L’iter di riforma della legge sulla cittadinanza non lascia prevedere, fino ad oggi, ripensamenti sostanziali da parte della maggioranza – segnala l’On. Marco Fedi, primo firmatario di una proposta di legge che affronta il tema del riacquisto della cittadinanza italiana e del superamento della discriminazione nei confronti delle donne sposatesi con uno straniero prima dell’entrata in vigore della carta costituzionale.
Siamo ancora lontani da una moderna proposta di riforma della legge 91/92. Una proposta che dovrebbe concepire la cittadinanza come parte essenziale di un percorso di integrazione nel nostro Paese, dopo cinque anni di regolare soggiorno, e soprattutto riconoscere la cittadinanza ai nati in Italia.
Siamo lontani anche da cambiamenti per gli italiani all’estero - nonostante alcune aperture di esponenti di Governo. Non si registrano sostanziali passi avanti nella direzione di una concertazione Esteri-Interno tesa a dare risposta ai temi della cittadinanza, in particolare il superamento di una vera e propria discriminazione nei confronti delle donne oggetto anche di una sentenza della Corte di Cassazione – sottolinea l’On. Fedi – oltre all’ipotesi del riacquisto della cittadinanza italiana.
Nel frattempo è necessario assicurarsi che nella proposta di riforma che arriverà in discussione alla Camera non si perdano anche le attuali disposizioni che consentono ai discendenti di cittadini italiani di acquisire la cittadinanza dopo tre anni di residenza in Italia (art. 9 della legge 91/92) ed agli ex-cittadini italiani di riprenderla immediatamente – dietro dichiarazione (art. 13, comma c della legge 91/92) oppure dopo 12 mesi di residenza in Italia (art. 13, comma d della legge 91/92).
In altre parole – segnala l’On. Marco Fedi – con una pessima riforma esiste il rischio che, oltre a non ottenere i cambiamenti che auspichiamo, si possano perdere anche le agevolazioni già in vigore.
Siamo ancora lontani da una moderna proposta di riforma della legge 91/92. Una proposta che dovrebbe concepire la cittadinanza come parte essenziale di un percorso di integrazione nel nostro Paese, dopo cinque anni di regolare soggiorno, e soprattutto riconoscere la cittadinanza ai nati in Italia.
Siamo lontani anche da cambiamenti per gli italiani all’estero - nonostante alcune aperture di esponenti di Governo. Non si registrano sostanziali passi avanti nella direzione di una concertazione Esteri-Interno tesa a dare risposta ai temi della cittadinanza, in particolare il superamento di una vera e propria discriminazione nei confronti delle donne oggetto anche di una sentenza della Corte di Cassazione – sottolinea l’On. Fedi – oltre all’ipotesi del riacquisto della cittadinanza italiana.
Nel frattempo è necessario assicurarsi che nella proposta di riforma che arriverà in discussione alla Camera non si perdano anche le attuali disposizioni che consentono ai discendenti di cittadini italiani di acquisire la cittadinanza dopo tre anni di residenza in Italia (art. 9 della legge 91/92) ed agli ex-cittadini italiani di riprenderla immediatamente – dietro dichiarazione (art. 13, comma c della legge 91/92) oppure dopo 12 mesi di residenza in Italia (art. 13, comma d della legge 91/92).
In altre parole – segnala l’On. Marco Fedi – con una pessima riforma esiste il rischio che, oltre a non ottenere i cambiamenti che auspichiamo, si possano perdere anche le agevolazioni già in vigore.
Nessun commento:
Posta un commento