lunedì 12 ottobre 2009

FEDI (PD): Questo scudo fiscale è molto più di una “sanatoria”

Il cosiddetto scudo fiscale riproposto in questa legislatura da Tremonti diventa ora ancora più esteso, fino a coprire il falso in bilancio. Molto più che una semplice sanatoria.
E avviene in fase di terza lettura del decreto anticrisi – dopo i correttivi introdotti al Senato – e con il voto di fiducia.
Lo scudo fiscale è quel provvedimento, già sperimentato dai precedenti governi Berlusconi, che permette a chi ha occultato capitali all’estero in maniera illegale di rimpatriarli senza alcuna penalità pagando soltanto una piccola tassa del 5% del capitale evaso. In altri termini, un condono fiscale di proporzioni storiche, che tuttavia in passato non ha dato i frutti sperati: a fronte di capitali recuperati, inferiori alle attese, si garantiscono impunità e anonimato.

Tra i reati previsti, surrettiziamente, attraverso un emendamento del PDL neanche discusso in Commissione Giustizia, sono stati aggiunti il falso in bilancio, le false fatturazioni e false comunicazioni sociali, le dichiarazioni fraudolente, l’occultamento di atti e la contraffazione di documenti contabili.

Ricapitoliamo. Lo Stato vuole far rientrare dei capitali evasi all’estero per far cassa. Per farlo chiede pochissimo (il 5%) e dà moltissimo (l’impunità per reati gravi), finendo ora per ostacolare pesantemente il lavoro degli inquirenti e delle forze dell’ordine. Tanto per guardarci intorno, negli Stati Uniti, in Francia o in Germania per riportare i capitali in patria si paga invece tra il 40 e il 50% e spesso non c’è neanche l’impunità.

Si è parlato di tanto di etica in economia dopo l’esplosione della crisi finanziaria e di lotta dura ai paradisi fiscali. La politica economica internazionale deve ancora creare le condizioni per il definitivo superamento di queste gravissime condizioni di favore nei confronti dei “capitali” esportati illegittimamente, ma a livello nazionale, certamente, avremmo potuto lavorare meglio, insieme, maggioranza e opposizione, per fornire all’Europa e alla comunità internazionale uno strumento normativo di tutto il Parlamento.
Nessuno può accusare l’opposizione di voler fare schermaglie politiche. Qui si parla del rispetto delle regole minime di uno Stato civile. Per questo ci batteremo in Parlamento contro questo scudo fiscale.

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