Da quando sono Deputato della Repubblica, sono stato chiamato o definito, direttamente o indirettamente, condividendo questo destino con tutti i miei colleghi: “imbroglione”, “appartenente alla casta”, “inutile”, “costoso”, “corrotto”, “fannullone”.
E da domani, probabilmente, anche “tossicomane”.
Questo perché, a prescindere dal fatto che non lo sono, io non ho alcuna intenzione di sottopormi al test antidroga, se non quando e come previsto dalla legge. Senza se e senza ma!
Faccio una premessa. Se è vero che l’uso di sostanze alteranti la nostra condizione fisica e mentale non è necessariamente contro la legge, è altrettanto vero che rischia di “compromettere” la nostra capacità di autonomia e di giudizio. Ciò è sempre grave, ma ancor più grave se avviene nell’esercizio delle funzioni parlamentari.
Tuttavia, questo mio giudizio non mi induce automaticamente a proporre un test antidroga per tutti coloro che, nell’esercizio delle proprie funzioni, svolgono un’azione tesa a fissare limiti alle libertà collettiva o dei singoli (e non ci sono solo i Parlamentari in questa privilegiata categoria).
Credo invece che sia la legge a regolare quando, come e perché esso vada effettuato.
Mi sovviene poi un pensiero: ma allora non sarebbe altrettanto ragionevole presumere che tutti i Parlamentari debbano sempre rispettare la legge? Che essi accettino sempre il giudizio dei tribunali come accettano quello degli elettori?
Giustamente i cittadini, nonché elettori, ritengono e reclamano che ogni altro cittadino, al di là del proprio ruolo, debba rispondere in maniera eguale a tutti gli altri di fronte alla legge, anche quando chiamato a incarichi di rappresentanza e di Governo. Ma mi chiedo allora se essi siano disposti a chiedere, in virtù di ciò, un eguale comportamento a tutti, loro compresi, dai servitori dello Stato ai Parlamentari, dagli operai ai pensionati, passando per gli impiegati e gli studenti?
In altre parole, mi chiedo se questo porre i Parlamentari oltre la soglia della “cittadinanza ordinaria”, come anche la richiesta di effettuare il test induce a pensare, non rischi di consolidare l’idea stessa della Casta, anziché demolirla? L’idea di una Casta che si perpetua e quindi ha anche bisogno di assumere atteggiamenti e comportamenti “davvero speciali”?
Facciamo tutti uno sforzo per tornare alla normalità. Chiedo di misurare me e i miei colleghi per le cose che facciamo e diciamo, per la coerenza tra azioni e pensiero, per il contributo che riusciamo a dare.
Dobbiamo rispondere alle leggi dello Stato come ogni altro cittadino. Non abbiamo bisogno di immunità e di processi brevi, ma di riforme vere, se possibile da costruire “insieme”, maggioranza e opposizione, con il concorso dei cittadini e delle organizzazioni e associazioni che ne rappresentano i legittimi interessi. Non pretendo di aver ragione. Rivendico la libertà di esprimere opinioni e soprattutto la libertà di rispondere in termini politici, e non demagogici, della mia attività parlamentare.
E da domani, probabilmente, anche “tossicomane”.
Questo perché, a prescindere dal fatto che non lo sono, io non ho alcuna intenzione di sottopormi al test antidroga, se non quando e come previsto dalla legge. Senza se e senza ma!
Faccio una premessa. Se è vero che l’uso di sostanze alteranti la nostra condizione fisica e mentale non è necessariamente contro la legge, è altrettanto vero che rischia di “compromettere” la nostra capacità di autonomia e di giudizio. Ciò è sempre grave, ma ancor più grave se avviene nell’esercizio delle funzioni parlamentari.
Tuttavia, questo mio giudizio non mi induce automaticamente a proporre un test antidroga per tutti coloro che, nell’esercizio delle proprie funzioni, svolgono un’azione tesa a fissare limiti alle libertà collettiva o dei singoli (e non ci sono solo i Parlamentari in questa privilegiata categoria).
Credo invece che sia la legge a regolare quando, come e perché esso vada effettuato.
Mi sovviene poi un pensiero: ma allora non sarebbe altrettanto ragionevole presumere che tutti i Parlamentari debbano sempre rispettare la legge? Che essi accettino sempre il giudizio dei tribunali come accettano quello degli elettori?
Giustamente i cittadini, nonché elettori, ritengono e reclamano che ogni altro cittadino, al di là del proprio ruolo, debba rispondere in maniera eguale a tutti gli altri di fronte alla legge, anche quando chiamato a incarichi di rappresentanza e di Governo. Ma mi chiedo allora se essi siano disposti a chiedere, in virtù di ciò, un eguale comportamento a tutti, loro compresi, dai servitori dello Stato ai Parlamentari, dagli operai ai pensionati, passando per gli impiegati e gli studenti?
In altre parole, mi chiedo se questo porre i Parlamentari oltre la soglia della “cittadinanza ordinaria”, come anche la richiesta di effettuare il test induce a pensare, non rischi di consolidare l’idea stessa della Casta, anziché demolirla? L’idea di una Casta che si perpetua e quindi ha anche bisogno di assumere atteggiamenti e comportamenti “davvero speciali”?
Facciamo tutti uno sforzo per tornare alla normalità. Chiedo di misurare me e i miei colleghi per le cose che facciamo e diciamo, per la coerenza tra azioni e pensiero, per il contributo che riusciamo a dare.
Dobbiamo rispondere alle leggi dello Stato come ogni altro cittadino. Non abbiamo bisogno di immunità e di processi brevi, ma di riforme vere, se possibile da costruire “insieme”, maggioranza e opposizione, con il concorso dei cittadini e delle organizzazioni e associazioni che ne rappresentano i legittimi interessi. Non pretendo di aver ragione. Rivendico la libertà di esprimere opinioni e soprattutto la libertà di rispondere in termini politici, e non demagogici, della mia attività parlamentare.
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