anche se non sarebbe male esportare diritti oltre che tagli e pessime pratiche amministrative.
Credo si possa iniziare ora un percorso unitario, davvero in tutti i sensi, con tutte le sigle sindacali del MAE, per costruire un percorso di revisione di pratiche e decisioni amministrative che negli anni hanno penalizzato servizi e lavoratori. Abbiamo coerentemente contrastato le scelte dei Governi sulle chiusure dei Consolati e sulla riduzione di organici e dotazioni di spesa, pensiamo coerentemente che nei nostri Consolati si debba raggiungere il giusto equilibrio tra diplomatici, personale di ruolo e a contratto, che tutta la materia contrattuale andrebbe armonizzata per evitare la creazione di sacche di privilegio e di sfruttamento e che lo Stato italiano, anche all’estero, deve assicurare analoghi diritti e doveri a lavoratori e lavoratrici e che non può trincerarsi dietro l’immunità anche su temi come quelli della regolamentazione del rapporto di lavoro o del licenziamento senza giusta causa. Dare voce a queste persone è coerente con la nostra storia di emigrazione e con la migliore tradizione di tutela dei lavoratori. Tutto ciò è chiedere più lavoro, più giustizia, più partecipazione, quindi più sindacato.
L’iter alla Camera dei Deputati aveva visto un lavoro unitario tra tutte le forze politiche ed i gruppi parlamentari, con il parere favorevole del Governo. Il PDL al Senato ha assunto una posizione diversa. A mio giudizio sbagliata.
Sbagliata nel merito, poichè non è stato esteso o esportato alcun diritto, quindi il tema della cittadinanza o della residenza dei singoli lavoratori interessati è del tutto irrilevante. È stata semplicemente rafforzata la libertà sindacale, così come sancita dall’art. 39 della Costituzione, “nelle forme di autotutela esclusiva attribuite ai sindacati come momento collettivo rispetto all’esercizio individuale delle libertà fondamentali”.
Sbagliata nella strategia, poichè non si è verificata alcuna spaccatura o divisione tra le forze politiche che invece hanno inteso ribadire, anche con il voto del Senato della Repubblica, le tesi qualificanti del provvedimento, approvato dalla Camera dei Deputati nell’ottobre del 2009. Desidero ringraziare comunque anche il PDL per averci annunciato, sempre dalle parole di un ex sottosegretario, di privilegiare il “raddoppio” del personale a contratto. Ecco, dopo la conclusione dell’esame della spesa (spending review), ancora in corso, sarebbe utile un confronto su questi temi per evitare il gioco del “lascio o raddoppio”, poco indicato in politica, ma soprattutto per evitare gli errori del passato che hanno contribuito al panorama odierno, ricco di formule contrattuali, di soluzioni intermedie, tipo il lavoro interinale, e povero di certezze, tutele e diritti.
1 commento:
Marco, sei stato grande, grazie per tutto cio' che hai fatto per la categoria dei contrattisti a legge locale, un abbraccio amor khediri
Posta un commento