L’esperienza parlamentare è stata sicuramente positiva sotto il profilo politico e personale. Abbiamo ora – indipendentemente da come vadano le prossime elezioni – due persone, Nino Randazzo ed il sottoscritto, che hanno acquisito una esperienza significativa di rappresentanza e di conoscenza da porre al servizio della gente, della comunità italiana. L’esperienza è stata positiva anche se inaspettatamente breve: sono sincero, mi aspettavo che almeno di fronte ad un’opportunità storica di fare le riforme, elettorale e costituzionale, l’opposizione assumesse un atteggiamento responsabile. Che senso ha, oggi, ipotizzare larghe intese in caso di pareggio, per le riforme, quando esisteva già la possibilità di farlo?
È sempre giusto fare valutazioni, ma dopo meno di due anni di legislatura credo che in qualche modo si debba tener conto del contesto in cui questi mesi di attività parlamentare si sono sviluppati. Ricordo l’entusiasmo iniziale, nei confronti delle presidenze di Camera e Senato, per quanto riguarda sia l’organizzazione dei lavori parlamentari che la dotazione per il rapporto con il territorio per gli eletti all’estero che le idee e le proposte di riforma su cui lavorare. Entusiasmo scontratosi subito con la chiusura causata dal dibattito – giusto e necessario, ma strumentalizzato – sui costi della politica. Dibattito svoltosi senza razionalità che ha portato – come spesso accade nella politica italiana – ad assumere posizioni difensive e a non affrontare in modo logico e risolutivo il tema della capacità della politica di decidere e fare scelte. Ricordo un breve iniziale periodo di dialogo tra i parlamentari eletti nelle fila della maggioranza e dell’opposizione o gli indipendenti. Breve durata. Poi si è preferito cavalcare l’antipolitica e cercare di far cadere il Governo Prodi, con ogni mezzo. La sensazione che abbiamo avuto, in molti, è stata quella di trovarci in una condizione in cui l’opposizione non interloquiva per bloccare i risultati che potevano essere raggiunti e la maggioranza aveva difficoltà, alcune oggettive, altre meno, a far pesare in maniera equilibrata e razionale il fatto di aver dato la maggioranza al Senato al Governo Prodi. Due condizioni che hanno inizialmente rallentato la nostra attività. Quando si è trovato il ritmo il Governo Prodi è caduto.
Credo che solo pochi si illudevano sulla capacità degli eletti all’estero di trovare un metodo di lavoro per affrontare insieme le tematiche degli italiani all’estero: tutte le illusioni sono cadute quando, nella logica politica di appartenenza, gli eletti all’estero del centro destra hanno cominciato a ripetere la filastrocca del paese diviso in due, della maggioranza che si reggeva al Senato su eletti all’estero, dell’effetto Pallaro, del mercimonio ogni volta che si adottavano misure o provvedimenti a favore degli italiani all’estero: tutto legittimo, per carità, parte della logica di appartenenza, ma chiaramente in contrasto con una visione collaborativa in cui si propongono emendamenti, modifiche, proposte integrative per migliorare i provvedimenti. Le differenze hanno prevalso e ciò non è necessariamente un male. Nella prossima legislatura mi auguro che a prevalere saranno le differenza positive anziché quelle negative. Le differenze che ti portano ad essere criticamente aperto a costruire soluzioni anziché alla semplice contestazione o all’intenzione di trasformare l’attività parlamentare in una continuazione della campagna elettorale. Anche in questo senso, nel senso della responsabilità civica dei Parlamentari della Repubblica, andrebbe riformata la politica italiana.
La mia candidatura sarà annunciata, se sostenuta dalla nostra base ed accettata dal PD nazionale, quando verranno presentate le liste. Credo che lo richiedano la correttezza formale oltre che il rispetto di chi ci sostiene e lavora per noi sul territorio. In ogni caso, se dovessi essere candidato, mi assumerò tutte le responsabilità ed i doveri di un candidato: riconoscere gli errori, tra i quali la scarsa presenza in alcune realtà, anche se da quelle stesse realtà spesso non è mai pervenuto un invito, e credo che un Parlamentare eletto in una circoscrizione grande come un terzo del globo terrestre possa ragionevolmente attendersi di ricevere un invito, non fosse altro per poter incontrare le comunità. Muoversi in Africa, Asia e Oceania non è come andare a Barletta o a Rimini.
Siamo riusciti nella prima finanziaria 2007, di risanamento dei conti pubblici, nonostante i sacrifici imposti, a far recuperare terreno ai capitoli di bilancio per gli italiani all’estero drenati da anni di mancati aumenti, o riduzioni, e dall’inflazione. Nella seconda finanziaria 2008, di restituzione, abbiamo continuato a rafforzare i capitoli di bilancio per la scuola e la lingua italiana, per la cultura, per una rete consolare efficiente, abbiamo promosso la copertura sanitaria per tanti connazionali indigenti all’estero. Abbiamo esteso le detrazioni per carichi di famiglia, l’ulteriore riduzione ICI e la quattordicesima sulle pensioni anche ai residenti all’estero.
Ed è necessario un programma serio di riforme: non dobbiamo rivoluzionare il mondo ma semplicemente rendere giustizia, su alcuni temi, alle attese delle nostre comunità. Un sistema pensionistico che funzioni e non penalizzi i più deboli, cioè gli anziani. Un sistema di regole efficienti quindi anche in campo previdenziale, con le verifiche dei redditi ed il sostegno all’attività dei Patronati. La parità di trattamento come principio irrinunciabile e diffuso di equità sociale. L’affermazione dei diritti sindacali per tutti, anche per il personale a contratto. Un rapporto serio e funzionale con la pubblica amministrazione, applicando anche qui i principi della parità di trattamento. Ad esempio la presentazione del 730 anziché dell’Unico. La riforma della legge sulla cittadinanza,consentendo il riacquisto, la riforma della 153 sulla diffusione di lingua e cultura italiane, maggiori investimenti nei settori della promozione del made in Italy e dell’interscambio economico e commerciale, maggiore presenza culturale all’estero, attraverso una rete consolare e degli istituti di cultura, moderna ed efficiente. Poi guarderei con attenzione al mondo dei giovani e delle opportunità formative, professionali e culturali: in altre parole, dopo aver fatto alcune riforme chiave guarderei con determinazione alle nuove frontiere in cui tanti italiani all’estero sono protagonisti. E vorrei che i Parlamentari della Repubblica eletti al’estero possano far questo senza sentirsi ogni giorno attaccati, in Italia ed anche all’estero, perché lontani “fisicamente” dalla gente.
La lontananza etica, morale e politica dalla gente, dagli elettori, dalle comunità, è cosa ben più grave. Dobbiamo tutti concorrere, già dalla campagna elettorale, a far tornare la fiducia nella capacità della politica di essere vicina alla gente per fare scelte ed andare avanti: è questa la sfida di Veltroni e del Partito Democratico. È questa la sfida della nuova frontiera della politica.
On. Marco Fedi
III Commissione Affari Esteri e Comunitari
Camera dei Deputati
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00187 ROMA
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È sempre giusto fare valutazioni, ma dopo meno di due anni di legislatura credo che in qualche modo si debba tener conto del contesto in cui questi mesi di attività parlamentare si sono sviluppati. Ricordo l’entusiasmo iniziale, nei confronti delle presidenze di Camera e Senato, per quanto riguarda sia l’organizzazione dei lavori parlamentari che la dotazione per il rapporto con il territorio per gli eletti all’estero che le idee e le proposte di riforma su cui lavorare. Entusiasmo scontratosi subito con la chiusura causata dal dibattito – giusto e necessario, ma strumentalizzato – sui costi della politica. Dibattito svoltosi senza razionalità che ha portato – come spesso accade nella politica italiana – ad assumere posizioni difensive e a non affrontare in modo logico e risolutivo il tema della capacità della politica di decidere e fare scelte. Ricordo un breve iniziale periodo di dialogo tra i parlamentari eletti nelle fila della maggioranza e dell’opposizione o gli indipendenti. Breve durata. Poi si è preferito cavalcare l’antipolitica e cercare di far cadere il Governo Prodi, con ogni mezzo. La sensazione che abbiamo avuto, in molti, è stata quella di trovarci in una condizione in cui l’opposizione non interloquiva per bloccare i risultati che potevano essere raggiunti e la maggioranza aveva difficoltà, alcune oggettive, altre meno, a far pesare in maniera equilibrata e razionale il fatto di aver dato la maggioranza al Senato al Governo Prodi. Due condizioni che hanno inizialmente rallentato la nostra attività. Quando si è trovato il ritmo il Governo Prodi è caduto.
Credo che solo pochi si illudevano sulla capacità degli eletti all’estero di trovare un metodo di lavoro per affrontare insieme le tematiche degli italiani all’estero: tutte le illusioni sono cadute quando, nella logica politica di appartenenza, gli eletti all’estero del centro destra hanno cominciato a ripetere la filastrocca del paese diviso in due, della maggioranza che si reggeva al Senato su eletti all’estero, dell’effetto Pallaro, del mercimonio ogni volta che si adottavano misure o provvedimenti a favore degli italiani all’estero: tutto legittimo, per carità, parte della logica di appartenenza, ma chiaramente in contrasto con una visione collaborativa in cui si propongono emendamenti, modifiche, proposte integrative per migliorare i provvedimenti. Le differenze hanno prevalso e ciò non è necessariamente un male. Nella prossima legislatura mi auguro che a prevalere saranno le differenza positive anziché quelle negative. Le differenze che ti portano ad essere criticamente aperto a costruire soluzioni anziché alla semplice contestazione o all’intenzione di trasformare l’attività parlamentare in una continuazione della campagna elettorale. Anche in questo senso, nel senso della responsabilità civica dei Parlamentari della Repubblica, andrebbe riformata la politica italiana.
La mia candidatura sarà annunciata, se sostenuta dalla nostra base ed accettata dal PD nazionale, quando verranno presentate le liste. Credo che lo richiedano la correttezza formale oltre che il rispetto di chi ci sostiene e lavora per noi sul territorio. In ogni caso, se dovessi essere candidato, mi assumerò tutte le responsabilità ed i doveri di un candidato: riconoscere gli errori, tra i quali la scarsa presenza in alcune realtà, anche se da quelle stesse realtà spesso non è mai pervenuto un invito, e credo che un Parlamentare eletto in una circoscrizione grande come un terzo del globo terrestre possa ragionevolmente attendersi di ricevere un invito, non fosse altro per poter incontrare le comunità. Muoversi in Africa, Asia e Oceania non è come andare a Barletta o a Rimini.
Siamo riusciti nella prima finanziaria 2007, di risanamento dei conti pubblici, nonostante i sacrifici imposti, a far recuperare terreno ai capitoli di bilancio per gli italiani all’estero drenati da anni di mancati aumenti, o riduzioni, e dall’inflazione. Nella seconda finanziaria 2008, di restituzione, abbiamo continuato a rafforzare i capitoli di bilancio per la scuola e la lingua italiana, per la cultura, per una rete consolare efficiente, abbiamo promosso la copertura sanitaria per tanti connazionali indigenti all’estero. Abbiamo esteso le detrazioni per carichi di famiglia, l’ulteriore riduzione ICI e la quattordicesima sulle pensioni anche ai residenti all’estero.
Ed è necessario un programma serio di riforme: non dobbiamo rivoluzionare il mondo ma semplicemente rendere giustizia, su alcuni temi, alle attese delle nostre comunità. Un sistema pensionistico che funzioni e non penalizzi i più deboli, cioè gli anziani. Un sistema di regole efficienti quindi anche in campo previdenziale, con le verifiche dei redditi ed il sostegno all’attività dei Patronati. La parità di trattamento come principio irrinunciabile e diffuso di equità sociale. L’affermazione dei diritti sindacali per tutti, anche per il personale a contratto. Un rapporto serio e funzionale con la pubblica amministrazione, applicando anche qui i principi della parità di trattamento. Ad esempio la presentazione del 730 anziché dell’Unico. La riforma della legge sulla cittadinanza,consentendo il riacquisto, la riforma della 153 sulla diffusione di lingua e cultura italiane, maggiori investimenti nei settori della promozione del made in Italy e dell’interscambio economico e commerciale, maggiore presenza culturale all’estero, attraverso una rete consolare e degli istituti di cultura, moderna ed efficiente. Poi guarderei con attenzione al mondo dei giovani e delle opportunità formative, professionali e culturali: in altre parole, dopo aver fatto alcune riforme chiave guarderei con determinazione alle nuove frontiere in cui tanti italiani all’estero sono protagonisti. E vorrei che i Parlamentari della Repubblica eletti al’estero possano far questo senza sentirsi ogni giorno attaccati, in Italia ed anche all’estero, perché lontani “fisicamente” dalla gente.
La lontananza etica, morale e politica dalla gente, dagli elettori, dalle comunità, è cosa ben più grave. Dobbiamo tutti concorrere, già dalla campagna elettorale, a far tornare la fiducia nella capacità della politica di essere vicina alla gente per fare scelte ed andare avanti: è questa la sfida di Veltroni e del Partito Democratico. È questa la sfida della nuova frontiera della politica.
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