La novità non è avere la conferma
che esiste un ampio fronte parlamentare ostile al voto all’estero – o quanto meno
alla circoscrizione estero. Il
dato era noto ed i parlamentari che hanno presentato o
sottoscritto proposte di abrogazione della circoscrizione estero, in questa o
in altre legislature, appartengono a tutti i gruppi parlamentari. Il dato preoccupante semmai, tra
questi, è l’assenza di una proposta alternativa. Non potendo sostenere la tesi,
anticostituzionale, che i cittadini residenti all’estero non possono votano, si
limitano ad una previsione di future soluzioni tecniche che però non sono
indicate, tantomeno allegate con leggi ordinarie. Forse pensano semplicemente
di tornare alla condizione preesistente: esercizio del diritto rientrando in
Italia in attesa che si faccia una legge ordinaria che non arriverà mai.
Ma il dato veramente più preoccupante
in assoluto è il silenzio di chi è a favore dell’esercizio in loco del diritto
di voto, inclusi i gruppi politico-parlamentari che sostengono il mantenimento
della circoscrizione estero, anche se con la riduzione dei parlamentari eletti
all’estero. Quest’assordante silenzio, rotto unicamente dalla presentazione di
una proposta di riforma costituzionale senza paternità e sulla quale si è
aperta una discussione che ne ha smentito subito i presupposti, è il dato politico sul quale
riflettere. Personalmente torno a ripetere che superare il silenzio significa
ribadire unicamente il dato
veramente più importante: i cittadini italiani residenti all’estero debbono
poter esercitare il diritto di voto, con o senza circoscrizione estero, ma
anche in loco, senza dover rientrare in Italia e senza pericolosi nuovi vuoti
normativi.
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