“Cervelli in rete, anziché di ritorno dopo la fuga, evitando che qualcuno sia costretto ancora a fuggire. Mi pare questa un’ipotesi di lavoro coerente con la globalizzazione e le nuove mobilità delle persone, delle idee, delle risorse, delle specializzazioni e quindi anche dei ricercatori” – ha sottolineato l’On. Marco Fedi a proposito della discussione sul ritorno dei cervelli.
“Ho avuto modo di dire che il processo di trasformazione del nostro Paese in un clever country è tanto necessario quanto lungo e richiederà una serie di interventi mirati a superare ritardi storici, sia di organizzazione della ricerca che di finanziamento, oltre alla disattenzione verso il merito e l’eccellenza. Pensare che incentivi, peraltro senza controlli di qualità, possano risolvere questa situazione è profondamente sbagliato. Occorre creare le condizioni affinché la ricerca in Italia ottenga attenzione e finanziamenti. Successivamente saranno i parametri di qualità a fare la differenza. E l’Italia dovrà competere. Fare riforme condivise su questo tema è fondamentale” – ha ribadito l’On. Marco Fedi.
“Nel frattempo noi proponiamo la realizzare di una mappatura dei docenti universitari e ricercatori italiani residenti all’estero per ragioni di lavoro o di formazione, in maniera da conoscerne collocazione geografica, impiego professionale e accademico, settore di specializzazione, pubblicazioni, brevetti e dati sul loro lavoro di ricerca. Primo significativo passo di costruzione della rete” – ha ricordato l’On. Marco Fedi.
“Nella nostra proposta punteremo in direzione di mantenere costantemente operante un sistema di comunicazione e di interscambio tra le università e i centri di ricerca italiani ed esteri poiché riteniamo che la ricerca italiana debba attrarre anche i ricercatori di altri Paesi. Pensiamo ad esempio ad incrementare il numero dei corsi universitari di dottorato in collaborazione internazionale e ad appositi accordi multilaterali e bilaterali in materia di ricerca scientifica e di collaborazione e interscambio tra università e istituti di ricerca italiani e stranieri. “Non ultima la questione del riconoscimento delle qualifiche e dei titoli posseduti o conseguiti all’estero” – ha concluso l’On. Marco Fedi.
“Ho avuto modo di dire che il processo di trasformazione del nostro Paese in un clever country è tanto necessario quanto lungo e richiederà una serie di interventi mirati a superare ritardi storici, sia di organizzazione della ricerca che di finanziamento, oltre alla disattenzione verso il merito e l’eccellenza. Pensare che incentivi, peraltro senza controlli di qualità, possano risolvere questa situazione è profondamente sbagliato. Occorre creare le condizioni affinché la ricerca in Italia ottenga attenzione e finanziamenti. Successivamente saranno i parametri di qualità a fare la differenza. E l’Italia dovrà competere. Fare riforme condivise su questo tema è fondamentale” – ha ribadito l’On. Marco Fedi.
“Nel frattempo noi proponiamo la realizzare di una mappatura dei docenti universitari e ricercatori italiani residenti all’estero per ragioni di lavoro o di formazione, in maniera da conoscerne collocazione geografica, impiego professionale e accademico, settore di specializzazione, pubblicazioni, brevetti e dati sul loro lavoro di ricerca. Primo significativo passo di costruzione della rete” – ha ricordato l’On. Marco Fedi.
“Nella nostra proposta punteremo in direzione di mantenere costantemente operante un sistema di comunicazione e di interscambio tra le università e i centri di ricerca italiani ed esteri poiché riteniamo che la ricerca italiana debba attrarre anche i ricercatori di altri Paesi. Pensiamo ad esempio ad incrementare il numero dei corsi universitari di dottorato in collaborazione internazionale e ad appositi accordi multilaterali e bilaterali in materia di ricerca scientifica e di collaborazione e interscambio tra università e istituti di ricerca italiani e stranieri. “Non ultima la questione del riconoscimento delle qualifiche e dei titoli posseduti o conseguiti all’estero” – ha concluso l’On. Marco Fedi.
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