La scorsa settimana la Camera è stata chiamata a votare una mozione di sfiducia nei confronti del sottosegretario Cosentino che, secondo alcuni elementi emersi dalle indagini effettuate dalla Procura di Napoli, sarebbe colluso con l’organizzazione mafiosa del clan dei casalesi. La mozione, votata il 28 gennaio, non è passata. Il risultato del voto è stato commentato nei giorni scorsi dal coordinamento svizzero di Sinistra democratica che in una lunga nota evidenziava il fatto che all’interno del Pd i deputati avevano votato in modo diverso, anche gli eletti all’estero (vedi Aise del 2 febbraio h.16.50). "Dai tabulati – osservavano da Basilea – emerge che Bucchino e Narducci si sono assentati proprio al momento del voto sulla mozione, Farina risultava in missione, mentre Porta e Fedi hanno votato a favore. A nostro avviso questo risultato dovrebbe indurre la stessa Garavini a farsi sentire con forza e a chiedere un radicale chiarimento ai suoi colleghi di partito".Di oggi la replica di Marco Fedi che, chiamato indirettamente in causa, scrive: "rispondo malvolentieri alla polemica che Sinistra democratica cerca di innescare tra i deputati PD eletti all’estero. In primo luogo perché credo nel dialogo e nel lavoro comune e quindi sull’urgenza di impegnarci insieme sulle riforme anziché innescare sterili polemiche. In secondo luogo perché esiste il rischio che questa mia risposta inneschi altre polemiche. Non me ne vogliano i protagonisti ai quali dichiaro – preliminarmente – che non risponderò a eventuali altri comunicati su questo tema". Entrando nel merito, Fedi osserva che "sul risultato della votazione concernente la mozione che chiedeva le dimissioni del sottosegretario Cosentino, ritengo necessario ricordare che la prima votazione è stata annullata creando notevoli problemi al sistema elettronico e – di fatto – precludendo a numerosi parlamentari la possibilità di esprimere un voto. Vista l’attenzione prestata al resoconto dei lavori, forse vale la pena verificare anche lo stenografico del 28 gennaio 2009, a pagina 103. Ma – assicura – non voglio sottrarmi, neanche per un attimo, al merito della questione che ci riguarda tutti come Parlamentari della repubblica prima che come esponenti del Partito Democratico". "Io – ricorda – ho votato con il mio gruppo parlamentare a favore della mozione dopo un esame attento della stessa, delle motivazioni illustrate e nel pieno rispetto di quelle logiche di appartenenza che ci portano ad adottare delle decisioni, rispettandole anche quando queste non ci piacciono. Altri parlamentari hanno pensato, invece, come è legittimo fare, che dovessero prevalere altre ragioni. Le ragioni di un Paese normale, in cui un esponente di Governo accusato di reati debba dimettersi per chiarire la propria posizione quando le accuse sono formulate dalla magistratura. Spesso, ed io dico anche per fortuna, grazie al giornalismo investigativo o alle intercettazioni o all’obbligatorietà dell’azione penale. Ma è controproducente invertire quest’ordine logico perché poi – come spesso verificatosi – si finisce per fornire l’alibi a chi invece vorrebbe un "garantismo esasperato" che invece contribuisce alla perdita di fiducia nelle istituzioni. Le polemiche sulla mozione Cosentino sono quindi assolutamente strumentali".
Per Fedi, quindi, "va rispettata l’opinione di quei parlamentari che al momento della votazione alla Camera ritenevano mancassero gli elementi tali da giustificare, sia sotto il profilo politico che morale, la richiesta di dimissioni. Non per puro garantismo ma per semplice logica: si è garantisti se si attendono i tre livelli di giudizio, si è ragionevoli se si attende almeno un’informazione di garanzia o un avviso di reato, formulati dai magistrati e non basati su ricostruzioni giornalistiche. Va rispettata anche l’opinione di chi ritiene che, nell’interesse della politica e delle istituzioni, si debba fare un passo indietro quando si hanno incarichi di governo e quando esistono accuse gravissime. Dobbiamo ancora scegliere, in materia di giustizia, che tipo di Paese vogliamo essere. La mozione del Partito Democratico invitava il Governo a garantire, in un momento di grave difficoltà nel rapporto tra istituzioni e cittadini, in presenza di accuse molto gravi, il massimo della trasparenza possibile. La maggioranza del Parlamento ha liberamente scelto un percorso diverso". "Altro discorso –argomenta –, invece, sarebbe quello di una mozione parlamentare sulle misure per meglio contrastare, da parte di tutto il sistema politico-amministrativo, il malaffare e le connivenze, occupandoci in sostanza dal punto di vista politico della "questione morale", come amiamo definirla. Credo sia necessario riconoscere le giuste differenze tra chi vorrebbe potersi esprimere liberamente in Parlamento sulla base di addebiti certi e non presunti. Le differenze, ad esempio, tra chi vorrebbe Battisti estradato perché condannato, in via definitiva, dalla giustizia italiana e contemporaneamente non vorrebbe essere considerato complice di episodi di corruzione quando chiede che siano garantiti alcuni principi di base del nostro ordinamento giudiziario. In attesa, magari, che vengano modificati in meglio. Delle scelte che facciamo in Parlamento – conclude – ciascuno deve rispondere oltre che alla propria coscienza anche agli elettori"
Per Fedi, quindi, "va rispettata l’opinione di quei parlamentari che al momento della votazione alla Camera ritenevano mancassero gli elementi tali da giustificare, sia sotto il profilo politico che morale, la richiesta di dimissioni. Non per puro garantismo ma per semplice logica: si è garantisti se si attendono i tre livelli di giudizio, si è ragionevoli se si attende almeno un’informazione di garanzia o un avviso di reato, formulati dai magistrati e non basati su ricostruzioni giornalistiche. Va rispettata anche l’opinione di chi ritiene che, nell’interesse della politica e delle istituzioni, si debba fare un passo indietro quando si hanno incarichi di governo e quando esistono accuse gravissime. Dobbiamo ancora scegliere, in materia di giustizia, che tipo di Paese vogliamo essere. La mozione del Partito Democratico invitava il Governo a garantire, in un momento di grave difficoltà nel rapporto tra istituzioni e cittadini, in presenza di accuse molto gravi, il massimo della trasparenza possibile. La maggioranza del Parlamento ha liberamente scelto un percorso diverso". "Altro discorso –argomenta –, invece, sarebbe quello di una mozione parlamentare sulle misure per meglio contrastare, da parte di tutto il sistema politico-amministrativo, il malaffare e le connivenze, occupandoci in sostanza dal punto di vista politico della "questione morale", come amiamo definirla. Credo sia necessario riconoscere le giuste differenze tra chi vorrebbe potersi esprimere liberamente in Parlamento sulla base di addebiti certi e non presunti. Le differenze, ad esempio, tra chi vorrebbe Battisti estradato perché condannato, in via definitiva, dalla giustizia italiana e contemporaneamente non vorrebbe essere considerato complice di episodi di corruzione quando chiede che siano garantiti alcuni principi di base del nostro ordinamento giudiziario. In attesa, magari, che vengano modificati in meglio. Delle scelte che facciamo in Parlamento – conclude – ciascuno deve rispondere oltre che alla propria coscienza anche agli elettori"
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