Lo scorso 9 novembre l’On. Marco Fedi è intervenuto al convegno dal titolo “Building Communities: the Chinese in Prato” organizzato dalla Monash University Prato Centre, un campus universitario dell’omonimo ateneo australiano. Durante i due giorni di workshop molteplici interlocutori hanno discusso delle relazioni tra la comunità cinese a Prato e gli abitanti della città toscana. Scopo della Monash University è quello di avviare progetti di ricerca che possano incoraggiare legami positivi tra le comunità, attraverso la disponibilità del suo Centre come luogo di incontro e di collaborazione tra le popolazioni universitarie cinese e italiane. Tra gli intervenuti si sono alternati esponenti delle istituzioni locali e parlamentari italiane, delle diplomazie cinesi e australiane – come l’ambasciatrice australiana in Italia Amanda Vanstone e il console cinese a Firenza Gu Honglin – ma anche numerosi docenti universitari italiani e stranieri, oltre che imprenditori e sindacalisti del settore del tessile che a Prato gode di un forte sviluppo.
Nel suo contributo l’On. Fedi ha ricordato “la positiva esperienza di integrazione civile degli immigrati in Australia, che ha il suo fulcro nel rispetto della diversità culturale delle comunità, nelle scelte politiche nazionali e statali contraddistinte da un solido coordinamento, nell’offerta di servizi sociali ad ampio spettro”. In Italia invece – ha proseguito il deputato del Pd – si assiste a “una situazione di mancanza di omogeneità nelle politiche per l’integrazione promosse dai soggetti pubblici, a livello centrale e periferico”.
Il deputato eletto nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide ha quindi lodato la riforma della legge sull’immigrazione, la cosiddetta Amato-Ferrero, come “un inizio di risposta a tale esigenza di coordinamento”. Tuttavia essa non basta: manca ancora “una struttura in grado di esercitare una reale funzione di monitoraggio e di guida nella governance dell’integrazione”, “un organismo che abbia il compito di porre obbiettivi di breve e medio termine e la capacità di verificarne e promuoverne il conseguimento, anche e soprattutto a livello territoriale”. Per questo, l’On. Fedi ha annunciato il suo impegno parlamentare in tal senso, ipotizzando la strada di una riforma volta a potenziare e razionalizzare l’Organismo nazionale di coordinamento per le politiche di integrazione sociale degli immigrati costituto presso il Cnel.
Infine, il deputato eletto all’estero ha voluto ricordare l’attività svolta in Parlamento per la riforma della legge sulla cittadinanza. La nuova legge, che approderà in Aula nel prossimo gennaio, consentirà “la riduzione sacrosanta dei tempi di attesa per ottenere la cittadinanza italiana, da dieci a cinque anni, per quelle persone immigrate che vivono regolarmente in Italia, lavorando e contribuendo, non solo sotto il profilo economico ma anche sotto quello sociale e culturale”. Senza costi aggiuntivi, la riforma potrà “favorire l’inserimento degli stranieri anche nell’ambito della partecipazione alla vita politica nazionale”, ha concluso l’On. Fedi.
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